“Una parola per non morire” di Sara Bonzi

Titolo: Una parola per non morire 
Autore: Sara Bonzi 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Data uscita: 29 Aprile 2025 
Pagine: 352 
Genere: Romanzo giallo 

La storia del quinto senso e mezzo era stata un gioco del vecchio caporedattore, appassionato lettore di Dylan Dog. Ma chi ha affiancato Elena negli anni sa che Carlo Bazzo aveva ragione. Il segreto del lavoro di Elena, infatti, non sta nella metodicità (anzi, quella non è proprio una sua caratteristica) bensì nelle sue intuizioni. E’ come se lei, di tanto in tanto, annusando l’aria, percepisse qualcosa alla quale razionalmente non sa dare un nome. Il suo cervello registra l’informazione, lavora sottobraccio e spinge Elena a dire cose o compiere azioni apparentemente senza senso o fuori contesto. 
Ma alla fine quell’intuizione iniziale, nove su dieci, si rivela giusta e l’accompagna, più o meno consapevolmente, alla soluzione del caso a cui sta lavorando. 

Nel primo volume “Nove giorni e mezzo” (Garzanti, 2022), abbiamo conosciuto e ci siamo affezionati alla protagonista Elena Donati, una giornalista con la passione per il mistero che la porta a investigare come una detective.
Ma se non avete ancora letto il primo volume “Nove giorni e mezzo”, vi consiglio di recuperarlo per comprendere meglio alcune dinamiche e l’indagine che aveva condotto Elena direttamente in ospedale. 

Ma siete pronti/e a conoscere il nuovo caso di Elena Donati? 
Il secondo libro “Una parola per non morire” di Sandra Bonzi, è il libro del momento con una protagonista brillante, intelligente, capace di trascinare il lettore nelle sue indagini.

Ma chi è Elena Donati?
Elena Donati è una giornalista di cronaca, per il principale quotidiano della città di Milano, che ha un nuovo caporedattore Giorgio Scotti, un trentenne che ha rivoluzionato completamente la redazione. 
Giorgio Scotti ha eliminato la versione cartacea, dato che la riteneva superata e obsoleta, creando una versione digitale, moderna e rivoluzionando le risorse umane, i contenuti, la deontologia e l’etica del giornalismo, oltre che l’aspetto degli uffici. 
Le tre parole al centro della linea editoriale di Scotti sono: storytelling, social ed interattività. Elena appartiene a quella generazione di giornalisti, che divulga la notizie, dopo avere verificato la veridicità della fonte, a differenza di Scotti, che ha come unico obiettivo: fare scoop, ottenendo il maggior numero di visualizzazioni e di mi piace. 

<<Sei fuori tempo massimo. Il giornale può brillantemente fare a meno di te, ma tu non lo vuoi ammettere. Sei incollata alla poltrona, incapace di cedere il passo a chi non può interpretare la realtà meglio di quanto tu possa anche solo immaginare. Sei legata a vecchi schemi di pensiero, a valori morali senza senso e metodi di lavoro che puzzano di archeologia industriale. Sei lenta, incapace anche solo di comprendere la velocità alla quale tu sei totalmente inadatta. Guardati allo specchio. Cosa aspetti a farti da parte? 

La violenza verbale con cui Scotti l’ha aggredita è un pugno allo stomaco che lascia Elena senza fiato. Vorrebbe saltare alla giugulare di quell’uomo così crudele, che purtroppo riesce a solleticare i suoi peggiori pensieri e liberare la voce interiore che anni di analisi sembrano non essere stati sufficienti a disinnescare o almeno a intercettare e annientare prima che dilaghi e affoghi. 
Quella maledetta voce che le sussurra che sì, il mondo è cambiato il suo tempo è finito. La velocità di cui parla Scotti lei l’ha sempre liquidata come superficialità, ma forse non è così, forse non è in grado di comprenderla e deve mettersi da parte. 

Da quando era arrivato Scotti, ad Elena era stato proposto il pensionamento anticipato, ma lei non si sente ancora pronta a lasciare la redazione, che considera a tutti gli effetti una seconda casa. 
E’ così che Elena, divide la sua vita, tra lavoro, indagini e casa. 
Elena ha due figli di vent’anni, di nome Anna e Marco, è sposata da trent’anni con Ettore, un professore universitario, che non vede l’ora (a differenza di Elena), di andare in pensione per trasferirsi nella casa di campagna tra le colline piacentine. 
Ma Elena, può contare sull’appoggio e il sostegno della sua migliore amica dai tempi della quarta ginnasio, Claudia Dal Pozzo. 
Claudia è una stimata magistrata della procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano. A differenza di Elena, Claudia è single, vive la vita con leggerezza e ha un aspetto molto femminile, proprio come Margherita, la madre della protagonista. 
Claudia e Margherita sono molto simili, pur appartenendo a due generazioni diverse, entrambe condividono la consapevolezza e l’uso manipolatorio del proprio fascino. 

Ma Claudia è molto più che un’amica. E’ sorella, anima gemella, compagna di vita. E’ la persona che la conosce meglio di chiunque altro e che, pur essendo a diecimila chilometri di distanza, ha le antenne per esserci quando lei ne ha bisogno e la capacità di unire i puntini, fare collegamenti e quindi comporre per approssimazione una foto parziale che, di solito, non è lontanissima dall’originale.

Sua madre e Claudia si erano intese fin da subito, fin dalla prima volta in cui era venuta a casa sua a studiare. Pur appartenendo a due generazioni diverse, condividevano la consapevolezza del proprio fascino e l’uso manipolatorio che ne facevano. Sua madre, ne è certa, avrebbe preferito avere lei come figlia.
Margherita e Claudia attraversavano la vita con la stessa leggerezza e determinazione, lo sguardo maschile sul loro corpo le rivitalizzava e il gioco della seduzione non aveva alcun segreto per loro. 
Tutta roba che invece lei, proprio perché figlia di Margherita, faceva fatica a maneggiare. Quella madre così femminile era stata, per Elena adolescente, molto faticosa, tanto che per sopravvivere e per trovare una sua identità si era inconsapevolmente allontanata da tutto ciò che era l’armamento classico del femminile, dalla scarpa con il tacco alla scollatura, al vestito che accarezza il corpo e al rossetto che sottolinea il sorriso. 
Era stato grazie a Claudia, alla complicità che le due ragazze avevano sviluppato, se poi negli anni Elena aveva recuperato qualche pezzo di quel bagaglio a lungo negato. 

Ma Elena deve fare i conti, anche con la separazione dei suoi genitori, Margherita e Mario, che all’età di ottant’anni, hanno capito di voler prendere due strade diverse. 
Da quel momento, Margherita vive insieme alle simpaticissime sorelle Giuffrida, che insieme al loro volpino, formano un gruppetto molto spiritoso, che farà divertire il lettore. 
Invece, Mario, dopo aver sofferto per l’allontanamento di Margherita, si è innamorato di Maria, la portinaia del suo palazzo. Mario e la Maria condividono molte cose, ad iniziare dall’amore e passione per i libri, che li ha spinti ad aprire Scenù, una sorta di biblioteca-bistrot, in cui è possibile leggere i libri in negozio o prenderli in prestito. Da Scenù, oltre a leggere i libri, c’è un bar gestito dall’agente Russo, che cerca di accontentare i clienti più esigenti, proprio come Margherita, che frequenta assiduamente il locale per trovare dei difetti. 

NoLo, North of Loreto. A Milano la densità media di pubblicitari, influenzerà e strateghi del marketing, ha prodotto un fiorire di nuovi quartieri. O meglio, loro sono sempre gli stessi ma, con quel nome lì che fa tanto NYC, sono diventati improvvisamente cool. 
Ed è qui in piazza Morbegno -che fino a qualche anno fa era periferia e nessuno voleva venirci a vivere e che invece adesso is the place to be e gli appartamenti hanno prezzi proibitivi- che Mario e la Maria hanno coronato il loro sogno e aperto un piccolo locale. 
E’ uno spazio molto gradevole, accolto con affetto dalla gente del quartiere. Qui hanno portato i loro libri e chiunque voglia può portare i propri e metterli a disposizione di chi entra in questo piacevole salotto dove i libri non si comprano né si vendono. Una sorta di bookcrossing, perchè il desiderio della coppia è che gli avventori condividano il loro amore per la letteratura. Quindi, qui si può chiacchierare, leggere, incontrare gli autori, assistere a piccole performance, partecipare a gruppi di lettura. 

Scenù è il luogo in cui ogni persona è libera di essere sé stessa, frequentato da persone appartenenti a estrazioni sociali diverse, dalla signora Rosetta Cerri, benestante e snob, che controlla a vista il figlio Valentino, soprattutto, quando incontrano da Scenù, Albachiara, una prostituta che grazie alla Maria, si è appassionata ai libri e alle storie d’amore. 

Sull’amore sono stati versati fiumi d’inchiostro, fin dai tempi antichi. L’amore è stato celebrato, reclamato, sbugiardato, esaltato e tradito da scrittori di tutte le epoche e di tutti i continenti.
E’ il tema per eccellenza per la letteratura alta e colta, ma anche per quella più popolare e d’intrattenimento. 
Anna sa che la Maria non fa differenza tra il feuilleton semplicistico e il grande romanzo. 
L’unica cosa che le interessa è che siano dei buoni libri.

Oltre alla signora Cerri e Albachiara, Scenù è frequentato da Tobia Weissburgunder, un signore di settant’anni, con un particolare accento su cui ha messo gli occhi Margherita, ma c’è anche Giorgio Bianchi, un ragazzo di trent’anni, con un fisico scolpito, che si reca al locale per prendere un libro per la sua ragazza. Maria aveva capito fin da subito, che Giorgio Bianchi si vergognava di dire che il libro era per lui, e grazie alla sua abilità, di far avvicinare le persone ai libri, era riuscita a far appassionare quel ragazzo alla lettura. 
E’ proprio questo il bello di Scenù, un locale frequentato da persone di estrazione sociale diversa, che condividono l’amore per i libri. 

Anna si guarda intorno. Come abbiano fatto il nonno e la Maria a mettere in piedi un posto dove mondi, linguaggi, riferimenti culturali così diversi, possono incrociarsi, lei proprio non se lo spiega, L’incontro tra la signora Cerri e il Bianchi potrebbe essere materiale di studio per una tesi di laurea in antropologia. Rappresentano due realtà che a Milano difficilmente incappano l’una nell’altra. La città apparentemente inclusiva e democratica, ha un radicato classismo che si declina nelle zone in cui è divisa. 
A Milano si nasce, si vive e si muore nella stessa zona. […]
Le contaminazioni arrivano solo dall’esterno, da coloro che a Milano non sono nati ma ci sono arrivati per studio o per lavoro, e prima di fare cuccia traslocano mille volte, girano per la città, cambiano zona, frequentano gruppi diversi, mischiano conoscenze. 
Contaminano per quanto gli è concesso. 

Ma un giorno, all’improvviso,  si registra la  scomparsa una ragazzina di nome Anna Maria Berceti, che dopo essere andata a danza non è più tornata a casa dai genitori. La polizia ha provato a cercarla ma nessuno, né genitori, né amici e insegnanti, sanno dove sia Anna Maria Berceti. 
Tutta la città di Milano è attonita e ferita, si è stretta in silenzio attorno ai genitori, che dal giorno della scomparsa di Anna, hanno smesso di vivere.
Elena, dato che è madre,  capisce i sentimenti dei genitori di Anna, lei stessa ha paura per Anna e Marco, che rientrano sempre più tardi a casa e hanno deciso di girare per il mondo tra ONG ed Erasmus vari.

<<Eddai, Elena… Perchè sei così in ansia?>> 
<<Perchè ho paura”, vorrebbe urlargli. 
Perchè Elena, e come lei qualsiasi altro genitore- sa che dare la vita a un figlio significa regalargli una valigetta che contiene cose belle e brutte, gioie e dolori, avventure e cadute, successi e malattie, amore e morte. Ma nessuno pensa che, un giorno, il proprio figlio possa essere ridotto in schiavitù ed essere assoggettato ai desideri di qualcuno che crede di possedere un altro essere umano. Perchè, escluso l’allontanamento volontario, la scomparsa di Anna Maria apre scenari inquietanti, uno peggiore dell’altro, dalla violenza al traffico internazionale di organi, fino al sequestro per lo sfruttamento della prostituzione. La necessità di capire qualcosa di più di quel mondo a lei incomprensibile, fatto di ferocia, ragazzine sparite e vite sospese, l’aveva spinta a cercare in rete. E lì aveva trovato l’indicibile. Spietatezza, desiderio di sopraffazione e possesso. E l’orrore l’aveva allagata.
Come spiegare tutto ciò a Ettore?

Per questo motivo Elena, quando legge il nuovo articolo del “suo” giornale, si arrabbia con Scotti per aver scritto delle notizie senza fondamento, non pensando a quei poveri genitori, devastati dal dolore. 
Elena cercherà di indagare sulla sparizione della ragazza, servendosi di Andrea, praticante giornalista-hacker e Giulia, la segretaria della redazione. 
Ma Elena, è stata soprannominata dal precedente caporedattore Carlo Bazzo “quinto senso e mezzo”,  per le sue brillanti intuizioni, ed è sicura che c’entri il femminicidio con la scomparsa della ragazza. 
Elena ha poco tempo a disposizione per presentare a Scotti il nuovo articolo, articolo che deve fare luce sulla scomparsa di Anna Maria. Come fare? 
Mentre Mario e la Maria si godono le loro vacanze alle terme, Scenù viene gestito da Anna e Marco, felici di aiutare il nonno. 
Ma un giorno, Anna decide di controllare tutti i libri presenti da Scenù, dopo che sua nonna Margherita, non aveva perso l’occasione per criticare Maria, accusandola di avere nel locale tutti i libri pieni di scritte. Anna voleva evitare che sua nonna Margherita, infastidisse per ogni singola cosa Maria, che aveva trasformato il nonno Mario in una persona felice e piena di vita. 
Sfogliando tutti i libri, Anna scopre che Margherita, aveva ragione: i libri presentano delle scritte. 
Ma non si tratta di scarabocchi… forse, quelle parole hanno un significato e sono state scritte da qualcuno/a che ha bisogno d’aiuto? 
Anna decide di contattare Albachiara, cliente abituale di Scenù e sua mamma per vederci chiaro. 

Ma ciò che aveva colpito Anna, a mano a mano che proseguiva con il lavoro, era stato rendersi conto che i segni proseguivano sempre lo stesso schema: non si trattava di parole sottolineate, ma di lettere cerchiate con una matita o carboncino. Ne aveva parlato con Albachiara che, dopo aver sentito il racconto, si era ricordata che anche lei, in un paio di libri che aveva preso in prestito, aveva notato qualche segno, ma non ci aveva dato troppo peso. Si era quindi proposta di aiutarla e, dopo aver controllato assieme, le due erano giunte alla conclusione che la mano, la tecnica e le lettere debolmente cerchiate erano sempre le stesse e mai nella stessa pagina, bensì sparse nel libro. 

E’ così che Elena, formerà una squadra improbabile, formata dalle simpaticissime sorelle Giuffrida, Andrea, l’agente Russo e i suoi figli Anna e Marco. 
Che cosa scopriranno? 
Che cosa nascondono questi libri?
Elena Donati è determinata a trovare la ragazza e a risolvere il nuovo mistero. 
Ci riuscirà?

La scrittrice e giornalista, in vetta alle classifiche, Sandra Bonzi, dopo il successo del primo volume “Nove giorni e mezzo” (Garzanti, 2022), torna in libreria con “Una parola per non morire”, con una nuova indagine condotta dalla brillante giornalista-detective Elena Donati. 
“Una parola per non morire” è un thriller contemporaneo, in cui il mistero e la vita quotidiana si fondono, creando una trama misteriosa, coinvolgente, ma anche divertente. 
I temi trattati sono il giornalismo, la separazione dei genitori, il cambiamento generazionale, la tecnologia, l’adolescenza, i misteri, l’amicizia, l’analisi, l’amore, la scomparsa, i pregiudizi, il femminismo, i rapporti tra colleghi, le indagini e i libri che tra le loro pagine, oltre a nascondere delle storie, nascondono un segreto, un mistero da scoprire. 

“Come dargli torto?” si domanda Elena. La velocità dei cambiamenti rende il mondo di oggi lontanissimo da quello vissuto da lei anche solo trent’anni prima, quindi incomprensibile per chi, come i propri figli, è cresciuto nel secondo millennio. Anche lei non aveva mai capito fino in fondo la paura vissuta dalla nonna durante la guerra e i ricordi della fame patita dal padre quando era piccolo. 
Ma la guerra era un tragedia che aveva travolto il mondo e stravolto la vita di milioni di persone, un’esperienza che ai suoi occhi di ragazzina era sempre apparsa così lontana da lei. 
Qui invece si tratta di trasformazioni epocali che hanno cambiato profondamente la vita quotidiana, le modalità di relazione tra persone.
Per comprendere serve fare esperienza. Ma è possibile fare esperienza del passato? 
Ovviamente no. 

Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, misterioso, intenso, magnetico e divertente, grazie alla bravura della scrittrice di inserire alcuni simpatici siparietti tra la protagonista e i genitori, ma anche per le sorelle Giuffrida. 
I personaggi sono strutturati benissimo, grazie alla penna inconfondibile di Sara Bonzi, che delinea ogni personaggio nei minimi dettagli, con ampie descrizioni molto reali, che permettono al lettore di affezionarsi all’imperfezione di Elena e degli altri personaggi. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro emozionante, misterioso e psicologico, che vi porterà a indagare insieme a Elena. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro con dei personaggi realistici, imperfetti, tanto da stringere un legame di amicizia con il lettore. 
Buona lettura 📚📚!!

“La ragazza senza radici” di Cristina Caboni

Titolo: La ragazza senza radici 
Autore: Cristina Caboni 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Edizione: 2
Data uscita: 22 Ottobre 2024 
Pagine: 288 
Genere: Romanzo contemporaneo 

La figura sovrasta le altre. Un uomo alto e biondo. Lo segue con gli occhi. C’è qualcosa in lui, nel modo in cui cammina, nel modo in cui affronta lo spazio, che l’affascina.
Un ricordo affiora. Un altro uomo. Un altro tempo.
Il cuore prende a batterle forte. 
<<Non è possibile>>, si dice. <<Non è possibile>>, ripete. Eppure, continua a fissare lo sconosciuto che adesso si volta e l’osserva a sua volta. Gli occhi, le labbra sottili, l’espressione grave che in un istante diventa beffarda e derisoria. […]
<<Era lui, Nikolaj. Era mio figlio.>>
Riccardo apre la bocca, poi la chiude. Le sorride. C’è una pena infinita nei suoi occhi.
<<Miranda, tuo figlio è morto.>>

La narrazione si sviluppa nel 2007, tra Sanremo, Nizza e Parigi. La protagonista del libro si chiama Adeline Weber, una ragazza che lavora presso gli archivi del comune di Nizza. 
Adeline era molto brava nel suo lavoro, oltre ad incrociare i dati statistici, si lasciava guidare dalla passione della sua occupazione, al punto da farsi coinvolgere nella vita delle persone che si recavano in comune alla ricerca di un genitore, un figlio o un parente. 
Ma una mattina, si presenta in comune una donna anziana di nome Miranda Gravisi Barbieri, che vuole avere informazioni su un figlio che credeva morto alla nascita. Miranda vive a Sanremo, insieme a suo marito Riccardo, e in occasione del concorso enologico tenuto nella sua proprietà, la donna aveva incrociato lo sguardo di un uomo alto e biondo. Miranda l’ha riconosciuto subito: è Nikolaj, suo figlio. Quando, Miranda aveva partorito era minorenne, non era sposata e aveva dato alla luce un bellissimo bambino di nome Nikolaj. Purtroppo, dopo qualche ora dal parto, le condizioni di salute di Miranda si erano aggravate, tanto da entrare in coma e al suo risveglio, le avevano comunicato che suo figlio Nikolaj, era morto. Da allora, Miranda ha cercato di superare il dolore della morte del figlio, rifugiandosi nella sua tenuta e nella vigna. 
Ma adesso, Miranda vuole conoscere la verità, sente che suo figlio Nikolaj è vivo. Per questo motivo, Miranda si era recata in comune a Nizza, per avere informazioni su suo figlio. 

Miranda si lasciò abbracciare. Era quello il rimedio per un cuore spezzato: l’amore e gli abbracci. E lei, per fortuna, li aveva entrambi. Così, mise da parte la disperazione che continuava a stringerle la gola, la relegò nel luogo in cui l’aveva confinata anni prima, nel momento in cui aveva deciso di vivere. Continuava a sentirla, naturalmente. Era là, ai limiti della coscienza. Ma ora al dolore profondo e antico della perdita si era unita un’ombra, vischiosa, oscura e gelida; erano l’incertezza, il sospetto e il dubbio che qualcuno le avesse portato via suo figlio. 
Ma perchè? Chi avrebbe potuto farle una cosa tanto crudele? 
Non riusciva a concepire una tale mostruosità. Forse le cose erano andate diversamente. Forse c’era una spiegazione. 
E poi comprese che non le importava. 
Voleva solo ritrovare suo figlio.

E’ così, che Miranda conosce Adeline, che l’aiuterà a trovare suo figlio, lasciandosi trasportare dalla storia del suo passato. Adeline, sa che non dovrebbe assecondare le richieste di Miranda, perchè il passato è passato e va lasciato dov’è. E questo Adeline lo sa bene…
Adeline è cresciuta in una casa famiglia, non ha mai conosciuto i suoi genitori che l’hanno abbandonata appena nata. Non è stato facile per Adeline, ma adesso è una donna realizzata e non deve voltarsi indietro, come continua a ripeterle il suo amico e assistente sociale Damien Martinelle. 

<<Se anche la questione di questo presunto figlio fosse vera, e ho qualche dubbio, cosa avrebbe a che vedere con te?>> 
Adeline battè le palpebre. Perché le faceva quella domanda? Damien conosceva il suo passato, sapeva che era stata abbandonata dalla nascita. Sapeva anche che trovare la sua famiglia d’origine era stato il suo unico obiettivo per molto tempo finché… […]
Per un istante pensò di opporsi, di dare voce all’emozione sorda che la spingeva a ribellarsi a quelle parole. Poi chinò il capo, le dita che si intrecciavano nervosamente. Spinse con la punta della scarpa una pallina, si chinò e la prese in mano stringendola forte. 
Damien aveva ragione. Era tutto vero quello che le aveva detto. 
Il passato non aveva importanza. 
Glielo aveva promesso. Lo aveva giurato quando si era lasciata Parigi alle spalle e aveva iniziato una nuova vita, là a Nizza.

Damien è “l’unica famiglia” di Adeline, per lei è una guida, un faro e un padre. Ma questa volta, Adeline non riesce ad ascoltare le parole di Damien, e decide di aiutare Miranda. In lei, nota la sua stessa emozione, disperazione, lo stesso dolore che prova da quando è nata. 

Eppure, mentre Damien le stava dicendo esattamente quello che lei voleva sentire, qualcosa infondo alla sua anima si era ribellato. Le aveva scalpitato dentro raggiungendo la superficie della volontà: speranza… brillante, profonda e potente. Suo malgrado si era sentita come in passato, mentre, nel buio della notte, circondata dai respiri degli altri bambini, immaginava che presto la sua mamma sarebbe corsa da lei e, dopo averla abbracciata, l’avrebbe riportata a casa. Al luogo a cui apparteneva, dove la sua famiglia l’aspettava. 
Ci aveva creduto così tanto che, non appena ne era stata capace, l’aveva cercata lei stessa, la sua famiglia. Per molto tempo quello era stato il suo unico obiettivo… ecco perchè si era sentita così vicino a Miranda. In lei aveva visto sé stessa. Il medesimo tormento, lo stesso dubbio feroce.

Adeline, da sempre affascinata alla genealogia, inizia a frugare tra vecchi documenti e carte dimenticate alla ricerca di un’indizio, di qualcosa che porti a Nikolaj. Ad aiutarla, sarà proprio il suo ex ragazzo, nonché il suo nuovo capo di nome Juan. 
Sarà l’occasione per Adeline, di analizzare sé stessa, di smettere di vergognarsi del suo passato e di iniziare ad aprirsi… 
Riuscirà Adeline ad accettare il suo passato? 
Riuscirà a raccontare a Juan, che i suoi genitori l’avevano abbandonata?
Riuscirà a trovare Nikolaj? 
Ma Adeline, non sa che ogni famiglia nasconde dei segreti, dei segreti che possono mettere tutto in discussione. 

Quanto potevano essere banali le parole, quanto era immenso e sconfinato ciò che nascondevano. Avrebbe voluto dirgli che le era mancato ogni giorno, che dopo di lui non c’era stato nessun altro con cui avesse voluto trascorrere più di una sera. Voleva dirgli che le dispiaceva per come era andata tra di loro e che con lui era stata felice. Invece si affrettò a prendere le sue cose. Allora sentì un lieve spostamento d’aria seguito dal tonfo della porta che si chiudeva. 
La tentazione di tornare indietro e continuare a parlare con Juan era forte, troppo. Lui ci aveva visto giusto, era stata a un soffio da abbracciarlo. 

Adeline si voltò, il cuore in subbuglio. Lui la guardava come se le leggesse dentro, come se riuscisse a vedere le parti che lei cercava disperatamente di nascondere, di riportare all’ordine, di ridurre al silenzio.

La scrittrice Cristina Caboni, dopo l’incredibile successo del libro “Il sentiero dei profumi”, un bestseller venduto in tutto il mondo, adorato dai lettori e dalla stampa, che ha conquistato la vetta delle classifiche italiane e straniere, torna in libreria con “La ragazza senza radici”. 
“La ragazza senza radici” racconta una storia emozionante, intensa, molto commuovente, incentrata sul passato e sulle proprie radici, che definiscono e determinano ciò che siamo. Questo, vale anche per la protagonista Adeline, che si sente diversa e smarrita, perchè non conosce le sue radici. 
La scrittrice Cristina Caboni con “La ragazza senza radici”, torna ad emozionare i suoi lettori, con una nuova storia emozionante e profonda. 
I temi trattati sono le relazioni, l’amore, il passato, la casa famiglia, la morte, il vino e la vigna, l’amicizia, la famiglia, il senso di abbandono, la Seconda guerra mondiale, il nazionalismo e le radici, che determinano chi siamo. 

Adeline si irrigidì. Aveva fatto delle ricerche, sapeva che dopo la Seconda Guerra Mondiale, molti italiani erano stati cacciati dall’Istria e i loro averi confiscati e nazionalizzati. Sapeva anche che i genitori di Miranda erano scomparsi. […]
<<C’era chi credeva davvero nel nazionalismo, nella proprietà collettiva, e poi c’era chi desiderava unicamente vendicarsi e non solo dei torti subiti: era gente violenta, per incorrere nella loro rabbia bastava portare un nome diverso. Appartenere a un’etnia differente[…]
Le persone tendono a riunirsi in gruppi omogenei, si sentono al sicuro all’interno di quei confini, e così facendo escludono gli altri. E’ facile, in seguito, incolparli delle proprie miserie. Comodo, no? […]
Quella gente… non li dimenticherò mai. 
Arrivarono con dei carri e trasportarono all’interno della mia casa dei miei genitori, i loro mobili. C’erano donne che si contendevano gli abiti di mia madre, si pavoneggiavano con i suoi gioielli. […]
Ero furiosa, io… non so cosa mi prese, ma iniziai a urlare, a strappare loro ciò che avevano rubato.

La narrazione è in terza persona, in cui quasi ogni capitolo viene raccontato dalla protagonista Adeline, ma sono presenti anche dei capitoli narrati da Miranda. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, appassionante, profondo, emozionante e commuovente, che evidenziano le relazioni (da quelle familiari, a quelle amorose e d’ amicizia), ma anche le radici profonde di ognuno di noi. 
Ho apprezzato molto, l’idea della scrittrice di inserire all’inizio di ogni capitolo, delle frasi inerenti alla storia e ad alcune curiosità sul vino. 

Tutto possiede un’anima, ne è convinta. Nel caso del vino si tratta di una serie di elementi che si combinano nel terroir, un insieme di fattori ambientali e umani che interagiscono determinando la sua unicità. Chi pensa che il vino sia una semplice bevanda ottenuta dalla fermentazione del succo d’uva si inganna. E’ ben altro: identità, tradizione, natura, abilità. Ma soprattutto mistero. 
Perchè tocca l’anima e la conduce in luoghi inesplorati, dove tutto è possibile. 

Grazie a Miranda, il lettore esplorerà anche il mondo affascinante del vino, della coltivazione della vite, che fanno da sfondo alla storia, una storia che racconta di tutti noi, perchè tutti siamo un intreccio di relazioni, legami familiari e affettivi. 
I personaggi sono strutturati bene, molto profondi ed emozionanti, come la storia raccontata dalla protagonista Adeline, in grado di entrare nel cuore del lettore. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano un romanzo profondo, emozionante ed intenso, incentrato sulle radici e sulla famiglia. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che vogliono perdersi nella coltivazione della vite, vi sembrerà di sentire il profumo del vino “speciale” che Miranda ha regalato ad Adeline, un vino pregiato che riposa sul fondale sabbioso del mare, cullato dalle onde. 
Lasciatevi travolgere dalla scrittura delicata di Cristina Caboni… non ve ne pentirete!!
Buona lettura 📚📚!!

“Un nuovo giorno arriva quando trovi il coraggio di rifiorire” di Raphaëlle Giordano

Titolo: Un nuovo giorno arriva quando trovi il coraggio di rifiorire 
Autore: Raphaëlle Giordano 
Traduttore: Sara Arena 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Data uscita: 28 Gennaio 2025 
Pagine: 240 
Genere: Romanzo contemporaneo

<<Va tutto bene, Henriette.>> 
Quella frase la commuove: si prende la briga di rassicurarla, nonostante non sia tranquillo nemmeno lui. Ma se non fossero accomunati dalla paura, quelle quattro parole non avrebbero lo stesso sapore. Così assumono maggior peso. […]
La mano di Henriette trema in quella di Auguste. Nasconde il volto nel suo collo. Sono così vicini che percepisce il respiro affannoso di lui contro la tempia. E poi, stranamente, in quel momento di terrore d’un tratto si sente calma. Quella sensazione sembra durare un’eternità.
Alla fine la luce verde si riaccende. Hanno superato la zona di turbolenza. Si guardano. Sanno. Sono consapevoli di essere sfuggiti al peggio, ma anche del fatto che in futuro li attende qualcosa di più bello e di altrettanto terrificante. 
I sentimenti che stanno sbocciando dentro di loro. 

La protagonista del libro è Henriette Petrin, una ragazza diversa dalle altre, intrappolata dalla paura e dal terrore di non soddisfare i canoni della società. Henriette è una ragazza molto sensibile, porta sempre i capelli davanti ai suoi bellissimi occhi blu perchè non si sente bella e vorrebbe soltanto sparire. 
Henriette fa l’arredatrice d’interni ha deciso, di lavorare autonomamente perchè il clima rigido e ostile di un ufficio, oltre che frequentare altre persone per dodici ore al giorno, la farebbe crollare emotivamente e psicologicamente. Henriette, ha paura di entrare in contatto con le persone a causa della sua ipersensibilità, che la porta a sentire i sentimenti altrui.
Ma un giorno, una sua cliente di nome Claire De Montlhéry, le propone di collaborare con una prestigiosa azienda per creare un bellissimo giardino esotico. Henriette non può deludere Claire, ed accetta il nuovo lavoro. E’ così, che Henriette si ritrova a lavorare con Auguste, un uomo affascinante di trentatré anni.

<<Henriette? Lei è l’architetto d’interni?>>
La donna annuisce. Auguste è sbigottito. Si aspettava che avrebbe avuto a che fare con una sessantenne sicura di sé, magari un po’ presuntuosa, e invece si trova davanti una ragazzina dall’aspetto spaurito vestita in modo sciatto, che sembra un uccellino appena caduto dal nido…

Auguste è un ambizioso architetto paesaggista, che dedica tutta la sua vita alla carriera a discapito della sua vita personale, intima. Auguste agli occhi degli altri, sembra un ragazzo sicuro di sé, che non ha paura di niente… Ma non è così, Auguste indossa tutti i giorni una maschera per nascondere a tutti, soprattutto al suo capo Gerard, le sue paure e le sue fragilità.
Da bambino, Auguste, aveva imparato dal padre, che in ogni circostanza bisogna avere un comportamento esemplare, senza esternare le proprie emozioni e fragilità. E’ così che Auguste ha paura ad innamorarsi, ha paura a lasciarsi travolgere dai sentimenti.

Auguste ha sacrificato molto per la carriera. A trentatré anni non è sposato, non ha ancora avuto figli. […]
Finalmente si sentiva felice, a proprio agio. Finché un’esperienza sentimentale negativa non ha intaccato di nuovo la sua fragile autostima… Una storia della quale ancora subisce gli effetti nella sua vita da adulto. Auguste ha qualcosa da dimostrare al mondo e a sé stesso. Ha voglia di combattere e di far vedere di cosa è capace. In primo luogo, al suo capo, che rispetta e di cui desidera l’approvazione. Quella promozione, la vuole.
A tutti i costi.

E adesso, Auguste deve lavorare al progetto con Henriette, una sconosciuta di cui teme il confronto. La loro collaborazione partirà con il piede sbagliato, ma entrambi sanno che questo lavoro è fondamentale per la loro carriera.
Henriette e Auguste si ritrovano ad unire le forze, ed iniziano a pensare come creare il giardino più bello di tutta la Francia.
La vita, però, ha uno strano modo di funzionare. Henriette ed Auguste sono costretti a vedersi tutti i giorni per lavorare al progetto dei Montlhéry; ed è proprio così che i due, piano piano, imparano a conoscersi. 
Henriette imparerà a conoscere in profondità Auguste, un uomo che cerca di nascondere le proprie paure per soddisfare gli altri, rinnegando i propri sentimenti per evitare di soffrire. E Auguste, osservando Henriette, nota molte somiglianze e, sarà proprio grazie a lei se Auguste inizierà ad ascoltare il suo cuore senza paura. 
Henriette imparerà che nella vita, bisogna avere il coraggio di affrontare le proprie paure. Solo affrontando le nostre paure, si potrà rinascere e rifiorire.
E solo allora, forse è arrivato il momento per Henriette di togliersi i capelli dagli occhi e guardare il mondo senza paura.

Chi ti dice che io voglia una donna normale? 
E cosa significa normale, poi? 
Voglio renderti felice, non costringerti ad adattarti a una situazione che non ti va a genio. 

Quel giorno, per la paura di rimanere bloccata in una situazione insopportabile senza una via di fuga, un senso di profonda vulnerabilità si era radicato in lei. Da allora non è più stata serena. La preoccupa il pensiero di non riuscire a far fronte a ciò che potrebbe accadere. Vive costantemente con i nervi a fior di pelle. 
Alcuni nascono con un’armatura. Gli eventi spiacevoli sembrano non toccarli. Le conseguenze -gli scivolano addosso senza penetrare nel loro sistema. Henriette invece, ha coniato il termine <<paurosità>> perchè ha l’impressione che le paure filtrino con facilità dai pori della sua pelle e finiscano per andare vorticosamente in circolo, come canoe impazzite in un torrente, fino a invadere cuore e cervello. 

La scrittrice, artista, pittrice e coach di creatività Raphaëlle Giordano, torna con un nuovo romanzo dove la paura è l’inizio della rinascita, “Un nuovo giorno arriva quando trovi il coraggio di rifiorire”, aiuta il lettore ad affrontare le paure più profonde. 
Raphaëlle Giordano è un’autrice da oltre 7 milioni di copie vendute nel mondo, nei suoi libri, racconta i grandi cambiamenti della vita, le paure e le fragilità di ogni essere umano. 
I temi trattati sono la sindrome dell’impostore, la società, la bellezza, l’ipersensibilità, l’amore, le fragilità, le paure e la felicità. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, emozionante e riflessivo, in grado di far riflettere il lettore sui grandi cambiamenti della vira, sull’importanza di non giudicare le debolezze e paure degli altri, ma anche ad accettare e affrontare le nostre paure più nascoste. 

Una fobia inconfessabile come questa non è qualcosa su cui scherzare. Potrebbe capitare a chiunque! Vi fa ridere che un uomo grande e grosso abbia paura di un cane minuscolo, ma cosa sapete della sua storia? Di quello che ha passato per arrivare a sviluppare un terrore così incontrollabile? […]
Io questo signore, lo capisco. La sua debolezza deve avergli causato non poche difficoltà. Vi fa ridere che un tipo così alto e robusto si sia spaventato davanti ai chihuahua.
Ma prima di prendervi gioco delle fragilità di qualcun altro, dovreste pensare a come siete messi voi! 
Perchè la verità è che tutti abbiamo paura, anche se di cose diverse…

I personaggi sono strutturati bene, sia dal punto di vista fisico che psicologico, grazie alle ampie descrizioni inserite dalla scrittrice che permettono al lettore di entrare in empatia con Henriette e  Auguste, ma anche con gli altri personaggi. Mi sono affezionata e identificata molto in Henriette, perchè è una ragazza molto dolce e sensibile, che teme di rimanere intrappolata in una società priva di emozioni, ma è proprio grazie alla sua sensibilità che riesce ad essere un’ottima arredatrice d’interni. 
Ho apprezzato molto anche un personaggio “secondario”, ovvero la signora Claire che si fida ciecamente in Henriette, nonostante la sua giovane età e anche Claire, insegna al lettore che non bisogna avere paura di raccontare agli altri le nostre paure. Perchè alla fine, tutti noi abbiamo paura di qualcosa…
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che stanno affrontando un periodo difficile, a chi ha il blocco del lettore, ma anche a chi ha paura di essere sbagliato/a; grazie a questo libro, il lettore imparerà ad affrontare la vita e ad essere felice. 
E voi, avete paura ad affrontare le vostre paure? 
Avete mai avuto paura del giudizio altrui? 
Vi è mai capitato di riflettere sul significato della parola “paura”? 

 

<<Sei pronto? Chiudi gli occhi. Ascoltiamo…>>
Si ritrovano accovacciati, con gli occhi chiusi, ad assaporare la musica dell’acqua che, nella concezione del loro progetto, è diventata uno strumento paesaggistico. Henriette ha appoggiato una mano sull’avambraccio di Auguste. Lui solleva un po’ una palpebra per sbirciarla: ha un’espressione rilassata e un sorriso sereno che le aleggia sulle labbra. 

“Alla fine di una caramella al limone” di Rachel Linden

Titolo: Alla fine di una caramella al limone 
Autore: Rachel Linden 
Traduttore: Alessandra Casella 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Edizione: 2
Data uscita: 17 Gennaio 2023 
Pagine: 384 
Genere: Romanzo contemporaneo 
Acquista: https://www.ibs.it/alla-fine-di-caramella-al-libro-rachel-linden/e/9788811007661?lgw_code=1122-B9788811007661&gad_source=1&gclid=CjwKCAiA44OtBhAOEiwAj4gpOWYAPuSGg0T7wrVOwaIo_kPlVn7oyV3zuYvCdul3z5zg5kn6khxLtxoCxcAQAvD_BwE

<<Devi seguire quel che ti fa stare bene, a prescindere dalle circostanze che la vita ti ha messo davanti. >>
<<Ma che significa? Io ho delle responsabilità. Non posso mica mollare tutto per seguire la mia felicità >>, protestai. 
Zia Gert fece un verso col naso. << Chi ha parlato di felicità? Non essere sciocchina. Ti sbagli se equipari la beatitudine alla felicità. 
Non sono la stessa cosa.>>
[…] <<Qual è la differenza?>> 
<<La felicità è effimera, instabile, spesso legata alle circostanze.>> Zia Gert scosse la mano, in un gesto di disprezzo. 
<<Se cerchi la felicità, la maggior parte delle volte finirai delusa dalla natura ultima della vita. Perché la vita è dura, a volte brutale, e spesso ingiusta. Ma cercare la tua beatitudine è tutt’altra cosa. Significa affrontare la tua realtà presente con onestà e coraggio e, in qualsiasi circostanza, continuare a cercare ogni minimo motivo di gioia, anche se è grande come la capocchia di uno spillo, nei momenti bui della tua vita. Non mollare mai. Continua a cercare la tua luce, perché c’è sempre da qualche parte, una piccola cosa di cui essere grata, qualche ragione per festeggiare, un modo per dare gioia agli altri, un nuovo modo per crescere. Vai sempre verso la luce, nella tua vita; e trovala sempre, a prescindere da tutto. 
Questa è l’essenza del significato di cerca la tua beatitudine. 
Devi essere onesta con te stessa, prestare attenzione. 
Cercare la gioia. 

La protagonista del libro si chiama Lolly, una ragazza di trentatré anni, che un giorno ritrova un vecchio diario delle medie, dove aveva scritto tutti i suoi sogni e propositi per il futuro. E’ in questo momento che Lolly capisce che non ha realizzato nessun sogno, a causa di alcuni eventi e decisioni che le hanno fatto perdere di vista i suoi desideri. 
A causa di un brutto incidente stradale, sua madre era morta, lasciando a Lolly il peso di molte responsabilità, tra cui gestire il ristorante di famiglia che si tramandava di generazione in generazione; oltre che dare un futuro migliore a sua sorella Daphne. Da quando era morta la madre, Lolly ricopriva il ruolo di madre e di sorella per Daphne. 
Mentre nel ristorante si occupava di cucinare delle buonissime torte meringate al limone, seguendo scrupolosamente la ricetta che la madre le aveva rivelato in ospedale, poco prima di morire. Oltre a cucinare, Lolly si occupava di gestire la contabilità del ristorante, cercando di trovare un modo per combattere la concorrenza. 
Ma da quando Lolly ha ritrovato il proprio diario, capisce di stare affogando nelle preoccupazioni e in alcune decisioni che aveva dovuto prendere.
Ha sacrificato tutti i suoi sogni, il suo primo grande amore Rory Shaw, per portare avanti il sogno di sua madre. 
Ma un giorno, la sua vecchia e stravagante zia Gert, le regala tre caramelle al limone, ma non sono delle caramelle normali, sono speciali e Lolly avrebbe dovuto mangiarne una prima di andare a dormire, pensando a un suo rimpianto o desiderio. 
E’ così, che la sera Lolly prende le caramelle al limone, si ritrova a gestire il ristorante dei suoi sogni, a riabbracciare la madre e con l’ultima caramellina al limone, si ritrova ad essere la moglie di Rory, l’unico uomo che lei ha sempre amato. 

Nella mano c’erano tre caramelline al limone grandi come una moneta da dieci centesimi: di un colore giallo brillante, erano a forma di limone e ricoperte di una spolverata di zucchero. […] 
<<Queste sono speciali. Ti fanno vedere la vita che avresti potuto avere. Possono farti capire qual è la strada giusta per te. 

E’ una storia che profuma di limoni, di torte meringate al limone, che sprigionano la dolcezza e l’amore, ma anche l’asprezza del limone. 
Che cosa deciderà Lolly? 
Riuscirà a lasciar andare via, ciò di cui non ha più bisogno per andare avanti?
Riuscirà a trovare un proprio posto nel mondo e a trovare la beatitudine?

Quando facciamo una scelta, necessariamente limitiamo tutte le altre. Ogni volta che scegliamo un percorso, il numero delle nostre opzioni diminuisce: ogni decisione chiude molte altre porte. Tuttavia la prendiamo, sperando di aver barattato tutte le altre possibilità con quella che noi riteniamo sia la migliore. 

La scrittrice Rachel Linden esordisce nel mercato letterario italiano con “Alla fine di una caramella al limone”, insegnando al lettore a lasciare andare quello di cui non abbiamo più bisogno e dell’importanza di seguire il proprio cuore. 
I temi trattati sono le scelte, che quotidianamente facciamo, con le loro conseguenze ma anche altri temi importanti come la morte della madre, l’amicizia, il rapporto tra sorelle e l’amore vero. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole e dolce, che permette al lettore di innamorarsi di ogni singola pagina, fino alla fine della storia. 
I personaggi sono strutturati bene, permettendo al lettore di immedesimarsi in Lolly, Daphne, Eve e Rory. 
E’ il romanzo adatto per iniziare bene il nuovo anno, per riflettere sulla propria vita e sul futuro. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che vogliono leggere una storia profonda, piena di sentimenti, amore e malinconia, con un pizzico di magia per affrontare la vita con semplicità. 
Quali sono i vostri buoni proposti per il 2024? 
Vi è mai capitato di compiere delle scelte difficili, che hanno condizionato completamente il vostro futuro? 
Fatemelo sapere nei commenti, 
Buona lettura 📚!!