“Una parola per non morire” di Sara Bonzi

Titolo: Una parola per non morire 
Autore: Sara Bonzi 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Data uscita: 29 Aprile 2025 
Pagine: 352 
Genere: Romanzo giallo 

La storia del quinto senso e mezzo era stata un gioco del vecchio caporedattore, appassionato lettore di Dylan Dog. Ma chi ha affiancato Elena negli anni sa che Carlo Bazzo aveva ragione. Il segreto del lavoro di Elena, infatti, non sta nella metodicità (anzi, quella non è proprio una sua caratteristica) bensì nelle sue intuizioni. E’ come se lei, di tanto in tanto, annusando l’aria, percepisse qualcosa alla quale razionalmente non sa dare un nome. Il suo cervello registra l’informazione, lavora sottobraccio e spinge Elena a dire cose o compiere azioni apparentemente senza senso o fuori contesto. 
Ma alla fine quell’intuizione iniziale, nove su dieci, si rivela giusta e l’accompagna, più o meno consapevolmente, alla soluzione del caso a cui sta lavorando. 

Nel primo volume “Nove giorni e mezzo” (Garzanti, 2022), abbiamo conosciuto e ci siamo affezionati alla protagonista Elena Donati, una giornalista con la passione per il mistero che la porta a investigare come una detective.
Ma se non avete ancora letto il primo volume “Nove giorni e mezzo”, vi consiglio di recuperarlo per comprendere meglio alcune dinamiche e l’indagine che aveva condotto Elena direttamente in ospedale. 

Ma siete pronti/e a conoscere il nuovo caso di Elena Donati? 
Il secondo libro “Una parola per non morire” di Sandra Bonzi, è il libro del momento con una protagonista brillante, intelligente, capace di trascinare il lettore nelle sue indagini.

Ma chi è Elena Donati?
Elena Donati è una giornalista di cronaca, per il principale quotidiano della città di Milano, che ha un nuovo caporedattore Giorgio Scotti, un trentenne che ha rivoluzionato completamente la redazione. 
Giorgio Scotti ha eliminato la versione cartacea, dato che la riteneva superata e obsoleta, creando una versione digitale, moderna e rivoluzionando le risorse umane, i contenuti, la deontologia e l’etica del giornalismo, oltre che l’aspetto degli uffici. 
Le tre parole al centro della linea editoriale di Scotti sono: storytelling, social ed interattività. Elena appartiene a quella generazione di giornalisti, che divulga la notizie, dopo avere verificato la veridicità della fonte, a differenza di Scotti, che ha come unico obiettivo: fare scoop, ottenendo il maggior numero di visualizzazioni e di mi piace. 

<<Sei fuori tempo massimo. Il giornale può brillantemente fare a meno di te, ma tu non lo vuoi ammettere. Sei incollata alla poltrona, incapace di cedere il passo a chi non può interpretare la realtà meglio di quanto tu possa anche solo immaginare. Sei legata a vecchi schemi di pensiero, a valori morali senza senso e metodi di lavoro che puzzano di archeologia industriale. Sei lenta, incapace anche solo di comprendere la velocità alla quale tu sei totalmente inadatta. Guardati allo specchio. Cosa aspetti a farti da parte? 

La violenza verbale con cui Scotti l’ha aggredita è un pugno allo stomaco che lascia Elena senza fiato. Vorrebbe saltare alla giugulare di quell’uomo così crudele, che purtroppo riesce a solleticare i suoi peggiori pensieri e liberare la voce interiore che anni di analisi sembrano non essere stati sufficienti a disinnescare o almeno a intercettare e annientare prima che dilaghi e affoghi. 
Quella maledetta voce che le sussurra che sì, il mondo è cambiato il suo tempo è finito. La velocità di cui parla Scotti lei l’ha sempre liquidata come superficialità, ma forse non è così, forse non è in grado di comprenderla e deve mettersi da parte. 

Da quando era arrivato Scotti, ad Elena era stato proposto il pensionamento anticipato, ma lei non si sente ancora pronta a lasciare la redazione, che considera a tutti gli effetti una seconda casa. 
E’ così che Elena, divide la sua vita, tra lavoro, indagini e casa. 
Elena ha due figli di vent’anni, di nome Anna e Marco, è sposata da trent’anni con Ettore, un professore universitario, che non vede l’ora (a differenza di Elena), di andare in pensione per trasferirsi nella casa di campagna tra le colline piacentine. 
Ma Elena, può contare sull’appoggio e il sostegno della sua migliore amica dai tempi della quarta ginnasio, Claudia Dal Pozzo. 
Claudia è una stimata magistrata della procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano. A differenza di Elena, Claudia è single, vive la vita con leggerezza e ha un aspetto molto femminile, proprio come Margherita, la madre della protagonista. 
Claudia e Margherita sono molto simili, pur appartenendo a due generazioni diverse, entrambe condividono la consapevolezza e l’uso manipolatorio del proprio fascino. 

Ma Claudia è molto più che un’amica. E’ sorella, anima gemella, compagna di vita. E’ la persona che la conosce meglio di chiunque altro e che, pur essendo a diecimila chilometri di distanza, ha le antenne per esserci quando lei ne ha bisogno e la capacità di unire i puntini, fare collegamenti e quindi comporre per approssimazione una foto parziale che, di solito, non è lontanissima dall’originale.

Sua madre e Claudia si erano intese fin da subito, fin dalla prima volta in cui era venuta a casa sua a studiare. Pur appartenendo a due generazioni diverse, condividevano la consapevolezza del proprio fascino e l’uso manipolatorio che ne facevano. Sua madre, ne è certa, avrebbe preferito avere lei come figlia.
Margherita e Claudia attraversavano la vita con la stessa leggerezza e determinazione, lo sguardo maschile sul loro corpo le rivitalizzava e il gioco della seduzione non aveva alcun segreto per loro. 
Tutta roba che invece lei, proprio perché figlia di Margherita, faceva fatica a maneggiare. Quella madre così femminile era stata, per Elena adolescente, molto faticosa, tanto che per sopravvivere e per trovare una sua identità si era inconsapevolmente allontanata da tutto ciò che era l’armamento classico del femminile, dalla scarpa con il tacco alla scollatura, al vestito che accarezza il corpo e al rossetto che sottolinea il sorriso. 
Era stato grazie a Claudia, alla complicità che le due ragazze avevano sviluppato, se poi negli anni Elena aveva recuperato qualche pezzo di quel bagaglio a lungo negato. 

Ma Elena deve fare i conti, anche con la separazione dei suoi genitori, Margherita e Mario, che all’età di ottant’anni, hanno capito di voler prendere due strade diverse. 
Da quel momento, Margherita vive insieme alle simpaticissime sorelle Giuffrida, che insieme al loro volpino, formano un gruppetto molto spiritoso, che farà divertire il lettore. 
Invece, Mario, dopo aver sofferto per l’allontanamento di Margherita, si è innamorato di Maria, la portinaia del suo palazzo. Mario e la Maria condividono molte cose, ad iniziare dall’amore e passione per i libri, che li ha spinti ad aprire Scenù, una sorta di biblioteca-bistrot, in cui è possibile leggere i libri in negozio o prenderli in prestito. Da Scenù, oltre a leggere i libri, c’è un bar gestito dall’agente Russo, che cerca di accontentare i clienti più esigenti, proprio come Margherita, che frequenta assiduamente il locale per trovare dei difetti. 

NoLo, North of Loreto. A Milano la densità media di pubblicitari, influenzerà e strateghi del marketing, ha prodotto un fiorire di nuovi quartieri. O meglio, loro sono sempre gli stessi ma, con quel nome lì che fa tanto NYC, sono diventati improvvisamente cool. 
Ed è qui in piazza Morbegno -che fino a qualche anno fa era periferia e nessuno voleva venirci a vivere e che invece adesso is the place to be e gli appartamenti hanno prezzi proibitivi- che Mario e la Maria hanno coronato il loro sogno e aperto un piccolo locale. 
E’ uno spazio molto gradevole, accolto con affetto dalla gente del quartiere. Qui hanno portato i loro libri e chiunque voglia può portare i propri e metterli a disposizione di chi entra in questo piacevole salotto dove i libri non si comprano né si vendono. Una sorta di bookcrossing, perchè il desiderio della coppia è che gli avventori condividano il loro amore per la letteratura. Quindi, qui si può chiacchierare, leggere, incontrare gli autori, assistere a piccole performance, partecipare a gruppi di lettura. 

Scenù è il luogo in cui ogni persona è libera di essere sé stessa, frequentato da persone appartenenti a estrazioni sociali diverse, dalla signora Rosetta Cerri, benestante e snob, che controlla a vista il figlio Valentino, soprattutto, quando incontrano da Scenù, Albachiara, una prostituta che grazie alla Maria, si è appassionata ai libri e alle storie d’amore. 

Sull’amore sono stati versati fiumi d’inchiostro, fin dai tempi antichi. L’amore è stato celebrato, reclamato, sbugiardato, esaltato e tradito da scrittori di tutte le epoche e di tutti i continenti.
E’ il tema per eccellenza per la letteratura alta e colta, ma anche per quella più popolare e d’intrattenimento. 
Anna sa che la Maria non fa differenza tra il feuilleton semplicistico e il grande romanzo. 
L’unica cosa che le interessa è che siano dei buoni libri.

Oltre alla signora Cerri e Albachiara, Scenù è frequentato da Tobia Weissburgunder, un signore di settant’anni, con un particolare accento su cui ha messo gli occhi Margherita, ma c’è anche Giorgio Bianchi, un ragazzo di trent’anni, con un fisico scolpito, che si reca al locale per prendere un libro per la sua ragazza. Maria aveva capito fin da subito, che Giorgio Bianchi si vergognava di dire che il libro era per lui, e grazie alla sua abilità, di far avvicinare le persone ai libri, era riuscita a far appassionare quel ragazzo alla lettura. 
E’ proprio questo il bello di Scenù, un locale frequentato da persone di estrazione sociale diversa, che condividono l’amore per i libri. 

Anna si guarda intorno. Come abbiano fatto il nonno e la Maria a mettere in piedi un posto dove mondi, linguaggi, riferimenti culturali così diversi, possono incrociarsi, lei proprio non se lo spiega, L’incontro tra la signora Cerri e il Bianchi potrebbe essere materiale di studio per una tesi di laurea in antropologia. Rappresentano due realtà che a Milano difficilmente incappano l’una nell’altra. La città apparentemente inclusiva e democratica, ha un radicato classismo che si declina nelle zone in cui è divisa. 
A Milano si nasce, si vive e si muore nella stessa zona. […]
Le contaminazioni arrivano solo dall’esterno, da coloro che a Milano non sono nati ma ci sono arrivati per studio o per lavoro, e prima di fare cuccia traslocano mille volte, girano per la città, cambiano zona, frequentano gruppi diversi, mischiano conoscenze. 
Contaminano per quanto gli è concesso. 

Ma un giorno, all’improvviso,  si registra la  scomparsa una ragazzina di nome Anna Maria Berceti, che dopo essere andata a danza non è più tornata a casa dai genitori. La polizia ha provato a cercarla ma nessuno, né genitori, né amici e insegnanti, sanno dove sia Anna Maria Berceti. 
Tutta la città di Milano è attonita e ferita, si è stretta in silenzio attorno ai genitori, che dal giorno della scomparsa di Anna, hanno smesso di vivere.
Elena, dato che è madre,  capisce i sentimenti dei genitori di Anna, lei stessa ha paura per Anna e Marco, che rientrano sempre più tardi a casa e hanno deciso di girare per il mondo tra ONG ed Erasmus vari.

<<Eddai, Elena… Perchè sei così in ansia?>> 
<<Perchè ho paura”, vorrebbe urlargli. 
Perchè Elena, e come lei qualsiasi altro genitore- sa che dare la vita a un figlio significa regalargli una valigetta che contiene cose belle e brutte, gioie e dolori, avventure e cadute, successi e malattie, amore e morte. Ma nessuno pensa che, un giorno, il proprio figlio possa essere ridotto in schiavitù ed essere assoggettato ai desideri di qualcuno che crede di possedere un altro essere umano. Perchè, escluso l’allontanamento volontario, la scomparsa di Anna Maria apre scenari inquietanti, uno peggiore dell’altro, dalla violenza al traffico internazionale di organi, fino al sequestro per lo sfruttamento della prostituzione. La necessità di capire qualcosa di più di quel mondo a lei incomprensibile, fatto di ferocia, ragazzine sparite e vite sospese, l’aveva spinta a cercare in rete. E lì aveva trovato l’indicibile. Spietatezza, desiderio di sopraffazione e possesso. E l’orrore l’aveva allagata.
Come spiegare tutto ciò a Ettore?

Per questo motivo Elena, quando legge il nuovo articolo del “suo” giornale, si arrabbia con Scotti per aver scritto delle notizie senza fondamento, non pensando a quei poveri genitori, devastati dal dolore. 
Elena cercherà di indagare sulla sparizione della ragazza, servendosi di Andrea, praticante giornalista-hacker e Giulia, la segretaria della redazione. 
Ma Elena, è stata soprannominata dal precedente caporedattore Carlo Bazzo “quinto senso e mezzo”,  per le sue brillanti intuizioni, ed è sicura che c’entri il femminicidio con la scomparsa della ragazza. 
Elena ha poco tempo a disposizione per presentare a Scotti il nuovo articolo, articolo che deve fare luce sulla scomparsa di Anna Maria. Come fare? 
Mentre Mario e la Maria si godono le loro vacanze alle terme, Scenù viene gestito da Anna e Marco, felici di aiutare il nonno. 
Ma un giorno, Anna decide di controllare tutti i libri presenti da Scenù, dopo che sua nonna Margherita, non aveva perso l’occasione per criticare Maria, accusandola di avere nel locale tutti i libri pieni di scritte. Anna voleva evitare che sua nonna Margherita, infastidisse per ogni singola cosa Maria, che aveva trasformato il nonno Mario in una persona felice e piena di vita. 
Sfogliando tutti i libri, Anna scopre che Margherita, aveva ragione: i libri presentano delle scritte. 
Ma non si tratta di scarabocchi… forse, quelle parole hanno un significato e sono state scritte da qualcuno/a che ha bisogno d’aiuto? 
Anna decide di contattare Albachiara, cliente abituale di Scenù e sua mamma per vederci chiaro. 

Ma ciò che aveva colpito Anna, a mano a mano che proseguiva con il lavoro, era stato rendersi conto che i segni proseguivano sempre lo stesso schema: non si trattava di parole sottolineate, ma di lettere cerchiate con una matita o carboncino. Ne aveva parlato con Albachiara che, dopo aver sentito il racconto, si era ricordata che anche lei, in un paio di libri che aveva preso in prestito, aveva notato qualche segno, ma non ci aveva dato troppo peso. Si era quindi proposta di aiutarla e, dopo aver controllato assieme, le due erano giunte alla conclusione che la mano, la tecnica e le lettere debolmente cerchiate erano sempre le stesse e mai nella stessa pagina, bensì sparse nel libro. 

E’ così che Elena, formerà una squadra improbabile, formata dalle simpaticissime sorelle Giuffrida, Andrea, l’agente Russo e i suoi figli Anna e Marco. 
Che cosa scopriranno? 
Che cosa nascondono questi libri?
Elena Donati è determinata a trovare la ragazza e a risolvere il nuovo mistero. 
Ci riuscirà?

La scrittrice e giornalista, in vetta alle classifiche, Sandra Bonzi, dopo il successo del primo volume “Nove giorni e mezzo” (Garzanti, 2022), torna in libreria con “Una parola per non morire”, con una nuova indagine condotta dalla brillante giornalista-detective Elena Donati. 
“Una parola per non morire” è un thriller contemporaneo, in cui il mistero e la vita quotidiana si fondono, creando una trama misteriosa, coinvolgente, ma anche divertente. 
I temi trattati sono il giornalismo, la separazione dei genitori, il cambiamento generazionale, la tecnologia, l’adolescenza, i misteri, l’amicizia, l’analisi, l’amore, la scomparsa, i pregiudizi, il femminismo, i rapporti tra colleghi, le indagini e i libri che tra le loro pagine, oltre a nascondere delle storie, nascondono un segreto, un mistero da scoprire. 

“Come dargli torto?” si domanda Elena. La velocità dei cambiamenti rende il mondo di oggi lontanissimo da quello vissuto da lei anche solo trent’anni prima, quindi incomprensibile per chi, come i propri figli, è cresciuto nel secondo millennio. Anche lei non aveva mai capito fino in fondo la paura vissuta dalla nonna durante la guerra e i ricordi della fame patita dal padre quando era piccolo. 
Ma la guerra era un tragedia che aveva travolto il mondo e stravolto la vita di milioni di persone, un’esperienza che ai suoi occhi di ragazzina era sempre apparsa così lontana da lei. 
Qui invece si tratta di trasformazioni epocali che hanno cambiato profondamente la vita quotidiana, le modalità di relazione tra persone.
Per comprendere serve fare esperienza. Ma è possibile fare esperienza del passato? 
Ovviamente no. 

Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, misterioso, intenso, magnetico e divertente, grazie alla bravura della scrittrice di inserire alcuni simpatici siparietti tra la protagonista e i genitori, ma anche per le sorelle Giuffrida. 
I personaggi sono strutturati benissimo, grazie alla penna inconfondibile di Sara Bonzi, che delinea ogni personaggio nei minimi dettagli, con ampie descrizioni molto reali, che permettono al lettore di affezionarsi all’imperfezione di Elena e degli altri personaggi. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro emozionante, misterioso e psicologico, che vi porterà a indagare insieme a Elena. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro con dei personaggi realistici, imperfetti, tanto da stringere un legame di amicizia con il lettore. 
Buona lettura 📚📚!!

“La Grande Sete” di Erica Cassano

Titolo: La Grande Sete 
Autore: Erica Cassano 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Edizione: 2 
Data uscita: 4 Marzo 2025 
Pagine: 384 
Genere: Romanzo storico 

Erano le settimane della Grande Sete.
I tedeschi avevano fatto saltare l’acquedotto del Serino, le riserve si erano prosciugate e, dalla fine di agosto, la città era a secco. Sulla spiaggia di Chiaia qualcuno aveva costruito certi marchingegni che servivano a dissalare l’acqua del mare, fatti con bidoni di latta e pentoloni di rame riscaldati con il carbone. […]
L’aria era densa, irrespirabile per il tanfo, i fuochi che crepitavano nei bracieri rendevano il caldo ancora più insopportabile. Mi si era infilata, odiosa, della sabbia nei sandali. Battevo a terra i piedi per provare a toglierla, senza riuscirci, anzi, facendone entrare ancora di più. Abbassarmi per levare i granelli sarebbe stato impossibile, premuta com’ero dagli Assetati che si accalcavano e spingevano. 

Questo libro è ambientato a Napoli nel 1943, durante le Quattro Giornate e il periodo della Grande Sete, quando la città era senz’acqua a causa dei bombardamenti che avevano danneggiato le tubature. 
La storia viene raccontata dalla protagonista, Anna, una giovane donna che insieme alla sua famiglia si era trasferita da Genova a Napoli. 
Il padre Enrico Piovine, insieme al suo amico il dottor Giacomo Pittamiglio, oltre l’orario di lavoro, si occupavano di stampare molti volantini contrari al regime nella loro stamperia, che avevano allestito nella cantina del palazzo in cui vivevano a Genova Sampiardarena. Ben presto, l’attività illecita di Enrico e Giacomo, venne scoperta e a giugno, vennero cacciati da Genova. Il dottor Pittamiglio, eta stato mandato al confine mentre il suo amico, il ferroviere Enrico Piovine a Napoli, una città lontana da Genova per impedirgli di creare un’altra rete di comunicazione. 
La famiglia di Enrico, si trasferì a Napoli che la guerra era già incominciata e la moglie Dalia, non riusciva ad accettare la nuova casa e il clima di Napoli. Dalia a Genova, usciva sempre, le piaceva andare a teatro al Carlo Felice, per ammirare le prime teatrali… mentre a Napoli, non usciva mai da quelle quattro mura, che erano la loro nuova casa. 

La sua vita, a Genova, era un’alternarsi tra lezioni di danza classica, che prendeva e impartiva, eventi e prime delle stagioni teatrali. C’erano le serate da gala, a cui si recava elegante, d’inverno coi vestiti di velluto che sfioravano le caviglie e d’estate avvolta in stoffe leggere che le scivolavano sui fianchi. Non capitava mai che passasse intere giornate a casa, anche se amava il nostro bell’appartamento, con la sala da pranzo che il pomeriggio era inondato di luce, dove lei leggeva mentre Felicita e io studiavamo, in attesa che nostro padre finisse di lavorare. Faceva ancora il capostazione, a fine giornata non era stremato. Di domenica, poi, andavamo con il treno a Sestri Levante, a mangiare in spiaggia larghe fette di focaccia bianca, o a Pegli, dove, incima alla collina, sorgeva la Villa Pallavicini. Mia madre era molto affezionata alla villa e ci portava a visitare i giardini lungo i sentieri in salita. Costeggiavamo cespugli di camelie e alberi altissimi, ci fermavamo a guardare il mare dall’alto. 
Ogni cosa, in quei giardini, era una sorpresa.

Invece Anna, è una ragazza molto intelligente e capisce che Genova e Napoli, in realtà sono due città molto simili e spera che guerra finisca il prima possibile per godersi le spiagge di Napoli. 

Le due città, Genova e Napoli, s’assomigliavano: il mare di fronte, con mille barche che lo univano alla terra. Entrambe erano fatte di vicoli, entrambe erano sovrastate da alture. 
Poi erano iniziati i bombardamenti e Napoli era stata deturpata. Allora l’avevo amata davvero. 
Non avevo amato il riflesso di Genova, ma quella città, anche se martoriata. 
Ma ora mi chiedevo: era amore o pietà? 

Il libro è ambientato durante i Quattro giorni, noti a tutti come quelli della “Grande Sete” (da cui il titolo), per la mancanza d’acqua in tutta la città di Napoli a causa dei bombardamenti dei tedeschi. 
All’inizio del libro, il lettore accompagna la protagonista Anna, insieme a Giacomo Pittamiglio e alla sua compagna Catena, a prendere un po’ d’acqua. Per far fronte all’emergenza, avevano creato un modo per dissalare l’acqua del mare e tutti gli Assetati, dopo ore di coda sotto al sole, ottenevano un po’ d’acqua. Mentre Anna era in fila, un’Assetata (così vengono chiamati all’interno del libro), la esorta ad andarsene e la protagonista, assisterà a una scena terrificante, molto violenta e che mette in evidenza i comportamenti aggressivi causati dalla Grande Sete. 
Ma in realtà, Anna e la sua famiglia, erano gli unici di tutto il quartiere, anzi, di tutta la città, ad avere l’acqua in casa. 

La nostra era la Casa dell’Acqua. Eravamo gli unici, in tutto il quartiere, e forse in tutta la città, a non star morendo di sete. Da noi l’acqua continuava a uscire dal lavello della cucina, trasparente e odorosa di cloro. Per mia madre era un miracolo: diceva che Mosè era salito sul monte Oreb a battere la roccia solo per noi. Secondo mio padre, invece, era un caso, un peso più che una benedizione. Non riusciva a spiegarselo. Le nostre erano le uniche tubature a non essere state danneggiate, oppure sotto i piedi avevamo un pozzo nascosto. […] 
Comunque, lo considerava un pericolo: se l’avesse scoperto anche una sola persona, avremmo dovuto metterci a distribuire l’acqua a tutto il quartiere, anzi, come diceva lui, a tutti i fetenti di Napoli. Doveva restare un segreto, pure per quei pochi che ancora popolavano il palazzo. 

Anna, non ha mai patito la sete a differenza di tutti gli Assetati. Il padre Enrico, aveva proibito a tutta la sua famiglia di divulgare la notizia, nessuno sapeva che loro avevano l’acqua in casa, nemmeno il suo amico Giacomo Pittamiglio e Carmela, l’amica di Anna che abitava nel palazzo al quarto piano. 
Anna è una ragazza molto intelligente, ma anche lei, come molti napoletani, ha paura della guerra e dei bombardamenti. 
Durante i bombardamenti, Anna e la sua famiglia si rifugiavano in una Galleria, insieme a molte altre persone, che scappavano dalla distruzione della guerra. 
Il padre Enrico, non ha mai voluto che le sue due figlie Felicita e Anna, lavorassero perchè desiderava che studiassero e coltivassero le loro passioni. Infatti, Anna non vedeva l’ora di iscriversi all’Università di lettere, una volta terminata la guerra. 
Nel frattempo, Anna aveva sete, una sete implacabile di sapere e di apprendere nuove nozioni. Il padre, le aveva regalato una piccola grammatica inglese, convinto che questa nuova lingua sarà fondamentale per il futuro. E’ così, che Anna studia da sola l’inglese per tener la mente allenata e colmare la grande sete di sapere. 

Mi sentivo privata di qualcosa di irrinunciabile. Come agli Assetati mancava l’acqua, a me mancava quello che mi dissetava la testa. Mi sentivo prosciugata, temevo di perdere la capacità che avevo sempre avuto di mandare a memoria concetti e quindi mettevo a punto i miei marchingegni per cercare di non far rinsecchire la mente. Ripetevo ad alta voce i canti di Dante che ci avevano fatto imparare a scuola, soprattutto quello in cui Caronte arrivava a bordo della sua barca, che era il mio preferito. 
Altre volte, invece, inventavo storie e le scrivevo, cercando di riprodurre la grafia tonda e dritta per cui avevo sempre ricevuto tante lodi, e che mi aveva fatto diventare subito la migliore della classe quando da Genova ero arrivata a Napoli. 

Anna studia e rilegge i libri che possiede, mentre aspetta che il padre ritorni dal lavoro. Ma i giorni passano ed Enrico non ritorna… nessuno ha sue notizie, nemmeno il suo amico Pittamiglio. 
Nel quartiere e nel palazzo, tutti pensano che sia morto ma Anna, sua madre e sua sorella Felicita, continuano a sperare che ritorni a casa. 
Anna capisce che non ha tempo per sognare e che deve provvedere al sostentamento della sua famiglia. E’ così, che decide di accettare un impiego come segretaria presso la base americana di Bagnoli, approfittando della sua conoscenza della lingua inglese. 
Nella base americana, Anna conoscerà molte persone come le gemelle Zelda e Milena, che diventeranno sue amiche, ma anche Robert e Kenneth. 
Kenneth ha origini italiane, la madre era immigrata dall’Italia a Oklahoma e lui, era curioso di scoprire le sue origini. E’ così che Anna sognerà ad occhi aperti il suo futuro, pieno di libertà e forse, nel suo futuro c’è una nuova terra, una terra lontana e spazio per l’amore. 

“Non puoi capire perchè non sai”, pensai. “Perchè sei nato in una casa bianca dall’altra parte del mondo. Perché a scuola non dovevi intitolare il tema Elogio del Duce. Perchè non hai mai visto la gente sperare di avere un futuro migliore solo perchè qualcuno lo annunciava da un balcone. Perchè non ti sei mai trovato a vivere in mezzo a persone che si fidavano della voce di quell’uomo che prometteva, prometteva e intanto levava, levava.
Duce che alla fame ci conduce. 
E noi andavamo, andavamo con lui, e nessuno riusciva a ribellarsi, e chi ci provava veniva esiliato, ucciso, mandato nelle città che più venivano bombardate, in cui potevi morire.” 
Certo Kenneth non poteva capire. 
Non faceva parte del popolo ingenuo che si era lasciato sottrarre la propria libertà. 

Ma Anna non vuole lasciarsi alle spalle la guerra, vuole salvarsi da sola, proprio come Napoli. E la grande Sete di sapere non è facile da soddisfare. E’ una forza che viene da dentro e parla di indipendenza, di amore per il sapere, ma anche di coraggio per farsi sentire in un mondo che non sa ascoltare. 
Riuscirà Anna a colmare la sua Grande Sete? 
Tornerà a casa il padre di Anna? 
Che cosa accadrà?

Mi accorsi di avere la gola secca e mi andai a mettere con la bocca sotto al lavello. Bevvi a lungo. Il fresco mi invase il corpo, una sensazione solida di salvezza. Eppure, pensai, non era quella la sete che dovevo soddisfare. A me non era mai mancata l’acqua. Non mi ero mai dovuta svegliare con la lingua attaccata al palato, le labbra così secche da spaccarsi. C’era qualcosa che mi sfuggiva. Mi era scomparso il callo che avevo sull’anulare e che per gli anni di scuola mi aveva fedelmente accompagnato. Da quanto non tenevo in mano un pennino, da quanto le mie dita non si sporcavano d’inchiostro. 
Quasi avevo dimenticato come si traduceva il latino. Rileggevo romanzi di cui già sapevo il finale perchè non potevo acquistare, di nuovi o andare in biblioteca. 
Avevo consumato la grammatica inglese solo perchè era l’unico libro che mi permetteva di imparare qualcosa di nuovo.
Ecco quello che veramente mi mancava. 
Leggere, studiare. Vivere.

La scrittrice Erica Cassano esordisce con “La Grande Sete”, si ispira alla storia di sua nonna, che ha scoperto tramite un vecchio diario e alcune foto ingiallite. 
Con il termine “Grande Sete”, si intende non solo le Quattro Giornate senza acqua, ma anche la sete della protagonista, la voglia di conoscere, di apprendere nuove nozioni, ma anche fame di vita, di libertà e di pace. 
I temi trattati sono l’emancipazione femminile, i legami familiari, l’amore, l’amicizia, i dolori, i sacrifici, i sogni, le speranze, il lavoro, la memoria e la cultura, indispensabile per creare un futuro di dignità senza pregiudizi. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, emozionante e diretto, la storia è strutturata molto bene, coerente con il periodo storico narrato. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie all’impostazione della scrittrice di descrivere ogni personaggio nei minimi particolari. Il lettore si affezionerà non solo alla protagonista Anna, ma anche a sua sorella Felicita, che dietro al suo carattere forte, nasconde i suoi sentimenti. 
Mi è piaciuto molto il rapporto tra Anna e la sua nipotina Silvana, di quasi quattro anni, che a causa della guerra deve crescere senza il padre Luigi e anche se la madre la tratta male, potrà sempre contare sull’affetto della protagonista. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano tuffarsi a Napoli nel periodo della Grande Sete, un romanzo che parla di emancipazione, di libertà, pura e cristallina come l’acqua, il bisogno primario ed essenziale. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro con una protagonista femminile forte, determinata, intelligente come Anna, che da Genova si trasferisce a Napoli, città devastata dalle bombe in attesa degli Alleati. 
Lasciatevi travolgere dalla potenza e dalla forza della parole della scrittrice Erica Cassano!!
Buona lettura 📚📚!!

“La ragazza senza radici” di Cristina Caboni

Titolo: La ragazza senza radici 
Autore: Cristina Caboni 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Edizione: 2
Data uscita: 22 Ottobre 2024 
Pagine: 288 
Genere: Romanzo contemporaneo 

La figura sovrasta le altre. Un uomo alto e biondo. Lo segue con gli occhi. C’è qualcosa in lui, nel modo in cui cammina, nel modo in cui affronta lo spazio, che l’affascina.
Un ricordo affiora. Un altro uomo. Un altro tempo.
Il cuore prende a batterle forte. 
<<Non è possibile>>, si dice. <<Non è possibile>>, ripete. Eppure, continua a fissare lo sconosciuto che adesso si volta e l’osserva a sua volta. Gli occhi, le labbra sottili, l’espressione grave che in un istante diventa beffarda e derisoria. […]
<<Era lui, Nikolaj. Era mio figlio.>>
Riccardo apre la bocca, poi la chiude. Le sorride. C’è una pena infinita nei suoi occhi.
<<Miranda, tuo figlio è morto.>>

La narrazione si sviluppa nel 2007, tra Sanremo, Nizza e Parigi. La protagonista del libro si chiama Adeline Weber, una ragazza che lavora presso gli archivi del comune di Nizza. 
Adeline era molto brava nel suo lavoro, oltre ad incrociare i dati statistici, si lasciava guidare dalla passione della sua occupazione, al punto da farsi coinvolgere nella vita delle persone che si recavano in comune alla ricerca di un genitore, un figlio o un parente. 
Ma una mattina, si presenta in comune una donna anziana di nome Miranda Gravisi Barbieri, che vuole avere informazioni su un figlio che credeva morto alla nascita. Miranda vive a Sanremo, insieme a suo marito Riccardo, e in occasione del concorso enologico tenuto nella sua proprietà, la donna aveva incrociato lo sguardo di un uomo alto e biondo. Miranda l’ha riconosciuto subito: è Nikolaj, suo figlio. Quando, Miranda aveva partorito era minorenne, non era sposata e aveva dato alla luce un bellissimo bambino di nome Nikolaj. Purtroppo, dopo qualche ora dal parto, le condizioni di salute di Miranda si erano aggravate, tanto da entrare in coma e al suo risveglio, le avevano comunicato che suo figlio Nikolaj, era morto. Da allora, Miranda ha cercato di superare il dolore della morte del figlio, rifugiandosi nella sua tenuta e nella vigna. 
Ma adesso, Miranda vuole conoscere la verità, sente che suo figlio Nikolaj è vivo. Per questo motivo, Miranda si era recata in comune a Nizza, per avere informazioni su suo figlio. 

Miranda si lasciò abbracciare. Era quello il rimedio per un cuore spezzato: l’amore e gli abbracci. E lei, per fortuna, li aveva entrambi. Così, mise da parte la disperazione che continuava a stringerle la gola, la relegò nel luogo in cui l’aveva confinata anni prima, nel momento in cui aveva deciso di vivere. Continuava a sentirla, naturalmente. Era là, ai limiti della coscienza. Ma ora al dolore profondo e antico della perdita si era unita un’ombra, vischiosa, oscura e gelida; erano l’incertezza, il sospetto e il dubbio che qualcuno le avesse portato via suo figlio. 
Ma perchè? Chi avrebbe potuto farle una cosa tanto crudele? 
Non riusciva a concepire una tale mostruosità. Forse le cose erano andate diversamente. Forse c’era una spiegazione. 
E poi comprese che non le importava. 
Voleva solo ritrovare suo figlio.

E’ così, che Miranda conosce Adeline, che l’aiuterà a trovare suo figlio, lasciandosi trasportare dalla storia del suo passato. Adeline, sa che non dovrebbe assecondare le richieste di Miranda, perchè il passato è passato e va lasciato dov’è. E questo Adeline lo sa bene…
Adeline è cresciuta in una casa famiglia, non ha mai conosciuto i suoi genitori che l’hanno abbandonata appena nata. Non è stato facile per Adeline, ma adesso è una donna realizzata e non deve voltarsi indietro, come continua a ripeterle il suo amico e assistente sociale Damien Martinelle. 

<<Se anche la questione di questo presunto figlio fosse vera, e ho qualche dubbio, cosa avrebbe a che vedere con te?>> 
Adeline battè le palpebre. Perché le faceva quella domanda? Damien conosceva il suo passato, sapeva che era stata abbandonata dalla nascita. Sapeva anche che trovare la sua famiglia d’origine era stato il suo unico obiettivo per molto tempo finché… […]
Per un istante pensò di opporsi, di dare voce all’emozione sorda che la spingeva a ribellarsi a quelle parole. Poi chinò il capo, le dita che si intrecciavano nervosamente. Spinse con la punta della scarpa una pallina, si chinò e la prese in mano stringendola forte. 
Damien aveva ragione. Era tutto vero quello che le aveva detto. 
Il passato non aveva importanza. 
Glielo aveva promesso. Lo aveva giurato quando si era lasciata Parigi alle spalle e aveva iniziato una nuova vita, là a Nizza.

Damien è “l’unica famiglia” di Adeline, per lei è una guida, un faro e un padre. Ma questa volta, Adeline non riesce ad ascoltare le parole di Damien, e decide di aiutare Miranda. In lei, nota la sua stessa emozione, disperazione, lo stesso dolore che prova da quando è nata. 

Eppure, mentre Damien le stava dicendo esattamente quello che lei voleva sentire, qualcosa infondo alla sua anima si era ribellato. Le aveva scalpitato dentro raggiungendo la superficie della volontà: speranza… brillante, profonda e potente. Suo malgrado si era sentita come in passato, mentre, nel buio della notte, circondata dai respiri degli altri bambini, immaginava che presto la sua mamma sarebbe corsa da lei e, dopo averla abbracciata, l’avrebbe riportata a casa. Al luogo a cui apparteneva, dove la sua famiglia l’aspettava. 
Ci aveva creduto così tanto che, non appena ne era stata capace, l’aveva cercata lei stessa, la sua famiglia. Per molto tempo quello era stato il suo unico obiettivo… ecco perchè si era sentita così vicino a Miranda. In lei aveva visto sé stessa. Il medesimo tormento, lo stesso dubbio feroce.

Adeline, da sempre affascinata alla genealogia, inizia a frugare tra vecchi documenti e carte dimenticate alla ricerca di un’indizio, di qualcosa che porti a Nikolaj. Ad aiutarla, sarà proprio il suo ex ragazzo, nonché il suo nuovo capo di nome Juan. 
Sarà l’occasione per Adeline, di analizzare sé stessa, di smettere di vergognarsi del suo passato e di iniziare ad aprirsi… 
Riuscirà Adeline ad accettare il suo passato? 
Riuscirà a raccontare a Juan, che i suoi genitori l’avevano abbandonata?
Riuscirà a trovare Nikolaj? 
Ma Adeline, non sa che ogni famiglia nasconde dei segreti, dei segreti che possono mettere tutto in discussione. 

Quanto potevano essere banali le parole, quanto era immenso e sconfinato ciò che nascondevano. Avrebbe voluto dirgli che le era mancato ogni giorno, che dopo di lui non c’era stato nessun altro con cui avesse voluto trascorrere più di una sera. Voleva dirgli che le dispiaceva per come era andata tra di loro e che con lui era stata felice. Invece si affrettò a prendere le sue cose. Allora sentì un lieve spostamento d’aria seguito dal tonfo della porta che si chiudeva. 
La tentazione di tornare indietro e continuare a parlare con Juan era forte, troppo. Lui ci aveva visto giusto, era stata a un soffio da abbracciarlo. 

Adeline si voltò, il cuore in subbuglio. Lui la guardava come se le leggesse dentro, come se riuscisse a vedere le parti che lei cercava disperatamente di nascondere, di riportare all’ordine, di ridurre al silenzio.

La scrittrice Cristina Caboni, dopo l’incredibile successo del libro “Il sentiero dei profumi”, un bestseller venduto in tutto il mondo, adorato dai lettori e dalla stampa, che ha conquistato la vetta delle classifiche italiane e straniere, torna in libreria con “La ragazza senza radici”. 
“La ragazza senza radici” racconta una storia emozionante, intensa, molto commuovente, incentrata sul passato e sulle proprie radici, che definiscono e determinano ciò che siamo. Questo, vale anche per la protagonista Adeline, che si sente diversa e smarrita, perchè non conosce le sue radici. 
La scrittrice Cristina Caboni con “La ragazza senza radici”, torna ad emozionare i suoi lettori, con una nuova storia emozionante e profonda. 
I temi trattati sono le relazioni, l’amore, il passato, la casa famiglia, la morte, il vino e la vigna, l’amicizia, la famiglia, il senso di abbandono, la Seconda guerra mondiale, il nazionalismo e le radici, che determinano chi siamo. 

Adeline si irrigidì. Aveva fatto delle ricerche, sapeva che dopo la Seconda Guerra Mondiale, molti italiani erano stati cacciati dall’Istria e i loro averi confiscati e nazionalizzati. Sapeva anche che i genitori di Miranda erano scomparsi. […]
<<C’era chi credeva davvero nel nazionalismo, nella proprietà collettiva, e poi c’era chi desiderava unicamente vendicarsi e non solo dei torti subiti: era gente violenta, per incorrere nella loro rabbia bastava portare un nome diverso. Appartenere a un’etnia differente[…]
Le persone tendono a riunirsi in gruppi omogenei, si sentono al sicuro all’interno di quei confini, e così facendo escludono gli altri. E’ facile, in seguito, incolparli delle proprie miserie. Comodo, no? […]
Quella gente… non li dimenticherò mai. 
Arrivarono con dei carri e trasportarono all’interno della mia casa dei miei genitori, i loro mobili. C’erano donne che si contendevano gli abiti di mia madre, si pavoneggiavano con i suoi gioielli. […]
Ero furiosa, io… non so cosa mi prese, ma iniziai a urlare, a strappare loro ciò che avevano rubato.

La narrazione è in terza persona, in cui quasi ogni capitolo viene raccontato dalla protagonista Adeline, ma sono presenti anche dei capitoli narrati da Miranda. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, appassionante, profondo, emozionante e commuovente, che evidenziano le relazioni (da quelle familiari, a quelle amorose e d’ amicizia), ma anche le radici profonde di ognuno di noi. 
Ho apprezzato molto, l’idea della scrittrice di inserire all’inizio di ogni capitolo, delle frasi inerenti alla storia e ad alcune curiosità sul vino. 

Tutto possiede un’anima, ne è convinta. Nel caso del vino si tratta di una serie di elementi che si combinano nel terroir, un insieme di fattori ambientali e umani che interagiscono determinando la sua unicità. Chi pensa che il vino sia una semplice bevanda ottenuta dalla fermentazione del succo d’uva si inganna. E’ ben altro: identità, tradizione, natura, abilità. Ma soprattutto mistero. 
Perchè tocca l’anima e la conduce in luoghi inesplorati, dove tutto è possibile. 

Grazie a Miranda, il lettore esplorerà anche il mondo affascinante del vino, della coltivazione della vite, che fanno da sfondo alla storia, una storia che racconta di tutti noi, perchè tutti siamo un intreccio di relazioni, legami familiari e affettivi. 
I personaggi sono strutturati bene, molto profondi ed emozionanti, come la storia raccontata dalla protagonista Adeline, in grado di entrare nel cuore del lettore. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano un romanzo profondo, emozionante ed intenso, incentrato sulle radici e sulla famiglia. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che vogliono perdersi nella coltivazione della vite, vi sembrerà di sentire il profumo del vino “speciale” che Miranda ha regalato ad Adeline, un vino pregiato che riposa sul fondale sabbioso del mare, cullato dalle onde. 
Lasciatevi travolgere dalla scrittura delicata di Cristina Caboni… non ve ne pentirete!!
Buona lettura 📚📚!!

“Un nuovo giorno arriva quando trovi il coraggio di rifiorire” di Raphaëlle Giordano

Titolo: Un nuovo giorno arriva quando trovi il coraggio di rifiorire 
Autore: Raphaëlle Giordano 
Traduttore: Sara Arena 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Data uscita: 28 Gennaio 2025 
Pagine: 240 
Genere: Romanzo contemporaneo

<<Va tutto bene, Henriette.>> 
Quella frase la commuove: si prende la briga di rassicurarla, nonostante non sia tranquillo nemmeno lui. Ma se non fossero accomunati dalla paura, quelle quattro parole non avrebbero lo stesso sapore. Così assumono maggior peso. […]
La mano di Henriette trema in quella di Auguste. Nasconde il volto nel suo collo. Sono così vicini che percepisce il respiro affannoso di lui contro la tempia. E poi, stranamente, in quel momento di terrore d’un tratto si sente calma. Quella sensazione sembra durare un’eternità.
Alla fine la luce verde si riaccende. Hanno superato la zona di turbolenza. Si guardano. Sanno. Sono consapevoli di essere sfuggiti al peggio, ma anche del fatto che in futuro li attende qualcosa di più bello e di altrettanto terrificante. 
I sentimenti che stanno sbocciando dentro di loro. 

La protagonista del libro è Henriette Petrin, una ragazza diversa dalle altre, intrappolata dalla paura e dal terrore di non soddisfare i canoni della società. Henriette è una ragazza molto sensibile, porta sempre i capelli davanti ai suoi bellissimi occhi blu perchè non si sente bella e vorrebbe soltanto sparire. 
Henriette fa l’arredatrice d’interni ha deciso, di lavorare autonomamente perchè il clima rigido e ostile di un ufficio, oltre che frequentare altre persone per dodici ore al giorno, la farebbe crollare emotivamente e psicologicamente. Henriette, ha paura di entrare in contatto con le persone a causa della sua ipersensibilità, che la porta a sentire i sentimenti altrui.
Ma un giorno, una sua cliente di nome Claire De Montlhéry, le propone di collaborare con una prestigiosa azienda per creare un bellissimo giardino esotico. Henriette non può deludere Claire, ed accetta il nuovo lavoro. E’ così, che Henriette si ritrova a lavorare con Auguste, un uomo affascinante di trentatré anni.

<<Henriette? Lei è l’architetto d’interni?>>
La donna annuisce. Auguste è sbigottito. Si aspettava che avrebbe avuto a che fare con una sessantenne sicura di sé, magari un po’ presuntuosa, e invece si trova davanti una ragazzina dall’aspetto spaurito vestita in modo sciatto, che sembra un uccellino appena caduto dal nido…

Auguste è un ambizioso architetto paesaggista, che dedica tutta la sua vita alla carriera a discapito della sua vita personale, intima. Auguste agli occhi degli altri, sembra un ragazzo sicuro di sé, che non ha paura di niente… Ma non è così, Auguste indossa tutti i giorni una maschera per nascondere a tutti, soprattutto al suo capo Gerard, le sue paure e le sue fragilità.
Da bambino, Auguste, aveva imparato dal padre, che in ogni circostanza bisogna avere un comportamento esemplare, senza esternare le proprie emozioni e fragilità. E’ così che Auguste ha paura ad innamorarsi, ha paura a lasciarsi travolgere dai sentimenti.

Auguste ha sacrificato molto per la carriera. A trentatré anni non è sposato, non ha ancora avuto figli. […]
Finalmente si sentiva felice, a proprio agio. Finché un’esperienza sentimentale negativa non ha intaccato di nuovo la sua fragile autostima… Una storia della quale ancora subisce gli effetti nella sua vita da adulto. Auguste ha qualcosa da dimostrare al mondo e a sé stesso. Ha voglia di combattere e di far vedere di cosa è capace. In primo luogo, al suo capo, che rispetta e di cui desidera l’approvazione. Quella promozione, la vuole.
A tutti i costi.

E adesso, Auguste deve lavorare al progetto con Henriette, una sconosciuta di cui teme il confronto. La loro collaborazione partirà con il piede sbagliato, ma entrambi sanno che questo lavoro è fondamentale per la loro carriera.
Henriette e Auguste si ritrovano ad unire le forze, ed iniziano a pensare come creare il giardino più bello di tutta la Francia.
La vita, però, ha uno strano modo di funzionare. Henriette ed Auguste sono costretti a vedersi tutti i giorni per lavorare al progetto dei Montlhéry; ed è proprio così che i due, piano piano, imparano a conoscersi. 
Henriette imparerà a conoscere in profondità Auguste, un uomo che cerca di nascondere le proprie paure per soddisfare gli altri, rinnegando i propri sentimenti per evitare di soffrire. E Auguste, osservando Henriette, nota molte somiglianze e, sarà proprio grazie a lei se Auguste inizierà ad ascoltare il suo cuore senza paura. 
Henriette imparerà che nella vita, bisogna avere il coraggio di affrontare le proprie paure. Solo affrontando le nostre paure, si potrà rinascere e rifiorire.
E solo allora, forse è arrivato il momento per Henriette di togliersi i capelli dagli occhi e guardare il mondo senza paura.

Chi ti dice che io voglia una donna normale? 
E cosa significa normale, poi? 
Voglio renderti felice, non costringerti ad adattarti a una situazione che non ti va a genio. 

Quel giorno, per la paura di rimanere bloccata in una situazione insopportabile senza una via di fuga, un senso di profonda vulnerabilità si era radicato in lei. Da allora non è più stata serena. La preoccupa il pensiero di non riuscire a far fronte a ciò che potrebbe accadere. Vive costantemente con i nervi a fior di pelle. 
Alcuni nascono con un’armatura. Gli eventi spiacevoli sembrano non toccarli. Le conseguenze -gli scivolano addosso senza penetrare nel loro sistema. Henriette invece, ha coniato il termine <<paurosità>> perchè ha l’impressione che le paure filtrino con facilità dai pori della sua pelle e finiscano per andare vorticosamente in circolo, come canoe impazzite in un torrente, fino a invadere cuore e cervello. 

La scrittrice, artista, pittrice e coach di creatività Raphaëlle Giordano, torna con un nuovo romanzo dove la paura è l’inizio della rinascita, “Un nuovo giorno arriva quando trovi il coraggio di rifiorire”, aiuta il lettore ad affrontare le paure più profonde. 
Raphaëlle Giordano è un’autrice da oltre 7 milioni di copie vendute nel mondo, nei suoi libri, racconta i grandi cambiamenti della vita, le paure e le fragilità di ogni essere umano. 
I temi trattati sono la sindrome dell’impostore, la società, la bellezza, l’ipersensibilità, l’amore, le fragilità, le paure e la felicità. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, emozionante e riflessivo, in grado di far riflettere il lettore sui grandi cambiamenti della vira, sull’importanza di non giudicare le debolezze e paure degli altri, ma anche ad accettare e affrontare le nostre paure più nascoste. 

Una fobia inconfessabile come questa non è qualcosa su cui scherzare. Potrebbe capitare a chiunque! Vi fa ridere che un uomo grande e grosso abbia paura di un cane minuscolo, ma cosa sapete della sua storia? Di quello che ha passato per arrivare a sviluppare un terrore così incontrollabile? […]
Io questo signore, lo capisco. La sua debolezza deve avergli causato non poche difficoltà. Vi fa ridere che un tipo così alto e robusto si sia spaventato davanti ai chihuahua.
Ma prima di prendervi gioco delle fragilità di qualcun altro, dovreste pensare a come siete messi voi! 
Perchè la verità è che tutti abbiamo paura, anche se di cose diverse…

I personaggi sono strutturati bene, sia dal punto di vista fisico che psicologico, grazie alle ampie descrizioni inserite dalla scrittrice che permettono al lettore di entrare in empatia con Henriette e  Auguste, ma anche con gli altri personaggi. Mi sono affezionata e identificata molto in Henriette, perchè è una ragazza molto dolce e sensibile, che teme di rimanere intrappolata in una società priva di emozioni, ma è proprio grazie alla sua sensibilità che riesce ad essere un’ottima arredatrice d’interni. 
Ho apprezzato molto anche un personaggio “secondario”, ovvero la signora Claire che si fida ciecamente in Henriette, nonostante la sua giovane età e anche Claire, insegna al lettore che non bisogna avere paura di raccontare agli altri le nostre paure. Perchè alla fine, tutti noi abbiamo paura di qualcosa…
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che stanno affrontando un periodo difficile, a chi ha il blocco del lettore, ma anche a chi ha paura di essere sbagliato/a; grazie a questo libro, il lettore imparerà ad affrontare la vita e ad essere felice. 
E voi, avete paura ad affrontare le vostre paure? 
Avete mai avuto paura del giudizio altrui? 
Vi è mai capitato di riflettere sul significato della parola “paura”? 

 

<<Sei pronto? Chiudi gli occhi. Ascoltiamo…>>
Si ritrovano accovacciati, con gli occhi chiusi, ad assaporare la musica dell’acqua che, nella concezione del loro progetto, è diventata uno strumento paesaggistico. Henriette ha appoggiato una mano sull’avambraccio di Auguste. Lui solleva un po’ una palpebra per sbirciarla: ha un’espressione rilassata e un sorriso sereno che le aleggia sulle labbra. 

“Finché il caffè è caldo” di Toshikazu Kawaguchi

Titolo: Finchè il caffè è caldo 
Autore: Toshikazu Kawaguchi 
Traduttore: Claudia Marseguerra 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Edizioni speciali 
Data uscita: 1 Novembre 2024 
Pagine: 192 
Genere: Romanzo contemporaneo 

Il caffè aveva acquisito una certa fama, con lunghe code ogni giorno, grazie alla storia dei viaggi nel tempo. Ma per colpa delle rigide regole da seguire non si riusciva mai a trovare nessuno che fosse davvero tornato nel passato. 
La prima regola era: Una volta tornato nel passato, potrai incontrare solo le persone che sono state nel locale. […]
Un’altra regola era: Una volta tornato nel passato, non puoi fare niente per cambiare il presente. 

In Giappone c’è una caffetteria speciale, aperta da più di cento anni, che secondo una leggenda, permette a chi lo desidera, di tornare indietro nel passato. Ma non è così facile tornare nel passato, perchè ci sono alcune regole da seguire e da rispettare. 


Ecco le cinque regole da seguire: 
1) Sei in una caffetteria speciale. 
C’è un unico tavolino e aspetta solo te. 
2) Siediti e attendi che il caffè ti venga servito. 
3) Tieniti pronto a rivivere un momento importante della tua vita.
4) Mentre lo fai ricordati di gustare il caffè a piccoli sorsi.
5) Non dimenticarti la regola fondamentale: non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi.

E’ così che il lettore incontrerà Fumiko, Kōtake, Hirai e Kei, che per alcuni motivi desiderano tornare indietro nel passato.
Fumiko è entrata per caso nella “caffetteria speciale”, insieme al suo ragazzo Gorō Katada. Gorō è un ragazzo molto intelligente, un’ingegnere dei sistemi e aveva conosciuto Fumiko, grazie a un cliente. Ed è proprio nella caffetteria speciale, che Gorō lascia Fumiko per trasferirsi in America per motivi di lavoro. Fumiko non riesce a reagire, si ritrova ad accettare la decisione di Gorō, senza nemmeno esprimere i suoi sentimenti. Fumiko prima di conoscere Gorō, non si era mai innamorata, aveva sempre dedicato tutto il suo tempo per il lavoro… finché non è entrato Gorō a sconvolgere tutti i suoi equilibri. Per questo motivo, Fumiko vuole tornare nel passato per aprire il suo cuore a Gorō, anche se è consapevole che il presente non cambierà. 
Fumiko si siederà nella sedia speciale, con davanti una bella tazza di caffè che gli permetterà di rivedere Gorō. Ma dovrà stare attenta a rispettare l’ultima regola, la più importante: bere il caffè finché è caldo, per non incorrere in una spiacevole conseguenza. 
Nel secondo capitolo, il lettore conoscerà la storia di Kōtake, un’infermiera sposata da anni con Fusagi, affetto da Alzheimer, che a causa della sua malattia dimentica tutto, anche sua moglie. 
Kōtake è un’infermiera e fin da subito aveva riconosciuto i sintomi della malattia, e si è ritrovata a lavorare anche a casa, dimenticando i suoi sentimenti. 
Kōtake desidera tornare nel passato, per leggere una lettera che Fusagi aveva scritto all’inizio della sua malattia. Non sarà facile per Kotake accettare la realtà… chissà che cosa c’è scritto in quella lettera? 

Nel terzo capitolo, il lettore conoscerà la storia di due sorelle: Hirai e Kumi. Hirai ha sempre avuto un carattere estroverso, e si era allontanata completamente dalla sua famiglia per non dover gestire il locale di famiglia, seguendo la tradizione. Hirai aveva aperto un suo pub, proprio di fronte alla caffetteria speciale, dove si recava ogni giorno per consumare il caffè. 
Kumi si è ritrovata a gestire da sola il locale di famiglia, cercando di avvicinarsi alla sorella maggiore per riportarla a casa. Hirai ha sempre evitato di incontrarla, anche quel giorno che Kumi, si era presentata in caffetteria e lei si era nascosta dietro al bancone. 
Ma il destino gioca brutti scherzi e Hirai si sentirà in colpa per non aver colto l’occasione, per non aver parlato con sua sorella. Hirai vuole rivedere a ogni costo sua sorella, ed è così che si ritroverà a sorseggiare un buon caffè caldo per tornare nel passato. 
L’ultimo capitolo racconta la storia di Kei, la moglie di Nagare, il proprietario della caffetteria speciale, che desidera a tutti i costi essere una buona madre. Per questo motivo Kei, decide di voler conoscere il futuro. Che cosa scoprirà? 

Ognuna di loro, Fumiko, Kōtake, Hirai e Kei, ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutte scoprono che il passato non è importante, perchè non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. 
La vita, come il caffè va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo. 

Tuo padre non è andato in quella scatola perchè lo voleva. C’era una ragione. Doveva andarci. Se tuo padre ci potesse vedere dalla sua scatola e ti vedesse piangere ogni giorno, cosa credi che penserebbe? Secondo me diventerebbe triste. Tu lo sai quanto ti amava, vero?
Non credi che sarebbe doloroso per lui vedere lo sguardo infelice di una persona che amava? 
Allora che ne dici di sorridere ogni giorno, in modo che anche tuo padre possa sorridere dalla sua scatola? 
I nostri sorrisi gli permettono di sorridere. La nostra felicità permette a tuo padre di essere felice nella sua scatola.

Lo scrittore Toshikazu Kawaguchi esordisce con “Finché il caffè è caldo”, il romanzo più venduto negli ultimi quattro anni con oltre un milione di copie vendute in Italia.
Il lettore si ritroverà a sentire l’odore del caffè nella caffetteria speciale, piena di fascino e mistero, dove è possibile rivivere le occasioni perdute. 
I temi trattati sono l’amore, i sentimenti, la malattia, i ricordi, le seconde possibilità, il destino, il rapporto fra genitori e sorelle, la morte, le tradizioni, le occasioni perdute e il saper cogliere il presente senza timore. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, delicato, riflessivo, profondo ed emozionante; ogni storia è raccontata molto bene e mette in luce le fragilità e i sentimenti dell’animo umano. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alle ampie descrizioni inserite dallo scrittore, che permettono al lettore di entrare in empatia con ogni personaggio. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano iniziare il nuovo anno con il sorriso, a chi desidera una lettura piacevole e rilassante in grado di farti riflettere sulle occasioni perdute, sul significato della vita passata, presente e futura. 
Lasciatevi coccolare dallo stile di Toshikazu Kawaguchi e vi ritroverete nella caffetteria speciale a gustare un buon caffè e a riflettere sulla vostra vita. 
I libri in mansarda augura a tutte/i voi un buon anno, 
buona lettura 📚📚!!

“Alla fine di una caramella al limone” di Rachel Linden

Titolo: Alla fine di una caramella al limone 
Autore: Rachel Linden 
Traduttore: Alessandra Casella 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Edizione: 2
Data uscita: 17 Gennaio 2023 
Pagine: 384 
Genere: Romanzo contemporaneo 
Acquista: https://www.ibs.it/alla-fine-di-caramella-al-libro-rachel-linden/e/9788811007661?lgw_code=1122-B9788811007661&gad_source=1&gclid=CjwKCAiA44OtBhAOEiwAj4gpOWYAPuSGg0T7wrVOwaIo_kPlVn7oyV3zuYvCdul3z5zg5kn6khxLtxoCxcAQAvD_BwE

<<Devi seguire quel che ti fa stare bene, a prescindere dalle circostanze che la vita ti ha messo davanti. >>
<<Ma che significa? Io ho delle responsabilità. Non posso mica mollare tutto per seguire la mia felicità >>, protestai. 
Zia Gert fece un verso col naso. << Chi ha parlato di felicità? Non essere sciocchina. Ti sbagli se equipari la beatitudine alla felicità. 
Non sono la stessa cosa.>>
[…] <<Qual è la differenza?>> 
<<La felicità è effimera, instabile, spesso legata alle circostanze.>> Zia Gert scosse la mano, in un gesto di disprezzo. 
<<Se cerchi la felicità, la maggior parte delle volte finirai delusa dalla natura ultima della vita. Perché la vita è dura, a volte brutale, e spesso ingiusta. Ma cercare la tua beatitudine è tutt’altra cosa. Significa affrontare la tua realtà presente con onestà e coraggio e, in qualsiasi circostanza, continuare a cercare ogni minimo motivo di gioia, anche se è grande come la capocchia di uno spillo, nei momenti bui della tua vita. Non mollare mai. Continua a cercare la tua luce, perché c’è sempre da qualche parte, una piccola cosa di cui essere grata, qualche ragione per festeggiare, un modo per dare gioia agli altri, un nuovo modo per crescere. Vai sempre verso la luce, nella tua vita; e trovala sempre, a prescindere da tutto. 
Questa è l’essenza del significato di cerca la tua beatitudine. 
Devi essere onesta con te stessa, prestare attenzione. 
Cercare la gioia. 

La protagonista del libro si chiama Lolly, una ragazza di trentatré anni, che un giorno ritrova un vecchio diario delle medie, dove aveva scritto tutti i suoi sogni e propositi per il futuro. E’ in questo momento che Lolly capisce che non ha realizzato nessun sogno, a causa di alcuni eventi e decisioni che le hanno fatto perdere di vista i suoi desideri. 
A causa di un brutto incidente stradale, sua madre era morta, lasciando a Lolly il peso di molte responsabilità, tra cui gestire il ristorante di famiglia che si tramandava di generazione in generazione; oltre che dare un futuro migliore a sua sorella Daphne. Da quando era morta la madre, Lolly ricopriva il ruolo di madre e di sorella per Daphne. 
Mentre nel ristorante si occupava di cucinare delle buonissime torte meringate al limone, seguendo scrupolosamente la ricetta che la madre le aveva rivelato in ospedale, poco prima di morire. Oltre a cucinare, Lolly si occupava di gestire la contabilità del ristorante, cercando di trovare un modo per combattere la concorrenza. 
Ma da quando Lolly ha ritrovato il proprio diario, capisce di stare affogando nelle preoccupazioni e in alcune decisioni che aveva dovuto prendere.
Ha sacrificato tutti i suoi sogni, il suo primo grande amore Rory Shaw, per portare avanti il sogno di sua madre. 
Ma un giorno, la sua vecchia e stravagante zia Gert, le regala tre caramelle al limone, ma non sono delle caramelle normali, sono speciali e Lolly avrebbe dovuto mangiarne una prima di andare a dormire, pensando a un suo rimpianto o desiderio. 
E’ così, che la sera Lolly prende le caramelle al limone, si ritrova a gestire il ristorante dei suoi sogni, a riabbracciare la madre e con l’ultima caramellina al limone, si ritrova ad essere la moglie di Rory, l’unico uomo che lei ha sempre amato. 

Nella mano c’erano tre caramelline al limone grandi come una moneta da dieci centesimi: di un colore giallo brillante, erano a forma di limone e ricoperte di una spolverata di zucchero. […] 
<<Queste sono speciali. Ti fanno vedere la vita che avresti potuto avere. Possono farti capire qual è la strada giusta per te. 

E’ una storia che profuma di limoni, di torte meringate al limone, che sprigionano la dolcezza e l’amore, ma anche l’asprezza del limone. 
Che cosa deciderà Lolly? 
Riuscirà a lasciar andare via, ciò di cui non ha più bisogno per andare avanti?
Riuscirà a trovare un proprio posto nel mondo e a trovare la beatitudine?

Quando facciamo una scelta, necessariamente limitiamo tutte le altre. Ogni volta che scegliamo un percorso, il numero delle nostre opzioni diminuisce: ogni decisione chiude molte altre porte. Tuttavia la prendiamo, sperando di aver barattato tutte le altre possibilità con quella che noi riteniamo sia la migliore. 

La scrittrice Rachel Linden esordisce nel mercato letterario italiano con “Alla fine di una caramella al limone”, insegnando al lettore a lasciare andare quello di cui non abbiamo più bisogno e dell’importanza di seguire il proprio cuore. 
I temi trattati sono le scelte, che quotidianamente facciamo, con le loro conseguenze ma anche altri temi importanti come la morte della madre, l’amicizia, il rapporto tra sorelle e l’amore vero. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole e dolce, che permette al lettore di innamorarsi di ogni singola pagina, fino alla fine della storia. 
I personaggi sono strutturati bene, permettendo al lettore di immedesimarsi in Lolly, Daphne, Eve e Rory. 
E’ il romanzo adatto per iniziare bene il nuovo anno, per riflettere sulla propria vita e sul futuro. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che vogliono leggere una storia profonda, piena di sentimenti, amore e malinconia, con un pizzico di magia per affrontare la vita con semplicità. 
Quali sono i vostri buoni proposti per il 2024? 
Vi è mai capitato di compiere delle scelte difficili, che hanno condizionato completamente il vostro futuro? 
Fatemelo sapere nei commenti, 
Buona lettura 📚!!

“Splendi più che puoi” di Sara Rattaro

Titolo: Splendi più che puoi
Autore: Sara Rattaro
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni
Edizione: 2
Data uscita: 31 Marzo 2016
Pagine: 222
Genere: Romanzo contemporaneo/Narrativa di genere
Acquista: https://www.ibs.it/splendi-piu-che-puoi-libro-sara-rattaro/e/9788811672944?lgw_code=1122-B9788811672944&gad_source=1&gclid=CjwKCAiAvJarBhA1EiwAGgZl0EAZxDZMCZTZX4uCt-P5EsFyvqZB-X1OB9CaeTpGS2x1VYgxCYTymhoC01YQAvD_BwE

Fu lì la prima volta. Quella di cui ogni donna potrebbe parlare in eterno perché, anche se il livido passa, la ferita è destinata a rimanere. 
Lo fece con il bastone dell’ombrellone da spiaggia che avevo scelto proprio io. Sulle gambe e sulla testa. 
Senza spiegazione e senza motivo. 

Perché spiegazioni e motivi non esistono. Mai.

La protagonista del libro si chiama Emma, una donna che si innamora perdutamente di Tommaso. L’amore che prova per lui, è molto forte, tanto da farla allontanare dai suoi genitori, che non approvavano questo legame per la differenza d’età. 
Emma lascia gli studi all’università, e trova un lavoro, vivendo insieme a Tommaso per dieci anni.
La loro relazione sembrava perfetta, ma l’amore è un sentimento che cambia all’improvviso. 
E così è stato per Emma e Tommaso, che dopo dieci anni decidono di lasciarsi. Emma si ritrova da sola, senza forze e durante una cena con amici, incontra un ragazzo di nome Marco. 
Marco è un collezionista d’arte, che rivolge molte attenzioni a Emma, persuadendola con le sue parole e il suo sguardo affascinante.
Emma si consola con Marco, sperando di far ingelosire il suo ex; ma alla fine rimane affascinata dai gesti insistenti di Marco. I fiori, le attenzioni, i piccoli gesti del ragazzo, fanno innamorare Emma, tanto da decidere di sposare Marco, dopo sei mesi. 
Ma come si può conoscere veramente una persona?
Ben presto, Emma capisce di aver commesso uno sbaglio a sposarsi… ma ormai è troppo tardi per tornare indietro, e si ritrova a dover fare i conti con i continui sbalzi d’umore di suo marito. 

Durante il viaggio di nozze, il padre di Marco muore all’improvviso; da quel momento mostra il suo vero carattere aggressivo ad Emma, oltre a una gelosia ossessiva, maniacale. 
Emma giustifica il suo comportamento ossessivo, ma in realtà cosa conosce veramente di lui? 

Rimasi ghiacciata. Avrei voluto alzare la voce, dirgli che mi stava offendendo e che non lo potevo accettare, ma qualcosa mi fermò, forse l’istinto. Fu così da subito. 
Io ho sempre cercato di evitare lo scontro. Anche prima che tutto precipitasse, prima che fosse tutto chiaro, ma soprattutto prima di avere la peggio. 
Era come se l’avessi intuito, senza esserne consapevole. 

Marco sopprime ogni libertà di Emma, vietando le trasferte di lavoro, tanto da farla licenziare.

Ed è così, che un giorno, arrivano i primi calci, pugni, ed Emma non sa come comportarsi. 
Nel mentre, Emma scopre di essere incinta e adesso, deve pensare a come proteggere sua figlia. 
Sua figlia Martina, è la luce dei suoi occhi, ed è grazie a lei, che trova il coraggio e la forza di affrontare la vita. Emma trova il coraggio di affrontare la verità e di dire “basta” agli atteggiamenti violenti del marito. 

Si chiama femminicidio, e significa che ti uccidono perché sei donna. Non so se è il nome più corretto e nemmeno se un nome fosse davvero necessario per identificare un fenomeno che esiste da sempre. Quello che so è che, come tutte le cose che un nome lo possiedono, esiste, ha delle origini, una cultura, delle motivazioni, troppe vittime ma quasi mai una vera giustizia. 

La scrittrice Sara Rattaro con “Splendi più che puoi”, racconta una storia vera di una sua amica, ma è anche la storia di molte donne, che ogni giorno si ritrovano vittime di violenze. Ma non inizia subito con le botte, ma con “piccoli gesti”, con una parola cattiva, ma anche con una lite che si trasforma in violenza fisica e mentale. 
La violenza che è costretta a subire una donna, porta con sé delle conseguenze evidenti, come la bassa autostima e la vergogna. 

La vergogna è il peggiore dei sentimenti quando sei in pubblico. Finché rimanevo chiusa tra quattro mura sembrava più facile da sopportare, ma fuori c’erano gli sguardi che sanno chi sei e che sfuggono quando sei tu a cercarli. 
Dietro c’ero io, terrorizzata e con una bambina piccola da portare in salvo. Sono poche le parole che servono per spiegare questa situazione e può pronunciarle solo chi c’è passato. 

Ma ogni donna, deve trovare la forza, il coraggio di dire “BASTA”, perché ha bisogno di ricevere una carezza sul volto, e non un pugno, non un offesa. Una donna va amata ogni giorno, e non è di proprietà di nessuno, perché la donna appartiene solo a sé stessa. 
Il lettore si ritroverà a leggere una storia molto emozionante e riflessiva, perché ogni giorno purtroppo, accadono episodi di violenza sulle donne. 
I temi trattati sono la violenza sulle donne, sia fisica che psicologica, i rapporti famigliari e a come reagisce la società, di fronte alla violenza. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, emozionante, delicato, profondo e autentico, grazie alla bravura della scrittrice Sara Rattaro, di riuscire a raccontare una storia vera, molto toccante, riuscendo a toccare il cuore e l’anima del lettore. 
I personaggi sono strutturati bene, in grado di far emozionare, arrabbiare, ma anche sperare il lettore. 
La storia viene raccontata attraverso alcuni salti temporali, che permettono al lettore di appassionarsi sempre di più della trama. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che vogliono leggere una storia forte, in grado di toccare il cuore e l’anima di ogni lettore, che si sentirà vittima della violenza, proprio come la protagonista. 
Ma alla fine, il lettore insieme a Emma, riuscirà ad uscire dal buio, dall’oscurità perché ogni donna deve ricordarsi di splendere e di volersi bene. 
Ringrazio la scrittrice Sara Rattaro, per aver raccontato questa storia vera, che sarà d’aiuto a molte donne vittime di violenza, ma anche per cercare di metterle in guardia. 
Mi auguro che questo libro, venga letto non solo da donne, ma anche dagli uomini, per capire che la donna non è come un trofeo, un oggetto da possedere, ma è una persona libera e come tale, va rispettata ogni singolo giorno. 
Buona lettura 📚📚!!

Recensioni libri

“I peccati di Marisa Salas” di Clara Sánchez

    Titolo: “I peccati di Marisa Salas”
    Autore: Clara Sánchez
    Traduttore: Enrica Budetta 
    Editore: Garzanti
    Data uscita: 31 ottobre 2022
    Pagine: 304
    Genere: Romanzo
    Acquista: https://www.ibs.it/peccati-di-marisa-salas-libro-clara-sanchez/e/9788811003182

    Che importanza dai alle tue parole?
    Che importanza dai alle tue ossessioni?
    Credi di aver fatto la cosa migliore per te?
    La vita non è un romanzo, può essere molto più pericoloso.

    Marisa Salas mentre si trovava al centro commerciale, decise di fare un giro in libreria, incuriosita da un enorme foto esposta in vetrina di un autore esordiente, primo in classifica, un certo “Luis Isla”.
    Appena Marisa prese in mano il romanzo, ebbe fin da subito una strana sensazione, ma decise di leggere la prima pagina.
    Marisa non poteva credere ai suoi occhi, ogni parola all’interno di “Sogni insondabili”, così si chiamava il romanzo, faceva pensare al suo libro pubblicato trent’anni fa, che era stato distrutto a causa delle pochissime vendite.
    Decise di acquistarlo per verificare personalmente, se si trattasse veramente di un plagio. Da questo momento, Marisa inizia a cercare la verità per dimostrare che quel libro lo aveva scritto lei anni prima, ma con un titolo diverso. 
    Si reca dalla sua vecchia casa editrice, che con gli anni aveva cambiato i proprietari, per cui da nessuna parte c’era traccia del suo romanzo. 
    Ma all’improvviso tutto il passato riemerge e Marisa deve fare i conti con i segreti che aveva nascosto anche a suo figlio e a suo marito Maurizio. Riuscirà a dimostrare il plagio? 


    Una storia piena di colpi di scena, in cui il finale rimette tutto in gioco in modo imprevedibile.
    Clara Sánchez non sbaglia mai un colpo, con il suo stile e le sue storie singolari, tiene i lettori incollati sulle pagine. 
    Le tematiche trattate sono originali, legate al mondo dell’editoria e del plagio. 
    I personaggi sono strutturati abbastanza bene, anche se avrei preferito maggiori dettagli sentimentali e intimi dei protagonisti. 
    Uno stile di scrittura leggero, scorrevole e piacevole, con capitoli brevi in cui si alterna il racconto dei due protagonisti (Marisa Salas e Luis Isla), che incuriosisce i lettori a continuare a leggere.
    Vi ho fatto venire voglia di acquistare il libro? Di conoscere Marisa Salas e Luis Isla? 
    Scrivetemelo nei commenti!!
    Buona lettura 📚📚!!