“La morte non paga doppio” di Bruno Morchio

Titolo: La morte non paga doppio 
Autore: Bruno Morchio 
Casa Editrice: Rizzoli 
Collana: Nero Rizzoli 
Data uscita: 10 Giugno 2025 
Pagine: 240
Genere: Romanzo giallo 

<<Eh sì, morte non paga doppio.>>
Come un flash, la frase mi catapulta nel sogno del giorno prima. Senza saperlo, Anghel sta giocando con le parole sussurrate da Michelino, la frase pronunciata quando Milca stava per aprire la porta della camera da letto dove, quindici anni fa, ho trovato la mamma in un lago di sangue. 
Non sei contento? La morte paga doppio. 
<<Cosa vuoi dire?>> domando.
<<Anton è morto e nessuno può riportare lui in vita>> attacca, stringendosi nelle spalle e lasciando intendere che si aspetta un mio cenno di assenso. 
<<Lo so.>> 
<<Tu non hai ucciso Anton. […] Perciò puoi avere Alina e fare lei felice. […] Morte paga.>>

Dopo il successo di “La fine è ignota”, libro vincitore del Premio Giorgio Scerbenenco 2023, torna l’investigatore genovese Mariolino Migliaccio. 
Il protagonista Mariolino Migliaccio ha poco più di trent’anni, non è un poliziotto ed è un investigatore privato senza licenza, che riceve i suoi clienti in un bar situato nei carruggi. 
Mariolino conosce ogni angolo di Genova, individua tutti i pregi e i difetti di quella città, che contemporaneamente ama e odia. 

Provo a tendere l’orecchio, con la speranza di afferrare le note del magico violino di Anghel, ma non percepisco altro che il cicalare dei negozianti sulla soglia delle loro botteghe e il ronzio dei veicoli elettrici che raccolgono la aumenta nei carruggi. 
Le bancarelle di piazza Soziglia sono già state allestite, cappelli, borse e sciarpe colorate stanno lì in bella vista, ma non ci sono genovesi né foresti interessati ad acquistarli. Siamo in un periodo morto e la città vecchia può tirare il fiato dopo che torme chiassose di turisti vomitate dalle navi da crociera hanno imperversato nei vicoli durante il ponte dei Santi.

Mariolino è solo, un uomo ai margini, da quando ha perso la madre Wanda Lagomarsino, una prostituta, ammazzata probabilmente da un cliente. Da quel momento, Mariolino si è ritrovato solo, senza soldi e con un obiettivo preciso: trovare chi ha ammazzato sua madre. 
Grazie al suo informatore e amico Anghel, entra in contatto con un veggente, che gli consiglia di cercare una certa “Alice”, un’amica della madre e colei che le aveva procurato l’ultimo cliente. 

Una volta appurato che la Wanda Lagomarsino aveva buoni rapporti con tutti, non era coinvolta in giri criminali, lavorava in proprio senza farsi sfruttare da alcun pappone e non aveva nemici che la volessero morta, il magistrato inquirente ha concluso che si è trattato di un omicidio a sfondo sessuale perpetrato da un sadico la cui identità era destinata a restare sconosciuta. Queste conclusioni hanno determinato di fatto l’archiviazione del “caso”. 
Da quel momento non mi sono dato pace. Trovare l’uomo che mi aveva reso orfano è diventato lo scopo della mia vita. Così, dopo il diploma, non potendo permettermi di iscrivermi all’università, ho deciso di cominciare a lavorare e che il mio lavoro sarebbe stato questo: il detective privato. 

E anche se Mariolino ha perso tutto, possiede un fiuto straordinario, che gli aveva permesso di salvare Liveta, una delle “ragazze” del boss Luigi Il Vecchio. Luigi il Vecchio era una vecchia conoscenza della Wanda,  e nel volume precedente, aveva assoldato Mariolino per ritrovare Liveta. 
E’ così che Mariolino, salva una ragazzina albanese Milca Hoxha, venduta dalla famiglia alla mafia albanese e costretta per anni a prostituirsi e a subire violenze. 
Milca, grazie al protagonista, vive insieme a Soledad Mareira Flores, soprannominata da tutti “Sole”, l’amica ecuadorennia di Mariolino. Milca ha abbandonato per sempre la sua vecchia vita e frequenta il liceo turistico Edoardo Firpo, come tutti/e i/le ragazzi/e della sua età. 

Siamo arrivati alla fermata di San Giorgio e dobbiamo scendere. Usciti dalla metro la luce ci investe violenta. Qui fa meno freddo che in val Bisagno. Sbuchiamo in piazza Raibetta e ho la netta sensazione che entrambi abbiamo paura di approfondire. Se ci mettiamo a scavare chissà cosa potrebbe venir fuori. Siamo due orfani a cui la vita ha indurito il cuore perchè la nostra pelle è troppo sottile per proteggerci dal dolore: quindici anni fa, quando avevo la sua età, sono tornato da scuola e ho trovato mia mamma in un lago di sangue, assassinata da un cliente che non è mai stato identificato, quanto a Milca, i suoi l’hanno venduta per poche centinaia di euro alla mafia albanese. Con gente come noi parlare di sentimenti è come giocare alla roulette russa. 

Una mattina dopo scuola, Milca e Migliaccio si incontrano e la ragazza gli chiede di indagare sulla morte sospetta di Anton Mitrescu, un rumeno morto recentemente, Tutti i giornali e la polizia sono convinti, che Anton sia morto di overdose, ma la moglie Alina Mitrescu, nutre dei dubbi e chiede a Migliaccio di scoprire la verità. 
Mariolino non può tirarsi indietro e decide di “lavorare” gratuitamente per non appesantire le condizioni economiche della vedova rumena, che deve crescere da sola un figlio piccolo di nome Michelino. E’ così, che Mariolino scopre che la scena del crimine è contaminata e nasconde un muro di silenzi dietro cui si intravede un intreccio torbido di speculazioni edilizie, lavoro in nero e minacce. 
Con l’aiuto di un’ispettore scorbutico, Antonio Spaggiari, Migliaccio cerca di scoprire la verità. 
Ma il passato e la cicatrice della perdita della madre ritornano, Mariolino è sempre più determinato a scoprire chi ha ucciso sua madre. 
Tra i carruggi e i quartieri popolari della Superba, si svolge la nuova storia dell’investigatore Migliaccio, un uomo che inciampa, dubita, si sporca le mani ma non smette mai di cercare la verità, anche quando fa male. 

Entropia.

Ci sono nella vita circostanze in cui il cammino che ci aspetta sembra già segnato, tante sono le linee che convergono in uno stesso punto, che risulta difficile immaginare che le cose andranno in un altro modo rispetto all’esito prefigurato. Qualcuno le chiama calcolo delle probabilità, qualcun altro destino.

Lo scrittore, psicologo e psicoterapeuta Bruno Morchio, dopo il successo dei suoi libri con protagonista Bacci Pagano, torna in libreria con “La morte non paga doppio”, una nuova storia ambientata a Genova e con un nuovo protagonista, l’investigatore Mariolino Migliaccio. 
Il lettore, si ritroverà a percorrere i carruggi di Genova insieme al protagonista alla ricerca della verità. 
I temi trattati sono la prostituzione, l’amore, la violenza, la tossicodipendenza, l’amicizia, i pregiudizi, il lavoro in nero, le speculazioni edilizie, la mafia, i sogni, la morte e le cicatrici più profonde. 

<<Non sei contento? La morte paga doppio>> sussurrava Michelino nel sogno.
Ma perchè ho messo in bocca queste parole proprio a lui, un bambino di tre anni? E, soprattutto, come mai esse suonano come un invito ad aprire la porta sull’orrore?
Ho letto da qualche parte che nei sogni il nostro campo visivo si allarga. Secondo quell’articolo, contenuto in un libro raccattato al bookcrossing, durante il sonno allentiamo gli ormeggi del nostro controllo e questo ci permette di accedere a verità che nella veglia tendiamo a censurare. Se il tizio che l’ha scritto -di cui non ricordo il nome- ha ragione, dovrei prendere molto sul serio queste domande. 

Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, pieno di suspence. Ho apprezzato la scelta dello scrittore di inserire alcune parole dialettali genovesi, ma non condivido la scelta di riportare immediatamente la traduzione in italiano perchè rompe il ritmo, il pathos della lettura. In molti libri ambientati a Napoli e non solo, molti scrittori inseriscono parole dialettali ma raramente, riportano le traduzioni in italiano (e se avviene, viene inserita una nota a piè di pagina o alla fine del libro). 
I personaggi sono strutturati bene, dal protagonista ai personaggi secondari, grazie all’impostazione adottata dallo scrittore.
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro giallo, pieno di mistero e coinvolgente, ambientato nei carruggi genovesi. 
E’ arrivato il momento di percorrere i carruggi di Genova insieme all’investigatore Mariolino Migliaccio e di scoprire la verità!!
Buona lettura 📚📚!!

“La Grande Sete” di Erica Cassano

Titolo: La Grande Sete 
Autore: Erica Cassano 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Edizione: 2 
Data uscita: 4 Marzo 2025 
Pagine: 384 
Genere: Romanzo storico 

Erano le settimane della Grande Sete.
I tedeschi avevano fatto saltare l’acquedotto del Serino, le riserve si erano prosciugate e, dalla fine di agosto, la città era a secco. Sulla spiaggia di Chiaia qualcuno aveva costruito certi marchingegni che servivano a dissalare l’acqua del mare, fatti con bidoni di latta e pentoloni di rame riscaldati con il carbone. […]
L’aria era densa, irrespirabile per il tanfo, i fuochi che crepitavano nei bracieri rendevano il caldo ancora più insopportabile. Mi si era infilata, odiosa, della sabbia nei sandali. Battevo a terra i piedi per provare a toglierla, senza riuscirci, anzi, facendone entrare ancora di più. Abbassarmi per levare i granelli sarebbe stato impossibile, premuta com’ero dagli Assetati che si accalcavano e spingevano. 

Questo libro è ambientato a Napoli nel 1943, durante le Quattro Giornate e il periodo della Grande Sete, quando la città era senz’acqua a causa dei bombardamenti che avevano danneggiato le tubature. 
La storia viene raccontata dalla protagonista, Anna, una giovane donna che insieme alla sua famiglia si era trasferita da Genova a Napoli. 
Il padre Enrico Piovine, insieme al suo amico il dottor Giacomo Pittamiglio, oltre l’orario di lavoro, si occupavano di stampare molti volantini contrari al regime nella loro stamperia, che avevano allestito nella cantina del palazzo in cui vivevano a Genova Sampiardarena. Ben presto, l’attività illecita di Enrico e Giacomo, venne scoperta e a giugno, vennero cacciati da Genova. Il dottor Pittamiglio, eta stato mandato al confine mentre il suo amico, il ferroviere Enrico Piovine a Napoli, una città lontana da Genova per impedirgli di creare un’altra rete di comunicazione. 
La famiglia di Enrico, si trasferì a Napoli che la guerra era già incominciata e la moglie Dalia, non riusciva ad accettare la nuova casa e il clima di Napoli. Dalia a Genova, usciva sempre, le piaceva andare a teatro al Carlo Felice, per ammirare le prime teatrali… mentre a Napoli, non usciva mai da quelle quattro mura, che erano la loro nuova casa. 

La sua vita, a Genova, era un’alternarsi tra lezioni di danza classica, che prendeva e impartiva, eventi e prime delle stagioni teatrali. C’erano le serate da gala, a cui si recava elegante, d’inverno coi vestiti di velluto che sfioravano le caviglie e d’estate avvolta in stoffe leggere che le scivolavano sui fianchi. Non capitava mai che passasse intere giornate a casa, anche se amava il nostro bell’appartamento, con la sala da pranzo che il pomeriggio era inondato di luce, dove lei leggeva mentre Felicita e io studiavamo, in attesa che nostro padre finisse di lavorare. Faceva ancora il capostazione, a fine giornata non era stremato. Di domenica, poi, andavamo con il treno a Sestri Levante, a mangiare in spiaggia larghe fette di focaccia bianca, o a Pegli, dove, incima alla collina, sorgeva la Villa Pallavicini. Mia madre era molto affezionata alla villa e ci portava a visitare i giardini lungo i sentieri in salita. Costeggiavamo cespugli di camelie e alberi altissimi, ci fermavamo a guardare il mare dall’alto. 
Ogni cosa, in quei giardini, era una sorpresa.

Invece Anna, è una ragazza molto intelligente e capisce che Genova e Napoli, in realtà sono due città molto simili e spera che guerra finisca il prima possibile per godersi le spiagge di Napoli. 

Le due città, Genova e Napoli, s’assomigliavano: il mare di fronte, con mille barche che lo univano alla terra. Entrambe erano fatte di vicoli, entrambe erano sovrastate da alture. 
Poi erano iniziati i bombardamenti e Napoli era stata deturpata. Allora l’avevo amata davvero. 
Non avevo amato il riflesso di Genova, ma quella città, anche se martoriata. 
Ma ora mi chiedevo: era amore o pietà? 

Il libro è ambientato durante i Quattro giorni, noti a tutti come quelli della “Grande Sete” (da cui il titolo), per la mancanza d’acqua in tutta la città di Napoli a causa dei bombardamenti dei tedeschi. 
All’inizio del libro, il lettore accompagna la protagonista Anna, insieme a Giacomo Pittamiglio e alla sua compagna Catena, a prendere un po’ d’acqua. Per far fronte all’emergenza, avevano creato un modo per dissalare l’acqua del mare e tutti gli Assetati, dopo ore di coda sotto al sole, ottenevano un po’ d’acqua. Mentre Anna era in fila, un’Assetata (così vengono chiamati all’interno del libro), la esorta ad andarsene e la protagonista, assisterà a una scena terrificante, molto violenta e che mette in evidenza i comportamenti aggressivi causati dalla Grande Sete. 
Ma in realtà, Anna e la sua famiglia, erano gli unici di tutto il quartiere, anzi, di tutta la città, ad avere l’acqua in casa. 

La nostra era la Casa dell’Acqua. Eravamo gli unici, in tutto il quartiere, e forse in tutta la città, a non star morendo di sete. Da noi l’acqua continuava a uscire dal lavello della cucina, trasparente e odorosa di cloro. Per mia madre era un miracolo: diceva che Mosè era salito sul monte Oreb a battere la roccia solo per noi. Secondo mio padre, invece, era un caso, un peso più che una benedizione. Non riusciva a spiegarselo. Le nostre erano le uniche tubature a non essere state danneggiate, oppure sotto i piedi avevamo un pozzo nascosto. […] 
Comunque, lo considerava un pericolo: se l’avesse scoperto anche una sola persona, avremmo dovuto metterci a distribuire l’acqua a tutto il quartiere, anzi, come diceva lui, a tutti i fetenti di Napoli. Doveva restare un segreto, pure per quei pochi che ancora popolavano il palazzo. 

Anna, non ha mai patito la sete a differenza di tutti gli Assetati. Il padre Enrico, aveva proibito a tutta la sua famiglia di divulgare la notizia, nessuno sapeva che loro avevano l’acqua in casa, nemmeno il suo amico Giacomo Pittamiglio e Carmela, l’amica di Anna che abitava nel palazzo al quarto piano. 
Anna è una ragazza molto intelligente, ma anche lei, come molti napoletani, ha paura della guerra e dei bombardamenti. 
Durante i bombardamenti, Anna e la sua famiglia si rifugiavano in una Galleria, insieme a molte altre persone, che scappavano dalla distruzione della guerra. 
Il padre Enrico, non ha mai voluto che le sue due figlie Felicita e Anna, lavorassero perchè desiderava che studiassero e coltivassero le loro passioni. Infatti, Anna non vedeva l’ora di iscriversi all’Università di lettere, una volta terminata la guerra. 
Nel frattempo, Anna aveva sete, una sete implacabile di sapere e di apprendere nuove nozioni. Il padre, le aveva regalato una piccola grammatica inglese, convinto che questa nuova lingua sarà fondamentale per il futuro. E’ così, che Anna studia da sola l’inglese per tener la mente allenata e colmare la grande sete di sapere. 

Mi sentivo privata di qualcosa di irrinunciabile. Come agli Assetati mancava l’acqua, a me mancava quello che mi dissetava la testa. Mi sentivo prosciugata, temevo di perdere la capacità che avevo sempre avuto di mandare a memoria concetti e quindi mettevo a punto i miei marchingegni per cercare di non far rinsecchire la mente. Ripetevo ad alta voce i canti di Dante che ci avevano fatto imparare a scuola, soprattutto quello in cui Caronte arrivava a bordo della sua barca, che era il mio preferito. 
Altre volte, invece, inventavo storie e le scrivevo, cercando di riprodurre la grafia tonda e dritta per cui avevo sempre ricevuto tante lodi, e che mi aveva fatto diventare subito la migliore della classe quando da Genova ero arrivata a Napoli. 

Anna studia e rilegge i libri che possiede, mentre aspetta che il padre ritorni dal lavoro. Ma i giorni passano ed Enrico non ritorna… nessuno ha sue notizie, nemmeno il suo amico Pittamiglio. 
Nel quartiere e nel palazzo, tutti pensano che sia morto ma Anna, sua madre e sua sorella Felicita, continuano a sperare che ritorni a casa. 
Anna capisce che non ha tempo per sognare e che deve provvedere al sostentamento della sua famiglia. E’ così, che decide di accettare un impiego come segretaria presso la base americana di Bagnoli, approfittando della sua conoscenza della lingua inglese. 
Nella base americana, Anna conoscerà molte persone come le gemelle Zelda e Milena, che diventeranno sue amiche, ma anche Robert e Kenneth. 
Kenneth ha origini italiane, la madre era immigrata dall’Italia a Oklahoma e lui, era curioso di scoprire le sue origini. E’ così che Anna sognerà ad occhi aperti il suo futuro, pieno di libertà e forse, nel suo futuro c’è una nuova terra, una terra lontana e spazio per l’amore. 

“Non puoi capire perchè non sai”, pensai. “Perchè sei nato in una casa bianca dall’altra parte del mondo. Perché a scuola non dovevi intitolare il tema Elogio del Duce. Perchè non hai mai visto la gente sperare di avere un futuro migliore solo perchè qualcuno lo annunciava da un balcone. Perchè non ti sei mai trovato a vivere in mezzo a persone che si fidavano della voce di quell’uomo che prometteva, prometteva e intanto levava, levava.
Duce che alla fame ci conduce. 
E noi andavamo, andavamo con lui, e nessuno riusciva a ribellarsi, e chi ci provava veniva esiliato, ucciso, mandato nelle città che più venivano bombardate, in cui potevi morire.” 
Certo Kenneth non poteva capire. 
Non faceva parte del popolo ingenuo che si era lasciato sottrarre la propria libertà. 

Ma Anna non vuole lasciarsi alle spalle la guerra, vuole salvarsi da sola, proprio come Napoli. E la grande Sete di sapere non è facile da soddisfare. E’ una forza che viene da dentro e parla di indipendenza, di amore per il sapere, ma anche di coraggio per farsi sentire in un mondo che non sa ascoltare. 
Riuscirà Anna a colmare la sua Grande Sete? 
Tornerà a casa il padre di Anna? 
Che cosa accadrà?

Mi accorsi di avere la gola secca e mi andai a mettere con la bocca sotto al lavello. Bevvi a lungo. Il fresco mi invase il corpo, una sensazione solida di salvezza. Eppure, pensai, non era quella la sete che dovevo soddisfare. A me non era mai mancata l’acqua. Non mi ero mai dovuta svegliare con la lingua attaccata al palato, le labbra così secche da spaccarsi. C’era qualcosa che mi sfuggiva. Mi era scomparso il callo che avevo sull’anulare e che per gli anni di scuola mi aveva fedelmente accompagnato. Da quanto non tenevo in mano un pennino, da quanto le mie dita non si sporcavano d’inchiostro. 
Quasi avevo dimenticato come si traduceva il latino. Rileggevo romanzi di cui già sapevo il finale perchè non potevo acquistare, di nuovi o andare in biblioteca. 
Avevo consumato la grammatica inglese solo perchè era l’unico libro che mi permetteva di imparare qualcosa di nuovo.
Ecco quello che veramente mi mancava. 
Leggere, studiare. Vivere.

La scrittrice Erica Cassano esordisce con “La Grande Sete”, si ispira alla storia di sua nonna, che ha scoperto tramite un vecchio diario e alcune foto ingiallite. 
Con il termine “Grande Sete”, si intende non solo le Quattro Giornate senza acqua, ma anche la sete della protagonista, la voglia di conoscere, di apprendere nuove nozioni, ma anche fame di vita, di libertà e di pace. 
I temi trattati sono l’emancipazione femminile, i legami familiari, l’amore, l’amicizia, i dolori, i sacrifici, i sogni, le speranze, il lavoro, la memoria e la cultura, indispensabile per creare un futuro di dignità senza pregiudizi. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, emozionante e diretto, la storia è strutturata molto bene, coerente con il periodo storico narrato. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie all’impostazione della scrittrice di descrivere ogni personaggio nei minimi particolari. Il lettore si affezionerà non solo alla protagonista Anna, ma anche a sua sorella Felicita, che dietro al suo carattere forte, nasconde i suoi sentimenti. 
Mi è piaciuto molto il rapporto tra Anna e la sua nipotina Silvana, di quasi quattro anni, che a causa della guerra deve crescere senza il padre Luigi e anche se la madre la tratta male, potrà sempre contare sull’affetto della protagonista. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano tuffarsi a Napoli nel periodo della Grande Sete, un romanzo che parla di emancipazione, di libertà, pura e cristallina come l’acqua, il bisogno primario ed essenziale. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro con una protagonista femminile forte, determinata, intelligente come Anna, che da Genova si trasferisce a Napoli, città devastata dalle bombe in attesa degli Alleati. 
Lasciatevi travolgere dalla potenza e dalla forza della parole della scrittrice Erica Cassano!!
Buona lettura 📚📚!!

“Due cuori in tempesta” di Sara Rattaro

Titolo: Due cuori in tempesta 
Autore: Sara Rattaro 
Casa Editrice: Sperling & Kupfer 
Collana: Pandora 
Data uscita: 13 Maggio 2025 
Pagine: 224 
Genere: Romanzo contemporaneo 

Le sue dita intrecciate alle mie e non capire più quale mano appartiene a me e quale a lui. 
E’ così che abbiamo smesso di riconoscere i nostri confini come quelli che avevamo disegnato sul muro. 

La protagonista del libro si chiama Mia, una ragazzina di sedici anni che deve fare i conti troppo presto, con il destino crudele della vita. Mia, non riesce ancora a credere e ad accettare, che suo padre sia morto davanti a lei. Il padre, era un coraggioso vigile del fuoco, e un giorno d’estate, dopo aver terminato il turno di lavoro, insieme a sua figlia e al suo collega Giorgio e la figlia Anna, avevano deciso di trascorrere la mattinata al mare. 
All’improvviso, il gestore del diving center aveva iniziato ad agitarsi, perchè erano trascorse troppe ore e un sub non era ancora rientrato dall’immersione. Il padre di Mia, nonostante il suo turno fosse finito, non esitò nemmeno un secondo e si tuffò in acqua, con una corda per salvare il sub. 
Il sub, era rimasto incastrato in un detrito che il padre di Mia, riuscì a spostare, mettendo in salvo la vita dell’uomo. Purtroppo, il padre di Mia, nel cercare di spostare il detrito, aveva perso la maschera e il boccaglio e morì sul colpo. 
Da allora, il cuore di Mia si è spezzato e la morte del padre, ha stravolto per sempre la sua vita. Mia ha tagliato i ponti con il passato, ad iniziare dallo sport, il nuoto, ma anche rompendo il legame d’amicizia con Anna. Anna era l’unica amica di Mia, erano cresciute insieme perchè i loro padri, oltre ad essere colleghi, erano buoni amici. Anna e suo padre, erano presenti quel giorno, ma Giorgio, a differenza del padre di Mia, non si era tuffato, e Mia non voleva avere più niente a che fare con lui, che lo riteneva responsabile della morte del padre. 

Chiudo gli occhi per un attimo e penso che forse, se fossi vissuta in una città lontana dal mare, papà sarebbe ancora con me. Il dolore, arriva come una stilettata improvvisa che mi stringe lo stomaco e mi toglie il respiro. Rimane incastrato dentro di me, pesante come un sasso gettato in profondità. 

Le giornate di Mia, scorrono tra silenzi, scatti d’ira e pomeriggi in solitaria in camera o nell’auto di suo padre, ascoltando la sua musica preferita. 
Ma il destino si sa, è imprevedibile, Mia conoscerà due persone che si insinueranno nella monotonia della sua vita. E’ così che conosce Giovanni, un ragazzo più grande di lei, di diciotto anni, che ha sempre una macchina fotografica in mano e due occhi che sembrano vedere oltre le apparenze. Giovanni è un ragazzo misterioso ed enigmatico, che ha perso la fiducia nella vita, ma non nella bellezza, che cerca di catturare con la sua macchina fotografica. 
Giovanni riesce a capire molto bene i sentimenti delle persone, in Mia nota una profonda rabbia, rancore, ma anche sensibilità e fragilità. Grazie a Giovanni, Mia inizia a provare qualcosa, un sentimento nuovo ed imprevedibile e si sente in colpa, ha paura di essere felice e di dimenticare suo padre.

Ci guardiamo negli occhi e io avverto il fortissimo desiderio che lui mi baci. Immagino che lui mi avvolga in un abbraccio capace di far sparire tutte le cose anonime che abbiamo intorno. Avverto la pelle del viso avvampare perchè lui sembra leggermi nel pensiero. Si avvicina fino a far aderire il suo corpo al mio, fronte contro fronte, naso contro naso, finché le sue labbra non toccano le mie e intorno tutto inizia a colorarsi. 
Ci baciamo per un tempo lunghissimo, protagonisti di un’istantanea un po’ retrò, di quelle più difficili da riprodurre, quelle illuminate da una luce morbida, diffusa e calda. 
Il resto del pomeriggio lo trascorriamo tenendoci per mano. Io stringo e allento la presa, come se volessi mandare un segnale Morse che solo lui saprebbe decifrare. 
Sto bene, anzi benissimo. Come non mi sentivo da tempo.

Giovanni e Mia trascorrono i pomeriggi insieme, nell’officina abbandonata dello zio, ed è parlando di sé stessi e delle proprie passioni, che tra i due nascerà un legame intenso, capace di lenire le cicatrici più profonde e dolorose. 
Ma oltre all’amore, Mia imparerà a conoscere il vero significato dell’amicizia, grazie a Ella Bollati.
Ella, è la sua nuova compagna di classe e di banco, che proprio come Mia, ha perso da poco un familiare. La vita ha strappato a Mia e ad Ella, gli affetti, ma la vita si sa, contemporaneamente toglie e dona e il destino ha voluto farle incontrarle. 
Tra Mia ed Ella, nascerà un’amicizia fatta di silenzi, ma anche di parole di conforto e di sostegno. Grazie ad Ella, Mia imparerà ad accettare la morte del padre perchè elaborare un lutto richiede tempo.

<<Mi piacerebbe farti vedere un posto>> […]
Venivo spesso qui con Anna, lo facevamo perchè di quel luogo sapevamo tutto dai racconti dei nostri padri. Papà e Giorgio erano amici e colleghi di lavoro da sempre, erano cresciuti insieme e così era stato per noi figlie, fino a quel giorno. 
Ella si ferma, incantata. Mi chiedo se ci vede qualcosa di straordinario come faccio sempre io, ogni volta che passo da qui, o se ai suoi occhi è un edificio come un altro, annerito da un fuoco lontano che gli ha divorato il tetto e l’anima. 
<<Mio padre e la squadra hanno tirato fuori diciotto persone che erano rimaste intrappolata dalle fiamme.>> 
Ella fa qualche passo verso un mazzo di fiori che qualcuno si ostina a posare per tenere vivi i ricordi. Poi, continua a camminare senza che io la segua e sparisce dietro al cinema. So cosa troverà. Erbaccia troppo alta e muri anneriti. Io mi siedo sul muretto ad ascoltare il traffico, quando accade quello che più tempo. L’inconfondibile sirena che fa spostare tutti diventa a ogni incrocio sempre più forte. […]
<<Era la squadra di tuo padre?>> 
Annuisco e alzo le spalle. Lei si avvicina e mi abbraccia, come se ci conoscessimo da tanto tempo, come se sapesse tutto di me, senza badare ai primi giorni carichi di silenzi imbarazzanti, e mentre il cuore mi si sbriciola sotto la pelle piango sulla sua spalle perchè papà non smette di mancarmi. 

Piano piano, Mia, smetterà di sentirsi in colpa e tornerà a vivere e ad essere felice, grazie all’amore e all’amicizia. Perchè a volte è proprio nei luoghi più impensabili che troviamo chi sa tenerci la mano quando tutto il resto si rompe in mille pezzi. 
Può l’amore essere la cura anche quando tutto va in pezzi?

Un anno fa ero convinta che esistessero solo verità assolute. Giusto o sbagliato. Bianco o nero. Ora so che la vita è fatta di sfumature, di errori, di seconde possibilità che a volte non vedi subito, ma che sono lì pronte per essere raccolte. 
Ho imparato che il dolore non si cancella, ma si trasforma. Che non possiamo controllare tutto, ma possiamo scegliere come reagire. 

La scrittrice Sara Rattaro, autrice di molti romanzi di successo come “Sulla sedia sbagliata”, “Un uso qualunque di te”, “Non volare via” (Premio città di Rieti), “Niente è più come te” (Premio Bancarella 2015), “Splendi più che puoi” (Premio Rapallo Carige 2016) e tanti altri romanzi amati da lettori, librai e critici. 
Sara Rattaro torna in libreria con “Due cuori in tempesta”, che racconta la storia di Mia, un’adolescente che ha perso da poco il proprio padre e sarà proprio l’amore, a lenire e curare le cicatrici più profonde situate nel cuore della protagonista. 
La scrittrice Sara Rattaro affronta molti temi delicati, con la giusta sensibilità ed umanità che la contraddistingue. I temi affrontati sono la morte, l’elaborazione del lutto, le seconde possibilità, il dolore, la leucemia, la forza, l’amore e l’amicizia, che proprio come un brutto temporale, leniscono tutte le ferite. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, poetico, intenso, sensibile e commuovente, il lettore si ritroverà a piangere, ridere, sperare, amare, soffrire con la stessa intensità della protagonista, grazie alla forza delle parole utilizzate dalla scrittrice. 
I personaggi sono strutturati molto bene, la protagonista Mia è un personaggio molto complesso, che prova una forte rabbia verso la vita che l’ha delusa e privata del proprio padre. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro emozionante, che tratta temi delicati in modo profondo ed intenso. 
Buona lettura 📚📚!!

“La Giulia dei Morini” di Clara Negro

Titolo: La Giulia dei Morini 
Autore: Clara Negro 
Casa Editrice: Morellini editore 
Collana: Varianti 
Data uscita: 2 Maggio 2025 
Pagine: 455 
Genere: Romanzo storico 

Il Bellingeri le aveva mostrato le regole della tavola e quelle della buona società, Giulia ci passava delle mezz’ore davanti allo specchio a provare saluti e riverenze, inchini e baciamani sulle note secche di qualche vecchia nobildonna. 
Grazie a lui la Morina fu introdotta in una cerchia diversa dalla schiera di personaggi goderecci frequentati fino ad allora, niente più festini di soli uomini, o insieme a donne compiacenti più di lei.
Dopo qualche tempo che si frequentavano il giudice iniziò a portarla a teatro, al ristorante, la scortava all’opera, e, negli ultimi tempi, l’aveva introdotta anche alle feste private della Bologna bene, quella dei nomi altisonanti, e non si curava delle occhiate malevoli di mogli, madri e fidanzate, fossero esse blasonate o no. 
Fu proprio all’opera che il Bellingeri presentò la sua giovane compagna a una vecchia amica: la contessa Elvira Sampieri. 

Il nuovo romanzo storico della scrittrice Clara Negro, è ambientato durante il ventennio fascista tra la Toscana, Genova, Bologna e Sanremo. 
La protagonista del libro di chiama Giulia Corsini, soprannominata da tutti “la Morina”, per via del colore della pelle e dei capelli della famiglia a cui appartiene, (anche se Giulia, ha i capelli biondi). 
La Giulia (così viene chiamata nel libro, con l’articolo davanti al nome proprio, per l’influenza toscana), è la più bella della famiglia Morini, bionda, alta e sottile, dallo spirito ribelle e ambizioso che la porta a commettere azioni sconsiderate per entrare a far parte di una stretta cerchia di nobili. 
La famiglia di Giulia ha origini toscane, il padre Alfredo si è sempre battuto per difendere i suoi ideali, anche a costo di abbandonare il proprio lavoro e le sue origini, insieme alla sua famiglia. 
Giulia e la sua famiglia, composta dalla madre Giovanna, il padre Alfredo, le sue sorelle Ersilia, Adalgisa e Colomba, e i suoi fratelli Moro e Colombo, sono stati costretti a lasciare la Toscana per trasferirsi a Genova, alla Rimessa. Pontedecimo è una frazione di Genova, lontana dal fronte e grazie alle Ferriere, offre agli abitanti numerosi posti di lavoro. 

Come sarà la nostra vita adesso? Una terra nuova, nuova gente, e chissà com’è la loro parlata? La Rimessa, Pontedecimo, Genova, ho sentito quei nomi dall’Alfredo, e mi fanno un po’ paura. Ci sono monti aspri e sassosi dove stiamo andando, nella campagna alle spalle della città, una città lontana dal fronte, ha detto il babbo, ma che dà l’acciaio e il ferro per la guerra. Per questa ragione il lavoro non manca. In quella valle, Polcevera, l’ha chiamata l’Alfredo, ci sono le Ferriere, ferrovie dove c’è bisogno di braccia buone. 

Possiamo dividere essenzialmente, la vita della protagonista Giulia, in quattro tappe principali, quattro come le città in cui ha dovuto trasferirsi (Toscana, Genova, Bologna e Sanremo). 
Ogni tappa, mostra con chiarezza lo spirito ribelle della protagonista e il suo desiderio di conquistare le vette più alte della società. A Giulia, non piaceva vivere alla Rimessa, desiderava una vita agiata che le garantisse tutti i comfort. Per questo motivo, proprio durante l’alluvione del novembre del 1921, che ha visto aumentare notevolmente le dimensioni del fiume Polvevera, suo fratello Moro, aveva invitato a casa un uomo di nome Otello Manzi. 
Otello Manzi, come Moro, lavora nelle ferrovie e vive a Bologna, insieme alle sue sorelle Fedelma e Aminta, che lo riveriscono come un Re. 

Odio l’inverno, e l’inverno alla Rimessa mi è insopportabile. Giorno dopo giorno questo posto diventa sempre più triste e squallido. Siamo a novembre e sono ormai due settimane che piove, giorno e notte, senza tregua, tanto che il Polcevera sembra un fiume vero, e non quel rigagnolo che striscia verdastro tra i sassi in estate. Le onde marroni di terra si abbattono contro le murate, e l’acqua ha saltato gli argini in qualche punto lasciando fango e terra sulle strade, buttando alberi spezzati dal vento e ghiaia e rocce contro le porte delle case. 

Otello Manzi anche se è “un uomo fatto e finito”, con il doppio degli anni di Giulia, rimane colpito dalla sua bellezza, tanto da decidere di sposarla. Per Giulia, il matrimonio con Otello, è l’occasione per lasciare la vita “sciatta”, umile della Rimessa, a favore di una nuova vita a Bologna. 

<<Certo che a s’è scistemâ a Morina, a l’ha faeto bên, a saia na scignôa, e sénsa fâ ninte!>>
<<Tanto non l’è mai andato di faticare a quella lì!>>
Le donnette, spettegolando a gruppi, aspettavano che gli sposi uscissero dalla chiesa. Gli uomini che vedevano passare la Giulia, sottile e pallida, fasciata in quell’abituccio di mussola bianca che Giovanna le aveva cucito addosso, avrebbero voluto vestire i panni dell’Otello. 
Di quel giorno alla Morina rimasero negli occhi le lacrime della madre, il pianto dirotto dell’Ersilia e sulla pelle l’abbraccio robusto di Colomba, che le aveva sussurrato all’orecchio, ” il mondo è pieno di gente più furba di te”. 
Era salita sul treno con il marito che la mangiava con gli occhi, con una valigia, il baule del corredo, e una scatola di libri. Erano il regalo della vecchia maestra della Rimessa, la Nerina, ed era merito suo se Giulia sapeva leggere e far di conto.

A Bologna, vivrà insieme alle cognate Fedeltà e Aminta, che le mostreranno un nuovo modo di fare soldi, senza coinvolgere il marito. E’ così che Giulia, partecipa a feste altolocate e conosce delle personalità importanti come nobili decaduti, borghesi arricchiti e donne, mogli invidiose della sua bellezza. 
Giulia fa della bellezza un vero e proprio strumento di potere, in un clima molto difficile e rigido per le donne, viste solo come “mogli” e “madri”, senza poter godere della propria libertà. 

D’altra parte erano gli anni in cui tutti gli uomini avevano il dovere di esibire coraggio e amor di patria, e le donne di figliare e a dare al paese prole sana e numerosa. Erano gli anni dei sogni disillusi, di un’Italia umiliata e povera che raschiava il fondo di un barile già vuoto da un pezzo. Tutti facevano un gran parlare di scioperi e sommosse e scontri fra socialisti e nazionalisti. […]
Le tornò in mente l’Alfredo, sarebbe stato felice delle ribellioni degli operai, orgoglioso di vedere i contadini battersi per il possesso della terra. 
Quello era il momento che suo padre aveva aspettato per tanto tempo: combattere l’autorità e le istituzioni e con la lotta aperta contrastare il fascismo. 

A complicare il clima e la situazione in Italia, si sviluppa il fascismo, un movimento oppressivo guidato da Mussolini, con l’obiettivo di sterminare gli ebrei, ritenuti inferiori ed eliminare qualsiasi persona contraria alle idee del Duce e del Regime. 
Giulia frequenta sempre più assiduamente salotti e feste mondane, entrando nelle grazie della contessa Elvira Sampieri, che le farà conoscere molte persone importanti, anche un nobile di nome Edoardo Belotti. Giulia si innamorerà di Edoardo, mettendo in dubbio la sua vita, i suoi ideali e il matrimonio con l’Otello. 
Ma Bologna, sarà solamente una tappa all’interno della storia, perchè la protagonista e suo marito Otello, si trasferiranno a Sanremo, il luogo in cui la Morina troverà definitivamente la sua strada, sotto le torri del Casinò. 
Un romanzo storico che intreccia magistralmente l’emancipazione femminile, la vita, le passioni e l’identità, ambientato durante il fascismo. 
Lasciatevi travolgere dalla penna sublime di Clara Negro, che vi farà conoscere una donna brillante, ribelle e ambiziosa!

A differenza della magnolia però Giulia non aveva radici che la legassero alla terra. Non ne aveva mai avute. Mai si era sentita parte di un luogo. Tutti i dove che aveva abitato, li aveva trasformati in casa, e altrettanto facilmente li aveva abbandonati senza rimpianti. 
In fondo, abbandonare i luoghi era molto più facile che lasciar indietro una famiglia. 
La Morina aveva fatto anche questo per sopravvivere via da San Giovanni, dalla Rimessa e da Bologna. 

La scrittrice di gialli, genovese Clara Negro, pubblica “La Giulia dei Morini”, in cui la vita della protagonista si intreccia agli avvenimenti storici narrati nel libro. 
I temi trattati sono l’emancipazione femminile, la passione, la libertà, la ricerca d’identità, le maschere, gli ideali, i dialetti italiani, il giudizio degli altri, il fascismo, le amicizie e l’amore. 

Dopo i primi tempi di entusiasmo, aveva capito che tutti lì indossavano una maschera, e forse nascondevano dietro falsi sorrisi e il vuoto dell’anima. Era come muoversi sulla scena di un grande teatro dove ognuno giocava un ruolo che spesso neppure si era scelto, e che forse altri avevano deciso per lui. L’unica cosa vera, concreta era il denaro, a cui tutti agognavano. Lei compresa.
“E che maschera ho scelto di indossare, io?” Sorrise, e delicatamente si passò una mano sul viso.
“Quella della bellezza”, pensò. 

Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, magistrale ed emozionante, in grado di far commuovere il lettore. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alle ampie descrizioni inserite dall’autrice, che permettono al lettore di affezionarsi alla protagonista Giulia, ma anche alla simpatia e spontaneità di  Fedelma e Aminta. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro ambientato durante il fascismo, che tratta con delicatezza l’emancipazione femminile, la ricerca d’identità e le maschere. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che desiderano conoscere una protagonista brillante, intelligente, con uno spirito ribelle e ambizioso. 
Buona lettura 📚📚!!

“Nella tana del cobra reale” di Anna Meola

Volume quarto della Serie “Inganni perfetti”

Titolo: Nella tana del cobra reale 
Autore: Anna Meola 
Casa Editrice: Youcanprint
Data uscita: 23 Gennaio 2025 
Pagine: 536 
Genere: Thriller-noir 

Nella splendida cornice della spiaggia di Boccadasse si affaccia la Strambata, un locale arredato in stile marinaresco. Qui, Martina adorava iniziare al meglio le sue giornate con una colazione in riva al mare o trascorreva la pausa pranzo in un’atmosfera unica. Qualche volte era stata anche con Bianca e le altre, ma i momenti esclusivi li trascorreva con Riccardo. Assaporavano un aperitivo sulla spiaggia, godendo dello splendido tramonto sul borgo marinaro. 
Martina giunse a destinazione, discesa la Creûza, si voltò nella direzione della Strambata. Dave era già lì ad aspettarla, seduto di spalle a uno dei tavolini, si gustava una sigaretta godendo della vista mozzafiato sul promontorio di Portofino. 

“Nella tana del cobra reale” è il quarto volume della serie “Inganni perfetti”, ambientata a Genova con protagonisti Martina Vassallo e l’affascinante ispettore Riccardo Lepore. 
Il lettore dopo “Rose nere”, “Complotto a Marrakech” e “Il cuore di chi ti ama”, ormai si è affezionato ai personaggi, ed è ansioso di scoprire che cosa accadrà “Nella tana del cobra reale”. 
Nel libro precedente “Il cuore di chi ti ama”, il terzo capitolo della serie, la protagonista Martina Vassallo, ha dovuto compiere delle scelte molto difficili e pericolose, ma necessarie per salvarsi la vita insieme al cugino Dave a Marrakech, la bellissima città rossa. 
Martina e Dave si sono ritrovati ad eseguire gli ordini della Dottoressa Giovanna Maria Pittaluga, che in Rose Nere (I Capitolo della Serie), rivestiva il ruolo di responsabile di un centro di assistenza per religiosi in crisi, dove Martina era impiegata. La Pittaluga, dopo essere scappata da Genova, aveva creato una vera e propria rete di spaccio di droga a Marrakech, investendo il denaro in hotel e altre attività. 
Durante il periodo trascorso a Marrakech, Martina grazie alla sua passione per le inchieste giornalistiche, decide di infiltrarsi per sciogliere i traffici loschi e illeciti della Pittaluga. 
Intanto, Riccardo Lepore dopo aver scoperto nuovi sviluppi sulle indagini del G8 di Genova, ha compreso quanto forte, indistruttibile, sia l’amore per Martina, ed è pronto a mettere in discussione il suo matrimonio con Monica. Ma Monica, non ha nessuna intenzione di perdere suo marito, ed è disposta a tutto, anche ad annunciare a tutti una gravidanza inaspettata. 
Che cosa accadrà a Riccardo e Martina? 
Riusciranno, finalmente, a godersi il loro amore?
Queste, sono alcune delle domande di tutti i lettori della saga… ma adesso, è arrivato il momento di portarvi all’interno del quarto volume “Nella tana del cobra reale”!!

“Nella tana del cobra reale”, Martina e Riccardo sono intenti a parlare dell’ultima novità: la gravidanza di Monica. Martina ha paura di perdere un’altra volta Riccardo, anche se da quando sono tornati da Marrakech, lui le ha fatto una promessa molto importante. 
Riccardo decide di andare da Monica a Roma per vederci chiaro, e ritiene che la gravidanza sia una mossa per evitare la separazione. 
Nel mentre, Martina si reca alla Strambata, un bellissimo locale situato a Boccadasse, uno dei borghi più caratteristici di Genova. E’ proprio alla Strambata, che Martina ha appuntamento con suo cugino Dave, che gli comunica l’oggetto della loro prima inchiesta giornalistica. 
Dopo l’esperienza a Marrakech, Martina e Dave, hanno deciso di fondare la testata giornalistica “Vento di Levante Ligure”, scegliendo come sede dell’ufficio via Canneto il Lungo, uno dei vicoli più autentici di Genova, ricco di suoni, voci, colori, odori, musiche e profumi, capaci di avvolgere, affascinare tutti i passanti. 
L’oggetto della loro prima inchiesta giornalistica, riguarda alcuni portuali corrotti che vengono pagati con la coca. E’ così che Dave entra in contatto con un vecchio trafficante, un certo Franco Vitiello. 
Franco Vitiello anche se adesso è fuori dal giro, ogni sera partecipa alle bische clandestine. E Dave, decide di infiltrarsi all’interno delle bische clandestine, riuscendo a guadagnarsi la fiducia dell’uomo. 
Ma la strada per arrivare ai portuali corrotti è lunga, piena di imprevisti e Dave dovrà stare attento per non smascherare la sua copertura. 
Riuscirà Dave a scoprire cosa si cela nel porto? 


Contemporaneamente, il lettore assisterà alle indagini condotte da Riccardo sugli abusi della polizia durante il G8. Riccardo ha appuntamento con il sostituto procuratore Tommaso Gardella, un uomo di cinquant’anni, per comunicargli le ultime novità e i suoi sospetti. 
Prima di Natale, Riccardo aveva incontrato De Palma (capo della polizia ai tempi del G8), e la sua versione non aveva totalmente convinto l’ispettore. Riccardo rivela a Gardella, i suoi dubbi sull’attendibilità di De Palma. L’ispettore non è convinto che la segnalazione verso i Black Block sia vera, e continua a sospettare che il suocero Alessandro Marino, nasconda qualcosa, visto il suo comportamento anomalo. 
Dove è finita la lista che conteneva i nomi degli uomini più potenti di Genova? 
Riccardo inizia ad indagare su De Palma e sui comportamenti anomali del suocero, ed è determinato a scoprire la verità. 
Riccardo, è a un passo dallo sciogliere i nodi complicati della ragnatela sugli abusi del G8, ma sono coinvolte molte persone importanti: dalla politica (un partito chiamato “Genova per noi”), fino ai vertici della polizia, di cui fa parte proprio il suocero Alessandro Marino. 
Riccardo, ha bisogno di tempo per dimostrare lo strano giro politico che ruota attorno al partito “Genova per noi”, in cui sono coinvolti partiti dell’opposizione, giochi sporchi, interessi e giro di soldi “sporchi”. 
E’ così, che Riccardo, capisce che la chiave per risolvere le indagini sul G8 è Ascanio Giuseppe, l’uomo che ha avuto il compito di destabilizzare la coerenza dell’assunto accusatorio a carico di De Palma. 
Ma perchè? Che cosa nasconde De Palma e suo suocero Alessandro Marino?
Com’è possibile che un uomo come lui, così dedito al senso del dovere, alla giustizia e all’etica, sia coinvolto nella criminalità? 
Quando Riccardo scopre la verità, capisce di essere in pericolo, imprigionato nella Tana del cobra reale e non può fidarsi di nessuno, se non di sé stesso. 
Che cosa avrà scoperto Riccardo? 
Che cosa rappresenta il cobra?

La scrittrice Anna Meola dopo il successo di “Rose nere” (il I capitolo della serie), “Complotto a Marrakech” e “Il cuore di chi ti ama”, pubblica “Nella tana del cobra reale”, riuscendo a soddisfare le aspettative di tutti i lettori. Anna Meola è una scrittrice molto brava, i suoi libri sono strutturati da una trama solida, piena di mistero, suspence e inganni che si intrecciano tra di loro. 
Il lettore sarà catturato nel vortice della scrittura di Anna Meola, molto scorrevole, piacevole, coinvolgente, misteriosa, piena di suspence e di inganni da risolvere. 
I temi trattati sono la morte, l’amicizia, la droga, l’inchiesta giornalistica, il G8, gli interessi personali, i tradimenti, la separazione, la gravidanza, il cobra e l’amore vero, che nonostante le mille difficoltà e problemi, riesce a essere più forte, proprio come le spine di una rosa nera. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alla bravura della scrittrice di descriverli minuziosamente, tanto da far entrare in empatia il lettore con ognuno dei personaggi menzionati nella narrazione. 
In ogni libro di Anna Meola, il lettore ha modo di assistere a una vera evoluzione dei personaggi, specialmente in questo quarto capitolo, in cui alcuni personaggi secondati come Bianca (una delle amiche di Martina), prende il sopravvento. 
Il lettore amerà ogni personaggio inserito nella trama, anche quelli secondari, come Bianca, ma anche Andrea Marino (il fratello di Monica e amico di Riccardo), il cugino Dave e la simpaticissima zia Janette, a cui mi sono affezionata sin dal primo istante in Rose Nere. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che hanno già letto i libri precedenti della saga “Inganni perfetti”, vi ritroverete a vivere la bellissima storia d’amore tra Martina e Riccardo, ma anche ad affrontare la cattiveria di Monica e a risolvere le indagini complicate e contorte del G8 di Genova. 
Per chi non ha ancora letto nessun volume della serie “Inganni perfetti”, vi invito a leggerli, a partire dal primo volume “Rose nere”, per conoscere i protagonisti Martina e Riccardo, vi ritroverete a vivere la loro storia d’amore… ma anche alcuni inganni e misteri che ruotano intorno alla storia. 
Ringrazio la scrittrice Anna Meola per avermi inviato la copia cartacea del libro, la ringrazio per aver creduto nelle mie capacità, tanto da inserire la mia prefazione nel quarto volume della serie. 
Ma adesso è arrivato il momento di conoscere Martina e Riccardo, il loro folle amore… preparatevi ad un finale sorprendente ed imprevedibile!!
Buona lettura 📚📚!!

“Elettra” di Gian Carlo Fanori

Titolo: Elettra 
Autore: Gian Carlo Fanori
Casa Editrice: Giovane Holden Edizioni 
Collana: Battitore Libero 
Data uscita: 10 Aprile 2021 
Pagine: 200 
Genere: Romanzo contemporaneo

Ma non mi pesava; stavo facendo il lavoro dei miei sogni, con l’ulteriore soddisfazione di averlo ottenuto con le mie sole forze. Ed ero felice di farlo. 
Non potrebbe essere diversamente, mi dissi, pensando alla strada che avevo percorso per arrivare sino a lì. Una strada lunga e tutta in salita. A partire dal fatto che provenivo da una famiglia modesta, nonché da un minuscolo, anche se per me incantevole borgo ligure: San Rocco delle Fonti, un paesello popolato da meno di cinque mila anime situato nel comprensorio di Altea, la cui unica ricchezza era il mare. A San Rocco (che doveva il suo nome a un miracolo attribuito al Santo, il quale nel corso di un anno di feroce siccità pareva aver fatto sgorgare dal terreno decide di fonti di acqua purissima) le possibilità per un giovane di costruirsi un futuro erano pressoché inesistenti; specie per una visionaria come me, che da quando ero bambina desideravo diventare giornalista. 

La protagonista del libro si chiama Elettra Bonaccorsi, una ragazza molto bella e intelligente. Elettra è nata in un bellissimo borgo ligure, San Rocco delle Fonti, situato nel comprensorio di Altea. 
Sin da bambina, Elettra, aveva le idee chiare: sognava di diventare una giornalista. Infatti, ora che è una giovane donna, Elettra è determinata a diventare una giornalista e grazie alla sua ostinazione, determinazione e passione, viene assunta in una redazione locale ed inizia a scrivere per “Il giornale di Altea”. 
Ma ben presto, Elettra capisce che per essere una giornalista, non basta saper scrivere bene gli articoli o avere passione e serietà, perchè agli editori contano le conoscenze personali. Ed è così, che il posto di Elettra viene dato a una ragazza con meno capacità, ma che aveva delle conoscenze importanti, che avrebbero aiutato le sorti del giornale. 

Il posto disponibile mi fu sottratto da un’altra persona, che a detta dello stesso Magenes forniva al giornale un contributo di qualità inferiore al mio, ma che a differenza mia vantava relazioni influenti. 
“Dovrei tenerlo per me”, mi disse il capo quando mi chiamò per comunicarmi la decisione presa ai vertici del giornale, “e non sognarti di spifferare ciò che sto per dirti, negherei di averlo fatto: per il talento e la passione che hai, se potessi scegliere io chi assumere non avrei dubbi, Elettra, sceglierei te. Purtroppo, non sono nella condizione di farlo. Per tagliar corto: devo dare la precedenza a Fiorano.”

Elettra è triste per aver perso il lavoro ma continua a credere nel suo sogno, ed inizia a inviare il suo curriculum a tutte le redazioni.
Ogni volta che Elettra inviava il suo curriculum, continuava a ripetere a sé stessa: ” Non mollare mai, credi in te stessa. Tutte le strade che portano dove il cuore desidera sono lunghe.” 
E dopo aver inviato l’ennesimo curriculum, ed essersi presentata a molti colloqui, Elettra viene contattata da una redazione di Milano, che si occupa di moda dal nome “Stile & Società” per sostenere un colloquio conoscitivo e appurare le sue competenze. 
Elettra per seguire il suo sogno e la sua passione, dopo essere stata assunta da “Stile & Società”, decide di trasferirsi nella città di Milano. Non è facile per lei abbandonare gli affetti, come la dolce madre che ha dovuto crescerla da sola, a causa della morte prematura del padre. Ma Elettra vuole inseguire i suoi sogni e decide di trasferirsi a Milano per fare la giornalista. 
Elettra vuole dimostrare a tutti la sua bravura, si reca a lavoro con vestiti modesti, fin quando il suo direttore Luciano Schiavo, un uomo ambiguo, non inizia a “pretendere” dei vestiti più femminili. 
E’ così che Elettra si ritrova a cambiare il proprio look per inseguire il suo sogno…

Sto solo dicendo che si tratta di un’occasione promozionale molto importante. E se per una volta rinunciassi al tuo abituale abbigliamento casual…” disse, facendomi vergognare all’istante dei jeans e delle scarpe da tennis che portavo, abbinati a un golf di media qualità.
Sgranai gli occhi, “Cosa vuol dire, dottor Schiavo: che giudica il mio modo di vestire inadeguato?”
“No, no. In generale non lo è. In questo caso, tuttavia credo che dovresti…”
“Tanto per essere concreti: come si aspetta che mi vesta, domani?”
“Questo non lo so, dovrai deciderlo tu. Dico solo che una mise più… Non vorrei dire sexy; quantomeno più femminile, ti valorizzerebbe parecchio. Sei una bella donna, e non capisco la ragione per cui ti ostini a portare abiti così modesti. Allo stesso tempo gioverebbe all’immagine del giornale. Stile & Società si occupa di bellezza, di moda; per noi la forma è fondamentale, no? E tutti si aspettano che lo dimostriamo anche nel modo di presentarci. 

Ma un giorno, il suo capo inizia a molestarla ed Elettra si sente sporca, si vergogna e non sa che cosa fare. Denunciarlo o tentare di dimenticare e ricominciare ancora una volta?

Io e Schiavo eravamo affiancati all’estremità di quello spazio esiguo. Alle nostre spalle distributori di bevande calde e fredde ronzavano a basso regime. Mentre stava parlando con uno dei cameraman, Schiavo prese ad accarezzarmi la schiena e la vita.
Poi più in giù.
Ebbi un sussulto come fossi stata colpita da una scarica elettrica.
Che sta facendo? Pensai arrossendo. […]
Mi sentivo paralizzata. Non sapevo che fare, se reagire o meno. Temevo che si accorgessero del suo comportamento, e mi vergognai. Meglio: avrei voluto sprofondare. 

Dopo la delusione sentimentale con Alessandro, Elettra non sa cosa fare e ha paura di non avere la forza necessaria per ricominciare. 
Ma Elettra è una donna forte, coraggiosa e determinata, che crede in sé stessa e nelle sue capacità, ed è per lei arrivato il momento di dimostrare a tutti il suo talento, imparando a dire “NO” al suo capo, anche a costo di perdere il lavoro.
Che cosa accadrà? 

Che fosse quella la spiegazione di tanti atteggiamenti della mia simpatica collega? La ragione per cui portava gonne più corte dei suoi tacchi? Che era stata confermata prima che il suo tirocinio naturale? 
Non ci avevo pensato

Sulle pagine di Equilibrio e Benessere avevo letto che non è la ricchezza materiale a generare la felicità, una volta soddisfatti i bisogni di base. 
Per catturare la felicità serve uno scopo a cui dedicarsi, la voglia di realizzare i propri sogni. 

Lo scrittore Gian Carlo Fanori con “Elettra”, racconta la storia di una giovane donna che vuole emanciparsi, analizzandola anche dal punto di vista psicologico per far comprendere al lettore le sue fragilità ed emozioni. Lo scrittore con questo libro, evidenzia le difficoltà che ha una donna di fare carriera, specie nel mondo giornalistico, dove oggi sono più importanti gli espedienti e gli indumenti a discapito dell’intelligenza e della padronanza linguistica. 
Gian Carlo Fanori con “Elettra”, vuole dimostrare a tutte le donna che c’è sempre un modo per ricominciare, che bisogna imparare a dire “NO”, anche a costo di perdere il posto di lavoro. 
Lo stile di scrittura  scorrevole, piacevole, profondo, riflessivo e psicologico, grazie alle ampie descrizioni inserite dallo scrittore, che permettono al lettore di entrare in empatia con Elettra. 
I temi trattati sono i sogni, l’emancipazione, le ambizioni personali, il giornalismo, l’amore, il tradimento, le molestie sessuali sul luogo di lavoro, l’insegnamento, la società, ma anche le difficoltà di ogni donna di farsi strada, di essere assunta in una redazione, dopo aver dovuto rispondere all’ennesima domanda: “Sei fidanzata?” “Hai figli?” 
Per ogni donna non è facile inserirsi nel mondo del lavoro, specialmente in alcuni settori, come il giornalismo, in cui oggi è sempre più evidente l’aspetto fisico di ogni giornalista a discapito della serietà, della bravura e delle doti linguistiche. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alla scelta dello scrittore di analizzarli dal punto di vista psicologico. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro, che evidenzia le difficoltà delle donne di inserirsi nel mondo del lavoro. 
Consiglio questo libro anche a tutte quelle donne che hanno paura di ricominciare, perchè grazie a Gian Carlo Fanori e alla sua analisi realistica di Elettra, non avrete più paura e vi sentirete forti, proprio come la protagonista. 
Ringrazio lo scrittore Gian Carlo Fanori per avermi inviato la copia cartacea del libro, che mi ha toccato particolarmente perchè affronta una tematica a me vicina, ovvero la difficoltà di una donna di diventare una giornalista al giorno d’oggi, rimanendo reale e integra con sé stessa, senza dover dire “Si'”, o senza doversi svestire per ottenere un posto di lavoro. 
Buona lettura 📚📚!!

“Aggiustare l’universo” di Raffaella Romagnolo

Titolo: Aggiustare l’universo 
Autore: Raffaella Romagnolo 
Casa Editrice: Mondadori 
Collana: Scrittori Italiani e stranieri 
Data uscita: 29 Agosto 2023 
Genere: Romanzo contemporaneo 

Addossato a una rete metallica lacerata in due punti, qualcosa che luccica. Incuriosita, Gilla si accuccia e scopre che si tratta di un planetario meccanico, un ingegnoso prototipo del sistema solare di metallo e cartapesta, la manovella per il moto di rivoluzione, i pianeti dipinti a tempera, la base con i segni zodiacali disegnati a filo d’oro. Stringe gli occhi a fessura, mentre la tiritera del direttore si allontana. Che bellezza, pensa. Se solo non fosse tutto ammaccato, i braccetti storti, inutile. Alla svelta raggiunge la testa della colonna. <<Posso prenderlo?>> chiede. 
Tornata nella soffitta di vico Luna, sistema il planetario sul tavolo della cucina. Sfoglia il libro di scienze dell’istituto magistrale finché trova la doppia pagina dedicata all’universo. Mercurio e Marte sembrano a posto. Venere manca. I braccetti di Urano e Nettuno somigliano ad arti innaturalmente rovesciati. Di Plutone manca anche il supporto e Gilla si convince che il modello sia stato costruito prima che il pianeta più piccolo del sistema solare venisse scoperto. Saturno c’è, ma ha perso gli anelli. Il braccetto di Giove è piegato in due punti, così che la traiettoria metallica del pianeta più grande ostacola quella degli altri. La Luna è rotolata chissà dove.
La Terra è spaccata a metà. […]
Tiene a bada i pensieri studiando il meccanismo, immaginandone la struttura interna. Adora immergersi negli ingranaggi. Ha imparato dal padre orologiaio. Stesse mani d’oro. Un sollievo, ma il passato è lì che aleggia. 

Il libro è ambientato tra Genova e Borgo di Dentro, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. In “Aggiustare l’universo” la scrittrice unisce due storie, molto profonde e commuoventi: la storia della maestra Virgilia, soprannominata da tutti “Gilla” e, quella di una bambina di nome Francesca Pellegrini. 
La narrazione inizia ad Ottobre nel 1945, l’anno scolastico comincia in ritardo a causa della fine della Seconda Guerra Mondiale, che ha provocato distruzione, macerie e cicatrici profonde nelle persone, difficili da nascondere. Virgilia è una maestra di ventidue anni, genovese, che insieme ai suoi genitori ha dovuto abbandonare la sua città, devastata dalle macerie per recarsi in un paesino dell’appenino ligure, Borgo di Dentro. 

Nelle settimane successive Genova diventa una trappola. La Royal Air Force torna a bombardare il centro la notte del 6 e quella del 7 Novembre 1942. Colpiti i quartieri orientali, Villa Pallavicini, le acciaierie Ansaldo, la chiesa di Santa Chiara e ancora quella dell’Annunziata. […] Quartieri ridotti in macerie. Il 13 Novembre tocca a Sampiardarena, all’ospedale Galliera, alla loggia dei Mercanti. Il 15 Novembre al porto, a Carignano e alle chiese di Cosma e Damiano e di San Siro. 
La madre di Gilla passa le giornate a caccia di cibo. Gilla si divide tra le poche lezioni che è possibile fare e i soccorsi. Non tutte le macerie vengono rimosse alla svelta. I cumuli puzzano di disinfettante e carne putrefatta. L’orologiaio decide che è arrivato il momento di contare i risparmi e abbandonare la città. <<Ho un conoscente a Borgo di Dentro. E’ disposto ad ospitarci. L’affitto è alto ma ce la facciamo. In campagna c’è da mangiare e forse non bombardano>> dice a colazione. Le due donne si guardano. Poi stremate, acconsentono. 

Ma Gilla continua a pensare al suono delle sirene, ai bombardamenti, alle macerie e ai corpi senza vita, di tutte quelle persone che per scappare delle bombe sono morte schiacciate all’interno di una galleria a Genova. 
A Borgo di Dentro, Gilla conosce alcuni membri della Resistenza partigiana, e diventa la loro staffetta. E’così che Gilla conosce Michele, uno studente di medicina che ha dovuto interrompere gli studi e che adesso, aiuta i partigiani grazie alle sue competenze mediche. Gilla si innamora di Michele, della sua dolcezza e umanità e vivono il loro amore in gran segreto. 
Ma un giorno, Michele insieme ad altri partigiani, vengono catturati, torturati e uccisi dai nazisti della Wermacht e dai fascisti della Repubblica Sociale. Gilla si ritrova ad assistere a questa scena brutale e, dovrà superare il dolore di aver perso per sempre il ragazzo che amava. 
L’Italia è libera grazie ai russi, la guerra è terminata e i genitori di Gilla ritornano a Genova, la loro città natale… ma Gilla decide di restare ancora a Borgo di Dentro. 
E’ così, che Gilla accetta il suo primo vero incarico come insegnante presso una scuola elementare per l’anno scolastico 1945-1946, il primo dopo la guerra. 
Gilla ha ventitré allieve di quinta elementare a cui deve insegnare, un compito molto difficile, dopo la fine della guerra. Al suono della prima campanella, Gilla si ritrova ventitré bambine, ventitré bambine che proprio come lei, cercano di sfuggire ai traumi della guerra. Ma proprio in prima fila, è rimasto un posto vuoto. La bambina a cui è destinato raggiunge la classe poco dopo, accompagnata dalla bidella e da un biglietto del direttore. 

Francesca Pellegrini, 10 anni. 
Da gennaio ospite orfanotrofio Sant’Anna. 
Molto bene ortografia, calligrafia, aritmetica, geometria. 
Non parla. 

Che significa “non parla?” Gilla solleva lo sguardo, suora e bambina sono scomparse. 

La bambina si chiama Francesca Pellegrini, vive in orfanotrofio, è molto brava a scuola ma non parla. 
Gilla capisce che Francesca ha un trauma causato dalla guerra, i suoi occhi sono colmi di tristezza, paura, di chi si trova solo in un mondo cui non appartiene.
In realtà, la bambina non si chiama Francesca Pellegrini ma Ester, una bambina ebrea che si è dovuta allontanare dalla sua famiglia per le discriminazioni e persecuzioni contro gli ebrei. 
Ester viveva a Casale Monferrato insieme alla sua famiglia, ma le leggi razziali promulgate nel 1938, hanno stravolto la vita di tutti gli ebrei. E’ così che Ester, si ritrova nell’orfanotrofio di Borgo di Dentro, senza aver nessuna notizia dei genitori e con la paura di parlare. 
L’ultimo ricordo felice di Ester, è una gita sul Po insieme ai suoi genitori. E anche se Ester non ha più notizie dei suoi genitori, lei continua a sperare di rivederli. 
Gilla ha intuito cosa nasconde la bambina, sa che per riparare ciò che si è rotto ci vuole tempo e pazienza. Ed è con la stessa pazienza, che ogni sera, Gilla ripara un vecchio planetario meccanico, immaginando di spiegare alle sue alunne i vari pianeti. 
Riuscirà Gilla a curare le sue ferite e quelle di Ester? 

Il vecchio viene avviato nella zona della banchina dove alla spicciolata sta convergendo il grosso dei prigionieri. 
Abram fa per raggiungerlo, ma lo spingono verso un gruppetto radunato dalla parte opposta. Si ribella. Un soldato lo colpisce al fianco, lo obbliga a rialzarsi, lo trascina dove gli hanno ordinato di stare. Abram cerca con gli occhi il padre ma non lo vede più. 
Solo in questo momento si guarda intorno. Maschi. Giovani maschi. Pochi. Lui è uno dei più vecchi. 

 

<<Fuori è pericoloso. Le persone sono cattive>> gli dice Ester. Ha il pianto in gola. Gilla pensa che la bambina abbia ragione. Le persone possono essere molto cattive là fuori, qualche volta, è l’inferno. […] 
<<Vivere è correre rischi>> le sussurra. […]
<<Quando vogliamo bene a qualcuno non possiamo rinchiuderlo. Neanche per tenerlo al sicuro.>>

La scrittrice Raffaella Romagnolo con “Aggiustare l’universo”, libro finalista del Premio Strega 2024, mostra al lettore le atrocità del fascino, ambientate nella bellissima città di Genova, distrutta a causa degli incessanti bombardamenti.  “Aggiustare l’universo” racconta la storia di Gilla ed Ester, una storia di dolore, rinascita, due storie apparentemente diverse ma parallele, che finiscono per incontrarsi. La storia è ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale e la fine della guerra, che mette in luce i traumi causati dalla devastazione del conflitto. 
I temi trattati sono la persecuzione degli ebrei, le leggi razziali, i campi di concentramento, la libertà, i traumi, il dolore, la morte, l’insegnamento, Genova e il coraggio, la pazienza della maestra Gilla di aggiustare il planetario, sé stessa e la bambina Ester. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, la narrazione si alterna dal racconto della storia di Gilla e della famiglia di Ester Sacerdoti, a numerosi racconti storici, in cui la scrittrice riporta le norme varate in quegli anni contro gli ebrei. 

Nella prima, ciò che agli ebrei non è consentito. Prestare servizio militare. Far da tutore, Possedere terreni, fabbricati, aziende utili alla difesa nazionale. Avere domestici ariani. 
Nella seconda, i luoghi dove gli ebrei non possono più stare. Il Partito, le banche, le assicurazioni, gli enti pubblici. Un rigurgito acido in bocca. L’avvocato scarta una mentina e prende a succhiarla. 
I disegni sono in bianco e nero, il tratto è rapido. Le didascalie ci sono, ma non serve saper leggere: il contenuto lo capirebbe anche un bambino. I fumetti non sono forse roba da bambini? 

I personaggi sono strutturati bene, grazie allo stile di scrittura semplice ma toccante, utilizzato dalla scrittrice, che permette al lettore di affezionarsi ad ognuno di loro.
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere una storia intensa, profonda e commuovente, la storia di Gilla e della famiglia Sacerdoti, distrutte dalla guerra. Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che amano leggere libri storici, a chi desidera approfondire il tema della discriminazione sugli ebrei, a causa delle leggi razziali promulgate in Italia nel 1938. 

E come diceva Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” e oggi, lunedì 27 Gennaio 2025, in occasione della Giornata della Memoria, ricordiamo tutti gli ebrei perseguitati e brutalmente uccisi per la stupidità e ignoranza umana. 
E’ importante ricordare il passato, analizzarlo e studiarlo per non commettere gli stessi sbagli… perchè non esistono razze superiori o inferiori, ma esiste l’odio e l’ignoranza, che possono prendere il sopravvento e mostrare la cattiveria di un essere umano. 
Buona lettura 📚📚!!

“I film belli li danno di notte” di Lorenzo Zucchi

Titolo: I film belli li danno di notte 
Autore: Lorenzo Zucchi 
Casa Editrice: Edizioni Underground 
Data uscita: 3 Giugno 2024 
Genere: Narrativa contemporanea 
Pagine: 276 

Il pensiero le vola tra gli sbuffi di fumo in un futuro vuoto che non vuole nemmeno vedere, che non la preoccupa, che in fondo non le interessa. Si sente annebbiata e sta bene con se stessa. 

Il libro è ambientato nella città di Parma, e un breve passaggio anche in Irlanda. I protagonisti del libro sono un gruppo di “ex” amici, composto da quattro ragazze e tre ragazzi, che si fanno chiamare con alcuni simpatici soprannomi, come ai tempi della loro compagnia: gli “Eigties”. 
Gli Eigties, sono sempre stati un gruppo molto unito, legato dal forte sentimento dell’amicizia… questo prima che accadesse un episodio che ha modificato totalmente le loro vite. 
Questo episodio si è insinuato nella loro amicizia, ognuno di loro ha cercato di andare avanti con la propria vita, alla ricerca del proprio futuro, allontanandosi completamente dal passato e dal ricordo doloroso, legato alla perdita del loro amico. 

Non è affatto semplice, nemmeno per Scivolo, ricordare gli eventi tragici che hanno di fatto portato allo scioglimento della vecchia compagnia. 
Ma ora le parte un film: la storia del suo amico d’infanzia sfortunato. 

Ma ora è estate, molti di loro hanno finito la maturità e devono scegliere la facoltà giusta, qualcuno di loro invece, ha già provato sulla sua pelle, cosa significa studiare all’università. 
Proprio durante il periodo estivo, gli Eigties, sentono la necessità, il bisogno di organizzare una Reunion. Dopo tanti anni di silenzi, gli Eigties si riuniscono perchè pensano di aver metabolizzato, superato e processato il passato… in realtà grazie a questo incontro, capiscono che la ferita non si è mai chiusa. 
E ora cosa faranno gli Eigties?

Lo scrittore Lorenzo Zucchi dopo aver pubblicato il libro “Quel che resta della memoria”, ambientato nella Seconda guerra mondiale, pubblica “I film belli li danno solo di notte”, una storia che fa riflettere il lettore come il passato, può rovinare la nostra vita se non viene affrontato. 
I temi trattati sono l’amicizia, l’omosessualità, l’alcool, la droga, l’amore, la morte, gli incubi, il cibo e una maschera divisa a metà, bianca e rossa che compare all’improvviso… 

Quella figura indossava una maschera bianca e rossa, divisa a metà. E per quel che gli sembrava di rivedere adesso, mentre il cuore gli batte forte, i suoi lineamenti di plastica assomigliavano molto a…

Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, semplice, utilizzando le parole giuste e ad effetto. 
I protagonisti sono strutturati bene, grazie alle ampie descrizioni fornite dallo scrittore che permettono al lettore di entrare in empatia con ognuno di loro.
Il lettore si affezionerà a ognuno di loro da Scivolo, una ragazza che non sopporta il conformismo della società, anche se paradossalmente ne teme il giudizio e cerca in tutti i modi di farsi accettare per non essere considerata “sbagliata” e “diversa”. Il lettore si affezionerà anche a Panda, la ragazza che ha deciso di andare in Irlanda per allontanarsi da tutto e da tutti, dai ricordi del passato e dalla sua famiglia. Quando aveva deciso di lasciarsi il passato alle spalle, Panda, aveva lasciato il suo ex Nuvola, un ragazzo che non ha ancora metabolizzato la fine della loro relazione, anche se sono passati due anni. 
Il lettore si divertirà molto nei dialoghi tra Nuvola e il suo amico Cemento, laureato in architettura, ma anche con la coppia Distry e Cybo, molto diverse tra loro, ma che desiderano vivere la loro storia d’amore senza essere giudicate. 
Lo scrittore Lorenzo Zucchi oltre alle ampie descrizioni sui personaggi, descrive con cura i luoghi menzionati nel libro, abbinando la città ai cibi tradizionali del posto. Questa caratteristica, si rivela molto importante per il lettore perchè gli permette di immaginare ogni scena, anche i luoghi nascosti e mai visitati. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro leggero, ma con un messaggio di fondo molto importante sui dolori/traumi del passato e dell’importanza di affrontarli. 
Ringrazio lo scrittore Lorenzo Zucchi per avermi inviato la copia cartacea del libro, che mi ha permesso di conoscere questo simpatico gruppetto di amici, unito nell’amicizia e nel passato. 
Buona lettura 📚!!

“Tutto non benissimo” di Pierpaolo Spollon

Titolo: Tutto non benissimo 
Autore: Pierpaolo Spollon 
Curatore: Matteo Monforte 
Casa Editrice: Ribalta edizioni 
Collana: Finzione scenica
Data uscita: 30 Aprile 2024 
Pagine: 160 
Genere: Narrativa contemporanea 

Ricordo quella volta che chiesi a mia nonna come avesse fatto a rimanere sposata col nonno per tutta una vita, e lei, quasi sentendosi in difetto, mi rispose: <<Bè, vedi… noi veniamo da una generazione dove le cose rotte ancora si aggiustano, non si buttano via per comprarne nuove.>>
Ecco. Magari io appartengo a una generazione che invece non ha voglia di aggiustare le cose rotte. Semplicemente non ci riesce, perchè non ha tempo, perchè corre.
Scappa.

Il libro è ambientato nella bellissima città di Genova, che si affaccia sul mare ed è caratterizzata dai carruggi, in cui si respira l’aria vivace di un tempo e il profumo della focaccia calda appena sfornata. 
Il protagonista del libro è l’attore protagonista di una serie televisiva, che non riesce ad affrontare le emozioni. Una sua collega, gli suggerisce di leggere un libro dedicato alle emozioni dell’autore Gobbin “Quel che provo a dir non so”. 
Mentre si trova nella libreria nel centro di Genova, vede la sua ex ragazza di dieci anni fa, di nome Martina. 
Che cosa ci fa Martina a Genova??
Dopo la fine della loro relazione, il ragazzo non aveva più avuto sue notizie, anche perchè lui si era comportato molto male e le aveva spezzato il cuore. 
Il ragazzo decide di seguirla fuori dalla libreria, ma ha paura ad affrontare le proprie emozioni e mentre cerca la forza e il coraggio di parlarle… Martina sparisce nei vicoli, come se fosse un’apparizione. Ma il ragazzo trova la pochette di Martina e da questo momento, ritrovare la ragazza diventa una vera ossessione. 
Come mai il destino ha deciso di fargli incontrare Martina?
L’incontro con la ragazza, sarà un’opportunità per cercare di guardarsi dentro, per analizzare i propri sentimenti e affrontare le proprie emozioni. 
Vi siete mai chiesti chi ha inventato la parola “emozioni”?
Riuscirà il protagonista a trovare Martina? 
Riuscirà il protagonista ad affrontare le proprie emozioni?

Il termine “emozione”, infatti è stato usato per la prima volta nel 1830 circa dal filosofo Thomas Brown. Prima di allora, si parlava di “accidenti dell’animo” o “sentimenti morali”.

 

Nella profondità di ciascuno dei nostri lobi temporali, si trova una struttura a forma di lacrima chiamata “amigdala”, che è il centro del comando delle nostre emozioni e serve a innescare in noi tutte quelle cose che portano al pianto, al riso, allo stupore, all’abbattimento eccetera.

L’attore noto al grande pubblico televisivo Pierpaolo Spollon, esordisce con “Tutto non benissimo”, un romanzo divertente per chi affronta la vita con superficialità, senza curarsi delle proprie emozioni… ma un giorno, tutto cambia e bisogna fare i conti con noi stessi. 
I temi trattati sono le emozioni, il destino, l’amicizia, il tradimento, il mondo dello spettacolo e il successo, la vita, la superficialità e l’amore. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, divertente e riflessivo, grazie all’autoironia l’autore riesce a far arrivare al lettore molti messaggi importanti, come la superficialità e le emozioni. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alle ampie descrizioni dell’autore che permettono al lettore di entrare in empatia con il protagonista. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che hanno bisogno di leggere un libro divertente, ma che contiene dei messaggi importanti e riflessivi. 
Questo libro vi porterà tra le strade di Genova, vi sembrerà di essere in Corso Italia insieme al protagonista mentre fa colazione con il cappuccino e la focaccia, ma anche al Porto Antico e nella bellissima Boccadasse. 
Sono sicura che una volta che avrete terminato il libro di Pierpaolo  Spollon, non avrete più paura di affrontare le vostre insicurezze e avrete voglia di visitare la città di Genova. 

Raggiungo la spiaggetta di Boccadasse, percorrendo in discesa la mattonata che conduce al piccolo borgo caratteristico. E’ la famosa creuza de mä così meravigliosamente cantata nel capolavoro di De Andrè, la mulattiera in mattoni rossi che porta giù al mare, dalla città. 

Buona lettura 📚📚!!

“Il mio nome nel vento. Storia della famiglia Moncalvi” di Alessandro Rivali

Titolo: Il mio nome nel vento. Storia della famiglia Moncalvi 
Autore: Alessandro Rivali 
Casa Editrice: Mondadori 
Collana: Narrative 
Data uscita: 4 Luglio 2023 
Pagine: 264 
Genere: Romanzo storico
Acquista: https://www.amazon.it/vento-Storia-della-famiglia-Moncalvi/dp/8804746564/ref=asc_df_8804746564/?tag=googshopit-21&linkCode=df0&hvadid=655610293107&hvpos=&hvnetw=g&hvrand=2121300928718612746&hvpone=&hvptwo=&hvqmt=&hvdev=c&hvdvcmdl=&hvlocint=&hvlocphy=1008534&hvtargid=pla-2246344500210&psc=1&mcid=306d61ae7f6932538768f39b42e8db96

Pochi giorni dopo iniziarono le incursioni su Genova. La morte veniva dall’acqua e dal cielo. […] 
Una bomba enorme perforò la cattedrale di San Lorenzo, ma non esplose, e Genova gridò al miracolo: entrò dall’abside della navata di destra, rimbalzò impazzita più volte all’interno della chiesa distruggendo ogni ostacolo alla sua corsa, finché non si placò sul fondo della navata da cui era entrata. 

Il libro è ambientato nel Novecento a Barcellona, dove vive la famiglia Moncalvi. 
La famiglia Moncalvi a Barcellona ha un prestigioso negozio d’alimentari, che gli permette di vivere dignitosamente. Ma la notte del 18 Luglio 1936, cambierà completamente la vita della famiglia Moncalvi e di tutti gli abitanti di Barcellona. 
Tutte le strade di Barcellona all’improvviso sono piene di fumo, ogni casa è avvolta dalle fiamme, tutti i negozi vengono saccheggiati, e tra le strade si sente solo la puzza di bruciato e molta paura.
Franco ha eseguito un vero e proprio colpo di stato, contro il governo repubblicano, facendo scoppiare una terribile guerra civile in tutto il territorio spagnolo. 

Barcellona bruciava con vampe improvvise, disordinate, che venivano da terra. I fulmini si sprigionano dal basso. Come se il cielo fosse capovolto. Era un susseguirsi di sibili. C’erano materassi per proteggere finestre e balconi. Le persiane rovinavano a terra colpite da questi strani fulmini. 

Con il colpo di stato di Franco, nelle strade di Barcellona si respira un clima diverso, pieno di inquietudine, di incertezza, di furti e di morte. Ormai la Spagna era allo sbando, e la famiglia Moncalvi decide di fuggire da Barcellona per ritornare a Genova. 
La storia famigliare dei Moncalvi, viene raccontata da Augusto, soprannominato da tutti “Gutin”. 
Augusto era il figlio più piccolo, che soffriva di un brutto male all’orecchio, che non lo faceva dormire alla notte, e osservava le stelle insieme alla propria madre. 

Augusto farà vivere al lettore il dolore, che la famiglia Moncalvi ha provato nell’abbandonare la propria vita a Barcellona, ma anche il figlio Giuseppe e la figlia Vittoria, che non erano riusciti a raggiungere la nave in tempo. Dopo un difficile viaggio, pieno di storie dolorose, la famiglia Moncalvi arriva a Genova e viene accolta dallo zio Ludovico. 
Per la famiglia Moncalvi, Genova rappresenta la rinascita, il ritorno alle origini, il luogo in cui è iniziata la dinastia dei Moncalvi. Lo zio Lodovico è un uomo che ama il mare e Genova, farà assaporare ai suoi nipoti la buonissima focaccia, la farinata e tutti i piatti tipici genovesi. 
Augusto descrive la bellezza dei vicoli di Genova, le antiche leggende sull’origine della farinata, che lo zio gli aveva raccontato, ma racconta anche la bellezza del porto di Genova, della cattedrale di San Lorenzo, De Ferrari e molti altri luoghi importanti e belli da visitare. 
Mentre la famiglia Moncalvi trascorre il suo soggiorno a Genova, il padre Attilio sistemava la villa dei Moncalvi, situata sulla bellissima collina di Gavi. Una volta riparata la villa, l’intera famiglia è pronta a trasferirsi, lasciando la casa dello zio Ludovico e il suo affetto, che era riuscito a far colmare ai nipoti,  il distacco da Barcellona, ma anche gli orrori della guerra civile spagnola. 

La villa dei Moncalvi a Gavi è immersa nel verde, in cui Augusto, Carlo e Giulia potevano ammirare la bellezza della natura; ma rappresenta anche la speranza di un nuovo inizio, di un nuovo avvenire. 
Nel mentre, Augusto si appassiona sempre di più al latino, tanto da aiutare una giovane ragazza di nome Laura, che non riusciva a capire il latino. Augusto non aveva mai provato interesse per le ragazze e non credeva nemmeno nell’amore, a differenza di sua sorella Giulia, che desiderava avere al proprio fianco un uomo, con cui condividere la sua vita e i suoi sentimenti. 
Sarà proprio Laura, con il suo animo gentile ad accendere il cuore del giovane Augusto. Augusto e Laura iniziano a trascorrere le giornate insieme, studiando il latino e assaporando le bellezze della natura. Ma Augusto non riesce ad aprire il suo cuore alla giovane ragazza, non riesce a trovare le parole giuste per dichiarare il suo amore. 
Proprio quando la famiglia Moncalvi cercava di trovare un po’ di serenità e pace, che scoppia la Seconda Guerra Mondiale. Proprio loro, che erano scappati dalla distruzione della guerra a Barcellona, ora si ritrovavano ad affrontare una guerra mondiale. 
Lo zio Ludovico decide di salire sui monti con i partigiani per difendere la propria patria, ed è così che la famiglia Moncalvi sembra spezzarsi… ma Giulia cerca di tenere unita la famiglia, sistemando la casa e controllando i suoi fratelli, confidando al suo diario i suoi sogni, i sogni di una ragazza. 


Ed è così che il lettore conoscerà la famiglia Moncalvi, una famiglia che è scappata dalla guerra civile spagnola e che ha affrontato con speranza la Seconda Guerra Mondiale. 
Che cosa accadrà alla famiglia Moncalvi al termine della Seconda Guerra Mondiale? 
Lo zio Ludovico riuscirà a tornare a casa? 
Augusto riuscirà a dichiararsi a Laura?
E Giulia, riuscirà a trovare l’amore? 

Lo scrittore Alessandro Rivali con “Il mio nome nel vento. Storia della famiglia Moncalvi”, racconta con maestria una storia famigliare toccante e commuovente, ambientata nel Novecento tra Barcellona, Genova e Gavi. A rendere questo romanzo speciale, sono le numerose descrizioni e aneddoti sulla città di Genova, ma anche i paragoni tra i catalani e i genovesi, in grado di far divertire il lettore. 
I temi trattati sono la fuga, la lotta, la speranza, i sogni, le guerre, le passioni, la famiglia e l’amore vero. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, toccante e con un prologo ed epilogo, pieni di pathos e dolcezza. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alla bravura dello scrittore di far entrare in empatia il lettore con ognuno di loro. In particolare, mi è piaciuto molto il personaggio dello zio Ludovico, che con la sua spensieratezza, nasconde il dolore di un grande amore, ma è proprio grazie a questo personaggio, che il lettore si innamorerà di Genova, dei suoi vicoli e della bellezza del suo mare. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che vogliono leggere un libro che racconti una saga famigliare, ma non la solita saga famigliare banale, perché questo libro racconta una storia piena di sentimenti, dinamica, che ha attraversato un periodo storico difficile, prima con la guerra civile spagnola e in seguito, con la Seconda Guerra Mondiale. A fare da contorno, i bellissimi luoghi in cui è ambientata la storia, tra Barcellona, Genova e Gavi. 
Ringrazio lo scrittore Alessandro Rivali per avermi inviato la copia cartacea del suo libro, che mi ha permesso di commuovermi e vivere la storia della famiglia Moncalvi. 
Buona lettura 📚!!