“Tutti gli indirizzi perduti” di Laura Imai Messina

Titolo: Tutti gli indirizzi perduti 
Autore: Laura Imai Messina 
Casa Editrice: Giulio Einaudi Editore
Collana: Supercoralli
Data uscita: 29 Ottobre 2024 
Pagine: 240 
Genere: Romanzo contemporaneo

-Finchè ci sarà qualcuno a scrivere le lettere, vorrei che ci fosse qualcuno qui a riceverle. Vede, dottoressa Katō, le persone hanno bisogno di scrivere. Ho capito che, per alcune di loro, farlo coincide con sopravvivere. […] 
In questi anni, -riprese il direttore,- mi sono imbattuto in tante storie e ho compreso l’importanza del gesto: ci sono persone che vivono meglio quando scrivono all’amante perduto, al padre defunto, al figlio malato oppure a se stesse, nel presente o nel passato. E’ stata un’epifania scoprire quanti io ci sono, uno per ogni anno che viviamo, uno per ogni esperienza che facciamo, e come, sommati insieme, facciano quelli che siamo. Se non avessi letto anziani rivolgersi all’io della prima elementare, oppure giovani donne che scrivevano alle loro versioni future, immaginando il giorno in cui sarebbero diventate mamme… ecco, non ci avrei mai fatto caso. […]
I bambini scrivono ai giocattoli che hanno smarrito, ai compagni con cui per qualche motivo hanno litigato, si rivolgono spesso agli animali di casa, quando, da un giorno all’altro, scompaiono; pongono a sé stessi delle domande enormi e apprendono così la morte. […]
I bambini vivono poeticamente il mondo.

Avete mai pensato dove finiscono tutte le lettere che contengono un indirizzo errato, cancellato o talvolta quelle senza francobollo o indirizzo?
Se vi siete fatti, queste domande, è il momento giusto per conoscere Awashima, una piccola isola del Giappone, in cui si trova un ufficio postale per le emozioni, dove sono custodite lettere destinate a defunti, ad amori mai nati, ma anche di adolescenti vittime di bullismo.
La protagonista del libro si chiama Katō Risa, è una ragazza di ventotto anni, che decide di andare sull’isola di Awashima per svolgere un progetto di ricerca connesso al Dipartimento di Storia e Letteratura dell’Università. 
Risa arriva ad Awashima, in una mattina di primavera dall’aria frizzanti, ed è curiosa di visitare l’ufficio postale alla deriva (questo è il suo nome). Nell’ufficio postale alla deriva sono contenute centinaia, migliaia di lettere molto emozionanti. C’è chi ha scritto al marito che non c’è più, chi al proprio cuscino, chi chiede perdono a una lucertola, a cui da bambino ha rubato la coda, chi si rivolge alla vecchia vicina di casa che gli leggeva libri quando era piccolo, chi manda cartoline alla madre che diventerà, augurandosi di saper trasmettere l’allegria. Il compito di Risa, sarà quello di catalogare tutte le lettere arrivate in dieci anni all’ufficio postale alla deriva. 
Risa ha ereditato dal padre, la passione per il suo lavoro, che ha lavorato tutta la vita come postino. Sin da bambina, Risa osservava il padre portare a casa, una busta piena di lettere, lettere che non era possibile consegnare al destinatario per vari motivi (aveva cambiato abitazione, il codice di avviamento postale era cambiato…), o l’indirizzo si era cancellato ed era quindi illeggibile, oppure non era presente.  
Il padre le aveva spiegato quando era bambina, che le persone scrivono a defunti, a un amore mai nato, anche a sé stessi per stare meglio. Vi erano anche delle lettere in cui era assente il francobollo, e il papà di Risa lo acquistava e lo applicava sulla busta, in modo da far arrivare la lettera al destinatario. 
E’ proprio grazie a suo padre, che Risa ha imparato la dedizione e la tenacia con cui ci si può prendere cura delle cose e delle persone. 

-Ma queste lettere sono diverse. L’indirizzo non esiste più.
-Non esiste più?
-No, non c’è. Oppure, se anche era scritto, ormai non lo si riesce più a leggere. Come questo, guarda. 
Le mostrò una busta di cartoncino scuro su cui erano sparse macchie irregolari. Pareva che qualcosa (dell’acqua?) fosse precipitato nel mezzo e avesse spinto l’inchiostro ai bordi.
-Sono lettere in cui è illeggibile sia l’indirizzo del mittente che del destinatario, oppure non è stato proprio scritto.
-Se lo sono dimenticato?
-Forse…o lo hanno intenzionalmente omesso.
-E allora a chi scrivono?
-A qualcuno che c’è… ma di cui non sanno l’indirizzo.
Risa strabuzzò gli occhi:-Qualcuno che c’è? 
-Si, per loro c’è. Sentono forte il bisogno di comunicare con quella persona, così forte che scrivono anche se non hanno più un indirizzo. […]
-E tu che fai allora?
-A volte si può risalire alla persona e cercare l’indirizzo giusto. In quel caso, si riesce a recapitare la busta. Però, quando è più leggibile neppure il nome o il codice di avviamento postale, lì c’è poco da fare. Ah, succede anche che alcuni si dimentichino di incollare il francobollo. 
-Che succede se lo dimenticano?
-In realtà, anche a quello si può rimediare. 
-Li metti tu, vero?
Il padre annuì, affrettandosi ad aggiungere-Ma li pago, non li rubo. Metto sempre i soldi in cassa. 
-Vedi,-riprese l’uomo, porgendo un’altra busta alla figlia,-il problema più grande è quando il destinatario non è scritto, come qui. In questo caso, la lettera proprio non parte.
-Non saprebbe dove andare.
-Esatto, non saprebbe dove andare. […]
-E le lettere allora? Cosa si fa? 
-Nulla, si raccolgono, si aspetta che venga qualcuno a reclamarle e, se nessuno si fa avanti, si smaltiscono. 
-Si smaltiscono? 
-Significa che si distruggono.
-Che brutto! 
-Sì, è molto brutto. E’ per questo che papà le tiene da parte, -mormorò l’uomo sfregando tra i polpastrelli la carta. -Alcune sono molto preziose […]
Ci sono dentro cose ancora più importanti dei soldi. Cose che la gente normalmente non riesce a dire a voce e allora le scrive.

Sua madre invece, era una donna che aveva sofferto e quando Risa aveva nove anni, la sua testa aveva preso una direzione diversa. La madre le diceva parole magiche per evocare le creature del bosco e il cui sguardo offuscato si accendeva all’improvviso su ciò che agli altri restava invisibile. Sua madre le aveva insegnato a guardare attentamente la natura, a provare curiosità verso tutto ciò che non si conosce perchè “è dall’incontro con gli sconosciuti che può nascere lo straordinario.”
Ma in realtà, Risa si trova ad Awashima per altri motivi personali, che non ha rivelato né al padre né agli abitanti dell’isola, l’unica persona a cui lo ha rivelato è la sua amica Sayaka. 
Per anni, Risa ha conservato un segreto: leggere le lettere che sua madre le ha scritto per anni. 
E’ così che cerca tra le migliaia di lettere, lettere piene d’amore, rimpianto, riconoscenza, biasimo e gioia. 
Chissà, se tra queste lettere, riuscirà a trovare quelle indirizzate a lei da parte di sua madre?

-Per principio io non credo nella parola <<fallimento>>, è un’espressione che non tiene conto di tutto il tempo che viene prima e di tutto il tempo che verrà dopo,- rispose rapida Risa. -Tuttavia le vite sono sempre riassunte in pochissimo e sì, probabilmente è ingiusto. Ma è solo così che ci si racconta. Non puoi dare i dettagli completi di una storia a una persona e aspettarti che quella ti ascolti e soprattutto che ti capisca. 

La scrittrice Laura Imai Messina dopo il grande successo nel 2020 di “Quel che affidiamo al vento” (Piemme), un vero e proprio caso editoriale, tradotto in oltre venti lingue, ha pubblicato altri libri come “L’isola dei battiti del cuore” (Piemme, 2022), “Tokyo tutto l’anno. Viaggio sentimentale nella grande metropoli.” (Einaudi, 2021/20222), “Le vite nascoste dei colori” (Einaudi, 2021/2022) e “Il Giappone a colori” (2023/2024). 
La scrittrice Laura Imai Messina torna in libreria con “Tutti gli indirizzi perduti”, utilizzando il suo stile poetico, profondo ed intenso per portare il lettore ad Awashima, una piccola isola nel mare interno di Seto, che ha una forma di un’elica e non più di centocinquanta abitanti. Awashima è un luogo magico e prezioso, dove ogni lettera è piena di pathos e sentimenti. 
Ogni lettera, racconta una storia che porterà il lettore a fare un vero e proprio viaggio, talvolta un viaggio introspettivo verso i nostri pensieri più intimi. 
I temi trattati sono i rapporti umani, imparare ad accettare e a lasciare andare, la fragilità dell’animo umano, talvolta confusa come se fosse una malattia, le lettere, la scrittura, gli sconosciuti, la natura, la poesia e l’amore. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, delicato, poetico, profondo ed intenso, pieno di pensieri meravigliosi che racchiudono il significato della vita e delle relazioni umane. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alle ampie descrizioni inserite dalla scrittrice, che permettono al lettore di entrare in empatia con ognuno di loro. Mi è piaciuto molto il padre di Risa, un uomo dedito al suo lavoro, che crede fermamente che si possono salvare le persone e le cose, ed è ciò che fa lui, salvando le lettere dalla macerazione, portandole direttamente a casa. Questo passaggio, questo “atto”, del padre di Risa è molto importante, perché si capisce il valore e l’importanza di scrivere, di scrivere per sé stessi, per stare meglio e la scrittura assume un valore quasi sacro. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro in cui la scrittura, prende il sopravvento e mostra al lettore l’importanza e il valore, di scrivere una lettera, che è ben diverso da un’email. Una lettera, possiede parole scelte con cura, nei minimi particolari, richiede tempo per scriverla, ma anche per inviarla e aspettarla.
In un mondo in cui la tecnologia ha praticamente cancellato le lettere, questo libro ci fa tornare indietro nel tempo, in un mondo in cui le relazioni umane avevano più importanza di tutto il resto.
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che desiderano emozionarsi, a chi desidera esplorare ogni sfaccettatura dell’animo umano.
Vi piacerebbe visitare Awashima?
Vi piacerebbe visitare l’Ufficio postale alla deriva? 
Fatemelo sapere nei commenti, 
Buona lettura 📚!!

“Non ti innamorare degli amanti” di Anna Dalton

Titolo: Non ti innamorare degli amanti
Autore: Anna Dalton 
Casa Editrice: Bompiani 
Collana: Narratori italiani
Data uscita: 19 Marzo 2025 
Pagine: 272 
Genere: Romanzo contemporaneo 

E questo è l’inizio della mia storia. 
Chi sono io non è importante, ma se vi fa piacere ve lo dico.
Mi chiamo Eva Marsili. 
Eva come quella Eva, quella del peccato originale. 
Io non credo in Dio e nemmeno nel peccato. […]
Mi chiamo Eva Marsili e tutto ciò che mi è accaduto dopo l’incontro con l’Angelo è scritto in questo libretto che vale nulla, perchè nulla vale se lo si legge con gli occhi chiusi. 
Io, dopo averlo conosciuto, ho aperto gli occhi.
E aprire gli occhi non sarebbe una cosa bella per molti, ma ho imparato che non siamo tutti uguali. 
C’è qualcuno, ho scoperto quel giorno in quel parco di quella villa, in quella sera d’estate dove casualmente la mia vita mi aveva portato, c’è qualcuno che è ancora più diverso degli altri. 
Io, quando l’ho incontrato quel qualcuno, il mio, ho avuto l’accortezza di non perderlo. […] 
L’attenzione non sta nell’aiutare la spiga a entrare, quello lo fa da sola, la vera dedizione, ciò che noi, ospiti, prescelti, dobbiamo assicurarci di fare è non toglierla. Stare fermi. 
Accoglierla.
Questa è la storia di come ho imparato ad accogliere.

La protagonista del libro si chiama Eva Marsili, vive a Roma e lavora come traduttrice presso “l’Editoriale de la Ladra Editrice”.  La direttrice dell’Editoriale è Enrica, una donna rigorosa nel suo lavoro, appassionata di astrologia, che aveva assunto Eva, dopo averle domandato: Di che segno sei? 
Eva Marsili è del segno della Vergine, ma a lei non interessa dell’astrologia e non crede nemmeno in un Dio, i suoi genitori avevano deciso di non battezzarla per lasciarla libera, libera di scegliere cosa fare. 
Ma Eva, in questo momento della sua vita, non si sente libera… 
Sono tre mesi, che Eva è impegnata con una nuova traduzione del “Conte di Montecristo”, tre mesi di duro lavoro andati in fumo a causa di un litigio con il suo ragazzo. 
Eva è fidanzata da molti anni, con Lui, così viene chiamato all’interno del libro. Lui rappresenta tutto per Eva, è la sua famiglia, soprattutto da quando i suoi genitori sono morti sette mesi prima.  
Eppure per Lui, Eva è troppo lenta, disordinata e quando Lui non trova qualcosa in casa, la colpa è esclusivamente di lei. 
Per questo motivo, i due avevano litigato e Lui aveva scaraventato il computer di Eva per terra, rompendolo in mille pezzi perché non trovava un documento importante di lavoro. 
Eva deve ricominciare dall’inizio con la traduzione del “Conte di Montecristo”, anche se soffre ancora per la perdita dei suoi genitori, anche se Lui, il suo grande amore e la sua unica famiglia, non la capisce. 

Non parlavo molto del mio rapporto con Lui, né al lavoro né fuori, ero cresciuta con l’idea che ciò che succede in famiglia rimane in famiglia. E Lui, dopo anni di vita insieme, era la mia famiglia. Che mi mettessi paura non contava. Anche mio padre mi metteva paura, a volte. Eppure mica era mai successo niente di male, mica eravamo finiti sul telegiornale. 
Alla fine, la paura era mia, era solo una colpa mia. 
Ma era successo, negli ultimi anni, qualcosa di strano.
Un cambiamento che forse aveva radici lontane e che, come tutte le cose che mi riguardavano, era accaduto lentamente. Perchè io ero lenta. Facevo piano. Accettavo le cose solo esplorandole un pochino per volta, soffermandomi sempre un po’ più del dovuto. 
Lui, la mia lentezza, la odiava. O forse odiava me. 
Passava le sue giornate a dirmi che mi amava, a ripetermi che mi desiderava da morire, però poi.
Era il suo sguardo, a volte. Bastava quello a farmi capire. Gli si riempivano di tensione gli occhi, le pupille si dilatavano. 
Negli anni avevo imparato come comportarmi per evitarle, quelle pupille.

Ma una sera d’estate, nel parco di Villa Sciarra, Eva incontra l’Angelo, colui che la guiderà, ascolterà e proteggerà da tutto, anche dagli amori sbagliati. 
L’Angelo non vuole nulla da lei, se non ascoltarla, appassionarsi alla sua vita, esortarla a cercare, a volere di più. Le dà solo un consiglio, che suona come un ordine: non ti innamorare degli amanti.

Ma Eva, questo consiglio, non sa rispettarlo…
E grazie all’Angelo, troverà il coraggio e la forza di lasciare Lui, con cui aveva una relazione sbagliata e possessiva. 
Eva è disposta a mettere tutto in discussione, a provare dolore per tutto il tempo che le serve a metabolizzare la fine della relazione con Lui. 

Lo avrei fatto, di mangiare, di guarire, ma con calma. Avevo addosso una sensazione strana. E si era fatta strada in me una certezza: non dovevo aggiustarlo subito, il vaso rotto. 
Non volevo precipitarmi a prendere della colla per unire i pezzi e farlo funzionare di nuovo, metterci dentro l’acqua e dei fiori freschi. Non c’era fretta. Non dovevo rendere conto a nessuno, nemmeno a me stessa. 
Volevo studiarli ancora un po’ i miei cocci, vedere di che cosa erano fatti. 

L’Angelo le starà vicino come una guida, sarà un cammino difficile e tortuoso ma Eva, decide di ascoltare il suo consiglio: inizia a leggere le poesie. 

La poesia non giudica e concede spazio a tutti.
La poesia si può comprenderla solo dopo che le cose si sono rotte. 
Prima no.
Prima scivola,
Ci vogliono le crepe per farla entrare.

E’ così che Eva, seguirà il prezioso consiglio dell’Angelo, ritrovando nelle poesie la cura per il suo dolore. 

Quanto coraggio serve per vivere, però, mica me l’avevano detto.

La scrittrice e attrice Anna Dalton, dopo aver esordito nel 2018 con “l’Apprendista geniale” (Garzanti), cui sono seguiti “La ragazza con la parole in tasca” (2019), “Tutto accade per una ragione” (2020), e “Le tre figlie” (2022), torna in libreria con “Non ti innamorare degli amanti”. 
“Non ti innamorare degli amanti” è un romanzo intenso, profondo e “spirituale”, che bisogna leggerlo attentamente, lasciandosi trasportare dalla storia e dai messaggi contenuti all’interno della trama. 
La scrittrice Anna Dalton, inserisce nella storia la figura dell’Angelo, una vera e propria guida per la protagonista, dai tratti Faustiani come un Lucifero innamorato, capace di salvare dalle onde del disamore la giovane donna che incontra in una sera d’estate. 

Un Angelo è una creatura che guida. 
Un Angelo è una creatura che protegge. 
Un Angelo è una creatura che ascolta. 
Un Angelo è una creatura che non ha le ali. 
Ma ha delle braccia così magre che non riuscirebbero a sollevarlo da terra nemmeno per gioco. Un Angelo ha dei denti imperfetti che si accavallano un pochino sul davanti. 
Ha un fiato leggero, delle orecchie grandi, un collo rasato male. 
Ci sono delle cose che un Angelo fa e che non sapevi si potessero fare. Le fa al tuo corpo ma anche alla tua anima e scopri, forse, che sono la stessa cosa.

I temi trattai sono il desiderio, l’amore, l’anima, il corpo, la fede cristiana, l’astrologia, l’amicizia, la morte dei genitori, i libri, il dolore, la violenza sulle donne e i primi segnali “di allarme” da parte di un uomo violento, la rinascita, la felicità e ascoltare sé stessi. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, intenso, emozionante, poetico e travolgente. Il lettore si ritroverà a vivere ogni emozione, tormento della protagonista, lasciandosi guidare dalla forza travolgente delle parole. 
I personaggi sono strutturati molto bene, grazie alla scelta della scrittrice di descrivere minuziosamente ogni loro emozione e tormento. 
E’ un libro che si legge velocemente, tutto d’un fiato, grazie alla scelta della scrittrice di costruire la trama con frasi brevi, dirette, in grado di entrare nel cuore e nell’anima del lettore. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro emozionante, struggente, riflessivo, in grado di stravolgere completamente la vostra anima. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che stanno affrontando un periodo difficile, a chi ha bisogno di vedere un fascio di luce in un mondo dominato da ombre… la scrittura di Anna Dalton sarà per voi, una cura per ritrovare la vostra felicità. 
Buona lettura 📚📚!!

“La ragazza senza radici” di Cristina Caboni

Titolo: La ragazza senza radici 
Autore: Cristina Caboni 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Edizione: 2
Data uscita: 22 Ottobre 2024 
Pagine: 288 
Genere: Romanzo contemporaneo 

La figura sovrasta le altre. Un uomo alto e biondo. Lo segue con gli occhi. C’è qualcosa in lui, nel modo in cui cammina, nel modo in cui affronta lo spazio, che l’affascina.
Un ricordo affiora. Un altro uomo. Un altro tempo.
Il cuore prende a batterle forte. 
<<Non è possibile>>, si dice. <<Non è possibile>>, ripete. Eppure, continua a fissare lo sconosciuto che adesso si volta e l’osserva a sua volta. Gli occhi, le labbra sottili, l’espressione grave che in un istante diventa beffarda e derisoria. […]
<<Era lui, Nikolaj. Era mio figlio.>>
Riccardo apre la bocca, poi la chiude. Le sorride. C’è una pena infinita nei suoi occhi.
<<Miranda, tuo figlio è morto.>>

La narrazione si sviluppa nel 2007, tra Sanremo, Nizza e Parigi. La protagonista del libro si chiama Adeline Weber, una ragazza che lavora presso gli archivi del comune di Nizza. 
Adeline era molto brava nel suo lavoro, oltre ad incrociare i dati statistici, si lasciava guidare dalla passione della sua occupazione, al punto da farsi coinvolgere nella vita delle persone che si recavano in comune alla ricerca di un genitore, un figlio o un parente. 
Ma una mattina, si presenta in comune una donna anziana di nome Miranda Gravisi Barbieri, che vuole avere informazioni su un figlio che credeva morto alla nascita. Miranda vive a Sanremo, insieme a suo marito Riccardo, e in occasione del concorso enologico tenuto nella sua proprietà, la donna aveva incrociato lo sguardo di un uomo alto e biondo. Miranda l’ha riconosciuto subito: è Nikolaj, suo figlio. Quando, Miranda aveva partorito era minorenne, non era sposata e aveva dato alla luce un bellissimo bambino di nome Nikolaj. Purtroppo, dopo qualche ora dal parto, le condizioni di salute di Miranda si erano aggravate, tanto da entrare in coma e al suo risveglio, le avevano comunicato che suo figlio Nikolaj, era morto. Da allora, Miranda ha cercato di superare il dolore della morte del figlio, rifugiandosi nella sua tenuta e nella vigna. 
Ma adesso, Miranda vuole conoscere la verità, sente che suo figlio Nikolaj è vivo. Per questo motivo, Miranda si era recata in comune a Nizza, per avere informazioni su suo figlio. 

Miranda si lasciò abbracciare. Era quello il rimedio per un cuore spezzato: l’amore e gli abbracci. E lei, per fortuna, li aveva entrambi. Così, mise da parte la disperazione che continuava a stringerle la gola, la relegò nel luogo in cui l’aveva confinata anni prima, nel momento in cui aveva deciso di vivere. Continuava a sentirla, naturalmente. Era là, ai limiti della coscienza. Ma ora al dolore profondo e antico della perdita si era unita un’ombra, vischiosa, oscura e gelida; erano l’incertezza, il sospetto e il dubbio che qualcuno le avesse portato via suo figlio. 
Ma perchè? Chi avrebbe potuto farle una cosa tanto crudele? 
Non riusciva a concepire una tale mostruosità. Forse le cose erano andate diversamente. Forse c’era una spiegazione. 
E poi comprese che non le importava. 
Voleva solo ritrovare suo figlio.

E’ così, che Miranda conosce Adeline, che l’aiuterà a trovare suo figlio, lasciandosi trasportare dalla storia del suo passato. Adeline, sa che non dovrebbe assecondare le richieste di Miranda, perchè il passato è passato e va lasciato dov’è. E questo Adeline lo sa bene…
Adeline è cresciuta in una casa famiglia, non ha mai conosciuto i suoi genitori che l’hanno abbandonata appena nata. Non è stato facile per Adeline, ma adesso è una donna realizzata e non deve voltarsi indietro, come continua a ripeterle il suo amico e assistente sociale Damien Martinelle. 

<<Se anche la questione di questo presunto figlio fosse vera, e ho qualche dubbio, cosa avrebbe a che vedere con te?>> 
Adeline battè le palpebre. Perché le faceva quella domanda? Damien conosceva il suo passato, sapeva che era stata abbandonata dalla nascita. Sapeva anche che trovare la sua famiglia d’origine era stato il suo unico obiettivo per molto tempo finché… […]
Per un istante pensò di opporsi, di dare voce all’emozione sorda che la spingeva a ribellarsi a quelle parole. Poi chinò il capo, le dita che si intrecciavano nervosamente. Spinse con la punta della scarpa una pallina, si chinò e la prese in mano stringendola forte. 
Damien aveva ragione. Era tutto vero quello che le aveva detto. 
Il passato non aveva importanza. 
Glielo aveva promesso. Lo aveva giurato quando si era lasciata Parigi alle spalle e aveva iniziato una nuova vita, là a Nizza.

Damien è “l’unica famiglia” di Adeline, per lei è una guida, un faro e un padre. Ma questa volta, Adeline non riesce ad ascoltare le parole di Damien, e decide di aiutare Miranda. In lei, nota la sua stessa emozione, disperazione, lo stesso dolore che prova da quando è nata. 

Eppure, mentre Damien le stava dicendo esattamente quello che lei voleva sentire, qualcosa infondo alla sua anima si era ribellato. Le aveva scalpitato dentro raggiungendo la superficie della volontà: speranza… brillante, profonda e potente. Suo malgrado si era sentita come in passato, mentre, nel buio della notte, circondata dai respiri degli altri bambini, immaginava che presto la sua mamma sarebbe corsa da lei e, dopo averla abbracciata, l’avrebbe riportata a casa. Al luogo a cui apparteneva, dove la sua famiglia l’aspettava. 
Ci aveva creduto così tanto che, non appena ne era stata capace, l’aveva cercata lei stessa, la sua famiglia. Per molto tempo quello era stato il suo unico obiettivo… ecco perchè si era sentita così vicino a Miranda. In lei aveva visto sé stessa. Il medesimo tormento, lo stesso dubbio feroce.

Adeline, da sempre affascinata alla genealogia, inizia a frugare tra vecchi documenti e carte dimenticate alla ricerca di un’indizio, di qualcosa che porti a Nikolaj. Ad aiutarla, sarà proprio il suo ex ragazzo, nonché il suo nuovo capo di nome Juan. 
Sarà l’occasione per Adeline, di analizzare sé stessa, di smettere di vergognarsi del suo passato e di iniziare ad aprirsi… 
Riuscirà Adeline ad accettare il suo passato? 
Riuscirà a raccontare a Juan, che i suoi genitori l’avevano abbandonata?
Riuscirà a trovare Nikolaj? 
Ma Adeline, non sa che ogni famiglia nasconde dei segreti, dei segreti che possono mettere tutto in discussione. 

Quanto potevano essere banali le parole, quanto era immenso e sconfinato ciò che nascondevano. Avrebbe voluto dirgli che le era mancato ogni giorno, che dopo di lui non c’era stato nessun altro con cui avesse voluto trascorrere più di una sera. Voleva dirgli che le dispiaceva per come era andata tra di loro e che con lui era stata felice. Invece si affrettò a prendere le sue cose. Allora sentì un lieve spostamento d’aria seguito dal tonfo della porta che si chiudeva. 
La tentazione di tornare indietro e continuare a parlare con Juan era forte, troppo. Lui ci aveva visto giusto, era stata a un soffio da abbracciarlo. 

Adeline si voltò, il cuore in subbuglio. Lui la guardava come se le leggesse dentro, come se riuscisse a vedere le parti che lei cercava disperatamente di nascondere, di riportare all’ordine, di ridurre al silenzio.

La scrittrice Cristina Caboni, dopo l’incredibile successo del libro “Il sentiero dei profumi”, un bestseller venduto in tutto il mondo, adorato dai lettori e dalla stampa, che ha conquistato la vetta delle classifiche italiane e straniere, torna in libreria con “La ragazza senza radici”. 
“La ragazza senza radici” racconta una storia emozionante, intensa, molto commuovente, incentrata sul passato e sulle proprie radici, che definiscono e determinano ciò che siamo. Questo, vale anche per la protagonista Adeline, che si sente diversa e smarrita, perchè non conosce le sue radici. 
La scrittrice Cristina Caboni con “La ragazza senza radici”, torna ad emozionare i suoi lettori, con una nuova storia emozionante e profonda. 
I temi trattati sono le relazioni, l’amore, il passato, la casa famiglia, la morte, il vino e la vigna, l’amicizia, la famiglia, il senso di abbandono, la Seconda guerra mondiale, il nazionalismo e le radici, che determinano chi siamo. 

Adeline si irrigidì. Aveva fatto delle ricerche, sapeva che dopo la Seconda Guerra Mondiale, molti italiani erano stati cacciati dall’Istria e i loro averi confiscati e nazionalizzati. Sapeva anche che i genitori di Miranda erano scomparsi. […]
<<C’era chi credeva davvero nel nazionalismo, nella proprietà collettiva, e poi c’era chi desiderava unicamente vendicarsi e non solo dei torti subiti: era gente violenta, per incorrere nella loro rabbia bastava portare un nome diverso. Appartenere a un’etnia differente[…]
Le persone tendono a riunirsi in gruppi omogenei, si sentono al sicuro all’interno di quei confini, e così facendo escludono gli altri. E’ facile, in seguito, incolparli delle proprie miserie. Comodo, no? […]
Quella gente… non li dimenticherò mai. 
Arrivarono con dei carri e trasportarono all’interno della mia casa dei miei genitori, i loro mobili. C’erano donne che si contendevano gli abiti di mia madre, si pavoneggiavano con i suoi gioielli. […]
Ero furiosa, io… non so cosa mi prese, ma iniziai a urlare, a strappare loro ciò che avevano rubato.

La narrazione è in terza persona, in cui quasi ogni capitolo viene raccontato dalla protagonista Adeline, ma sono presenti anche dei capitoli narrati da Miranda. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, appassionante, profondo, emozionante e commuovente, che evidenziano le relazioni (da quelle familiari, a quelle amorose e d’ amicizia), ma anche le radici profonde di ognuno di noi. 
Ho apprezzato molto, l’idea della scrittrice di inserire all’inizio di ogni capitolo, delle frasi inerenti alla storia e ad alcune curiosità sul vino. 

Tutto possiede un’anima, ne è convinta. Nel caso del vino si tratta di una serie di elementi che si combinano nel terroir, un insieme di fattori ambientali e umani che interagiscono determinando la sua unicità. Chi pensa che il vino sia una semplice bevanda ottenuta dalla fermentazione del succo d’uva si inganna. E’ ben altro: identità, tradizione, natura, abilità. Ma soprattutto mistero. 
Perchè tocca l’anima e la conduce in luoghi inesplorati, dove tutto è possibile. 

Grazie a Miranda, il lettore esplorerà anche il mondo affascinante del vino, della coltivazione della vite, che fanno da sfondo alla storia, una storia che racconta di tutti noi, perchè tutti siamo un intreccio di relazioni, legami familiari e affettivi. 
I personaggi sono strutturati bene, molto profondi ed emozionanti, come la storia raccontata dalla protagonista Adeline, in grado di entrare nel cuore del lettore. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano un romanzo profondo, emozionante ed intenso, incentrato sulle radici e sulla famiglia. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che vogliono perdersi nella coltivazione della vite, vi sembrerà di sentire il profumo del vino “speciale” che Miranda ha regalato ad Adeline, un vino pregiato che riposa sul fondale sabbioso del mare, cullato dalle onde. 
Lasciatevi travolgere dalla scrittura delicata di Cristina Caboni… non ve ne pentirete!!
Buona lettura 📚📚!!

“Nelle tue mani, nella sua pelle” di Marco Bocci

Titolo: Nelle tue mani, nella sua pelle 
Autore: Marco Bocci
Casa Editrice: Salani Editore 
Collana: Le Stanze 
Edizione: 2 
Data uscita: 28 Gennaio 2025 
Pagine: 256 
Genere: Thriller 

Mi hanno sempre detto che mi lasciavo suggestionare dalla fantasia, che non vedevo la realtà per quella che era. E di solito erano gli uomini a dirlo, per impormi il loro punto di vista. Ma anche le donne mi puntavano spesso il dito contro, lo so, ne sono certa, l’ho sempre saputo. Non rientravo negli schemi, questa la mia colpa.
Divoravo la vita senza mezze misure.
Le mie reazioni erano eccessive e negli anni mi sono sentita dire di tutto, “sei psicopatica”, “sei bipolare”, “sei dipendente affettiva”, “hai manie di persecuzione”.
Abbiamo tutti bisogno di attenzioni, tutti vogliamo sentirci accolti, apprezzati, desiderati oltre ogni limite, anche se pochi lo ammetterebbero; con me però l’asticella si alzava rispetto alla norma, e chi veniva amato da me veniva travolto dall’amore, sommerso di premure e di passione. 
Dopo di me c’era il nulla, chi provava il mio amore non trovava altro amore al di fuori del mio.

La protagonista del libro si chiama Laura, una donna di quarant’anni, che ha alle spalle un passato turbolento e la narrazione si concentra sulla sua “doppia” vita. 
Laura dopo essere stata in terapia con Anna, è riuscita a riemergere e a chiudere la relazione tossica e morbosa con Manolo. La loro relazione si basava dalla gelosia alla droga, di ogni tipo, e tanto, tantissimo sesso provocatorio, per colmare ogni problema e fragilità. 

Manolo riusciva a darmi tutto: quello che chiedevo, quello di cui avevo bisogno senza chiedere, quello che voleva la mia anima e quello che chiedeva il mio corpo.

Ma un giorno di sette anni fa, Laura e Manolo avevano deciso di andare al cinema per guardare il film “Natural Born Killers”, ma quella sera accadde una tragedia che modificò completamente la loro vita. 
Dopo aver fatto sesso nel bagno del cinema, uno sconosciuto era entrato “accidentalmente” nella stanza, e avendo osservato un secondo di troppo “la sua” Laura, Manolo che provava da sempre una gelosia ossessiva, lo aveva ammazzato brutalmente.
Laura è riuscita a “chiudere” con il passato e ad essere felice, insieme a Francesco e al loro bellissimo figlio di nome Manuel. Francesco è un uomo di quarantacinque anni, originario di Cortona, che desidera diventare uno scrittore, anche se per ora dedica tutto il suo tempo a correggere e leggere i libri degli altri. 
Laura non ha mai riferito a Francesco il suo passato turbolento, pieno di inquietudine, vergogna, tossicodipendenza ed eccessi; ma soprattutto, non ha raccontato la storia con Manolo, il suo ex ragazzo che dopo aver ucciso uno sconosciuto era stato arrestato.
Francesco è l’uomo ideale per Laura, è molto attento, romantico, affidabile e la fa sentire protetta e al sicuro. 

Mi piaceva osservare la gente, avevo scoperto, fantasticare sulla vita e le abitudini dei passeggeri. Una licenza che però mi concedevo solamente il venerdì, quando quella solita mezza dozzina di libri che mi portavo sempre appresso veniva sostituita da sette rose rosse: una per ogni anno che avevano passato insieme. 
Una rosa ogni venerdì del primo anno, due rose ogni venerdì del secondo, e così via fino a sette. Sette anni, sette rose. 
Le aspettava ogni volta come una bambina, non la vedeva mai come una routine, non sapeva abituarcisi, sorrideva commossa e imbarazzata come se ogni volta fosse stata la prima. 
Non si aspettava mai nulla Laura, tutto quello che le arrivava dalla vita e dalla nostra storia riusciva a viverlo con un’ingenuità e una gratitudine quasi commuoventi. […]
Si lasciava sorprendere come una bambina che vede la neve per la prima volta. Senza vizi di forma, senza pregiudizi.

Ma una mattina, Laura trova l’I-pad di Francesco e per puro caso, legge qualche pagina della bozza del suo romanzo, la cui protagonista sembra descrivere proprio lei, la Laura burrascosa del passato, quella di cui in teoria, il suo compagno non dovrebbe sapere niente. 
Come è possibile?
Possibile che l’abbia spiata?
Che abbia violato i suoi segreti?
O questa è soltanto una di quelle fantasie di cui tutti l’hanno sempre accusata?
“Sei egocentica, sei paranoica, hai manie di persecuzione…” ; ma questa volta Laura è sicura di non essere lei il problema. 
E mentre se lo chiede, in un venerdì in cui ogni singolo evento sembra prendere una piega inattesa e straniante, il destino ha in serbo per lei un’altra sorpresa: Manolo è uscito dal carcere, ed è di nuovo libero. 

<<Manolo, Laura. Manolo è uscito.>> 
Non parlai più. Avevo passato anni a chiudere quegli scatoloni ed erano bastate due parole a paralizzarmi. Il cuore cominciò a battere così forte che lo sentivo nelle orecchie, il mio corpo implodeva. […]
Cominciai a vederlo davanti ai miei occhi, anzi a immaginarlo, libero, finalmente libero e solo, bello come un tempo e folle più di prima, e sentii una strana sensazione di gelosia esplodermi nelle viscere. 
Mi ritrovai catapultata dentro la nostra storia come se non fosse mai finita, come se fosse ancora presente, e cominciai a urlare.

Manolo dopo sette anni di carcere, è pronto a riprendersi la “sua” Laura e organizza un piano per riconquistarla. Ma Manolo non sa che la “vecchia” Laura non esiste più, al suo posto c’è una donna più forte, che è riuscita a disintossicarsi da lui e da tutte le dipendenze. 
Riuscirà Laura a scoprire come ha fatto Francesco, a conoscere la storia nei minimi dettagli? 
Che cosa accadrà? 

Quando lo incontrai per la prima volta c’era una voce lontana, dentro di me, che mi metteva in guardia perchè le mie barriere si stavano abbattendo e i miei punti certi stavano crollando. Quella voce non sapevo da dove venisse, ma era una voce sincera, affidabile, una voce che mi intimava: ferma, piano, aspetta, torna a casa e prendi fiato.
Una voce che sapevo di dover ascoltare, ma il mio corpo non era più governabile.

Marco Bocci, l’attore di teatro, cinema e televisione, nel 2019 ha esordito come regista e sceneggiatore del film “A Tor Bella Monaca non piove mai”, tratto dal suo primo romanzo, a cui è seguito nel 2022 “La caccia”. 
Marco Bocci con “Nelle tue mani, nella sua pelle”, scala le classifiche e conquista qualsiasi lettore. 
“Nelle tue mani, nella sua pelle” è un vero e proprio viaggio nella psiche dei tre personaggi, Laura, Manolo e Francesco, che si raccontano in prima persona, capitolo dopo capitolo. 
Il lettore resterà intrappolato nella narrazione, ricca di mistero, suspence, inquietudine che aumenta pagina dopo pagina, fino ad arrivare all’apice. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, emozionante, a tratti angosciante, ricco di monologhi introspettivi che permettono al lettore di affezionarsi ai tre personaggi. 
I temi trattati sono l’animo umano in ogni sfaccettatura, la sindrome dell’abbandono, la droga, le relazioni tossiche, la psicologia e la chimica delle relazioni e i modi in cui le persone si seducono, si usano e manipolano la realtà. 

Abbandonata. Mi sentivo abbandonata, la stessa sensazione che avevo provata ogni giorno della mia vita. 
Sindrome dell’abbandono la chiamavano. […]
Una sindrome che aveva caratterizzato la mia esistenza e ogni mia scelta fin da bambina, per poi enfatizzarsi nella crescita. Mi faceva sentire vulnerabile e persa se una persona accanto a me veniva a mancare o desiderava non frequentarmi più. 
Un’ansia perenne, mi aveva spiegato la psicologa, che stava alla base di un rapporto e che non mi permetteva di creare rapporti di fiducia col prossimo. 

I personaggi sono strutturati bene grazie alle ampie descrizioni psicologiche, che permettono al lettore di “entrare” nella loro mente. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano esplorare ogni lato dell’animo umano, ma anche a chi desidera leggere un thriller incentrato sulla chimica della seduzione e delle relazioni. 
Ritengo che questo libro stato scritto bene, tramite uno sguardo critico e diretto, riesce ad esplorare l’animo umano nella sua complessità. 
Buona lettura 📚📚!!

“Questa vita non è la mia” di Elly Bennet

Titolo: Questa vita non è la mia 
Autore: Elly Bennet 
Casa Editrice: Accornero Edizioni 
Genere: Romanzo contemporaneo 
Pagine: 191 

Mi guardava come nessuno aveva fatto fino a quel momento. Non vedeva un mostro in me, vedeva qualcosa che gli altri non riuscivano a cogliere. 
Riusciva a capire la mia anima. 
Mi baciò nuovamente, poi mi prese per mano e restammo così fino a notte fonda. 
In silenzio.
Le parole erano solo rumore inutile. 

Il libro racconta la storia di una giovane ragazza, che vive la vita a modo suo, tra alcool e droga per cercare di superare il trauma causato dalla morte del padre.
Il padre, era stato chiamato al fronte per la guerra in Afghanistan e ogni sera, la mamma e la giovane bambina di sei anni, aspettavano con ansia di sentire la sua voce al telefono. 
Ma un pomeriggio, la loro vita cambiò radicalmente… con una “semplice” chiamata, che comunicava alla moglie la perdita del marito al fronte. 

Avevo 6 anni. 
La cornetta del telefono cadde a terra. 
Occhi sbarrati. 
Pochi istanti dopo il corpo di mia madre era a terra. 
Io, ero seduta sul divanetto della sala con in braccio un bambolotto e la guardavo preoccupata. Mi ero ammutolita, avevo intuito che era successo qualcosa di brutto. Immediatamente i domestici corsero verso mia madre, la presero e la portarono di peso in camera. 
La mia tata si precipitò verso di me, mi prese tra le braccia e mi strinse forte. 
“Cos’è successo, perchè la mamma sta male?” chiesi con aria smarrita. 
Lei mi guardò con uno sguardo di terrore misto a sofferenza, mi appoggiò sul letto e si sedette accanto a me, cercava le parole giuste da poter dire a una bambina di sei anni, ma era chiaro che non le trovava. 
“Vedi a volte capita che le persone debbano andare in posti diversi da quelli dove siamo noi ora, posti migliori”, poi mi prese per mano e si stese accanto a me, iniziando a canticchiare una vecchia canzone infantile. Intanto cercavo di eliminare la confusione dalla mia mente, cercavo di capire dove fosse andato papà e se sarebbe tornato come aveva promesso, sentivo mia madre nella camera accanto che urlava e piangeva. […]
Passai tutta la notte a pensare nel mio piccolo cervello dove fosse papà, quale fosse questo posto migliore, perchè non poteva andarsene, io avevo bisogno di lui. 

La protagonista del libro aveva solo sei anni, si è ritrovata a dover metabolizzare la scomparsa del padre, oltre a vedere la propria madre completamente assente, in balia di farmaci antidepressivi, persa nel suo mondo, in cui la figlia non era presente.

Passava le ore sedute su una sedia in giardino nella speranza di veder mio padre tornare e quando i domestici andavano a prenderla per portarla a dormire lei urlava e si straziava. 
Piangeva sempre. 
Io volevo starle vicina…
Ma più mi avvicinavo a lei e più mi allontanava. 
Da allora non si riprese mai più. 
Caduta in una grave depressione le erano state prescritte pillole da prendere quotidianamente, grazie alle quali aveva momenti di felicità, ma si capiva che non c’era più con la testa, parlava a vanvera di cose assurde, inesistenti, rispondeva alle domande in modo errato e parlava al telefono con mio padre come se fosse vivo. 
Si era creata il suo mondo, un mondo nel quale io non esistevo. Da donna fragile, come era sempre stata, non era riuscita a superare la perdita e senza capacità di reagire, aveva semplicemente creato delle barriere attorno a lei, come se avessero potuto proteggerla da altre disgrazie. 

E’ così che la morte del padre e l’assenza della madre, ma anche l’assenza di regole, incidono sulla vita della protagonista. Durante la fase adolescenziale, la protagonista inizia a bere, ma ben presto si rende conto che per sopravvivere in un mondo che non l’ha mai considerata, ha bisogno di più… è così che inizia a drogarsi per “curare” il suo dolore. 
Grazie alla droga, conosce un ragazzo a scuola, un ragazzo più grande di diciannove anni, con cui condivide la sua dipendenza e ben presto, iniziano una relazione. 
La loro relazione era nata “grazie” alla droga, a cui ricorrevano per colmare delle mancanze, per paura di non essere accettati dalla società, e nel caso della protagonista, per superare (o illudersi di farlo), il trauma della perdita del padre. 
I due ragazzi condividono molte cose, ma ben presto si ritrovano a dover fare i conti con gli effetti distruttivi della droga. Una sera, dopo essersi drogati e giurati amore eterno, i ragazzi hanno un brutto incidente che cambierà totalmente la loro vita. 
La protagonista di ritrova ancora una volta imprigionata in una ragnatela, che rischia di catturarla e farla sprofondare nel buio più assoluto… 
In questo libro vengono affrontati molti temi importanti e delicati: dalla guerra alla droga, ma anche l’anoressia, l’amore, il dolore, i traumi, la depressione, la morte, i canoni della società, le maschere, le false amicizie e le malattie. 

Non potevo ricominciare a mangiare.
Sarei tornata grassa. 
Sarei tornata brutta.
E così andavo avanti a integratori e quando la fame mi assaliva, la droga e il fumo mi aiutavano a stare su e a non pensarci. […]
Alla fine il cibo divenne disgustoso. Appena vedevo un piatto di pasta, oppure un cioccolatino, il mio cervello diceva che era proibito e mi veniva da vomitare. 
Non potevo mangiarlo. 
Non avrei potuto. 
Dovevo rimanere carina e graziosa. 
Magra.

Io sono il frutto di una società che mi ha insegnato che bello è magro, che simpatico è essere fatti.
Che tutto intorno è falso, quindi sii falso anche tu.
Che l’amore non esiste, appartiene ai film.
Che il lieto fine non c’è, a meno che tu non sia il protagonista di una favola. 
Che i cattivi la spuntano sempre, i buoni rimangono inguiati. 

La scrittrice Elly Bennet dopo “Che casino noi donne” (Accornero Edizioni, 2022), pubblica “Questa vita non è la mia”, un romanzo potente, commuovente e riflessivo, in grado di far riflettere il lettore sulla vita e sull’animo umano. 
“Questa vita non è la mia”, non è solo la storia di una giovane ragazza che cerca di sopravvivere, ma rappresenta anche la forza interiore, la tenacia nonostante tutto, di riuscire a scorgere dei piccoli raggi di luce, in un mondo dominato dall’oscurità. 

Per me tutte le cose erano uguali e mi erano indifferenti e la cosa non mi importava. Il mio unico scopo era quello di essere adatta nella comunità, di avere un posto riservato per l’ingresso in società. Ero una sottospecie di piccola ribelle che voleva andare contro il tempo, che voleva mascherare ogni cosa di sé per far vedere ciò che le interessava. 

Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, commuovente e delicato, grazie alla bravura della scrittrice di riuscire a toccare molti temi delicati con umanità ed empatia. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alle ampie descrizioni psicologiche inserite dalla scrittrice. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano emozionarsi, riflettere sul senso della vita, e a chi desidera tuffarsi in una storia dolorosa ma piena di speranza e rinascita, con un finale imprevedibile e inaspettato, in grado di sorprendere tutti i lettori!!
Ringrazio la scrittrice Elly Bennet per avermi inviato la copia cartacea del suo libro, che mi ha permesso di riflettere sul dolore causato da un trauma, ma anche di riflettere sui canoni “rigidi” e schematici di una società, sempre più improntata sui canoni estetici, annullando completamente i sentimenti. 

Mi ero comportata con lui, come volevo che gli altri non si comportassero con me. 
Ma era questa la vita normale che volevo? 
No!
Perchè quella vita non era la mia!!

Buona lettura📚📚!!

“Nella tana del cobra reale” di Anna Meola

Volume quarto della Serie “Inganni perfetti”

Titolo: Nella tana del cobra reale 
Autore: Anna Meola 
Casa Editrice: Youcanprint
Data uscita: 23 Gennaio 2025 
Pagine: 536 
Genere: Thriller-noir 

Nella splendida cornice della spiaggia di Boccadasse si affaccia la Strambata, un locale arredato in stile marinaresco. Qui, Martina adorava iniziare al meglio le sue giornate con una colazione in riva al mare o trascorreva la pausa pranzo in un’atmosfera unica. Qualche volte era stata anche con Bianca e le altre, ma i momenti esclusivi li trascorreva con Riccardo. Assaporavano un aperitivo sulla spiaggia, godendo dello splendido tramonto sul borgo marinaro. 
Martina giunse a destinazione, discesa la Creûza, si voltò nella direzione della Strambata. Dave era già lì ad aspettarla, seduto di spalle a uno dei tavolini, si gustava una sigaretta godendo della vista mozzafiato sul promontorio di Portofino. 

“Nella tana del cobra reale” è il quarto volume della serie “Inganni perfetti”, ambientata a Genova con protagonisti Martina Vassallo e l’affascinante ispettore Riccardo Lepore. 
Il lettore dopo “Rose nere”, “Complotto a Marrakech” e “Il cuore di chi ti ama”, ormai si è affezionato ai personaggi, ed è ansioso di scoprire che cosa accadrà “Nella tana del cobra reale”. 
Nel libro precedente “Il cuore di chi ti ama”, il terzo capitolo della serie, la protagonista Martina Vassallo, ha dovuto compiere delle scelte molto difficili e pericolose, ma necessarie per salvarsi la vita insieme al cugino Dave a Marrakech, la bellissima città rossa. 
Martina e Dave si sono ritrovati ad eseguire gli ordini della Dottoressa Giovanna Maria Pittaluga, che in Rose Nere (I Capitolo della Serie), rivestiva il ruolo di responsabile di un centro di assistenza per religiosi in crisi, dove Martina era impiegata. La Pittaluga, dopo essere scappata da Genova, aveva creato una vera e propria rete di spaccio di droga a Marrakech, investendo il denaro in hotel e altre attività. 
Durante il periodo trascorso a Marrakech, Martina grazie alla sua passione per le inchieste giornalistiche, decide di infiltrarsi per sciogliere i traffici loschi e illeciti della Pittaluga. 
Intanto, Riccardo Lepore dopo aver scoperto nuovi sviluppi sulle indagini del G8 di Genova, ha compreso quanto forte, indistruttibile, sia l’amore per Martina, ed è pronto a mettere in discussione il suo matrimonio con Monica. Ma Monica, non ha nessuna intenzione di perdere suo marito, ed è disposta a tutto, anche ad annunciare a tutti una gravidanza inaspettata. 
Che cosa accadrà a Riccardo e Martina? 
Riusciranno, finalmente, a godersi il loro amore?
Queste, sono alcune delle domande di tutti i lettori della saga… ma adesso, è arrivato il momento di portarvi all’interno del quarto volume “Nella tana del cobra reale”!!

“Nella tana del cobra reale”, Martina e Riccardo sono intenti a parlare dell’ultima novità: la gravidanza di Monica. Martina ha paura di perdere un’altra volta Riccardo, anche se da quando sono tornati da Marrakech, lui le ha fatto una promessa molto importante. 
Riccardo decide di andare da Monica a Roma per vederci chiaro, e ritiene che la gravidanza sia una mossa per evitare la separazione. 
Nel mentre, Martina si reca alla Strambata, un bellissimo locale situato a Boccadasse, uno dei borghi più caratteristici di Genova. E’ proprio alla Strambata, che Martina ha appuntamento con suo cugino Dave, che gli comunica l’oggetto della loro prima inchiesta giornalistica. 
Dopo l’esperienza a Marrakech, Martina e Dave, hanno deciso di fondare la testata giornalistica “Vento di Levante Ligure”, scegliendo come sede dell’ufficio via Canneto il Lungo, uno dei vicoli più autentici di Genova, ricco di suoni, voci, colori, odori, musiche e profumi, capaci di avvolgere, affascinare tutti i passanti. 
L’oggetto della loro prima inchiesta giornalistica, riguarda alcuni portuali corrotti che vengono pagati con la coca. E’ così che Dave entra in contatto con un vecchio trafficante, un certo Franco Vitiello. 
Franco Vitiello anche se adesso è fuori dal giro, ogni sera partecipa alle bische clandestine. E Dave, decide di infiltrarsi all’interno delle bische clandestine, riuscendo a guadagnarsi la fiducia dell’uomo. 
Ma la strada per arrivare ai portuali corrotti è lunga, piena di imprevisti e Dave dovrà stare attento per non smascherare la sua copertura. 
Riuscirà Dave a scoprire cosa si cela nel porto? 


Contemporaneamente, il lettore assisterà alle indagini condotte da Riccardo sugli abusi della polizia durante il G8. Riccardo ha appuntamento con il sostituto procuratore Tommaso Gardella, un uomo di cinquant’anni, per comunicargli le ultime novità e i suoi sospetti. 
Prima di Natale, Riccardo aveva incontrato De Palma (capo della polizia ai tempi del G8), e la sua versione non aveva totalmente convinto l’ispettore. Riccardo rivela a Gardella, i suoi dubbi sull’attendibilità di De Palma. L’ispettore non è convinto che la segnalazione verso i Black Block sia vera, e continua a sospettare che il suocero Alessandro Marino, nasconda qualcosa, visto il suo comportamento anomalo. 
Dove è finita la lista che conteneva i nomi degli uomini più potenti di Genova? 
Riccardo inizia ad indagare su De Palma e sui comportamenti anomali del suocero, ed è determinato a scoprire la verità. 
Riccardo, è a un passo dallo sciogliere i nodi complicati della ragnatela sugli abusi del G8, ma sono coinvolte molte persone importanti: dalla politica (un partito chiamato “Genova per noi”), fino ai vertici della polizia, di cui fa parte proprio il suocero Alessandro Marino. 
Riccardo, ha bisogno di tempo per dimostrare lo strano giro politico che ruota attorno al partito “Genova per noi”, in cui sono coinvolti partiti dell’opposizione, giochi sporchi, interessi e giro di soldi “sporchi”. 
E’ così, che Riccardo, capisce che la chiave per risolvere le indagini sul G8 è Ascanio Giuseppe, l’uomo che ha avuto il compito di destabilizzare la coerenza dell’assunto accusatorio a carico di De Palma. 
Ma perchè? Che cosa nasconde De Palma e suo suocero Alessandro Marino?
Com’è possibile che un uomo come lui, così dedito al senso del dovere, alla giustizia e all’etica, sia coinvolto nella criminalità? 
Quando Riccardo scopre la verità, capisce di essere in pericolo, imprigionato nella Tana del cobra reale e non può fidarsi di nessuno, se non di sé stesso. 
Che cosa avrà scoperto Riccardo? 
Che cosa rappresenta il cobra?

La scrittrice Anna Meola dopo il successo di “Rose nere” (il I capitolo della serie), “Complotto a Marrakech” e “Il cuore di chi ti ama”, pubblica “Nella tana del cobra reale”, riuscendo a soddisfare le aspettative di tutti i lettori. Anna Meola è una scrittrice molto brava, i suoi libri sono strutturati da una trama solida, piena di mistero, suspence e inganni che si intrecciano tra di loro. 
Il lettore sarà catturato nel vortice della scrittura di Anna Meola, molto scorrevole, piacevole, coinvolgente, misteriosa, piena di suspence e di inganni da risolvere. 
I temi trattati sono la morte, l’amicizia, la droga, l’inchiesta giornalistica, il G8, gli interessi personali, i tradimenti, la separazione, la gravidanza, il cobra e l’amore vero, che nonostante le mille difficoltà e problemi, riesce a essere più forte, proprio come le spine di una rosa nera. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alla bravura della scrittrice di descriverli minuziosamente, tanto da far entrare in empatia il lettore con ognuno dei personaggi menzionati nella narrazione. 
In ogni libro di Anna Meola, il lettore ha modo di assistere a una vera evoluzione dei personaggi, specialmente in questo quarto capitolo, in cui alcuni personaggi secondati come Bianca (una delle amiche di Martina), prende il sopravvento. 
Il lettore amerà ogni personaggio inserito nella trama, anche quelli secondari, come Bianca, ma anche Andrea Marino (il fratello di Monica e amico di Riccardo), il cugino Dave e la simpaticissima zia Janette, a cui mi sono affezionata sin dal primo istante in Rose Nere. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che hanno già letto i libri precedenti della saga “Inganni perfetti”, vi ritroverete a vivere la bellissima storia d’amore tra Martina e Riccardo, ma anche ad affrontare la cattiveria di Monica e a risolvere le indagini complicate e contorte del G8 di Genova. 
Per chi non ha ancora letto nessun volume della serie “Inganni perfetti”, vi invito a leggerli, a partire dal primo volume “Rose nere”, per conoscere i protagonisti Martina e Riccardo, vi ritroverete a vivere la loro storia d’amore… ma anche alcuni inganni e misteri che ruotano intorno alla storia. 
Ringrazio la scrittrice Anna Meola per avermi inviato la copia cartacea del libro, la ringrazio per aver creduto nelle mie capacità, tanto da inserire la mia prefazione nel quarto volume della serie. 
Ma adesso è arrivato il momento di conoscere Martina e Riccardo, il loro folle amore… preparatevi ad un finale sorprendente ed imprevedibile!!
Buona lettura 📚📚!!

“Quanti miracoli” di Nicholas Sparks

Titolo: Quanti miracoli 
Autore: Nicholas Sparks 
Traduttore: Alessandra Petrelli 
Casa Editrice: Sperling & Kupfer 
Collana: Pandora 
Data uscita: 24 Settembre 2024 
Pagine: 416 
Genere: Romanzo rosa 

Perchè l’amore è più di un sentimento. E’ condividere la vita, e solo dopo che ci siamo sposati ho capito davvero quante cose avevamo in comune. Condividiamo gli stessi valori, la stessa etica, siamo entrambi cattolici. Siamo d’accordo su come crescere i figli, sul fatto di risparmiare per la pensione invece di spendere tutto adesso, se durante le vacanze andare a trovare i miei o i suoi genitori, persino su cosa fare nei fine settimana. 
Credo che più ti trovi in sintonia su cose di questo genere, più ti senti una squadra, ti senti coinvolto. Detto questo, ovviamente non è semplice. 
Le relazioni richiedono impegno. […]
C’è un sacco di lavoro da fare, da entrambe le parti. Abbiamo litigato. Alzato la voce. Ci siamo sbattuti la porta in faccia, abbiamo dormito in camere separate, in certi momenti siamo stati addirittura vicini alla separazione. […]
Tutte le relazioni hanno alti e bassi, ma alla fine ci siamo impegnati per far funzionare le cose, e così è stato.

Il protagonista del libro è Tanner Hughes, un uomo più alto della media con un fisico muscoloso, pieno di tatuaggi e molto affascinante. Tanner ha ricevuto l’affetto e l’educazione dai suoi nonni, che si sono ritrovati a crescerlo dopo la morte della loro unica figlia. Sua madre, era morta poco dopo il parto ed essendo una madre single, Tanner non aveva mai visto suo padre. 
I suoi nonni lo hanno cresciuto con tanto affetto, cercando di colmare il vuoto e l’assenza dei genitori. 
Tanner è abituato sin da bambino a spostarsi continuamente, dato che il nonno lavorava nell’esercito. E’ proprio grazie a suo nonno che Tanner, decide di seguire le sue orme, e di diventare ranger dell’esercito. Tanner non ha una casa perchè è sempre all’estero, impegnato in una nuova missione. E tutte le volte che Tanner deve rientrare a casa dai nonni, non vedeva l’ora di ripartire per la prossima avventura. 

<<La gente>> disse Tanner. <<Pur essendo un Paese povero, paragonato agli Stati Uniti o all’Europa, la gente ride tantissimo. Le persone sono brave a trarre piacere dalle cose di tutti i giorni, nonostante le difficoltà della vita. Il Camerun sta vivendo una grave emergenza – profughi a causa delle guerre in corso nei Paesi confinanti, e ovunque ci sono povertà e sofferenza, ma mi hanno sempre stupito la forza e la felicità della gente rispetto all’America.>>

Ma la sua vita cambia radicalmente quando la nonna, prima di morire, gli rivela il cognome del padre che non ha mai conosciuto e dove trovarlo. La nonna era molto preoccupata per il nipote, così solo, senza una casa, senza affetti, senza radici, che sul punto di morte gli aveva rivelato la verità sul padre. 

Mi preoccupa lasciarti da solo, sembrava voler dire, la tua vita non ha radici. Quando Tanner aveva tentato ancora una volta di spiegarle che i suoi ultimi viaggi erano stati per lui un modo per rendere omaggio agli amici scomparsi, lei aveva scosso la testa. 
<<Ti serve…una casa.>> aveva ansimato. […]
Trova il posto a cui appartieni e fallo tuo. 

Tanner non ha molte informazioni del padre, conosce solamente il cognome “Johnson” e che probabilmente, si trova ad Asheboro. E’ così che Tanner decide di partire per Asheboro, in North Carolina per avere qualche notizia in più su suo padre. 
Tanner è in città da meno di ventiquattr’ore, quando si imbatte in una ragazzina di diciassette anni di nome Casey Cooper, che aveva urtato per sbaglio la sua macchina. 
E’ così che Tanner conosce la madre di Casey, una donna molto intelligente e bella di nome Kaitlyn Cooper. Kaitlyn è una mamma single, una dottoressa molto brava che trascorre tutto il suo tempo tra lo studio, le visite a domicilio e casa, circondata dall’affetto dei suoi due figli: Casey, la figlia adolescente più grande e Mitch, un bambino dotato di un’anima sensibile. 

A prima vista sembrava troppo giovane per essere la madre di Casey. Gli abiti informi non bastavano a nascondere le curve generose e quando alzò una mano per sistemare una ciocca ribelle a Tanner parve di cogliere un’incertezza, un’esitazione che probabilmente derivava da una delusione passata, forse un rimpianto. Per cosa? Si domandò. 
Era soltanto una sensazione, un moto istintivo, ma mentre la osservava ricomporsi e scendere la veranda, i piedi scalzi con le unghie rosse che spuntavano da sotto l’orlo dei jeans, si sorprese a pensare: Questa donna ha una storia da raccontare e io voglio conoscerla.

Tanner rimane molto colpito da Kaitlyn, tra loro scatta subito una connessione inaspettata, come se si conoscessero da anni. 
Il destino di Tanner e Kaitly, si intreccia con quello di Jasper, un signore di ottant’anni, che vive da solo con il vecchio cane Arlo. Jasper ha perso tutta la sua famiglia in un tragico incidente, che gli ha rovinato completamente la vita. 
Una sera, Paul uno dei suoi quattro figli, aveva acceso il fuoco in giardino, mentre lui e sua moglie Audrey, ma anche gli altri figli David, Mary e Deborah erano già a letto. In poco tempo, il fuoco si era alzato fino dal tetto, avvolgendo completamente la casa. E’ così che Jasper aveva perso tutta la sua famiglia in quel tragico incidente. 
Jasper è determinato a salvare dai bracconieri un cervo bianco avvistato nella foresta. Il cervo bianco rappresenta per Jasper, una creatura leggendaria, che gli ricorda l’infanzia e l’ispirazione che aveva avuto il padre e il nonno. 
La narrazione e i personaggi, si intrecciano tra di loro, creando un vero e proprio miracolo. La vita di Tanner, Kaitlyn e Jasper cambierà per sempre…
Lasciate entrare nel vostro cuore ogni parola.. e la vostra vita, cambierà radicalmente.

I loro occhi si incontrarono. Per un tempo che parve infinito, lui rimase a fissarla, come se cercasse di leggerle dentro. Le rivolse un breve sorriso e lei sentì lo stomaco in subbuglio. Non sapeva che cosa si fosse aspettata, ma per qualche motivo l’aspetto dello sconosciuto l’aveva colta di sorpresa.

Lo scrittore più amato al mondo, autore di numerosi bestseller mondiali, con i suoi libri insegna ai lettori la vita, diventando una vera guida e Maestro di vita. Le storie che Nicholas Sparks, racconta nei suoi romanzi sono profonde, emozionanti, romantiche e rappresentano fedelmente la vita vera, con le sue gioie, dolori e tragedie. 
Nicholas Sparks non ha certo bisogno di presentazioni, tutti i suoi romanzi sono stati bestseller del New York Times, tradotti in più di cinquanta Paesi e hanno venduto oltre 100 milioni di copie di cui cinque milioni solo in Italia. 
Nicholas Sparks dopo aver pubblicato recentemente, “Noi due come in un sogno,” “Quando si avvera un desiderio” e “La magia del ritorno”, torna in libreria con un nuovo romanzo emozionante e potente. “Quanti miracoli”, racconta la bellezza della vita, i viaggi che intraprendiamo e che toccano il nostro cuore lungo il cammino. 
La storia di Tanner, Kaitlyn e Jasper, insegnerà al lettore che da una tragedia o da qualsiasi avversità, può sorgere qualcosa di inaspettato, di bello, in grado di sconvolgere completamente la vita. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, profondo, delicato, emozionante, ogni parola è piena di sentimento, di umanità, che si rivela una vera “coccola” per l’anima del lettore. 
I temi trattati sono gli incidenti, il suicidio, i sensi di colpa, l’esercito, la caccia, la fede, la segregazione razziale, l’amicizia, l’amore e la vita, con i suoi momenti dolorosi, ma anche capace di regalarci emozioni nuove ed imprevedibili, che ci fanno brillare come una stella. 

La madre di mio nonno era nera e, a quanto si diceva, il padre era un bianco. E tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta in Alabama, questo significava crescere in condizioni difficili. Non poteva andare a nuotare nella piscina comunale, non poteva mangiare in certi posti, doveva farsi da parte se incrociava un bianco sul marciapiede. Frequentava scuole separate, ovviamente, dato che nello Stato la segregazione durò fino a dopo che si era diplomato, ma non era del tutto accettato neanche là. Da ragazzo era rimasto coinvolto in tantissime zuffe e credo fosse per questo che alla fine si era arruolato nell’esercito. Voleva andarsene dall’Alabama. 
Intorno all’inizio degli anni Sessanta ha conosciuto mia nonna e, ovviamente, la famiglia e gli amici di lei l’hanno isolata quando se ne è innamorata e l’ha sposato. Sono passati anni prima che riallacciassero i rapporti. Nel frattempo, lui era stato mandato in Vietnam, aveva fatto il proprio dovere in patria, ma negli anni Settanta c’era ancora un sacco di gente che non accettava una coppia mista come vicini di casa.

I personaggi sono strutturati bene grazie alle ampie descrizioni inserite dallo scrittore, che permettono al lettore di entrare in empatia con ognuno dei personaggi coinvolti nella storia. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che vogliono leggere una storia vera, profonda, emozionante, in grado di travolgere e catturare qualsiasi lettore. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che credono nei miracoli, piccoli o grandi, a chi sta attraversando un periodo buio e ha bisogno di ritrovare fiducia nella vita o nel destino. *
Buona lettura 📚📚!!

“Un nuovo giorno arriva quando trovi il coraggio di rifiorire” di Raphaëlle Giordano

Titolo: Un nuovo giorno arriva quando trovi il coraggio di rifiorire 
Autore: Raphaëlle Giordano 
Traduttore: Sara Arena 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Data uscita: 28 Gennaio 2025 
Pagine: 240 
Genere: Romanzo contemporaneo

<<Va tutto bene, Henriette.>> 
Quella frase la commuove: si prende la briga di rassicurarla, nonostante non sia tranquillo nemmeno lui. Ma se non fossero accomunati dalla paura, quelle quattro parole non avrebbero lo stesso sapore. Così assumono maggior peso. […]
La mano di Henriette trema in quella di Auguste. Nasconde il volto nel suo collo. Sono così vicini che percepisce il respiro affannoso di lui contro la tempia. E poi, stranamente, in quel momento di terrore d’un tratto si sente calma. Quella sensazione sembra durare un’eternità.
Alla fine la luce verde si riaccende. Hanno superato la zona di turbolenza. Si guardano. Sanno. Sono consapevoli di essere sfuggiti al peggio, ma anche del fatto che in futuro li attende qualcosa di più bello e di altrettanto terrificante. 
I sentimenti che stanno sbocciando dentro di loro. 

La protagonista del libro è Henriette Petrin, una ragazza diversa dalle altre, intrappolata dalla paura e dal terrore di non soddisfare i canoni della società. Henriette è una ragazza molto sensibile, porta sempre i capelli davanti ai suoi bellissimi occhi blu perchè non si sente bella e vorrebbe soltanto sparire. 
Henriette fa l’arredatrice d’interni ha deciso, di lavorare autonomamente perchè il clima rigido e ostile di un ufficio, oltre che frequentare altre persone per dodici ore al giorno, la farebbe crollare emotivamente e psicologicamente. Henriette, ha paura di entrare in contatto con le persone a causa della sua ipersensibilità, che la porta a sentire i sentimenti altrui.
Ma un giorno, una sua cliente di nome Claire De Montlhéry, le propone di collaborare con una prestigiosa azienda per creare un bellissimo giardino esotico. Henriette non può deludere Claire, ed accetta il nuovo lavoro. E’ così, che Henriette si ritrova a lavorare con Auguste, un uomo affascinante di trentatré anni.

<<Henriette? Lei è l’architetto d’interni?>>
La donna annuisce. Auguste è sbigottito. Si aspettava che avrebbe avuto a che fare con una sessantenne sicura di sé, magari un po’ presuntuosa, e invece si trova davanti una ragazzina dall’aspetto spaurito vestita in modo sciatto, che sembra un uccellino appena caduto dal nido…

Auguste è un ambizioso architetto paesaggista, che dedica tutta la sua vita alla carriera a discapito della sua vita personale, intima. Auguste agli occhi degli altri, sembra un ragazzo sicuro di sé, che non ha paura di niente… Ma non è così, Auguste indossa tutti i giorni una maschera per nascondere a tutti, soprattutto al suo capo Gerard, le sue paure e le sue fragilità.
Da bambino, Auguste, aveva imparato dal padre, che in ogni circostanza bisogna avere un comportamento esemplare, senza esternare le proprie emozioni e fragilità. E’ così che Auguste ha paura ad innamorarsi, ha paura a lasciarsi travolgere dai sentimenti.

Auguste ha sacrificato molto per la carriera. A trentatré anni non è sposato, non ha ancora avuto figli. […]
Finalmente si sentiva felice, a proprio agio. Finché un’esperienza sentimentale negativa non ha intaccato di nuovo la sua fragile autostima… Una storia della quale ancora subisce gli effetti nella sua vita da adulto. Auguste ha qualcosa da dimostrare al mondo e a sé stesso. Ha voglia di combattere e di far vedere di cosa è capace. In primo luogo, al suo capo, che rispetta e di cui desidera l’approvazione. Quella promozione, la vuole.
A tutti i costi.

E adesso, Auguste deve lavorare al progetto con Henriette, una sconosciuta di cui teme il confronto. La loro collaborazione partirà con il piede sbagliato, ma entrambi sanno che questo lavoro è fondamentale per la loro carriera.
Henriette e Auguste si ritrovano ad unire le forze, ed iniziano a pensare come creare il giardino più bello di tutta la Francia.
La vita, però, ha uno strano modo di funzionare. Henriette ed Auguste sono costretti a vedersi tutti i giorni per lavorare al progetto dei Montlhéry; ed è proprio così che i due, piano piano, imparano a conoscersi. 
Henriette imparerà a conoscere in profondità Auguste, un uomo che cerca di nascondere le proprie paure per soddisfare gli altri, rinnegando i propri sentimenti per evitare di soffrire. E Auguste, osservando Henriette, nota molte somiglianze e, sarà proprio grazie a lei se Auguste inizierà ad ascoltare il suo cuore senza paura. 
Henriette imparerà che nella vita, bisogna avere il coraggio di affrontare le proprie paure. Solo affrontando le nostre paure, si potrà rinascere e rifiorire.
E solo allora, forse è arrivato il momento per Henriette di togliersi i capelli dagli occhi e guardare il mondo senza paura.

Chi ti dice che io voglia una donna normale? 
E cosa significa normale, poi? 
Voglio renderti felice, non costringerti ad adattarti a una situazione che non ti va a genio. 

Quel giorno, per la paura di rimanere bloccata in una situazione insopportabile senza una via di fuga, un senso di profonda vulnerabilità si era radicato in lei. Da allora non è più stata serena. La preoccupa il pensiero di non riuscire a far fronte a ciò che potrebbe accadere. Vive costantemente con i nervi a fior di pelle. 
Alcuni nascono con un’armatura. Gli eventi spiacevoli sembrano non toccarli. Le conseguenze -gli scivolano addosso senza penetrare nel loro sistema. Henriette invece, ha coniato il termine <<paurosità>> perchè ha l’impressione che le paure filtrino con facilità dai pori della sua pelle e finiscano per andare vorticosamente in circolo, come canoe impazzite in un torrente, fino a invadere cuore e cervello. 

La scrittrice, artista, pittrice e coach di creatività Raphaëlle Giordano, torna con un nuovo romanzo dove la paura è l’inizio della rinascita, “Un nuovo giorno arriva quando trovi il coraggio di rifiorire”, aiuta il lettore ad affrontare le paure più profonde. 
Raphaëlle Giordano è un’autrice da oltre 7 milioni di copie vendute nel mondo, nei suoi libri, racconta i grandi cambiamenti della vita, le paure e le fragilità di ogni essere umano. 
I temi trattati sono la sindrome dell’impostore, la società, la bellezza, l’ipersensibilità, l’amore, le fragilità, le paure e la felicità. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, emozionante e riflessivo, in grado di far riflettere il lettore sui grandi cambiamenti della vira, sull’importanza di non giudicare le debolezze e paure degli altri, ma anche ad accettare e affrontare le nostre paure più nascoste. 

Una fobia inconfessabile come questa non è qualcosa su cui scherzare. Potrebbe capitare a chiunque! Vi fa ridere che un uomo grande e grosso abbia paura di un cane minuscolo, ma cosa sapete della sua storia? Di quello che ha passato per arrivare a sviluppare un terrore così incontrollabile? […]
Io questo signore, lo capisco. La sua debolezza deve avergli causato non poche difficoltà. Vi fa ridere che un tipo così alto e robusto si sia spaventato davanti ai chihuahua.
Ma prima di prendervi gioco delle fragilità di qualcun altro, dovreste pensare a come siete messi voi! 
Perchè la verità è che tutti abbiamo paura, anche se di cose diverse…

I personaggi sono strutturati bene, sia dal punto di vista fisico che psicologico, grazie alle ampie descrizioni inserite dalla scrittrice che permettono al lettore di entrare in empatia con Henriette e  Auguste, ma anche con gli altri personaggi. Mi sono affezionata e identificata molto in Henriette, perchè è una ragazza molto dolce e sensibile, che teme di rimanere intrappolata in una società priva di emozioni, ma è proprio grazie alla sua sensibilità che riesce ad essere un’ottima arredatrice d’interni. 
Ho apprezzato molto anche un personaggio “secondario”, ovvero la signora Claire che si fida ciecamente in Henriette, nonostante la sua giovane età e anche Claire, insegna al lettore che non bisogna avere paura di raccontare agli altri le nostre paure. Perchè alla fine, tutti noi abbiamo paura di qualcosa…
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che stanno affrontando un periodo difficile, a chi ha il blocco del lettore, ma anche a chi ha paura di essere sbagliato/a; grazie a questo libro, il lettore imparerà ad affrontare la vita e ad essere felice. 
E voi, avete paura ad affrontare le vostre paure? 
Avete mai avuto paura del giudizio altrui? 
Vi è mai capitato di riflettere sul significato della parola “paura”? 

 

<<Sei pronto? Chiudi gli occhi. Ascoltiamo…>>
Si ritrovano accovacciati, con gli occhi chiusi, ad assaporare la musica dell’acqua che, nella concezione del loro progetto, è diventata uno strumento paesaggistico. Henriette ha appoggiato una mano sull’avambraccio di Auguste. Lui solleva un po’ una palpebra per sbirciarla: ha un’espressione rilassata e un sorriso sereno che le aleggia sulle labbra. 

“La figlia del Reich” di Louise Fein

Titolo: La figlia del Reich
Autore: Louise Fein
Traduttore: Anna Rusconi
Casa Editrice: Sonzogno
Collana: Romanzi
Data uscita: 27 Maggio 2021
Pagine: 480
Genere: Romanzo storico

<<Mi piace quando mi baci. Solo che non possiamo…>> 
<<Sì, invece. Approffittiamo di ogni occasione, finché ne abbiamo la possibilità. Chi può dire cosa accadrà in futuro.>>

Il libro è ambientato a Lipsia negli anni Trenta, durante l’ascesa del nazismo. La protagonista del libro si chiama Hetty Hofmann, una ragazza impetuosa e piena di entusiasmo, cresciuta con gli ideali e i valori di rinascita predicati dal nazismo. Suo padre ha il compito di gestire un giornale, compito molto importante per plasmare le opinioni delle persone, attraverso articoli di propaganda, volti ad esaltare il Führer e il nazismo. 

Rimetto giù il giornale. Un paio d’anni fa papà aveva portato me e Karl in redazione. Non vedeva l’ora di mostrare a mio fratello quanto fosse meraviglioso quel posto e di convincerlo a prendere in mano le redini, prima o poi. Noi eravamo rimasti incantati ad ammirare l’andirivieni dei giornalisti e ad ascoltare i telefoni che squillavano e la gente che gridava da una parte all’altra della scala. Papà ci aveva spiegato la rapidità con cui era necessario scrivere gli articoli e scegliere le foto per ogni edizione. 
Avevamo guardato le enormi macchine tipografiche in moto, la precisione con cui i tipi di metallo venivano disposti nelle gabbie, lettera dopo lettera, parola dopo parola. La fatica, le condizioni di lavoro, il sudore, la polvere, il calore e la passione: avevamo chiesto a nostro padre il perchè di tanto sforzo, se la gente si limitava quasi sempre a dare un’occhiata ai titoli, per poi buttare il giornale.
Lui aveva reagito con stupore: <<Questo è lo strumento più prezioso che abbiamo!>> Ci aveva risposto tutto infervorato: << Con queste parole d’inchiostro possiamo letteralmente forgiare la nostra nazione. Una notizia in sé non è niente: la notizia è potere confezionato in un messaggio che viene diffuso e ripetuto. Grazie a questo giornale, io ho il potere di fare circolare per il mondo quello che voglio e nel modo in cui voglio che le masse lo comprendano. 

Hetty riceve un’educazione molto rigida, sia in casa che a scuola, lei rappresenta il modello “perfetto” della brava ragazza tedesca. Hetty crede ciecamente nel Führer e nella sua visione della “grande Germania”, che avrebbe portato prosperità e un futuro radioso, costituito solo dall’unica razza pura: la razza ariana. 

<<Resilienti. Forti. Indipendenti. Ragazze degne di diventare le madri della razza padrona. Ecco che cosa si aspetta da voi il nostro Führer.>> […]
E non dimenticate mai le regole della BDM: purezza, pulizia, virtù, obbedienza e remissività. […]
Dice bene: una brava ragazza tedesca non fa mai domande e non si lamenta, ma agisce per il bene della comunità. Le ragazze devono essere alte, forti e belle senza ricorrere a trucchi ed espedienti. Dobbiamo avere un aspetto pulito e curare l’igiene personale. Dobbiamo essere modeste e pudiche.
Soprattutto, una ragazza deve sempre mettere gli uomini prima di sé e sostenerli nei loro sforzi per quanto stanche siamo, per quanto possiamo aver lavorato, i loro bisogni vengono prima dei nostri. 
Il nostro dovere è servire il Führer, la Germania e i nostri futuri mariti. 

Ma un giorno, Hetty scopre che Walter Keller, un tempo il migliore amico di suo fratello Karl, è ebreo. Hetty non riesce a credere che, proprio quel ragazzo che tanti anni fa, le aveva salvato la vita al lago, sia ebreo. A scuola, aveva imparato a distinguere tramite l’aspetto fisico un tedesco, da un ebreo… ma Walter non aveva gli occhi vicini, il naso grosso e sproporzionato, i capelli neri e crespi, come la loro compagna di classe Freda, Walter aveva i capelli biondi e perfetti, degli occhi bellissimi azzurri e profondi come il cielo. 
Come è possibile che Walter sia un ebreo? 
Come può una persona così generosa, che aveva rischiato la sua vita per salvarla, essere considerato “inferiore” e addirittura discriminato e perseguitato?
Hetty non riesce a capire, sa solo che adesso Walter è costretto a non andare più a scuola perchè è considerato da tutti un ebreo. 
Un giorno, Hetty mentre passeggiava con il suo cane, incontra per caso Walter, un ragazzo proprio come lei ma considerato un “errore”, un “ladro” perchè ebreo. Ma agli occhi di Hetty sarà sempre Walter, il ragazzo gentile e affascinante, in grado di ascoltarla e farla sorridere. 

<<Siamo stranieri in patria.>> […]
<<Provaci, per un attimo solo. Immagina se il tuo paese volesse liberarsi di te: sei una fedele cittadina tedesca ma non hai più un posto dove andare.>> 

Giorno dopo giorno, Hetty incontra di nascosto Walter, incontri brevi e fugaci, ma molto importanti perchè lui le rivela gli aspetti oscuri del Reich, e le fa conoscere il vero volto del nazismo e del Führer. 
E’ così che Hetty si ritrova smarrita, tutti gli ideali e i valori con cui è cresciuta e che ha sempre sostenuto, condiviso, erano solo menzogne e celavano il vero volto crudele, feroce e violento del Führer e del nazismo. 
Hetty è confusa, lacerata ma le parole e il sentimento profondo che prova per Walter, sono più forti di tutto. I loro appuntamenti, sono pieni d’amore e anche se molto rischiosi per entrambi, rappresentano l’unico momento in cui essere semplicemente sé stessi. 
L’atmosfera a casa di Hetty diventa sempre più oppressiva, specialmente da quando Karl, è stato arruolato nella Luftwaffe e lei, non ha più nessuno con cui parlare, confrontarsi e confidarsi delle recenti scoperte. 
Hetty dovrà decidere che cosa fare: essere una brava tedesca o seguire il proprio cuore? 
Riuscirà a fingere di essere una brava tedesca, adesso che conosce il vero volto del nazismo? 
Che cosa sceglierà Hetty?

Se ripenso agli albori del Reich, alla speranza di un futuro magnifico, mi domando come abbiamo fatto in così pochi anni ad arrivare dove siamo ora. Perchè nessuno si è reso conto davvero che stavamo scatenando un mostro. Un mostro che ha potuto crescere fino a trasformarsi in una forza incontrollabile, che nessuno ormai può più fermare. 

La scrittrice Louise Fein con “La figlia del Reich”, racconta una commuovente storia d’amore e sacrificio, durante l’ascesa del nazismo, ispirandosi alle vicende della sua famiglia. 
Il lettore si ritroverà a vivere una struggente storia d’amore tra Hetty e Walter, che incarnano la storia di Romeo e Giulietta, ambientata in un periodo difficile. 
I temi trattati sono il nazismo, le leggi razziali, i campi di concentramento, la notte dei cristalli, il giornalismo, l’educazione insegnata a scuola, la propaganda, i mezzi e la censura del Regime, i rapporti familiari, la morte, l’amicizia e l’amore vero, capace di sfidare ogni pregiudizio e pericolo, anche a costo di incorrere nelle morte.

Il giorno che sono arrivato, l’11 Novembre, ci hanno trasportato con dei camion all’ingresso del campo. Ci hanno fatto saltare giù e per raggiungere il cancello abbiamo dovuto correre tra due file di SS armate di mazze e sbarre di ferro che al nostro passaggio ci picchiavano. Al cancello c’è stato un ingorgo, cercavamo tutti di entrare per sfuggire alle guardie, per un attimo mi sono appoggiato con la mano al muro, in modo da mantenere l’equilibrio mentre gli altri mi spintonavano. Uno di loro, me l’ha colpita con una sbarra di ferro e con tutta la forza che aveva. Mi ha spezzato tre dita. Spappolata. La punta del mignolo era ridotta a una specie di poltiglia, un dolore indescrivibile. Sono svenuto e finito per terra, ma mi hanno picchiato finché non sono riuscito a rialzarmi. 

Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, emozionante e struggente, che racconta una storia d’amore e profonda tra due adolescenti considerati diversi agli occhi della società. 
Per la prima volta, la scrittrice racconta la discriminazione razziale degli ebrei, servendosi degli occhi e della voce della protagonista, una ragazza educata con i valori e i principi predicati dal Führer e che un giorno, capisce di essere stata ingannata in virtù di un uomo senza scrupoli e violento. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alla scelta della scrittrice di descrivere minuziosamente ogni personaggio (anche quelli posti ai margini). Ogni personaggio viene descritto sia dal punto di vista fisico che psicologico, incastrando la storia di ognuno di loro all’interno della storia, una storia appassionante, emozionante di un amore proibito durante il nazismo. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro emozionante, profondo, che mette in luce come è nata la propaganda e il consenso al nazismo, una storia raccontata da una ragazza cresciuta con gli ideali del Führer che si ritrova a mettere in dubbio tutta la sua vita. 
Consiglio questo libro perchè “le lezioni del passato non vanno mai dimenticate”, è fondamentale ricordare la storia e le azioni crudeli e inumane che sono state eseguite dai nostri simili. 
Buona lettura 📚!!

“Le furie di Venezia” di Fabiano Massimi

Titolo: Le furie di Venezia 
Autore: Fabiano Massimi 
Casa Editrice: Longanesi Editore 
Collana: La Gaja Scienza 
Edizione: 2 
Data uscita: 20 Agosto 2024 
Pagine: 400 
Genere: Romanzo giallo storico 

Venezia, 1934 
Una donna che potrebbe rovesciare le sorti di Mussolini. 
Un figlio da trovare e salvare. 
Un azzardo disperato per cambiare il corso della storia.

<<Verso quell’isola>> rispose Mutti, e virò a sua volta, sempre tenendosi a debita distanza. Quando vide il motoscafo rallentare puntando verso un alto edificio proteso sul bordo di un’isola, anche lui tolse gas al barchino. 
<<C’è un molo>> disse Sauer, che tra i due aveva la vista migliore. 
<<Lo vedo>> mentì Mutti. <<Mi fermo qui>> aggiunse, dato che Mussolini attaccava proprio a quel molo. <<C’è qualcuno o sbaglio?>> 
Un uomo vestito di bianco da capo a piedi, con indosso una sorta di mantello che svolazzava alla brezza lagunare, stava in effetti attendendo il Duce su un pontile, le gambe larghe, le braccia conserte. In testa non aveva un capello, e qualcosa gli brillava al centro del petto. 
Il motoscafo spense il motore. L’uomo in bianco si allungò a raccogliere la cima e la legò all’ormeggio. Poi la stessa figura che avevano visto uscire da Palazzo Bembo sbucò dallo sportello, strinse una mano al suo esiguo comitato di benvenuto. Poche parole e i due si incamminarono rapidi verso un portale in pietra, sparendo alla vista. 
<<Ma dove siamo?>> chiese Mutti, guardando l’isola scura con una strana ammirazione. 
<<Non lo so>> disse Sauer. <<Ma lo scopriremo.>>

“Le furie di Venezia” è una storia romanzata, di fatti storici realmente accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale, che mettono in evidenza la figura di Mussolini e il suo torbido passato. 
La narrazione si suddivide in due parti: la prima, ambientata a Venezia nel 1934 e, la seconda parte, ambientata a Milano nel 1942. 
Nella prima parte del libro, il lettore si ritroverà in Piazza San Marco per assistere al primo incontro pubblico tra Mussolini e Hitler. Piazza San Marco è piena di camicie nere, pronte ad accogliere il Duce e Hitler… Tra la folla, c’è anche l’ex soldato della Somme, l’ex commissario di polizia di Monaco, Siegfried Sauer e il suo compare Mutti, che hanno raggiunto la città di Venezia per unirsi alla resistenza antifascista. 
Siegfried Sauer è un uomo intelligente, che sul punto di morte della sua amata, le aveva fatto una promessa. Ora, Sauer è a Venezia per rispettare proprio quella promessa e, per sventare il pericolo di un’alleanza tra Italia e Germania che provocherebbe una guerra devastante. 
Sauer e i suoi compari, avevano architettato un piano per colpire Mussolini e Hitler in Piazza San Marco, servendosi delle abilità da cecchino di Sandor Baraly, amico di Sauer dai tempi della guerra. 
Ma il loro piano non può essere eseguito perchè Mussolini, da uomo astuto, si era affacciato alla folla da solo, lasciando Hitler dalla parte opposta, in un palchetto da solo. 
Ma proprio la notte di Venerdì 15 Giugno 1934, Sauer e Mutti vedono Mussolini che si dirige in gran segreto su un motoscafo nella laguna. 
Sauer e Mutti decidono di seguirlo e vedono il Duce, attraccare a un pontile buio… Mussolini viene accolto da un uomo in camice bianco, ed insieme entrano in un edificio che costeggia l’intera isola. 
Perchè il Duce si è diretto su quest’isola? 
Chi è l’uomo con il camice bianco? 
Quale è il mistero che si cela dietro quell’edificio? 

<<San Clemente. Deve essere l’isola di San Clemente.>>
<<E cosa ospita?>> […]
<<Da più di un secolo l’hanno trasformata in un manicomio.>>
<<Un manicomio.>> ripetè Mutti. 
Livio annuì. <<Un manicomio femminile.>>

Sauer e Mutti decidono di indagare e scoprono che si tratta dell’isola di San Clemente, un tempo un monastero e oggi, trasformata in un manicomio femminile.
Ed è proprio nel manicomio di San Clemente, che è rinchiusa una paziente misteriosa di nome Ida Dalser. Ida Dalser aveva conosciuto Mussolini quando era direttore del suo giornale “L’Avanti!”, prima che diventasse per gli italiani “il Duce”. Mussolini, che ai tempi non aveva nessuna notorietà e prestigio, aveva sposato Ida Dalser. 
Adesso, Ida Dalser si ritrova nel manicomio di San Clemente a rivelare ai dottori la sua storia: la storia dell’amore tra lei e Mussolini, ma anche la storia dell’erede illegittimo, Benito Albino Dalser. 
Chi è veramente Ida Dalser? 
E’ veramente, la prima e unica legittima moglie di Mussolini, come raccontava lei? 

<<E quando avete scoperto la parentela tra Bernardi e…>>
<< …e Mussolini? Ah, giusto il tempo di aprire bocca e ci informò lui stesso. Lo diceva a tutti, conoscenti o sconosciuti, amici o nemici. Era il suo argomento preferito. Il figlio del Duce! L’erede defraudato! Intratteneva le tavolare con la sua vita sventurata, il collegio infernale, il tutore malvagio…>>
Sauer si stupì della notizia. <<Vuole dire che andava in giro a raccontarlo?>> 
<<Sì, sì. Raccontava tutto. Sua madre era stata la prima moglie di Mussolini. Lui era nato prima del primogenito ufficiale. Avevano messo lei in manicomio e rapito lui. Bernardi il cognome, gli veniva da un tirapiedi del gran capo. Se l’era preso in casa da bambino e l’aveva avviato alla carriera militare per toglierlo di torno.>>

E’ così che la narrazione si sposta a Milano nel 1942, nel Manicomio di Mombello. Il lettore conoscerà la “nuova” voce narrante, un uomo di nome Fausto Armeni, che ha dovuto far rinchiudere sua moglie nel Manicomio di Mombello. 
Ma è proprio grazie a Fausto Armeni, che Sauer e Mutti scopriranno che al Manicomio di Mombello, risiede un paziente speciale, l’erede illegittimo del Duce: Benito Albino Dalser. 
Riusciranno ad entrare in contatto con Albino? 
Che cosa scopriranno Sauer e Mutti? 

Eppure è accaduto.
Eppure è accaduto.
Ecco allora le mie ultime parole .
Tutto questo è successo davvero.
Non lasciate che succeda di nuovo.
Non lasciate che sia dimenticato.

Lo scrittore Fabiano Massimi, dopo il successo ottenuto con “L’angelo di Monaco” (Longanesi, 2020), “I demoni di Berlino” (Longanesi, 2021) e “Se esiste un perdono” (Longanesi, 2023), pubblica “Le furie di Venezia” concentrandosi sulla figura poco conosciuta di Ida Dalser, la prima moglie di Benito Mussolini. 
Mussolini ai tempi, ha cercato con ogni mezzo di nascondere la verità, facendo rinchiudere Ida Dalser e, allontanando, nascondendo suo figlio, dato che si era risposato con una donna di nome Rachele, che le aveva dato un erede. Mussolini non poteva permettere di compromettere la sua immagine pubblica agli occhi degli italiani, ovvero un uomo bugiardo, egoista e cattivo, che si era risposato, ripudiando Ida Dalser e suo figlio. 
I temi trattati sono il fascismo, il nazismo, la propaganda del Regime fascista, l’alleanza tra Italia-Germania, il manicomio e le terribili condizioni, “terapie” utilizzate, gli interessi personali, la verità, i figli e l’amore. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, coinvolgente, emozionante e pieno di segreti, misteri da risolvere, insieme ai protagonisti. 
Il lettore si ritroverà immerso nella storia, grazie a una narrazione coinvolgente e piena di suspence, di misteri su questioni poco conosciute, che spingerà il lettore a domandarsi: davvero, Mussolini aveva sposato Ida Dalser? Davvero, Albino era suo figlio? 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alla bravura dello scrittore Fabiano Massimi di descrivere i personaggi sia dal punto di vista fisico, sia psicologico. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere non il solito romanzo ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, vi ritroverete intrappolati nella storia ambientata tra Venezia e Milano, alla scoperta di Ida Dalser e del passato oscuro di Mussolini. Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro originale, coinvolgente che racconta episodi storici realmente accaduti e poco noti, durante il periodo del fascismo. 
E voi conoscevate la storia di Ida Dalser? 
Avete letto i libri precedenti di Fabiano Massimi? 
Fatemelo sapere nei commenti, 
Buona lettura 📚📚!!