“Ne plus Jamais. Un’anima dipinta” di Samanta Fugazza

Titolo: Ne plus Jamais. Un’anima dipinta 
Autore: Samanta Fugazza 
Casa Editrice: Independently published 
Data uscita: 30 Gennaio 2025 
Pagine: 446 
Genere: Romanzo rosa

Quando le anime gemelle si trovano, non si lasciano mai più. Ne plus jamais, mon amour. 

Se non hai ancora letto “Jamais. Mai senza me. Per sempre insieme a te”, il primo volume, puoi recuperare qui la recensione: https://deborahcarraro97.com/2024/02/10/jamais-mai-senza-me-per-sempre-insieme-a-te-di-samanta-fugazza/

Con “Jamais. Mai senza me. Per sempre insieme a te”, ci siamo emozionati con la bellissima storia d’amore tra Juliette e William, una storia d’amore tragica, proprio come quella di Romeo e Giulietta ma ambientata ai giorni nostri. 
Juliette ha imparato a conoscere l’amore grazie a William, ma a volte il destino è beffardo e crudele, pronto a rovinare ogni cosa. Juliette deve superare la morte di William, causata da un brutto incidente stradale, che ha distrutto il loro amore. 
Cosa accadrà in “Ne plus Jamais. Un’anima dipinta”? Continua a leggere per scoprirlo!!

A tre anni di distanza dall’incidente, Juliette continua a vivere sospesa tra passato e presente, senza riuscire a superare il lutto del ragazzo che amava. L’unica cosa, che assorbe completamente i suoi pensieri è il lavoro. 
Juliette era riuscita a terminare la laurea triennale e poi, aveva frequentato il master in Creative Direction for the Performing Arts. E’ così, che durante uno stage, aveva incontrato Noémi, proprietaria di una delle agenzie artistiche parigine più quotate, nonché suo capo. Noémi ha piena fiducia in Juliette, le affida un incarico molto prestigioso: organizzare la prossima mostra della galleria Grandier. 
Ma non sarà così semplice, perchè prima di organizzare la mostra, Juliette dovrà convincere Monsieur Grandier, che a differenza di sua sorella, non desidera affidare l’incarico a nessuna agenzia. 
Ma Juliette è determinata a dimostrare a Monsieur Grandier, le grandi strategie di marketing dell’agenzia Marie Antoinette per cui lavora. 
Dopo una scortese conversazione telefonica con Monsieur Grandier, Juliette lo incontra personalmente per spiegargli le sue idee. E’ così che Juliette, scopre che Monsieur Grandier è Samael, il ragazzo che tre anni fa aveva incontrato in piscina, il ragazzo che custodisce il cuore del suo William. 

La mia ossessione porta il nome di Samael, la persona che sono quasi sicura custodisca il suo cuore. L’immagine della cicatrice sul suo petto è un tarlo che mi buca la mente, nonostante gli anni trascorsi dallo scontro avuto in piscina con lui. I suoi occhi neri come l’abisso e il tono canzonatorio delle sue parole, “Fai attenzione a come nuoti, piccola sirena”, sono un ricordo fisso nelle mie giornate. E’ fallito il tentativo di approfondire la sua conoscenza, non saprei come rintracciarlo, e questo rende la mia sopravvivenza ancora più amara. 

Juliette vuole conoscere meglio quel ragazzo, inizierà a frequentarlo sempre più spresso, iniziando a provare qualcosa per lui. 
Ma ciò che prova è reale? 
I sentimenti che prova Juliette, sono per William o per Samael?
Juliette è in crisi, si ritrova imprigionata in una lotta molto difficile e complicata tra cuore e mente. 
Chi avrà la meglio? 
Riuscirà Juliette a elaborare il suo lutto e a riprendere in mano la sua vita? 

Il passato è sempre pronto a bussare e a presentarci il conto. Sta a noi decidere quanto e se aprirgli la porta. […]
Sono un uomo che ama l’arte e sa riconoscere le opere preziose e rate. E io ne sto stringendo una tra le braccia, proprio in questo momento…

 

La scrittrice Samanta Fugazza dopo “Jamais. Mai senza me. Per sempre insieme a te”, torna ad emozionare i suoi lettori con il sequel “Ne plus Jamais. Un’anima dipinta”. 
“Ne plus Jamais. Un’anima dipinta”, riporta il lettore a Parigi, la città dell’amore, piena di colori e di bellezze artistiche da mozzare il fiato, dove viva la protagonista Juliette, una ragazza sensibile che dopo la morte del suo ragazzo, vive ancorata nel passato. 
I temi trattati sono la violenza sessuale, il bullismo, le seconde possibilità, l’arte, l’amicizia, il rapporto genitori-figli, il rapporto tra fratelli, la morte, il passato che può condizionare il presente e la vita, che può sorprenderci in modo inaspettato. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, emozionante e commuovente, la scrittrice Samanta Fugazza riesce a descrivere alla perfezione i sentimenti e gli stati d’animo di ogni personaggio coinvolto nella storia, al punto da far affezionare il lettore a Juliette, Samael e Carlotta (fidanzata di Matteo e migliore amica di Juliette). 
Avevo già amato, nel volume precedente, la dolcezza e la sensibilità della protagonista, ma in questo secondo volume, ho potuto conoscere una Juliette diversa, una ragazza che sente di aver perso tutto, anche il suo cuore, che vive nel passato e non riesce a sorridere alla vita. 
Juliette ha la fortuna di poter contare sulla sua famiglia, in questo secondo volume, la protagonista è riuscita a riallacciare il rapporto con il padre Adrien, ma soprattutto ha Carlotta, la sua migliore amica e fidanzata di suo fratello Matteo, che cerca di farle capire l’importanza di vivere e di onorare ogni secondo, ogni minuto e ogni ora la vita. 

Mi stacco da lui e mi accorgo degli occhi lucidi della nonna. Fa sempre così ogni volta che vede me e mio padre insieme e, nonostante siano trascorsi almeno un paio d’anni da quando ho permesso al perdono di restituirmi quel rapporto padre e figlia che prima non avevo mai avuto, lei se ne commuove ogni volta. 
Non è stato un percorso facile, lo ammetto, ma ci abbiamo messo entrambi impegno e volontà affinché i sensi di colpa e il rancore lasciassero il posto all’affetto e alla condivisione delle nostre vite. E’ stata invece un’impresa più ardua riallacciare i rapporti con mia madre e su questo ci sto ancora lavorando. […]
La sua scelta di non svelare la verità sulla violenza da lei subita quando io ero ancora una bambina, è una realtà che non sono ancora riuscita a perdonarle, per lo meno non del tutto. 

I personaggi sono strutturati bene, grazie alle ampie descrizioni inserite dalla scrittrice che permettono al lettore di entrare in empatia con ognuno di loro. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere una storia d’amore, ma anche di lotta e di rinascita. Una storia profonda ed emozionante, che mette in evidenza quanto sia importante vivere senza rimpianti. 
Ringrazio la scrittrice Samanta Fugazza per avermi inviato la copia cartacea del libro, che mi ha permesso di conoscere meglio di Juliette.
Buona lettura 📚📚!!

“La nebbia e il fuoco” di Roberto Cotroneo

Titolo: La nebbia e il fuoco 
Autore: Roberto Cotroneo 
Casa Editrice: Feltrinelli Editore 
Collana: I narratori 
Data uscita: 15 Aprile 2025 
Pagine: 144 
Genere: Romanzo contemporaneo 

La nebbia e il fuoco sembravano irreali. 
Come se i colpi dei mitragliatori non potessero nuocere a nessuno, incapaci di attraversare la nebbia e anche di prendere qualche direzione. Persino le esplosioni sembrava avessero la sordina. Quel pomeriggio nessuno cadde ucciso. Risalita la nebbia si trovarono soltanto i bossoli. Erano una sessantina. I bambini nei giorni successivi li andavano a cercare e li mettevano dentro scatole di latta. Agitando le scatole diventavano strumenti musicali.
La nebbia spegneva il fuoco e la morte si allontanava come un’ombra.

Avete mai riflettuto sulla parola “insegnamento”? 
Quanti di voi, hanno avuto un insegnante che svolgeva con passione il proprio lavoro?
Sì, perchè insegnare non è solo spiegare un concetto, non è solo interrogare e riempire di compiti i propri alunni; insegnare è un insieme di parole, di concetti, in grado di instaurarsi nella mente di bambini, di adolescenti, che determineranno i propri pensieri e il futuro. 
Insegnare è un atto d’amore, è un fuoco che può bruciare subito, talvolta è necessario più tempo, anche anni, per capire a fondo le parole di un vecchio professore. 
Le parole sono un po’ come delle radici profonde, si insinuano in un angolo della nostra testa e al momento opportuno si ripresentano per farci riflettere e ragionare. 
Questo libro racconta la storia di un vecchio insegnate, diverso dagli altri, che ha fondato il suo insegnamento nella libertà, nella libertà di lasciare che i suoi studenti cercassero autonomamente gli autori, le citazioni che menzionava in classe. 

Se tutti quegli autori che aveva tenuto in disparte era giusto vi rimanessero, o ce li lasciava invece per il nostro futuro. Ce li lasciava perchè quel sistema della libertà era fatto di silenzio, e poi di qualche parola per puntellarlo, certo non per riempirlo. 
Sapeva non romperte l’equilibrio anche quando si metteva a spiegare per due ore.
“Il suono umano più perfetto è la parola; la letteratura, a sua volta, è la forma più perfetta di parola. E il cielo sceglie i più sensibili tra gli uomini e li fa risuonare.”

E’ così che il libro viene raccontato da un narratore, attraverso un flusso di pensieri che pensa al suo vecchio insegnate di inglese del liceo. 
Tutto inizia, quando il narratore dopo quarant’anni ritorna ad Alessandria, il paese in cui è nato, ma che proprio per il suo cielo cupo e grigio, rende le persone e i legami diversi. E’ così che il narratore incontra un suo vecchio amico di nome Giuseppe detto “Gepi”, che con l’indifferenza che contraddistingue Alessandria, si avvicina con la sua bicicletta alla voce narrante per raccontare una vecchia storia dimenticata. 
E’ così che il passato riemerge… In pochi minuti, Gepi racconta che il loro vecchio insegnante Aldo, aveva fatto parte della Resistenza. 

“Era una testa calda”, “Si dice che partecipò a una spedizione dove venne ucciso da un colonnello. Anche se doveva essere solo un’azione dimostrativa. Le cose andarono diversamente. Aldo aveva diciannove anni.” 

Dopo aver pronunciato queste poche parole, Gepi si era allontanato, quasi senza salutare, perchè ad Alessandria le persone non si salutano quasi mai. 
Il narratore si ritrova a riflettere sulle parole di Gepi: come erano arrivati a parlare di Aldo? E perchè Gepi, in pochi minuti aveva recuperato dal suo cervello quella vecchia storia? 
E’ così che il narratore si ritrova a compiere un viaggio nella memoria, storica e personale.

Si trattava di dare voce alla storia. E dare voce lascia sempre un residuo di emozione. Su quel residuo sto scrivendo questo libro. Ma so bene che non si tratta di un residuo. Possibile che io ricordi pochissime immagini dentro la classe? E che le parole che Aldo diceva siano entrate così in profondità nel mio modo di pensare la letteratura e la vita da impedirmi oggi di prenderle, isolarle, spostarle, farne un’immagine raccontabile? 
Mi muovo per frammenti. 

Un viaggio nella città in cui è nato, in cui non sente di essere mai stato felice, una città antieroica, quasi priva di misteri. Questa è Alessandria, con le vaste pianure pianeggianti, il cielo grigio pieno di nebbia, che appesantisce anche gli abitanti. 
E’ così che il narratore racconta Alessandria, la descrive con parole dirette, delineando anche i suoi abitanti. 

Alessandria non era una città per Aldo, c’è troppa pianura. Aldo era vissuto fino a sei anni in un luogo di montagne. Le montagne ti mettono di fronte a un problema da risolvere, varcano il tempo e ti rendono invulnerabile. Per questo la guerra partigiana è una storia di montagne, di una natura impervia che ti difende, ti nasconde. Le pianure al contrario sono spazi slavati, semplificano lo sguardo. Tutta Alessandria era uno spazio slavato, semplificato. 
Aldo invece non aveva niente di semplice, niente di prevedibile. 
Ma una cosa c’era, di Alessandria, che gli assomigliava: la nebbia. Anche la nebbia ti nasconde e ti difende. 

Ma Aldo, il vecchio insegnante d’inglese, aveva fatto veramente parte della Resistenza?
E’ impossibile ricostruire con certezza, dato che ai suoi alunni non gliene aveva mai parlato, non ci sono nemmeno documenti scritti, che riportano il suo nome…
Ma ciò che importa, non è tanto arrivare a quella verità, quanto ripercorrere i luoghi della memoria per arrivare alla memoria dei luoghi.
E’ così che il narratore, racconterà della lotta partigiana, della costruzione del primo GAP (Gruppo d’azione patriottica) del Nord Italia, della piccola impresa del nonno a Cittadella, ma anche della Borsalino, un tempo il centro nevralgico della città per la produzione di cappelli in feltro.
E’ così che il narratore giunge al fuoco della nostra mente, delle nostre passioni e dell’insegnamento…. ma non solo, il narratore racconta un episodio molto importante avvenuto ad Alessandria, in cui il fuoco e la nebbia sono stati i protagonisti della guerra di liberazione dai nazifascisti.

Aldo è il silenzio, l’oblio che è un diritto di tutti. Non quello di essere dimenticati, ma quello di lasciarsi ricordare davvero.
E’ l’ultimo soldato, l’ultimo partigiano sulle montagne, che però sa bene che la guerra è finita. 
Ma non vuole stare in prima fila.

Lo scrittore Roberto Cotroneo, autore di molti romanzi di successo come “Presto con fuoco” (1995, Premio selezione Campiello, Premio Fiesole), “Otranto” (1997), “Questo amore” (2006) e “Loro” (2021), giusto per citare qualche suo libro, torna in libreria con “La nebbia e il fuoco”. 
Roberto Cotroneo in “La nebbia e il fuoco”, racconta la storia di Aldo, il suo insegnante d’inglese del liceo che ha alle spalle un passato da partigiano. Cotroneo ripercorre un viaggio, un viaggio alla riscoperta della storia e dell’insegnamento. 
I temi trattati sono la storia, il GAP (Gruppo d’azione patriottica), l’importanza delle parole, il passato, il presente e il futuro, la scrittura, la libertà, Alessandria e l’insegnamento. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, diretto; questo libro non è una biografia, è molte cose, un flusso di parole, di ricordi dello scrittore che ha deciso di raccontare l’importanza dell’insegnamento e come le parole si insediano nella mente. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro in cui l’insegnamento, le parole e la storia sono i protagonisti. E’ così che il lettore imparerà a conoscere Alessandria, ma anche il professore Aldo, un uomo che insegnava la letteratura tra i banchi, senza dare nessun voto. 
Aldo, poneva delle domande ai suoi alunni su alcuni autori da Antonio Tabucchi a Javier Marías, lasciando che le loro parole entrassero nella loro mente, in modo libero. 
Avete mai avuto un insegnante come Aldo?
Fatemelo sapere nei commenti!!
Buona lettura 📚📚!!

“Paolina Leopardi. All’ombra del Poeta” di Francesca Monaco

Titolo: Paolina Leopardi. All’ombra del Poeta
Autore: Francesca Monaco
Casa Editrice: Morellini Editore
Collana: Femminile singolare
Data uscita: 31 Gennaio 2025 
Pagine: 224 
Genere: Romanzo storico 

Nel silenzio della mia camera il nodo del pianto, trattenuto in gola troppo a lungo, inizia a sciogliersi. Il vuoto è già incolmabile e il cuore mi pesa di parole non dette e di gesti non compiuti. […] 
Mi sento confusa, come se un estraneo fosse venuto ad abitare nella mia testa senza chiedermi il permesso. Devo tenermi occupata, devo provare a fare altro per non rischiare di impazzire. 
E allora scelgo l’unica cosa in grado di curarmi.
La scrittura dà voce a ciò che voce non ha e attutisce il vuoto che sentiamo dentro. Me lo ha insegnato Giacomo. La scrittura rende accettabile anche l’aspetto tragico delle cose e io, mai come adesso, ho bisogno di crederlo. 

Tutti conosciamo Giacomo Leopardi, ma cosa sappiamo di sua sorella Paolina Leopardi? 
E’ arrivato il momento di conoscere Paolina Leopardi, e per farlo dobbiamo entrare all’interno dell’austero Palazzo Leopardi a Recanati e tuffarci nel passato!!
Siete pronti? 
Renati è il borgo in cui ogni vicolo, ogni edificio, ogni porta, celebra l’immortalità artistica del grande poeta Giacomo Leopardi. Ed è proprio a Recanati che sono nati Giacomo Leopardi, Carlo Orazio, Luigi e Paolina Leopardi, la protagonista del libro. 
Paolina è l’unica figlia femmina in casa Leopardi, ha avuto la fortuna di ricevere la stessa istruzione ed educazione dei suoi fratelli, grazie al volere del padre Monaldo. 
Il padre Monaldo è un uomo di animo buono, molto severo, che ha sempre posto dinnanzi a tutto, l’istruzione dei suoi figli. In questo libro, viene data a Monaldo una nuova veste, un aspetto più umano, severo e rigoroso, ma che desidera il meglio per i suoi figli. 
La madre Adelaide, è una donna completamente ossessionata dalla religione e dal benessere economico, a discapito dell’amore per i propri figli. Adelaide è colei che comanda e guida Palazzo Leopardi, amministra il patrimonio di famiglia e “comanda” suo marito, e forse, è proprio per questo che Monaldo si comporta così con i suoi figli. 

<<Ho sempre temuto che la quantità esorbitante di tempo che tu e i tuoi fratelli avete passato sui libri fin da piccoli avrebbe finito con il condizionarvi la vita, ma non pensavo che la tua tristezza fosse arrivata a simili livelli. Non esiste soltanto lo studio, non ho mai capito come abbiate fatto a sopportare tutte quelle ore in biblioteca imposte da Monaldo.>>
<<Nostro padre è di animo buono e ci ha sempre amati di un affetto profondo. Severo e dolce allo stesso tempo, è un uomo cocciuto e pieno di pregiudizi, difficile smuoverlo dalle proprie convinzioni. Ha una fiducia eccessiva nella sicurezza del suo pensare, ma è una persona integra moralmente e gli sono grata per averci trasmesso anche l’amore per l’arte, la cultura, il sapere…>>

Paolina è una ragazza molto intelligente, elegante e malinconica, che la rende unica e affascinante. Da sempre Paolina, ha un legame profondo, quasi morboso, con suo fratello Giacomo, che sin dall’infanzia dimostra di essere il genio della famiglia. Paolina ha la fortuna di studiare insieme a lui, di osservare i suoi gesti, ma anche di ricopiare le sue missive, i suoi componimenti. 
Per Paolina, il legame con suo fratello Giacomo è molto simile all’amore, amore che non ha mai avuto la fortuna di provare e ricevere. I suoi genitori, avevano provato ad organizzare il suo matrimonio, ma Paolina desiderava semplicemente essere amata, e anche quando si innamora del suo futuro marito, Raniero Roccetti, Paolina, capisce che lui probabilmente non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti e così manda a monte il matrimonio. 
Paolina vivrà per sempre con il rammarico di non aver provato l’amore, l’amore da lei tanto sognato e venerato. 

Giacomo è il mio Muccio, il mio tutto, ma da alcuni giorni non mi da tregua. Mi suggerisce continuamente di stare più calma e di non disperarmi se tutte le trattative matrimoniali degli ultimi anni sono naufragate. […]
<<Vi siete attivati per trovarmi un marito, e vi ringrazio per questo, ma la causa è disperata. Bisogna prenderne atto. Non voglio saperne più niente. Non voglio sposarmi e non voglio più essere portata a quella specie di mercato. Sono stanca di ingoiare umiliazioni e stufa anche di parlarne.>> 

E’ così che Paolina si dedica alla scrittura, grazie al consiglio di suo fratello Giacomo, che la esorta a scrivere per esprimere i suoi sentimenti e per sentirsi meno sola. 
Ma la vita di Paolina cambia nel 1830, l’anno in cui suo fratello Giacomo lascia Palazzo Leopardi, lascia Recanati per seguire il suo destino di scrittore e poeta. Paolina, a differenza dei suoi fratelli che progressivamente lasceranno Palazzo Leopardi, è costretta a vivere tra quelle mura, per lei, molto simili a una prigione. 
E’ in questo periodo, che Paolina si sente molto sola ma perfortuna, grazie a suo fratello Giacomo, intrattiene una corrispondenza epistolare con Marianna Brighenti, una cantante lirica molto brava a quei tempi. 
Paolina aspetta con ansia le lettere di Marianna, l’unica sua confidente, ad eccezione di suo fratello Giacomo. 
Nonostante lei e Giacomo sono lontani, tra di loro c’è un legame molto forte, una sorta di filo rosso che li unisce e li accompagnerà per tutta la vita (e non solo).
Un giorno, arriva una lettera a Palazzo Leopardi e Monaldo, comunica a sua figlia Paolina, il decesso di Giacomo Leopardi avvenuto il 14 Giugno 1837, presso la città di Napoli. 
Non sarà facile per Paolina, superare, elaborare il lutto, ma il loro legame è più forte di tutto, anche della morte, e lei è certa, che un giorno potrà di nuovo abbracciarlo. 

<<Stavolta si tratta di Giacomo.>>
Soffoco un singhiozzo. 
<<E’ sua quella lettera?>> Sento le forze venire meno. 
<<Sta bene?>> 
Continua a fare cenno di no con il capo. 
<<Paolina, dovremo essere forti…>>
<<No…>> E’ l’unico suono che la mia voce strozzata riesce a emettere, la prima difesa allo strazio che sento arrivare. <<Giacomo no…>> 
E’ ancora troppo il bisogno che ho di lui. 
Di sapere che lui c’è. 
Prima ancora che mio padre trovi il coraggio di dirmi il resto, mi accascio a terra ripiegandomi su me stessa come un vestito abbandonato. 
Perchè è proprio così che mi sento. Abbandonata dall’unica persona da cui mi sia sentita realmente amata. 
Questa consapevolezza permette al dolore di attraversarmi la pelle. 

Alla morte dei suoi genitori, all’età di sessant’anni, Paolina decide di viaggiare e ripercorre tutte le città, i luoghi in cui il fratello ha vissuto: da Pisa (la città tanto amata da Giacomo) a Napoli, il luogo in cui è custodita la sua tomba. 

Qui si chiude miseramente il romanzo di Paolina Leopardi, così splendente nella fantasia e nel cuore, così povero nella realtà.

Non è in mio potere lasciare dopo di me un nome degno di associarsi a quello del nostro Giacomo, né sarei capace di giudicare quelle opere di letteratura. Però ecciterà sempre la mia ammirazione e invidia, qualunque persona del nostro sesso sia in grado di mostrare che noi non siamo nate soltanto per quello cui ci credono destinate gli uomini. 

La scrittrice Francesca Monaco ha pubblicato “Manuale di sopravvivenza agli uomini e ai dolci” (Trenta Editore), “Ormoni e limoni” (Ventura Edizioni), e dopo aver seguito i corsi di scrittura di Sara Rattaro ha pubblicato alcuni suoi racconti nelle antologie “Questione di scelte”, “Ritratti di donne”, “Le Spietate” e “Gli eroi della Shoah” (Morellini Editore). 
La scrittrice Francesca Monaco con “Paolina Leopardi. All’ombra del Poeta”, vuole porre in risalto la figura di questa giovane donna, posta nell’ombra dal fratello Giacomo Leopardi. 
La figura di Paolina è molto importante, è una donna intraprendente, che lotta per la libertà in un periodo molto difficile per le donne. In queste. pagine, Paolina si racconta con una nota di malinconia, ma anche piena di vita e di coraggio. 
Il lettore imparerà a conoscere Paolina, il legame profondo con suo fratello Giacomo, ma anche il rapporto speciale con le donne, come l’amicizia con la cantante lirica Marianna Brighenti, con cui ha scambiato ben 35 anni di lettere. 
I temi trattati sono l’educazione, il rapporto tra genitori, la religione, la morte, l’oppressione familiare, la letteratura e gli studi, l’amicizia e il sostegno tra donne, l’amore tra fratelli e la scrittura, l’unica medicina, l’unica arma in grado di salvarci dalla solitudine. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, profondo, ricco, poetico e superbo, in cui all’inizio di ogni capitolo sono presenti delle missive, tratte dalle lettere tra Giacomo e Paolina, ma non solo. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alle ampie descrizioni inserite dalla scrittrice che permettono al lettore di affezionarsi alla protagonista. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano conoscere una donna straordinaria, molto sensibile ed intelligente, che non ha nulla da invidiare a suo fratello Giacomo Leopardi. 
Ringrazio Sara Rattaro e la casa editrice Morellini Editore, per avermi inviato la copia cartacea del libro che mi ha permesso di conoscere meglio Paolina Leopardi, una grande donna intraprendente, una donna che merita di essere conosciuta e menzionata per le sue doti, per il suo carisma.
Buona lettura 📚📚!!

 

“Tutti gli indirizzi perduti” di Laura Imai Messina

Titolo: Tutti gli indirizzi perduti 
Autore: Laura Imai Messina 
Casa Editrice: Giulio Einaudi Editore
Collana: Supercoralli
Data uscita: 29 Ottobre 2024 
Pagine: 240 
Genere: Romanzo contemporaneo

-Finchè ci sarà qualcuno a scrivere le lettere, vorrei che ci fosse qualcuno qui a riceverle. Vede, dottoressa Katō, le persone hanno bisogno di scrivere. Ho capito che, per alcune di loro, farlo coincide con sopravvivere. […] 
In questi anni, -riprese il direttore,- mi sono imbattuto in tante storie e ho compreso l’importanza del gesto: ci sono persone che vivono meglio quando scrivono all’amante perduto, al padre defunto, al figlio malato oppure a se stesse, nel presente o nel passato. E’ stata un’epifania scoprire quanti io ci sono, uno per ogni anno che viviamo, uno per ogni esperienza che facciamo, e come, sommati insieme, facciano quelli che siamo. Se non avessi letto anziani rivolgersi all’io della prima elementare, oppure giovani donne che scrivevano alle loro versioni future, immaginando il giorno in cui sarebbero diventate mamme… ecco, non ci avrei mai fatto caso. […]
I bambini scrivono ai giocattoli che hanno smarrito, ai compagni con cui per qualche motivo hanno litigato, si rivolgono spesso agli animali di casa, quando, da un giorno all’altro, scompaiono; pongono a sé stessi delle domande enormi e apprendono così la morte. […]
I bambini vivono poeticamente il mondo.

Avete mai pensato dove finiscono tutte le lettere che contengono un indirizzo errato, cancellato o talvolta quelle senza francobollo o indirizzo?
Se vi siete fatti, queste domande, è il momento giusto per conoscere Awashima, una piccola isola del Giappone, in cui si trova un ufficio postale per le emozioni, dove sono custodite lettere destinate a defunti, ad amori mai nati, ma anche di adolescenti vittime di bullismo.
La protagonista del libro si chiama Katō Risa, è una ragazza di ventotto anni, che decide di andare sull’isola di Awashima per svolgere un progetto di ricerca connesso al Dipartimento di Storia e Letteratura dell’Università. 
Risa arriva ad Awashima, in una mattina di primavera dall’aria frizzanti, ed è curiosa di visitare l’ufficio postale alla deriva (questo è il suo nome). Nell’ufficio postale alla deriva sono contenute centinaia, migliaia di lettere molto emozionanti. C’è chi ha scritto al marito che non c’è più, chi al proprio cuscino, chi chiede perdono a una lucertola, a cui da bambino ha rubato la coda, chi si rivolge alla vecchia vicina di casa che gli leggeva libri quando era piccolo, chi manda cartoline alla madre che diventerà, augurandosi di saper trasmettere l’allegria. Il compito di Risa, sarà quello di catalogare tutte le lettere arrivate in dieci anni all’ufficio postale alla deriva. 
Risa ha ereditato dal padre, la passione per il suo lavoro, che ha lavorato tutta la vita come postino. Sin da bambina, Risa osservava il padre portare a casa, una busta piena di lettere, lettere che non era possibile consegnare al destinatario per vari motivi (aveva cambiato abitazione, il codice di avviamento postale era cambiato…), o l’indirizzo si era cancellato ed era quindi illeggibile, oppure non era presente.  
Il padre le aveva spiegato quando era bambina, che le persone scrivono a defunti, a un amore mai nato, anche a sé stessi per stare meglio. Vi erano anche delle lettere in cui era assente il francobollo, e il papà di Risa lo acquistava e lo applicava sulla busta, in modo da far arrivare la lettera al destinatario. 
E’ proprio grazie a suo padre, che Risa ha imparato la dedizione e la tenacia con cui ci si può prendere cura delle cose e delle persone. 

-Ma queste lettere sono diverse. L’indirizzo non esiste più.
-Non esiste più?
-No, non c’è. Oppure, se anche era scritto, ormai non lo si riesce più a leggere. Come questo, guarda. 
Le mostrò una busta di cartoncino scuro su cui erano sparse macchie irregolari. Pareva che qualcosa (dell’acqua?) fosse precipitato nel mezzo e avesse spinto l’inchiostro ai bordi.
-Sono lettere in cui è illeggibile sia l’indirizzo del mittente che del destinatario, oppure non è stato proprio scritto.
-Se lo sono dimenticato?
-Forse…o lo hanno intenzionalmente omesso.
-E allora a chi scrivono?
-A qualcuno che c’è… ma di cui non sanno l’indirizzo.
Risa strabuzzò gli occhi:-Qualcuno che c’è? 
-Si, per loro c’è. Sentono forte il bisogno di comunicare con quella persona, così forte che scrivono anche se non hanno più un indirizzo. […]
-E tu che fai allora?
-A volte si può risalire alla persona e cercare l’indirizzo giusto. In quel caso, si riesce a recapitare la busta. Però, quando è più leggibile neppure il nome o il codice di avviamento postale, lì c’è poco da fare. Ah, succede anche che alcuni si dimentichino di incollare il francobollo. 
-Che succede se lo dimenticano?
-In realtà, anche a quello si può rimediare. 
-Li metti tu, vero?
Il padre annuì, affrettandosi ad aggiungere-Ma li pago, non li rubo. Metto sempre i soldi in cassa. 
-Vedi,-riprese l’uomo, porgendo un’altra busta alla figlia,-il problema più grande è quando il destinatario non è scritto, come qui. In questo caso, la lettera proprio non parte.
-Non saprebbe dove andare.
-Esatto, non saprebbe dove andare. […]
-E le lettere allora? Cosa si fa? 
-Nulla, si raccolgono, si aspetta che venga qualcuno a reclamarle e, se nessuno si fa avanti, si smaltiscono. 
-Si smaltiscono? 
-Significa che si distruggono.
-Che brutto! 
-Sì, è molto brutto. E’ per questo che papà le tiene da parte, -mormorò l’uomo sfregando tra i polpastrelli la carta. -Alcune sono molto preziose […]
Ci sono dentro cose ancora più importanti dei soldi. Cose che la gente normalmente non riesce a dire a voce e allora le scrive.

Sua madre invece, era una donna che aveva sofferto e quando Risa aveva nove anni, la sua testa aveva preso una direzione diversa. La madre le diceva parole magiche per evocare le creature del bosco e il cui sguardo offuscato si accendeva all’improvviso su ciò che agli altri restava invisibile. Sua madre le aveva insegnato a guardare attentamente la natura, a provare curiosità verso tutto ciò che non si conosce perchè “è dall’incontro con gli sconosciuti che può nascere lo straordinario.”
Ma in realtà, Risa si trova ad Awashima per altri motivi personali, che non ha rivelato né al padre né agli abitanti dell’isola, l’unica persona a cui lo ha rivelato è la sua amica Sayaka. 
Per anni, Risa ha conservato un segreto: leggere le lettere che sua madre le ha scritto per anni. 
E’ così che cerca tra le migliaia di lettere, lettere piene d’amore, rimpianto, riconoscenza, biasimo e gioia. 
Chissà, se tra queste lettere, riuscirà a trovare quelle indirizzate a lei da parte di sua madre?

-Per principio io non credo nella parola <<fallimento>>, è un’espressione che non tiene conto di tutto il tempo che viene prima e di tutto il tempo che verrà dopo,- rispose rapida Risa. -Tuttavia le vite sono sempre riassunte in pochissimo e sì, probabilmente è ingiusto. Ma è solo così che ci si racconta. Non puoi dare i dettagli completi di una storia a una persona e aspettarti che quella ti ascolti e soprattutto che ti capisca. 

La scrittrice Laura Imai Messina dopo il grande successo nel 2020 di “Quel che affidiamo al vento” (Piemme), un vero e proprio caso editoriale, tradotto in oltre venti lingue, ha pubblicato altri libri come “L’isola dei battiti del cuore” (Piemme, 2022), “Tokyo tutto l’anno. Viaggio sentimentale nella grande metropoli.” (Einaudi, 2021/20222), “Le vite nascoste dei colori” (Einaudi, 2021/2022) e “Il Giappone a colori” (2023/2024). 
La scrittrice Laura Imai Messina torna in libreria con “Tutti gli indirizzi perduti”, utilizzando il suo stile poetico, profondo ed intenso per portare il lettore ad Awashima, una piccola isola nel mare interno di Seto, che ha una forma di un’elica e non più di centocinquanta abitanti. Awashima è un luogo magico e prezioso, dove ogni lettera è piena di pathos e sentimenti. 
Ogni lettera, racconta una storia che porterà il lettore a fare un vero e proprio viaggio, talvolta un viaggio introspettivo verso i nostri pensieri più intimi. 
I temi trattati sono i rapporti umani, imparare ad accettare e a lasciare andare, la fragilità dell’animo umano, talvolta confusa come se fosse una malattia, le lettere, la scrittura, gli sconosciuti, la natura, la poesia e l’amore. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, delicato, poetico, profondo ed intenso, pieno di pensieri meravigliosi che racchiudono il significato della vita e delle relazioni umane. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alle ampie descrizioni inserite dalla scrittrice, che permettono al lettore di entrare in empatia con ognuno di loro. Mi è piaciuto molto il padre di Risa, un uomo dedito al suo lavoro, che crede fermamente che si possono salvare le persone e le cose, ed è ciò che fa lui, salvando le lettere dalla macerazione, portandole direttamente a casa. Questo passaggio, questo “atto”, del padre di Risa è molto importante, perché si capisce il valore e l’importanza di scrivere, di scrivere per sé stessi, per stare meglio e la scrittura assume un valore quasi sacro. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro in cui la scrittura, prende il sopravvento e mostra al lettore l’importanza e il valore, di scrivere una lettera, che è ben diverso da un’email. Una lettera, possiede parole scelte con cura, nei minimi particolari, richiede tempo per scriverla, ma anche per inviarla e aspettarla.
In un mondo in cui la tecnologia ha praticamente cancellato le lettere, questo libro ci fa tornare indietro nel tempo, in un mondo in cui le relazioni umane avevano più importanza di tutto il resto.
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che desiderano emozionarsi, a chi desidera esplorare ogni sfaccettatura dell’animo umano.
Vi piacerebbe visitare Awashima?
Vi piacerebbe visitare l’Ufficio postale alla deriva? 
Fatemelo sapere nei commenti, 
Buona lettura 📚!!

“Non ti innamorare degli amanti” di Anna Dalton

Titolo: Non ti innamorare degli amanti
Autore: Anna Dalton 
Casa Editrice: Bompiani 
Collana: Narratori italiani
Data uscita: 19 Marzo 2025 
Pagine: 272 
Genere: Romanzo contemporaneo 

E questo è l’inizio della mia storia. 
Chi sono io non è importante, ma se vi fa piacere ve lo dico.
Mi chiamo Eva Marsili. 
Eva come quella Eva, quella del peccato originale. 
Io non credo in Dio e nemmeno nel peccato. […]
Mi chiamo Eva Marsili e tutto ciò che mi è accaduto dopo l’incontro con l’Angelo è scritto in questo libretto che vale nulla, perchè nulla vale se lo si legge con gli occhi chiusi. 
Io, dopo averlo conosciuto, ho aperto gli occhi.
E aprire gli occhi non sarebbe una cosa bella per molti, ma ho imparato che non siamo tutti uguali. 
C’è qualcuno, ho scoperto quel giorno in quel parco di quella villa, in quella sera d’estate dove casualmente la mia vita mi aveva portato, c’è qualcuno che è ancora più diverso degli altri. 
Io, quando l’ho incontrato quel qualcuno, il mio, ho avuto l’accortezza di non perderlo. […] 
L’attenzione non sta nell’aiutare la spiga a entrare, quello lo fa da sola, la vera dedizione, ciò che noi, ospiti, prescelti, dobbiamo assicurarci di fare è non toglierla. Stare fermi. 
Accoglierla.
Questa è la storia di come ho imparato ad accogliere.

La protagonista del libro si chiama Eva Marsili, vive a Roma e lavora come traduttrice presso “l’Editoriale de la Ladra Editrice”.  La direttrice dell’Editoriale è Enrica, una donna rigorosa nel suo lavoro, appassionata di astrologia, che aveva assunto Eva, dopo averle domandato: Di che segno sei? 
Eva Marsili è del segno della Vergine, ma a lei non interessa dell’astrologia e non crede nemmeno in un Dio, i suoi genitori avevano deciso di non battezzarla per lasciarla libera, libera di scegliere cosa fare. 
Ma Eva, in questo momento della sua vita, non si sente libera… 
Sono tre mesi, che Eva è impegnata con una nuova traduzione del “Conte di Montecristo”, tre mesi di duro lavoro andati in fumo a causa di un litigio con il suo ragazzo. 
Eva è fidanzata da molti anni, con Lui, così viene chiamato all’interno del libro. Lui rappresenta tutto per Eva, è la sua famiglia, soprattutto da quando i suoi genitori sono morti sette mesi prima.  
Eppure per Lui, Eva è troppo lenta, disordinata e quando Lui non trova qualcosa in casa, la colpa è esclusivamente di lei. 
Per questo motivo, i due avevano litigato e Lui aveva scaraventato il computer di Eva per terra, rompendolo in mille pezzi perché non trovava un documento importante di lavoro. 
Eva deve ricominciare dall’inizio con la traduzione del “Conte di Montecristo”, anche se soffre ancora per la perdita dei suoi genitori, anche se Lui, il suo grande amore e la sua unica famiglia, non la capisce. 

Non parlavo molto del mio rapporto con Lui, né al lavoro né fuori, ero cresciuta con l’idea che ciò che succede in famiglia rimane in famiglia. E Lui, dopo anni di vita insieme, era la mia famiglia. Che mi mettessi paura non contava. Anche mio padre mi metteva paura, a volte. Eppure mica era mai successo niente di male, mica eravamo finiti sul telegiornale. 
Alla fine, la paura era mia, era solo una colpa mia. 
Ma era successo, negli ultimi anni, qualcosa di strano.
Un cambiamento che forse aveva radici lontane e che, come tutte le cose che mi riguardavano, era accaduto lentamente. Perchè io ero lenta. Facevo piano. Accettavo le cose solo esplorandole un pochino per volta, soffermandomi sempre un po’ più del dovuto. 
Lui, la mia lentezza, la odiava. O forse odiava me. 
Passava le sue giornate a dirmi che mi amava, a ripetermi che mi desiderava da morire, però poi.
Era il suo sguardo, a volte. Bastava quello a farmi capire. Gli si riempivano di tensione gli occhi, le pupille si dilatavano. 
Negli anni avevo imparato come comportarmi per evitarle, quelle pupille.

Ma una sera d’estate, nel parco di Villa Sciarra, Eva incontra l’Angelo, colui che la guiderà, ascolterà e proteggerà da tutto, anche dagli amori sbagliati. 
L’Angelo non vuole nulla da lei, se non ascoltarla, appassionarsi alla sua vita, esortarla a cercare, a volere di più. Le dà solo un consiglio, che suona come un ordine: non ti innamorare degli amanti.

Ma Eva, questo consiglio, non sa rispettarlo…
E grazie all’Angelo, troverà il coraggio e la forza di lasciare Lui, con cui aveva una relazione sbagliata e possessiva. 
Eva è disposta a mettere tutto in discussione, a provare dolore per tutto il tempo che le serve a metabolizzare la fine della relazione con Lui. 

Lo avrei fatto, di mangiare, di guarire, ma con calma. Avevo addosso una sensazione strana. E si era fatta strada in me una certezza: non dovevo aggiustarlo subito, il vaso rotto. 
Non volevo precipitarmi a prendere della colla per unire i pezzi e farlo funzionare di nuovo, metterci dentro l’acqua e dei fiori freschi. Non c’era fretta. Non dovevo rendere conto a nessuno, nemmeno a me stessa. 
Volevo studiarli ancora un po’ i miei cocci, vedere di che cosa erano fatti. 

L’Angelo le starà vicino come una guida, sarà un cammino difficile e tortuoso ma Eva, decide di ascoltare il suo consiglio: inizia a leggere le poesie. 

La poesia non giudica e concede spazio a tutti.
La poesia si può comprenderla solo dopo che le cose si sono rotte. 
Prima no.
Prima scivola,
Ci vogliono le crepe per farla entrare.

E’ così che Eva, seguirà il prezioso consiglio dell’Angelo, ritrovando nelle poesie la cura per il suo dolore. 

Quanto coraggio serve per vivere, però, mica me l’avevano detto.

La scrittrice e attrice Anna Dalton, dopo aver esordito nel 2018 con “l’Apprendista geniale” (Garzanti), cui sono seguiti “La ragazza con la parole in tasca” (2019), “Tutto accade per una ragione” (2020), e “Le tre figlie” (2022), torna in libreria con “Non ti innamorare degli amanti”. 
“Non ti innamorare degli amanti” è un romanzo intenso, profondo e “spirituale”, che bisogna leggerlo attentamente, lasciandosi trasportare dalla storia e dai messaggi contenuti all’interno della trama. 
La scrittrice Anna Dalton, inserisce nella storia la figura dell’Angelo, una vera e propria guida per la protagonista, dai tratti Faustiani come un Lucifero innamorato, capace di salvare dalle onde del disamore la giovane donna che incontra in una sera d’estate. 

Un Angelo è una creatura che guida. 
Un Angelo è una creatura che protegge. 
Un Angelo è una creatura che ascolta. 
Un Angelo è una creatura che non ha le ali. 
Ma ha delle braccia così magre che non riuscirebbero a sollevarlo da terra nemmeno per gioco. Un Angelo ha dei denti imperfetti che si accavallano un pochino sul davanti. 
Ha un fiato leggero, delle orecchie grandi, un collo rasato male. 
Ci sono delle cose che un Angelo fa e che non sapevi si potessero fare. Le fa al tuo corpo ma anche alla tua anima e scopri, forse, che sono la stessa cosa.

I temi trattai sono il desiderio, l’amore, l’anima, il corpo, la fede cristiana, l’astrologia, l’amicizia, la morte dei genitori, i libri, il dolore, la violenza sulle donne e i primi segnali “di allarme” da parte di un uomo violento, la rinascita, la felicità e ascoltare sé stessi. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, intenso, emozionante, poetico e travolgente. Il lettore si ritroverà a vivere ogni emozione, tormento della protagonista, lasciandosi guidare dalla forza travolgente delle parole. 
I personaggi sono strutturati molto bene, grazie alla scelta della scrittrice di descrivere minuziosamente ogni loro emozione e tormento. 
E’ un libro che si legge velocemente, tutto d’un fiato, grazie alla scelta della scrittrice di costruire la trama con frasi brevi, dirette, in grado di entrare nel cuore e nell’anima del lettore. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro emozionante, struggente, riflessivo, in grado di stravolgere completamente la vostra anima. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che stanno affrontando un periodo difficile, a chi ha bisogno di vedere un fascio di luce in un mondo dominato da ombre… la scrittura di Anna Dalton sarà per voi, una cura per ritrovare la vostra felicità. 
Buona lettura 📚📚!!

“La ragazza senza radici” di Cristina Caboni

Titolo: La ragazza senza radici 
Autore: Cristina Caboni 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Edizione: 2
Data uscita: 22 Ottobre 2024 
Pagine: 288 
Genere: Romanzo contemporaneo 

La figura sovrasta le altre. Un uomo alto e biondo. Lo segue con gli occhi. C’è qualcosa in lui, nel modo in cui cammina, nel modo in cui affronta lo spazio, che l’affascina.
Un ricordo affiora. Un altro uomo. Un altro tempo.
Il cuore prende a batterle forte. 
<<Non è possibile>>, si dice. <<Non è possibile>>, ripete. Eppure, continua a fissare lo sconosciuto che adesso si volta e l’osserva a sua volta. Gli occhi, le labbra sottili, l’espressione grave che in un istante diventa beffarda e derisoria. […]
<<Era lui, Nikolaj. Era mio figlio.>>
Riccardo apre la bocca, poi la chiude. Le sorride. C’è una pena infinita nei suoi occhi.
<<Miranda, tuo figlio è morto.>>

La narrazione si sviluppa nel 2007, tra Sanremo, Nizza e Parigi. La protagonista del libro si chiama Adeline Weber, una ragazza che lavora presso gli archivi del comune di Nizza. 
Adeline era molto brava nel suo lavoro, oltre ad incrociare i dati statistici, si lasciava guidare dalla passione della sua occupazione, al punto da farsi coinvolgere nella vita delle persone che si recavano in comune alla ricerca di un genitore, un figlio o un parente. 
Ma una mattina, si presenta in comune una donna anziana di nome Miranda Gravisi Barbieri, che vuole avere informazioni su un figlio che credeva morto alla nascita. Miranda vive a Sanremo, insieme a suo marito Riccardo, e in occasione del concorso enologico tenuto nella sua proprietà, la donna aveva incrociato lo sguardo di un uomo alto e biondo. Miranda l’ha riconosciuto subito: è Nikolaj, suo figlio. Quando, Miranda aveva partorito era minorenne, non era sposata e aveva dato alla luce un bellissimo bambino di nome Nikolaj. Purtroppo, dopo qualche ora dal parto, le condizioni di salute di Miranda si erano aggravate, tanto da entrare in coma e al suo risveglio, le avevano comunicato che suo figlio Nikolaj, era morto. Da allora, Miranda ha cercato di superare il dolore della morte del figlio, rifugiandosi nella sua tenuta e nella vigna. 
Ma adesso, Miranda vuole conoscere la verità, sente che suo figlio Nikolaj è vivo. Per questo motivo, Miranda si era recata in comune a Nizza, per avere informazioni su suo figlio. 

Miranda si lasciò abbracciare. Era quello il rimedio per un cuore spezzato: l’amore e gli abbracci. E lei, per fortuna, li aveva entrambi. Così, mise da parte la disperazione che continuava a stringerle la gola, la relegò nel luogo in cui l’aveva confinata anni prima, nel momento in cui aveva deciso di vivere. Continuava a sentirla, naturalmente. Era là, ai limiti della coscienza. Ma ora al dolore profondo e antico della perdita si era unita un’ombra, vischiosa, oscura e gelida; erano l’incertezza, il sospetto e il dubbio che qualcuno le avesse portato via suo figlio. 
Ma perchè? Chi avrebbe potuto farle una cosa tanto crudele? 
Non riusciva a concepire una tale mostruosità. Forse le cose erano andate diversamente. Forse c’era una spiegazione. 
E poi comprese che non le importava. 
Voleva solo ritrovare suo figlio.

E’ così, che Miranda conosce Adeline, che l’aiuterà a trovare suo figlio, lasciandosi trasportare dalla storia del suo passato. Adeline, sa che non dovrebbe assecondare le richieste di Miranda, perchè il passato è passato e va lasciato dov’è. E questo Adeline lo sa bene…
Adeline è cresciuta in una casa famiglia, non ha mai conosciuto i suoi genitori che l’hanno abbandonata appena nata. Non è stato facile per Adeline, ma adesso è una donna realizzata e non deve voltarsi indietro, come continua a ripeterle il suo amico e assistente sociale Damien Martinelle. 

<<Se anche la questione di questo presunto figlio fosse vera, e ho qualche dubbio, cosa avrebbe a che vedere con te?>> 
Adeline battè le palpebre. Perché le faceva quella domanda? Damien conosceva il suo passato, sapeva che era stata abbandonata dalla nascita. Sapeva anche che trovare la sua famiglia d’origine era stato il suo unico obiettivo per molto tempo finché… […]
Per un istante pensò di opporsi, di dare voce all’emozione sorda che la spingeva a ribellarsi a quelle parole. Poi chinò il capo, le dita che si intrecciavano nervosamente. Spinse con la punta della scarpa una pallina, si chinò e la prese in mano stringendola forte. 
Damien aveva ragione. Era tutto vero quello che le aveva detto. 
Il passato non aveva importanza. 
Glielo aveva promesso. Lo aveva giurato quando si era lasciata Parigi alle spalle e aveva iniziato una nuova vita, là a Nizza.

Damien è “l’unica famiglia” di Adeline, per lei è una guida, un faro e un padre. Ma questa volta, Adeline non riesce ad ascoltare le parole di Damien, e decide di aiutare Miranda. In lei, nota la sua stessa emozione, disperazione, lo stesso dolore che prova da quando è nata. 

Eppure, mentre Damien le stava dicendo esattamente quello che lei voleva sentire, qualcosa infondo alla sua anima si era ribellato. Le aveva scalpitato dentro raggiungendo la superficie della volontà: speranza… brillante, profonda e potente. Suo malgrado si era sentita come in passato, mentre, nel buio della notte, circondata dai respiri degli altri bambini, immaginava che presto la sua mamma sarebbe corsa da lei e, dopo averla abbracciata, l’avrebbe riportata a casa. Al luogo a cui apparteneva, dove la sua famiglia l’aspettava. 
Ci aveva creduto così tanto che, non appena ne era stata capace, l’aveva cercata lei stessa, la sua famiglia. Per molto tempo quello era stato il suo unico obiettivo… ecco perchè si era sentita così vicino a Miranda. In lei aveva visto sé stessa. Il medesimo tormento, lo stesso dubbio feroce.

Adeline, da sempre affascinata alla genealogia, inizia a frugare tra vecchi documenti e carte dimenticate alla ricerca di un’indizio, di qualcosa che porti a Nikolaj. Ad aiutarla, sarà proprio il suo ex ragazzo, nonché il suo nuovo capo di nome Juan. 
Sarà l’occasione per Adeline, di analizzare sé stessa, di smettere di vergognarsi del suo passato e di iniziare ad aprirsi… 
Riuscirà Adeline ad accettare il suo passato? 
Riuscirà a raccontare a Juan, che i suoi genitori l’avevano abbandonata?
Riuscirà a trovare Nikolaj? 
Ma Adeline, non sa che ogni famiglia nasconde dei segreti, dei segreti che possono mettere tutto in discussione. 

Quanto potevano essere banali le parole, quanto era immenso e sconfinato ciò che nascondevano. Avrebbe voluto dirgli che le era mancato ogni giorno, che dopo di lui non c’era stato nessun altro con cui avesse voluto trascorrere più di una sera. Voleva dirgli che le dispiaceva per come era andata tra di loro e che con lui era stata felice. Invece si affrettò a prendere le sue cose. Allora sentì un lieve spostamento d’aria seguito dal tonfo della porta che si chiudeva. 
La tentazione di tornare indietro e continuare a parlare con Juan era forte, troppo. Lui ci aveva visto giusto, era stata a un soffio da abbracciarlo. 

Adeline si voltò, il cuore in subbuglio. Lui la guardava come se le leggesse dentro, come se riuscisse a vedere le parti che lei cercava disperatamente di nascondere, di riportare all’ordine, di ridurre al silenzio.

La scrittrice Cristina Caboni, dopo l’incredibile successo del libro “Il sentiero dei profumi”, un bestseller venduto in tutto il mondo, adorato dai lettori e dalla stampa, che ha conquistato la vetta delle classifiche italiane e straniere, torna in libreria con “La ragazza senza radici”. 
“La ragazza senza radici” racconta una storia emozionante, intensa, molto commuovente, incentrata sul passato e sulle proprie radici, che definiscono e determinano ciò che siamo. Questo, vale anche per la protagonista Adeline, che si sente diversa e smarrita, perchè non conosce le sue radici. 
La scrittrice Cristina Caboni con “La ragazza senza radici”, torna ad emozionare i suoi lettori, con una nuova storia emozionante e profonda. 
I temi trattati sono le relazioni, l’amore, il passato, la casa famiglia, la morte, il vino e la vigna, l’amicizia, la famiglia, il senso di abbandono, la Seconda guerra mondiale, il nazionalismo e le radici, che determinano chi siamo. 

Adeline si irrigidì. Aveva fatto delle ricerche, sapeva che dopo la Seconda Guerra Mondiale, molti italiani erano stati cacciati dall’Istria e i loro averi confiscati e nazionalizzati. Sapeva anche che i genitori di Miranda erano scomparsi. […]
<<C’era chi credeva davvero nel nazionalismo, nella proprietà collettiva, e poi c’era chi desiderava unicamente vendicarsi e non solo dei torti subiti: era gente violenta, per incorrere nella loro rabbia bastava portare un nome diverso. Appartenere a un’etnia differente[…]
Le persone tendono a riunirsi in gruppi omogenei, si sentono al sicuro all’interno di quei confini, e così facendo escludono gli altri. E’ facile, in seguito, incolparli delle proprie miserie. Comodo, no? […]
Quella gente… non li dimenticherò mai. 
Arrivarono con dei carri e trasportarono all’interno della mia casa dei miei genitori, i loro mobili. C’erano donne che si contendevano gli abiti di mia madre, si pavoneggiavano con i suoi gioielli. […]
Ero furiosa, io… non so cosa mi prese, ma iniziai a urlare, a strappare loro ciò che avevano rubato.

La narrazione è in terza persona, in cui quasi ogni capitolo viene raccontato dalla protagonista Adeline, ma sono presenti anche dei capitoli narrati da Miranda. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, appassionante, profondo, emozionante e commuovente, che evidenziano le relazioni (da quelle familiari, a quelle amorose e d’ amicizia), ma anche le radici profonde di ognuno di noi. 
Ho apprezzato molto, l’idea della scrittrice di inserire all’inizio di ogni capitolo, delle frasi inerenti alla storia e ad alcune curiosità sul vino. 

Tutto possiede un’anima, ne è convinta. Nel caso del vino si tratta di una serie di elementi che si combinano nel terroir, un insieme di fattori ambientali e umani che interagiscono determinando la sua unicità. Chi pensa che il vino sia una semplice bevanda ottenuta dalla fermentazione del succo d’uva si inganna. E’ ben altro: identità, tradizione, natura, abilità. Ma soprattutto mistero. 
Perchè tocca l’anima e la conduce in luoghi inesplorati, dove tutto è possibile. 

Grazie a Miranda, il lettore esplorerà anche il mondo affascinante del vino, della coltivazione della vite, che fanno da sfondo alla storia, una storia che racconta di tutti noi, perchè tutti siamo un intreccio di relazioni, legami familiari e affettivi. 
I personaggi sono strutturati bene, molto profondi ed emozionanti, come la storia raccontata dalla protagonista Adeline, in grado di entrare nel cuore del lettore. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano un romanzo profondo, emozionante ed intenso, incentrato sulle radici e sulla famiglia. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che vogliono perdersi nella coltivazione della vite, vi sembrerà di sentire il profumo del vino “speciale” che Miranda ha regalato ad Adeline, un vino pregiato che riposa sul fondale sabbioso del mare, cullato dalle onde. 
Lasciatevi travolgere dalla scrittura delicata di Cristina Caboni… non ve ne pentirete!!
Buona lettura 📚📚!!

“Nelle tue mani, nella sua pelle” di Marco Bocci

Titolo: Nelle tue mani, nella sua pelle 
Autore: Marco Bocci
Casa Editrice: Salani Editore 
Collana: Le Stanze 
Edizione: 2 
Data uscita: 28 Gennaio 2025 
Pagine: 256 
Genere: Thriller 

Mi hanno sempre detto che mi lasciavo suggestionare dalla fantasia, che non vedevo la realtà per quella che era. E di solito erano gli uomini a dirlo, per impormi il loro punto di vista. Ma anche le donne mi puntavano spesso il dito contro, lo so, ne sono certa, l’ho sempre saputo. Non rientravo negli schemi, questa la mia colpa.
Divoravo la vita senza mezze misure.
Le mie reazioni erano eccessive e negli anni mi sono sentita dire di tutto, “sei psicopatica”, “sei bipolare”, “sei dipendente affettiva”, “hai manie di persecuzione”.
Abbiamo tutti bisogno di attenzioni, tutti vogliamo sentirci accolti, apprezzati, desiderati oltre ogni limite, anche se pochi lo ammetterebbero; con me però l’asticella si alzava rispetto alla norma, e chi veniva amato da me veniva travolto dall’amore, sommerso di premure e di passione. 
Dopo di me c’era il nulla, chi provava il mio amore non trovava altro amore al di fuori del mio.

La protagonista del libro si chiama Laura, una donna di quarant’anni, che ha alle spalle un passato turbolento e la narrazione si concentra sulla sua “doppia” vita. 
Laura dopo essere stata in terapia con Anna, è riuscita a riemergere e a chiudere la relazione tossica e morbosa con Manolo. La loro relazione si basava dalla gelosia alla droga, di ogni tipo, e tanto, tantissimo sesso provocatorio, per colmare ogni problema e fragilità. 

Manolo riusciva a darmi tutto: quello che chiedevo, quello di cui avevo bisogno senza chiedere, quello che voleva la mia anima e quello che chiedeva il mio corpo.

Ma un giorno di sette anni fa, Laura e Manolo avevano deciso di andare al cinema per guardare il film “Natural Born Killers”, ma quella sera accadde una tragedia che modificò completamente la loro vita. 
Dopo aver fatto sesso nel bagno del cinema, uno sconosciuto era entrato “accidentalmente” nella stanza, e avendo osservato un secondo di troppo “la sua” Laura, Manolo che provava da sempre una gelosia ossessiva, lo aveva ammazzato brutalmente.
Laura è riuscita a “chiudere” con il passato e ad essere felice, insieme a Francesco e al loro bellissimo figlio di nome Manuel. Francesco è un uomo di quarantacinque anni, originario di Cortona, che desidera diventare uno scrittore, anche se per ora dedica tutto il suo tempo a correggere e leggere i libri degli altri. 
Laura non ha mai riferito a Francesco il suo passato turbolento, pieno di inquietudine, vergogna, tossicodipendenza ed eccessi; ma soprattutto, non ha raccontato la storia con Manolo, il suo ex ragazzo che dopo aver ucciso uno sconosciuto era stato arrestato.
Francesco è l’uomo ideale per Laura, è molto attento, romantico, affidabile e la fa sentire protetta e al sicuro. 

Mi piaceva osservare la gente, avevo scoperto, fantasticare sulla vita e le abitudini dei passeggeri. Una licenza che però mi concedevo solamente il venerdì, quando quella solita mezza dozzina di libri che mi portavo sempre appresso veniva sostituita da sette rose rosse: una per ogni anno che avevano passato insieme. 
Una rosa ogni venerdì del primo anno, due rose ogni venerdì del secondo, e così via fino a sette. Sette anni, sette rose. 
Le aspettava ogni volta come una bambina, non la vedeva mai come una routine, non sapeva abituarcisi, sorrideva commossa e imbarazzata come se ogni volta fosse stata la prima. 
Non si aspettava mai nulla Laura, tutto quello che le arrivava dalla vita e dalla nostra storia riusciva a viverlo con un’ingenuità e una gratitudine quasi commuoventi. […]
Si lasciava sorprendere come una bambina che vede la neve per la prima volta. Senza vizi di forma, senza pregiudizi.

Ma una mattina, Laura trova l’I-pad di Francesco e per puro caso, legge qualche pagina della bozza del suo romanzo, la cui protagonista sembra descrivere proprio lei, la Laura burrascosa del passato, quella di cui in teoria, il suo compagno non dovrebbe sapere niente. 
Come è possibile?
Possibile che l’abbia spiata?
Che abbia violato i suoi segreti?
O questa è soltanto una di quelle fantasie di cui tutti l’hanno sempre accusata?
“Sei egocentica, sei paranoica, hai manie di persecuzione…” ; ma questa volta Laura è sicura di non essere lei il problema. 
E mentre se lo chiede, in un venerdì in cui ogni singolo evento sembra prendere una piega inattesa e straniante, il destino ha in serbo per lei un’altra sorpresa: Manolo è uscito dal carcere, ed è di nuovo libero. 

<<Manolo, Laura. Manolo è uscito.>> 
Non parlai più. Avevo passato anni a chiudere quegli scatoloni ed erano bastate due parole a paralizzarmi. Il cuore cominciò a battere così forte che lo sentivo nelle orecchie, il mio corpo implodeva. […]
Cominciai a vederlo davanti ai miei occhi, anzi a immaginarlo, libero, finalmente libero e solo, bello come un tempo e folle più di prima, e sentii una strana sensazione di gelosia esplodermi nelle viscere. 
Mi ritrovai catapultata dentro la nostra storia come se non fosse mai finita, come se fosse ancora presente, e cominciai a urlare.

Manolo dopo sette anni di carcere, è pronto a riprendersi la “sua” Laura e organizza un piano per riconquistarla. Ma Manolo non sa che la “vecchia” Laura non esiste più, al suo posto c’è una donna più forte, che è riuscita a disintossicarsi da lui e da tutte le dipendenze. 
Riuscirà Laura a scoprire come ha fatto Francesco, a conoscere la storia nei minimi dettagli? 
Che cosa accadrà? 

Quando lo incontrai per la prima volta c’era una voce lontana, dentro di me, che mi metteva in guardia perchè le mie barriere si stavano abbattendo e i miei punti certi stavano crollando. Quella voce non sapevo da dove venisse, ma era una voce sincera, affidabile, una voce che mi intimava: ferma, piano, aspetta, torna a casa e prendi fiato.
Una voce che sapevo di dover ascoltare, ma il mio corpo non era più governabile.

Marco Bocci, l’attore di teatro, cinema e televisione, nel 2019 ha esordito come regista e sceneggiatore del film “A Tor Bella Monaca non piove mai”, tratto dal suo primo romanzo, a cui è seguito nel 2022 “La caccia”. 
Marco Bocci con “Nelle tue mani, nella sua pelle”, scala le classifiche e conquista qualsiasi lettore. 
“Nelle tue mani, nella sua pelle” è un vero e proprio viaggio nella psiche dei tre personaggi, Laura, Manolo e Francesco, che si raccontano in prima persona, capitolo dopo capitolo. 
Il lettore resterà intrappolato nella narrazione, ricca di mistero, suspence, inquietudine che aumenta pagina dopo pagina, fino ad arrivare all’apice. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, emozionante, a tratti angosciante, ricco di monologhi introspettivi che permettono al lettore di affezionarsi ai tre personaggi. 
I temi trattati sono l’animo umano in ogni sfaccettatura, la sindrome dell’abbandono, la droga, le relazioni tossiche, la psicologia e la chimica delle relazioni e i modi in cui le persone si seducono, si usano e manipolano la realtà. 

Abbandonata. Mi sentivo abbandonata, la stessa sensazione che avevo provata ogni giorno della mia vita. 
Sindrome dell’abbandono la chiamavano. […]
Una sindrome che aveva caratterizzato la mia esistenza e ogni mia scelta fin da bambina, per poi enfatizzarsi nella crescita. Mi faceva sentire vulnerabile e persa se una persona accanto a me veniva a mancare o desiderava non frequentarmi più. 
Un’ansia perenne, mi aveva spiegato la psicologa, che stava alla base di un rapporto e che non mi permetteva di creare rapporti di fiducia col prossimo. 

I personaggi sono strutturati bene grazie alle ampie descrizioni psicologiche, che permettono al lettore di “entrare” nella loro mente. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano esplorare ogni lato dell’animo umano, ma anche a chi desidera leggere un thriller incentrato sulla chimica della seduzione e delle relazioni. 
Ritengo che questo libro stato scritto bene, tramite uno sguardo critico e diretto, riesce ad esplorare l’animo umano nella sua complessità. 
Buona lettura 📚📚!!

“Questa vita non è la mia” di Elly Bennet

Titolo: Questa vita non è la mia 
Autore: Elly Bennet 
Casa Editrice: Accornero Edizioni 
Genere: Romanzo contemporaneo 
Pagine: 191 

Mi guardava come nessuno aveva fatto fino a quel momento. Non vedeva un mostro in me, vedeva qualcosa che gli altri non riuscivano a cogliere. 
Riusciva a capire la mia anima. 
Mi baciò nuovamente, poi mi prese per mano e restammo così fino a notte fonda. 
In silenzio.
Le parole erano solo rumore inutile. 

Il libro racconta la storia di una giovane ragazza, che vive la vita a modo suo, tra alcool e droga per cercare di superare il trauma causato dalla morte del padre.
Il padre, era stato chiamato al fronte per la guerra in Afghanistan e ogni sera, la mamma e la giovane bambina di sei anni, aspettavano con ansia di sentire la sua voce al telefono. 
Ma un pomeriggio, la loro vita cambiò radicalmente… con una “semplice” chiamata, che comunicava alla moglie la perdita del marito al fronte. 

Avevo 6 anni. 
La cornetta del telefono cadde a terra. 
Occhi sbarrati. 
Pochi istanti dopo il corpo di mia madre era a terra. 
Io, ero seduta sul divanetto della sala con in braccio un bambolotto e la guardavo preoccupata. Mi ero ammutolita, avevo intuito che era successo qualcosa di brutto. Immediatamente i domestici corsero verso mia madre, la presero e la portarono di peso in camera. 
La mia tata si precipitò verso di me, mi prese tra le braccia e mi strinse forte. 
“Cos’è successo, perchè la mamma sta male?” chiesi con aria smarrita. 
Lei mi guardò con uno sguardo di terrore misto a sofferenza, mi appoggiò sul letto e si sedette accanto a me, cercava le parole giuste da poter dire a una bambina di sei anni, ma era chiaro che non le trovava. 
“Vedi a volte capita che le persone debbano andare in posti diversi da quelli dove siamo noi ora, posti migliori”, poi mi prese per mano e si stese accanto a me, iniziando a canticchiare una vecchia canzone infantile. Intanto cercavo di eliminare la confusione dalla mia mente, cercavo di capire dove fosse andato papà e se sarebbe tornato come aveva promesso, sentivo mia madre nella camera accanto che urlava e piangeva. […]
Passai tutta la notte a pensare nel mio piccolo cervello dove fosse papà, quale fosse questo posto migliore, perchè non poteva andarsene, io avevo bisogno di lui. 

La protagonista del libro aveva solo sei anni, si è ritrovata a dover metabolizzare la scomparsa del padre, oltre a vedere la propria madre completamente assente, in balia di farmaci antidepressivi, persa nel suo mondo, in cui la figlia non era presente.

Passava le ore sedute su una sedia in giardino nella speranza di veder mio padre tornare e quando i domestici andavano a prenderla per portarla a dormire lei urlava e si straziava. 
Piangeva sempre. 
Io volevo starle vicina…
Ma più mi avvicinavo a lei e più mi allontanava. 
Da allora non si riprese mai più. 
Caduta in una grave depressione le erano state prescritte pillole da prendere quotidianamente, grazie alle quali aveva momenti di felicità, ma si capiva che non c’era più con la testa, parlava a vanvera di cose assurde, inesistenti, rispondeva alle domande in modo errato e parlava al telefono con mio padre come se fosse vivo. 
Si era creata il suo mondo, un mondo nel quale io non esistevo. Da donna fragile, come era sempre stata, non era riuscita a superare la perdita e senza capacità di reagire, aveva semplicemente creato delle barriere attorno a lei, come se avessero potuto proteggerla da altre disgrazie. 

E’ così che la morte del padre e l’assenza della madre, ma anche l’assenza di regole, incidono sulla vita della protagonista. Durante la fase adolescenziale, la protagonista inizia a bere, ma ben presto si rende conto che per sopravvivere in un mondo che non l’ha mai considerata, ha bisogno di più… è così che inizia a drogarsi per “curare” il suo dolore. 
Grazie alla droga, conosce un ragazzo a scuola, un ragazzo più grande di diciannove anni, con cui condivide la sua dipendenza e ben presto, iniziano una relazione. 
La loro relazione era nata “grazie” alla droga, a cui ricorrevano per colmare delle mancanze, per paura di non essere accettati dalla società, e nel caso della protagonista, per superare (o illudersi di farlo), il trauma della perdita del padre. 
I due ragazzi condividono molte cose, ma ben presto si ritrovano a dover fare i conti con gli effetti distruttivi della droga. Una sera, dopo essersi drogati e giurati amore eterno, i ragazzi hanno un brutto incidente che cambierà totalmente la loro vita. 
La protagonista di ritrova ancora una volta imprigionata in una ragnatela, che rischia di catturarla e farla sprofondare nel buio più assoluto… 
In questo libro vengono affrontati molti temi importanti e delicati: dalla guerra alla droga, ma anche l’anoressia, l’amore, il dolore, i traumi, la depressione, la morte, i canoni della società, le maschere, le false amicizie e le malattie. 

Non potevo ricominciare a mangiare.
Sarei tornata grassa. 
Sarei tornata brutta.
E così andavo avanti a integratori e quando la fame mi assaliva, la droga e il fumo mi aiutavano a stare su e a non pensarci. […]
Alla fine il cibo divenne disgustoso. Appena vedevo un piatto di pasta, oppure un cioccolatino, il mio cervello diceva che era proibito e mi veniva da vomitare. 
Non potevo mangiarlo. 
Non avrei potuto. 
Dovevo rimanere carina e graziosa. 
Magra.

Io sono il frutto di una società che mi ha insegnato che bello è magro, che simpatico è essere fatti.
Che tutto intorno è falso, quindi sii falso anche tu.
Che l’amore non esiste, appartiene ai film.
Che il lieto fine non c’è, a meno che tu non sia il protagonista di una favola. 
Che i cattivi la spuntano sempre, i buoni rimangono inguiati. 

La scrittrice Elly Bennet dopo “Che casino noi donne” (Accornero Edizioni, 2022), pubblica “Questa vita non è la mia”, un romanzo potente, commuovente e riflessivo, in grado di far riflettere il lettore sulla vita e sull’animo umano. 
“Questa vita non è la mia”, non è solo la storia di una giovane ragazza che cerca di sopravvivere, ma rappresenta anche la forza interiore, la tenacia nonostante tutto, di riuscire a scorgere dei piccoli raggi di luce, in un mondo dominato dall’oscurità. 

Per me tutte le cose erano uguali e mi erano indifferenti e la cosa non mi importava. Il mio unico scopo era quello di essere adatta nella comunità, di avere un posto riservato per l’ingresso in società. Ero una sottospecie di piccola ribelle che voleva andare contro il tempo, che voleva mascherare ogni cosa di sé per far vedere ciò che le interessava. 

Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, commuovente e delicato, grazie alla bravura della scrittrice di riuscire a toccare molti temi delicati con umanità ed empatia. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alle ampie descrizioni psicologiche inserite dalla scrittrice. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano emozionarsi, riflettere sul senso della vita, e a chi desidera tuffarsi in una storia dolorosa ma piena di speranza e rinascita, con un finale imprevedibile e inaspettato, in grado di sorprendere tutti i lettori!!
Ringrazio la scrittrice Elly Bennet per avermi inviato la copia cartacea del suo libro, che mi ha permesso di riflettere sul dolore causato da un trauma, ma anche di riflettere sui canoni “rigidi” e schematici di una società, sempre più improntata sui canoni estetici, annullando completamente i sentimenti. 

Mi ero comportata con lui, come volevo che gli altri non si comportassero con me. 
Ma era questa la vita normale che volevo? 
No!
Perchè quella vita non era la mia!!

Buona lettura📚📚!!

“Nella tana del cobra reale” di Anna Meola

Volume quarto della Serie “Inganni perfetti”

Titolo: Nella tana del cobra reale 
Autore: Anna Meola 
Casa Editrice: Youcanprint
Data uscita: 23 Gennaio 2025 
Pagine: 536 
Genere: Thriller-noir 

Nella splendida cornice della spiaggia di Boccadasse si affaccia la Strambata, un locale arredato in stile marinaresco. Qui, Martina adorava iniziare al meglio le sue giornate con una colazione in riva al mare o trascorreva la pausa pranzo in un’atmosfera unica. Qualche volte era stata anche con Bianca e le altre, ma i momenti esclusivi li trascorreva con Riccardo. Assaporavano un aperitivo sulla spiaggia, godendo dello splendido tramonto sul borgo marinaro. 
Martina giunse a destinazione, discesa la Creûza, si voltò nella direzione della Strambata. Dave era già lì ad aspettarla, seduto di spalle a uno dei tavolini, si gustava una sigaretta godendo della vista mozzafiato sul promontorio di Portofino. 

“Nella tana del cobra reale” è il quarto volume della serie “Inganni perfetti”, ambientata a Genova con protagonisti Martina Vassallo e l’affascinante ispettore Riccardo Lepore. 
Il lettore dopo “Rose nere”, “Complotto a Marrakech” e “Il cuore di chi ti ama”, ormai si è affezionato ai personaggi, ed è ansioso di scoprire che cosa accadrà “Nella tana del cobra reale”. 
Nel libro precedente “Il cuore di chi ti ama”, il terzo capitolo della serie, la protagonista Martina Vassallo, ha dovuto compiere delle scelte molto difficili e pericolose, ma necessarie per salvarsi la vita insieme al cugino Dave a Marrakech, la bellissima città rossa. 
Martina e Dave si sono ritrovati ad eseguire gli ordini della Dottoressa Giovanna Maria Pittaluga, che in Rose Nere (I Capitolo della Serie), rivestiva il ruolo di responsabile di un centro di assistenza per religiosi in crisi, dove Martina era impiegata. La Pittaluga, dopo essere scappata da Genova, aveva creato una vera e propria rete di spaccio di droga a Marrakech, investendo il denaro in hotel e altre attività. 
Durante il periodo trascorso a Marrakech, Martina grazie alla sua passione per le inchieste giornalistiche, decide di infiltrarsi per sciogliere i traffici loschi e illeciti della Pittaluga. 
Intanto, Riccardo Lepore dopo aver scoperto nuovi sviluppi sulle indagini del G8 di Genova, ha compreso quanto forte, indistruttibile, sia l’amore per Martina, ed è pronto a mettere in discussione il suo matrimonio con Monica. Ma Monica, non ha nessuna intenzione di perdere suo marito, ed è disposta a tutto, anche ad annunciare a tutti una gravidanza inaspettata. 
Che cosa accadrà a Riccardo e Martina? 
Riusciranno, finalmente, a godersi il loro amore?
Queste, sono alcune delle domande di tutti i lettori della saga… ma adesso, è arrivato il momento di portarvi all’interno del quarto volume “Nella tana del cobra reale”!!

“Nella tana del cobra reale”, Martina e Riccardo sono intenti a parlare dell’ultima novità: la gravidanza di Monica. Martina ha paura di perdere un’altra volta Riccardo, anche se da quando sono tornati da Marrakech, lui le ha fatto una promessa molto importante. 
Riccardo decide di andare da Monica a Roma per vederci chiaro, e ritiene che la gravidanza sia una mossa per evitare la separazione. 
Nel mentre, Martina si reca alla Strambata, un bellissimo locale situato a Boccadasse, uno dei borghi più caratteristici di Genova. E’ proprio alla Strambata, che Martina ha appuntamento con suo cugino Dave, che gli comunica l’oggetto della loro prima inchiesta giornalistica. 
Dopo l’esperienza a Marrakech, Martina e Dave, hanno deciso di fondare la testata giornalistica “Vento di Levante Ligure”, scegliendo come sede dell’ufficio via Canneto il Lungo, uno dei vicoli più autentici di Genova, ricco di suoni, voci, colori, odori, musiche e profumi, capaci di avvolgere, affascinare tutti i passanti. 
L’oggetto della loro prima inchiesta giornalistica, riguarda alcuni portuali corrotti che vengono pagati con la coca. E’ così che Dave entra in contatto con un vecchio trafficante, un certo Franco Vitiello. 
Franco Vitiello anche se adesso è fuori dal giro, ogni sera partecipa alle bische clandestine. E Dave, decide di infiltrarsi all’interno delle bische clandestine, riuscendo a guadagnarsi la fiducia dell’uomo. 
Ma la strada per arrivare ai portuali corrotti è lunga, piena di imprevisti e Dave dovrà stare attento per non smascherare la sua copertura. 
Riuscirà Dave a scoprire cosa si cela nel porto? 


Contemporaneamente, il lettore assisterà alle indagini condotte da Riccardo sugli abusi della polizia durante il G8. Riccardo ha appuntamento con il sostituto procuratore Tommaso Gardella, un uomo di cinquant’anni, per comunicargli le ultime novità e i suoi sospetti. 
Prima di Natale, Riccardo aveva incontrato De Palma (capo della polizia ai tempi del G8), e la sua versione non aveva totalmente convinto l’ispettore. Riccardo rivela a Gardella, i suoi dubbi sull’attendibilità di De Palma. L’ispettore non è convinto che la segnalazione verso i Black Block sia vera, e continua a sospettare che il suocero Alessandro Marino, nasconda qualcosa, visto il suo comportamento anomalo. 
Dove è finita la lista che conteneva i nomi degli uomini più potenti di Genova? 
Riccardo inizia ad indagare su De Palma e sui comportamenti anomali del suocero, ed è determinato a scoprire la verità. 
Riccardo, è a un passo dallo sciogliere i nodi complicati della ragnatela sugli abusi del G8, ma sono coinvolte molte persone importanti: dalla politica (un partito chiamato “Genova per noi”), fino ai vertici della polizia, di cui fa parte proprio il suocero Alessandro Marino. 
Riccardo, ha bisogno di tempo per dimostrare lo strano giro politico che ruota attorno al partito “Genova per noi”, in cui sono coinvolti partiti dell’opposizione, giochi sporchi, interessi e giro di soldi “sporchi”. 
E’ così, che Riccardo, capisce che la chiave per risolvere le indagini sul G8 è Ascanio Giuseppe, l’uomo che ha avuto il compito di destabilizzare la coerenza dell’assunto accusatorio a carico di De Palma. 
Ma perchè? Che cosa nasconde De Palma e suo suocero Alessandro Marino?
Com’è possibile che un uomo come lui, così dedito al senso del dovere, alla giustizia e all’etica, sia coinvolto nella criminalità? 
Quando Riccardo scopre la verità, capisce di essere in pericolo, imprigionato nella Tana del cobra reale e non può fidarsi di nessuno, se non di sé stesso. 
Che cosa avrà scoperto Riccardo? 
Che cosa rappresenta il cobra?

La scrittrice Anna Meola dopo il successo di “Rose nere” (il I capitolo della serie), “Complotto a Marrakech” e “Il cuore di chi ti ama”, pubblica “Nella tana del cobra reale”, riuscendo a soddisfare le aspettative di tutti i lettori. Anna Meola è una scrittrice molto brava, i suoi libri sono strutturati da una trama solida, piena di mistero, suspence e inganni che si intrecciano tra di loro. 
Il lettore sarà catturato nel vortice della scrittura di Anna Meola, molto scorrevole, piacevole, coinvolgente, misteriosa, piena di suspence e di inganni da risolvere. 
I temi trattati sono la morte, l’amicizia, la droga, l’inchiesta giornalistica, il G8, gli interessi personali, i tradimenti, la separazione, la gravidanza, il cobra e l’amore vero, che nonostante le mille difficoltà e problemi, riesce a essere più forte, proprio come le spine di una rosa nera. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alla bravura della scrittrice di descriverli minuziosamente, tanto da far entrare in empatia il lettore con ognuno dei personaggi menzionati nella narrazione. 
In ogni libro di Anna Meola, il lettore ha modo di assistere a una vera evoluzione dei personaggi, specialmente in questo quarto capitolo, in cui alcuni personaggi secondati come Bianca (una delle amiche di Martina), prende il sopravvento. 
Il lettore amerà ogni personaggio inserito nella trama, anche quelli secondari, come Bianca, ma anche Andrea Marino (il fratello di Monica e amico di Riccardo), il cugino Dave e la simpaticissima zia Janette, a cui mi sono affezionata sin dal primo istante in Rose Nere. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che hanno già letto i libri precedenti della saga “Inganni perfetti”, vi ritroverete a vivere la bellissima storia d’amore tra Martina e Riccardo, ma anche ad affrontare la cattiveria di Monica e a risolvere le indagini complicate e contorte del G8 di Genova. 
Per chi non ha ancora letto nessun volume della serie “Inganni perfetti”, vi invito a leggerli, a partire dal primo volume “Rose nere”, per conoscere i protagonisti Martina e Riccardo, vi ritroverete a vivere la loro storia d’amore… ma anche alcuni inganni e misteri che ruotano intorno alla storia. 
Ringrazio la scrittrice Anna Meola per avermi inviato la copia cartacea del libro, la ringrazio per aver creduto nelle mie capacità, tanto da inserire la mia prefazione nel quarto volume della serie. 
Ma adesso è arrivato il momento di conoscere Martina e Riccardo, il loro folle amore… preparatevi ad un finale sorprendente ed imprevedibile!!
Buona lettura 📚📚!!

“Elettra” di Gian Carlo Fanori

Titolo: Elettra 
Autore: Gian Carlo Fanori
Casa Editrice: Giovane Holden Edizioni 
Collana: Battitore Libero 
Data uscita: 10 Aprile 2021 
Pagine: 200 
Genere: Romanzo contemporaneo

Ma non mi pesava; stavo facendo il lavoro dei miei sogni, con l’ulteriore soddisfazione di averlo ottenuto con le mie sole forze. Ed ero felice di farlo. 
Non potrebbe essere diversamente, mi dissi, pensando alla strada che avevo percorso per arrivare sino a lì. Una strada lunga e tutta in salita. A partire dal fatto che provenivo da una famiglia modesta, nonché da un minuscolo, anche se per me incantevole borgo ligure: San Rocco delle Fonti, un paesello popolato da meno di cinque mila anime situato nel comprensorio di Altea, la cui unica ricchezza era il mare. A San Rocco (che doveva il suo nome a un miracolo attribuito al Santo, il quale nel corso di un anno di feroce siccità pareva aver fatto sgorgare dal terreno decide di fonti di acqua purissima) le possibilità per un giovane di costruirsi un futuro erano pressoché inesistenti; specie per una visionaria come me, che da quando ero bambina desideravo diventare giornalista. 

La protagonista del libro si chiama Elettra Bonaccorsi, una ragazza molto bella e intelligente. Elettra è nata in un bellissimo borgo ligure, San Rocco delle Fonti, situato nel comprensorio di Altea. 
Sin da bambina, Elettra, aveva le idee chiare: sognava di diventare una giornalista. Infatti, ora che è una giovane donna, Elettra è determinata a diventare una giornalista e grazie alla sua ostinazione, determinazione e passione, viene assunta in una redazione locale ed inizia a scrivere per “Il giornale di Altea”. 
Ma ben presto, Elettra capisce che per essere una giornalista, non basta saper scrivere bene gli articoli o avere passione e serietà, perchè agli editori contano le conoscenze personali. Ed è così, che il posto di Elettra viene dato a una ragazza con meno capacità, ma che aveva delle conoscenze importanti, che avrebbero aiutato le sorti del giornale. 

Il posto disponibile mi fu sottratto da un’altra persona, che a detta dello stesso Magenes forniva al giornale un contributo di qualità inferiore al mio, ma che a differenza mia vantava relazioni influenti. 
“Dovrei tenerlo per me”, mi disse il capo quando mi chiamò per comunicarmi la decisione presa ai vertici del giornale, “e non sognarti di spifferare ciò che sto per dirti, negherei di averlo fatto: per il talento e la passione che hai, se potessi scegliere io chi assumere non avrei dubbi, Elettra, sceglierei te. Purtroppo, non sono nella condizione di farlo. Per tagliar corto: devo dare la precedenza a Fiorano.”

Elettra è triste per aver perso il lavoro ma continua a credere nel suo sogno, ed inizia a inviare il suo curriculum a tutte le redazioni.
Ogni volta che Elettra inviava il suo curriculum, continuava a ripetere a sé stessa: ” Non mollare mai, credi in te stessa. Tutte le strade che portano dove il cuore desidera sono lunghe.” 
E dopo aver inviato l’ennesimo curriculum, ed essersi presentata a molti colloqui, Elettra viene contattata da una redazione di Milano, che si occupa di moda dal nome “Stile & Società” per sostenere un colloquio conoscitivo e appurare le sue competenze. 
Elettra per seguire il suo sogno e la sua passione, dopo essere stata assunta da “Stile & Società”, decide di trasferirsi nella città di Milano. Non è facile per lei abbandonare gli affetti, come la dolce madre che ha dovuto crescerla da sola, a causa della morte prematura del padre. Ma Elettra vuole inseguire i suoi sogni e decide di trasferirsi a Milano per fare la giornalista. 
Elettra vuole dimostrare a tutti la sua bravura, si reca a lavoro con vestiti modesti, fin quando il suo direttore Luciano Schiavo, un uomo ambiguo, non inizia a “pretendere” dei vestiti più femminili. 
E’ così che Elettra si ritrova a cambiare il proprio look per inseguire il suo sogno…

Sto solo dicendo che si tratta di un’occasione promozionale molto importante. E se per una volta rinunciassi al tuo abituale abbigliamento casual…” disse, facendomi vergognare all’istante dei jeans e delle scarpe da tennis che portavo, abbinati a un golf di media qualità.
Sgranai gli occhi, “Cosa vuol dire, dottor Schiavo: che giudica il mio modo di vestire inadeguato?”
“No, no. In generale non lo è. In questo caso, tuttavia credo che dovresti…”
“Tanto per essere concreti: come si aspetta che mi vesta, domani?”
“Questo non lo so, dovrai deciderlo tu. Dico solo che una mise più… Non vorrei dire sexy; quantomeno più femminile, ti valorizzerebbe parecchio. Sei una bella donna, e non capisco la ragione per cui ti ostini a portare abiti così modesti. Allo stesso tempo gioverebbe all’immagine del giornale. Stile & Società si occupa di bellezza, di moda; per noi la forma è fondamentale, no? E tutti si aspettano che lo dimostriamo anche nel modo di presentarci. 

Ma un giorno, il suo capo inizia a molestarla ed Elettra si sente sporca, si vergogna e non sa che cosa fare. Denunciarlo o tentare di dimenticare e ricominciare ancora una volta?

Io e Schiavo eravamo affiancati all’estremità di quello spazio esiguo. Alle nostre spalle distributori di bevande calde e fredde ronzavano a basso regime. Mentre stava parlando con uno dei cameraman, Schiavo prese ad accarezzarmi la schiena e la vita.
Poi più in giù.
Ebbi un sussulto come fossi stata colpita da una scarica elettrica.
Che sta facendo? Pensai arrossendo. […]
Mi sentivo paralizzata. Non sapevo che fare, se reagire o meno. Temevo che si accorgessero del suo comportamento, e mi vergognai. Meglio: avrei voluto sprofondare. 

Dopo la delusione sentimentale con Alessandro, Elettra non sa cosa fare e ha paura di non avere la forza necessaria per ricominciare. 
Ma Elettra è una donna forte, coraggiosa e determinata, che crede in sé stessa e nelle sue capacità, ed è per lei arrivato il momento di dimostrare a tutti il suo talento, imparando a dire “NO” al suo capo, anche a costo di perdere il lavoro.
Che cosa accadrà? 

Che fosse quella la spiegazione di tanti atteggiamenti della mia simpatica collega? La ragione per cui portava gonne più corte dei suoi tacchi? Che era stata confermata prima che il suo tirocinio naturale? 
Non ci avevo pensato

Sulle pagine di Equilibrio e Benessere avevo letto che non è la ricchezza materiale a generare la felicità, una volta soddisfatti i bisogni di base. 
Per catturare la felicità serve uno scopo a cui dedicarsi, la voglia di realizzare i propri sogni. 

Lo scrittore Gian Carlo Fanori con “Elettra”, racconta la storia di una giovane donna che vuole emanciparsi, analizzandola anche dal punto di vista psicologico per far comprendere al lettore le sue fragilità ed emozioni. Lo scrittore con questo libro, evidenzia le difficoltà che ha una donna di fare carriera, specie nel mondo giornalistico, dove oggi sono più importanti gli espedienti e gli indumenti a discapito dell’intelligenza e della padronanza linguistica. 
Gian Carlo Fanori con “Elettra”, vuole dimostrare a tutte le donna che c’è sempre un modo per ricominciare, che bisogna imparare a dire “NO”, anche a costo di perdere il posto di lavoro. 
Lo stile di scrittura  scorrevole, piacevole, profondo, riflessivo e psicologico, grazie alle ampie descrizioni inserite dallo scrittore, che permettono al lettore di entrare in empatia con Elettra. 
I temi trattati sono i sogni, l’emancipazione, le ambizioni personali, il giornalismo, l’amore, il tradimento, le molestie sessuali sul luogo di lavoro, l’insegnamento, la società, ma anche le difficoltà di ogni donna di farsi strada, di essere assunta in una redazione, dopo aver dovuto rispondere all’ennesima domanda: “Sei fidanzata?” “Hai figli?” 
Per ogni donna non è facile inserirsi nel mondo del lavoro, specialmente in alcuni settori, come il giornalismo, in cui oggi è sempre più evidente l’aspetto fisico di ogni giornalista a discapito della serietà, della bravura e delle doti linguistiche. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alla scelta dello scrittore di analizzarli dal punto di vista psicologico. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro, che evidenzia le difficoltà delle donne di inserirsi nel mondo del lavoro. 
Consiglio questo libro anche a tutte quelle donne che hanno paura di ricominciare, perchè grazie a Gian Carlo Fanori e alla sua analisi realistica di Elettra, non avrete più paura e vi sentirete forti, proprio come la protagonista. 
Ringrazio lo scrittore Gian Carlo Fanori per avermi inviato la copia cartacea del libro, che mi ha toccato particolarmente perchè affronta una tematica a me vicina, ovvero la difficoltà di una donna di diventare una giornalista al giorno d’oggi, rimanendo reale e integra con sé stessa, senza dover dire “Si'”, o senza doversi svestire per ottenere un posto di lavoro. 
Buona lettura 📚📚!!