“Quando i fiori avranno tempo per me” di Sara Gambazza

Titolo: Quando i fiori avranno tempo per me 
Autore: Sara Gambazza 
Casa Editrice: Longanesi Editore 
Collana: La Gaja scienza 
Data uscita: 10 Giugno 2025 
Pagine: 372 
Genere: Romanzo contemporaneo 

Il pianto di Ninfa si ruppe in singhiozzi. Lasciò cadere il grembiule guardando la margherita di carta che, attraverso le lacrime, sembrava più grande. Sentiva la testa vuota, i pensieri erano fuggiti via tutti insieme.
Eppure pesava tantissimo. […]
Ninfa si morse il labbro così forte da farlo sanguinare, ma le lacrime non ne volevano sapere di restare dentro gli occhi. Allora si accucciò, abbracciandosi le gambe e nascondendo il viso tra le ginocchia. Sarebbe stato bello scomparire un momento, chiudere la tristezza in una scatola e tornare con una faccia bella. Ma di sparire non era capace e una scatola per la tristezza non sapeva dove trovarla, perciò se ne stava lì, ad ascoltare i propri respiri spezzati e i sospiri di sua madre. Anita con un’ultima imprecazione, si sedette accanto alla sua creatura che pareva un uccellino così piccola e avvolta su sé stessa. Ne cercò il mento e lo sollevò baciandola in fronte. 
<<Ninì, lo so che sei intelligente… più di me, della Rosa e dell’Oltretorrente tutto. E vuoi sapere una cosa? M’era venuto da pensare che magari da grande diventavi un dottore e compravi una bella casa dove potevamo stare tutte insieme a far morire d’invidia la città intera. Ma le cose adesso vanno male… e io a scuola proprio non ti ci posso mandare…>>
Ninfa chiuse gli occhi perchè la sua mamma gentile, in qualche modo, le faceva più male di quella arrabbiata. 
Anita le asciugò le guance coi pollici. […] 
<<Brava, sorghetta, lo sapevo che capivi. Le cose andranno meglio, vedrai… E poi, chissà…sei così bella che magari un dottore te lo sposi.>>

Il libro è ambientato a Parma nel 1922 e racconta la storia di Anita e delle sue due figlie, Rosa e Ninfa. 
Anita vive nell’Oltretorrente, una zona estremamente povera, non ha un lavoro, non ha un marito, ma ha due figlie piccole: Rosa e Ninfa. 
Per il borgo, Anita è solo la Bórda, la puttana dell’Oltretorrente da evitare di giorno e cercare di notte. Ma Anita è molto di più, è una donna che ha dovuto crescere troppo in fretta, dopo la morte della madre, e che per sopravvivere alla fame e alla miseria ha iniziato a vendere il proprio corpo. 
Anita non è una madre come le altre, ma dietro al suo carattere forte, rigido, che la vita l’ha obbligata a crearsi, si nasconde un cuore morbido e l’amore per le sue due figlie. 
In molte occasioni, il lettore sarà partecipe di dialoghi pieni d’affetto, d’amore tra Anita e le sue due figlie, una mamma disposta a tutto per proteggere le sue figlie da un mondo che le giudica, le respinge senza pietà e umanità. 

<<Dona qualcosa alla causa. Fallo per me Anita bella.>> 
Lei fremette. 
Non per il gesto, né per le dita callose che le graffiavano i polsi, né il fiato aspro, o il sudore pungente che gli ingialliva la camicia. 
Anita bella. 
Fu quello. Veniva pronunciato così di rado il suo nome che, quando accadeva, le suonava in testa come un tintinnio e le metteva addosso la nostalgia della pelle di sua madre, della rabbia del fiume lungo il quale era cresciuta, dei lunghi baffi di suo padre, mai visti e mille volte raccontati. 
Anita rivolse a Giovanni un sorriso dei suoi, storto, a occhi stretti, e gli scoccò un bacetto in fronte spingendosi sulle punte dei piedi. 

All’inizio del libro, Rosa va a scuola per cercare di apprendere le basi: imparare a leggere, scrivere e fare di conto. Anita non aveva avuto la fortuna di poter studiare e desiderava che il futuro di Rosa e Ninfa fosse diverso dal suo. 
Ma purtroppo, l’Italia vive un periodo molto difficile a causa della guerra, in tutte le piazze si assiste alla violenza brutale degli squadristi che uccidono senza pietà.

Il Duce era in città per la consegna della Spiga d’Oro, perchè di grano se n’era prodotto più lì che in tutto il regno, e attraversava le strade su una decappottabile da cui salutava la folla accalcata sui marciapiedi. […]
<<Io la guerra la odio>> sentenziò Rosa cercando conferma negli occhi di Ninfa. 
Lei, com’era suo uso, si strinse nelle spalle: non le interessava poi molto. Odiava i fascisti piuttosto, che avevano cercato di cancellare l’anima all’Oltretorrente già in tempo di pace, odiava la maledetta tessera annonaria, che allungava le pance di fame profonda. Odiava la miseria, che si metteva continuamente per traverso sulla sua strada obbligandola a saltare anche quando i piedi le andava di tenerli per terra. 

Il clima ostile della guerra ha ripercussioni nella vita di Anita, che non ha più clienti.
Anita, non può far altro che mandare Rosa a lavorare per la Severa, una donna con gli occhi sempre arrabbiati, che ha dovuto arrangiarsi da sola, da quando il marito era morto, mentre lei aspettava la loro bambina, che in poco tempo era morta a causa della tosse. 
Per questo motivo, Severa, ha sempre un’espressione arrabbiata, di chi ha dovuto fare i conti con il destino e la crudeltà della vita. 
Mentre Rosa prenderà servizio per la Severa, Ninfa che è troppo piccola per lavorare, inizierà la scuola.

<<Chiudi gli occhi.>>
Rosa li serrò così forte da vedere blu.
<<Adesso aprili.>>
Una catenina d’oro con un piccolo ciondolo a forma di cuore pendeva tra le dita di sua madre. La sfiorò.
<<Dove l’hai presa?>>
<<E’ un gioiello di famiglia. E’ rimasto per tanto tempo sotto un sasso, nella golena del Po. Poi mia mamma è andata a prenderlo e l’ha dato a me. Mi ha detto che è di un cugino ricco che prima o poi torna qua e ci porta tutte nel suo palazzo a far la vita da signore!>>
Rosa sapeva che sua madre inventava un sacco di storie e al cugino ricco non credette, ma la dolcezza della sua voce la face piangere e le dispiacque, perchè avrebbe voluto sorridere invece. […]
Anita le asciugò le lacrime con l’orlo della gonna, aprì il fermaglio e le mise il gioiello al collo.
<<E’ tua. Avevo promesso che la davo alla mia figlia più bella.>>
Anche quella era una bugia, era Ninfa la figlia più bella, ma a Rosa non importava e l’abbracciò stringendole la camicia nei pungi.
Anita pizzicò il ciondolo e glielo infilò nell’abito. 

Ninfa è molto diversa dalla Rosa, ha un occhio particolare, quando si arrabbia la pupilla scende verso il naso. Ninfa ha un “dono”, se così si può definire, sente il “puzzo della morte” di signori/e che incontra per strada, che la fa subito vomitare. 
La prima volta che era successo, Anita aveva paura che sua figlia fosse impossessata dal demonio, ma è pronta a difendere sua figlia Ninfa da ogni presa in giro e pregiudizio.
A Ninfa, a differenza di sua sorella Rosa, piace andare a scuola, annusare la carta dei quaderni e dell’inchiostro, ma anche ascoltare la maestra Vincenza.
Vincenza è una donna vestita sempre bene, non appartiene all’Oltretorrente, ma dalla morte dei suoi fratelli non riusciva più a vivere come prima e per questo, aveva accettato di lavorare in un borgo povero, dove la povertà si tocca con la mano.

Ma la guerra era arrivata con l’aria vaga di chi s’infila dove non deve e, senza chiedere permesso né scusa, aveva soffocato la quotidianità con una coperta grigia d’incertezza. Aveva seppellito le domeniche. Aperto la porta al dolore. […]
Nemmeno i corpi aveva restituito quella guerra maledetta, persi chissà dove come la mente della loro madre: ingrigita, improvvisamente incapace di vedere nel cielo la porta del paradiso di cui spesso raccontava ai figli ancora bambini. Il padre, l’uomo più ricco di sorrisi che Vincenza conoscesse, dopo la scomparsa dei suoi ragazzi si era sforzato di ridere ancora. Ma lo faceva con gli occhi vuoti, tanto che la bocca pareva una ferita sul viso invecchiato. Il cuore gli si era fermato mentre piangeva da solo nella stanza del figlio maggiore.Vincenza lo aveva trovato seduto, chino sul proprio petto, e gli aveva asciugato le guance bagnate maledicendo la morte, che non si era degnata di aspettare la fine di quel pianto segreto. 
In quel momento scomparvero dalla sua vita i profumi. E i sapori, e i colori di un tempo che non sarebbe tornato. […] 
Ogni replica di ciò che era stato risultava sbiadita e intrisa di una tristezza pallida, che le cancellava lo spirito in modo inesorabile. Per questo era partita. Per questo si era sporcata le mani ficcandole nella miseria più indecente, tra figli di prostitute e poveri lavoranti, madri analfabete e padri che insegnavano il rispetto con la cinghia. 
 

Dal primo giorno di scuola, Ninfa è oggetto di insulti e pregiudizi per il lavoro che fa sua madre Anita. Ma Ninfa, ha un carattere diverso da Rosa, e dimostra ai suoi compagni che con il suo occhio e il suo carattere, non è disposta a sentire cattiverie sul suo conto. 
Ninfa impara a scrivere, a leggere, è molto intelligente e prende in prestito dalla biblioteca della scuola i libri, a cui strappa le pagine per conservarle gelosamente in una scatola di latta contenente i suoi effetti personali. 
Ma Anita non riesce a pagare l’affitto della casa, solo con lo stipendio di Rosa e deve mandare sua figlia Ninfa a lavorare. 
Per Ninfa sarà un dolore molto grande non andare più a scuola… ma la loro condizione economica si è aggravata da quando, una donna di nome Ida, aveva aperto un bordello nel Borgo della Morte. 
Per questo motivo, Anita non aveva più nessun cliente e quelli più affezionati, erano morti a causa della tosse. Anita ha il cuore e l’anima in frantumi, nessuno al borgo è disposto ad assumere una puttana, ed è costretta a far lavorare le sue figlie per sopravvivere. 
Ninfa non lavorerà per la Severa, come sua sorella Rosa, ma si occuperà di portare dei sacchi di ghiaccio. 
Ma la maestra Vincenza, che si era affezionata alla lingua tagliente e all’intelligenza di Ninfa, decide di andare in casa di Anita per convincerla a mandare a scuola la figlia. 
Per la prima volta, Anita si apre totalmente con una sconosciuta, le racconta la sua vita, la loro situazione economica e piange, liberando la propria anima dalla sofferenza. 

Coprì il viso con le mani e singhiozzò, stupita che il suo corpo si prendesse tanta libertà: lei non glielo aveva detto di sicuro di frignare così di fronte alla signora con gli occhi celesti. 
A spogliarsi nuda grattandosi il sedere si sarebbe vergognata di meno.
Vincenza si alzò e le si accostò con cautela, attenta a non spezzare il filo sottile di confidenza nato dalla disperazione. La sfiorò: prima le spalle, poi i polsi e le mani. Infine l’avvolse in un abbraccio, un po’ rigido all’inizio, ma che, alla risposta di Anita, divenne caldo e prezioso.

E’ proprio grazie a questa chiacchierata con la maestra Vincenza, che Anita prende una decisione: andare al Borgo della Morte e lavorare per Ida. 
Ida è una donna che mostra a tutti un carattere burbero e aspro, ma in realtà è molto buona, compassionevole e decide di prendere Anita e le sue figlie nel suo bordello. 
Ida come Anita, è madre di Angelo e Olga, ma anche di Quinto, un bambino robusto e grande fisicamente, ma con l’intelletto di un bambino di due anni.
Ida, aveva trovato Quinto per la strada, e dopo aver cercato i suoi genitori, che probabilmente, avevano abbandonato il figlio per la sua condizione, aveva deciso di prendersi cura di lui. 
Quinto ha un aspetto di un gigante, ma con un cuore e anima di un bambino, a cui è impossibile non affezionarsi. Infatti, Ninfa si affezionerà particolarmente a Quinto, e insieme condivideranno la passione per i libri. 

Poi con un borbottio che sa Dio cosa vuol dire, mi abbraccia. Sa di sudore e minestra, la sua barbetta riccia gratta come un sacco di juta. Credo di volergli un poco di bene. 
Quando molla la presa, lo accarezzo sulle guance. 
<<Ti piacciono le storie di avventura?>>
Fa un sorriso larghissimo. Scendo dalla cassetta e gli dico di chiudere gli occhi. Li chiude e mi scappa una risata per quanto è buffo con le palpebre che tremolano tutte. 
Sposto una pila di stracci, prendo i miei Robinson adorati e mi siedo per terra a gambe incrociate. Gli dico di guardare. Vede il libro e riesce a sorridere ancora di più. Si arrotola stretto accanto a me, perchè lui le tavelle del soffitto le coccia con la testa: gli mostro la copertina, dico uno per uno i nomi degli uomini aggrappati alla zattera. 
Lui guarda, mi abbraccia, guarda ancora, indica facendomi ripetere. Attacco a leggere il primo capitolo e mi accorgo che si scorda di tirare l’aria nel petto per quanto è preso.
Gli mostro la prima immagine: l’accarezza e dopo accarezza me con le sue mani raspose. 
<<Siamo amici?>> mi chiede con la bocca umida di saliva. 
Gli faccio segno di sì e lui mi si acciambella accanto chiudendo gli occhi: tempo di coprirlo col mio giacchetto e già russa beato.

Nel Borgo della Morte, Anita, Rosa e Ninfa, si abituano presto alla compagnia di Ida e dei suoi figli, Angelo, Olga e Quinto, ma anche di Pinna, Marianna e la signora vecchia, che vivono nel bordello. 
Da quando si sono trasferite al bordello, la loro vita è cambiata: Rosa si è allontanata da Ettore, un ragazzo di cui si era innamorata dal primo giorno, che era entrato in casa per sua madre Anita; Ninfa, aveva ripreso ad andare a scuola per ottenere la licenza elementare e Anita, era più serena di condividere le sue preoccupazioni con le altre donne del bordello. 
Ma la guerra e il fascismo, oltre a devastare la città e gli italiani volontari che decidono di combattere, porta con sé la fame. Nel Borgo si vedevano solo bambini con corpi magrissimi, donne con vestiti larghi e uomini, costretti a stringere la cintura per non perdere i pantaloni. 
Anche al bordello del Borgo della Morte, si sentiva la fame, specialmente da quando non avevano più clienti ed era stata introdotta la tessera annonaria. 
La tessera annonaria, conosciuta come “la tessera della fame”, era un libretto, tessera, introdotto in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, per razionare i beni di prima necessità, come il pane. 
Ed è proprio per la fame e la mancanza di pane, che molte donne, tra cui le ragazze del Borgo della Morte, hanno partecipato a una protesta, iniziata con il saccheggiare un camioncino che portava il pane e terminata tra le urla, davanti alla prefettura. 

La mattina del 16 Ottobre la tenutaria del Bordello di Borgo della Morte, le sue belle e le sue ragazze si ritrovarono davanti alla fabbrica di Scarpe Zanlari da dove, insieme a un numero di donne che due cifre non bastavano a numerarle, si mossero per assaltare il furgone del pane che avrebbe fatto tappa in via Imbriani. Aspettarono che il conducente scendesse a fare le consegne per saccheggiarlo, ficcando micche e filoni sotto il braccio, nelle camicette rivoltate, nelle tasche delle sottane. Qualcuna si perse nella smania di portare a casa quel ben di Dio, Pinna corse dai Donati ancor prima di addentarne un pezzo, ma le più restarono unite, rabbiose e fiere, decise a urlare alla cintera intera e al prefetto quanto la fame picchiasse duro. Marciarono al grido di Pane! Pane!, resistettero al getto d’acqua degli idranti, gridarono la loro disperazione a chi le additava con disprezzo. Giunte di fronte alla prefettura, si abbracciarono orgogliose, Pane! Pane! ripresero a urlare, finché la polizia fascista non brandì i manganelli e prese a colpirle, perchè tanta sfacciataggine meritava mani pesanti. 
Ma alle botte le donne dell’Oltretorrente erano abituate, avevano la pelle spessa, le ossa di marmo: si allontanarono stringendosi a braccetto e continuarono a far rumore fin dove c’erano orecchie a poterle sentire.
Le belle del bordello, con zia Ida in testa, tornarono al bordo festanti, col pane nelle tasche e un unico cuore a farle volare alto. 
Scesero in refettorio, buttarono il pane sul tavolo e risero di gusto, con le mani ai fianchi e i piedi a pestare al ritmo della risata. 
Fu il quel momento, quando la felicità sembrava poter toccare il cielo, che […] vide nero. 
Così, all’improvviso. 
Crollò sul pavimento come una torre di carte. E la felicità sprofondò nel nero con lei.

Tra rivolte, ingiustizie, amore e segreti sepolti sotto la polvere delle strade, si snoda la narrazione di questo libro emozionante, intenso e struggente con personaggi umani e realistici. 
Che cosa accadrà ad Anita, Rosa, Ninfa e alle ragazze del Borgo della Morte?

L’amore. 
Credeva non fosse che il fremere dolciastro che il libercolo sottratto anni prima alla donna addormentata, raccontava. 
Di quei brividi fatti di niente era convinta di poter fare a meno. Ma negli ultimi giorni, aveva sentito in corpo tutt’altra spinta: un pulsare violento, un desiderio ruvido che aveva trascinato con sé ogni altro pensiero. 
Ettore. 
Con l’odore di sale e sudore che ricordava. Con mani grandi e braccia che sapevano stringere con tenerezza. Con la guerra a piegargli la schiena e il bisogno di serenità negli occhi.
Ettore. L’amore di sua sorella. 

 Qui puoi trovare la recensione del romanzo d’esordio “Ci sono mani che odorano di buono” : https://deborahcarraro97.com/2023/03/09/ci-sono-mani-che-odorano-di-buono-di-sara-gambazza/

La scrittrice Sara Gambazza dopo il successo del suo romanzo d’esordio “Ci sono mani che odorano di buono” (Longanesi, 2023), torna in libreria con “Quando i fiori avranno tempo per me”, una nuova storia emozionante, ispirata (in parte) a sua nonna, con il personaggio di Ninfa. 
La scrittrice Sara Gambazza, al centro dei suoi libri, inserisce dei personaggi “ultimi”, proprio come Anita, Rosa e Ninfa, poste ai margini della società. 
La scrittrice Sara Gambazza, ha uno stile di scrittura scorrevole, intenso, struggente e delicato, in grado di arrivare al cuore e all’anima di ogni lettore. 
Ogni parola, ogni frase, all’interno di questo libro è un colore, un sentimento, un dolore, perchè la scrittrice utilizza parole poetiche, intense, delicate e profonde. 
I temi trattati sono la Seconda Guerra Mondiale, la fame, la guerra, la violenza, la morte, il bordello, il rapporto tra sorelle, l’amicizia, la tenacia, la dignità, il fascismo, l’analfabetismo e la difficoltà per molti/e bambini/e di andare a scuola a causa delle condizioni economiche della loro famiglia, i pregiudizi, le cicatrici, le donne e l’amore, capace di sfidare la guerra.
I personaggi sono strutturati bene, grazie alla bravura della scrittrice di rendere ogni personaggio (principale e secondario), realistico, pieno d’umanità. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere una storia emozionante, intensa, che racconta una storia di miseria, di coraggio, di sopravvivenza e dignità. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che sono alla ricerca di un libro con una trama solida, costruita alla perfezione, con personaggi umani, che arrivano direttamente al cuore e anima del lettore. 
Ringrazio la scrittrice Sara Gambazza e la casa editrice Longanesi editore, per avermi inviato la copia cartacea del libro, che mi ha permesso di conoscere Anita, Rosa, Ninfa, Ettore, Vittorio, Angelo, Quinto, Olga, Ida e le altre ragazze del Borgo della Morte. 
Lasciatevi travolgere dalla penna delicata di Sara Gambazza e alla fine del libro, vi sembrerà di conoscere per davvero ogni personaggio!!
Buona lettura 📚📚!!

“La catastrofica visita allo zoo” di Joël Dicker

Titolo: La catastrofica visita allo zoo 
Autore: Joël Dicker 
Traduttore: Milena Zemira Ciccimarra 
Casa Editrice: La Nave di Teseo 
Collana: Oceani 
Data uscita: 17 Marzo 2025 
Pagine: 272 
Genere: Romanzo contemporaneo 

In fondo, le persone sono come le stelle: solo se le guardi con attenzione ti accorgi di quanto brillano. 

Con “La catastrofica visita allo zoo”, il lettore scoprirà una nuova veste di Joël Dicker, uno stile di scrittura completamente diverso dai suoi libri precedenti. 
Non aspettatevi omicidi o rapine, ma sedetevi sul divano per avventurarvi in una storia speciale, proprio come i bambini presenti nella storia. 
La narrazione del libro avviene in un piccolo paesino, dove si trova una scuola per bambini speciali. 
Ed è proprio qui, che incontriamo la protagonista e narratrice del libro: Joséphine, una bambina che capisce le cose troppo in fretta. 
Come ogni lunedì, Joséphine è davanti alla scuola, pronta per entrare per la solita lezione della signorina Jennings, quando nota un camioncino dei pompieri e molte persone nei pressi della scuola speciale. Che cosa succede? Come mai ci sono i pompieri? 
La loro scuola, la Scuola dei Picchi Verdi, è diversa da quella posta di fianco, è costruita in legno e ha degli alunni speciali, che vi presento subito: Artie, un bambino ipocondriaco, che ha paura di contrarre qualsiasi malattia, Thomas “il karateka”, che gli ha insegnato il padre, Otto un bambino con i genitori divorziati, e poi ci sono i genitori di Giovanni, che sono molto ricchi, Yoshi, un bambino che non parla mai e infine, la protagonista, Joséphine, che da grande vuole diventare un’inventrice di parolacce. 
Ognuno di loro è speciale a modo suo, nella loro scuola speciale possono esprimersi, essere sé stessi senza pregiudizi. 
Ma la loro scuola è stata dichiarata inagibile dai pompieri, che hanno spiegato alla signorina Jennings, le cause dell’allagamento. Durante la giornata di venerdì, qualcuno si era dimenticato di chiudere il rubinetto del lavandino del bagno, che aveva causato l’allagamento della scuola. 
Joséphine e i suoi amici, dopo essere stati “interrogati” dal capo dei pompieri, un uomo che non aveva molto ingegno e aveva chiuso velocemente l’indagine, avevano deciso di trovare chi aveva distrutto la loro scuola speciale. 
E’ così, che Joséphine, Artie, Thomas, Otto, Giovanni e Yoshi, iniziano ad investigare, insieme alla nonna di Giovanni, esperta di film polizieschi. 

Una volta sistemata la faccenda della visita allo zoo, potevamo dedicarci alla nostra indagine. 
Chi mai aveva potuto allagare la scuola? 
Condurre un’indagine è più facile a dirsi che a farsi. Non sapevamo da dove cominciare. Di norma, quando facciamo per la prima volta un gioco nuovo, c’è sempre un adulto che ci aiuta e ci spiega le regole. Ma in questo caso non potevamo chiedere ai nostri genitori, che non sarebbero stati molto entusiasti all’idea di un’indagine. 
Poi abbiamo pensato alla nonna di Giovanni, che è una vera esperta in materia perchè passa le giornate a guardare le serie poliziesche in tv. 

Nel mentre, il Direttore della scuola di fronte alla loro, decide di ospitare i bambini speciali e la signorina Jennings. Ma i bambini speciali, hanno molto da insegnare ai bambini della nuova scuola e ai loro genitori, che temono questa scelta per l’istruzione dei loro figli. 
La signorina Jennings, è una donna molto intelligente, buona, ma che non accetta i pregiudizi e l’ignoranza delle persone, ed è pronta a tutto per difendere i suoi bambini speciali. 
Ma Joséphine e i suoi amici, sono determinati a trovare il colpevole. 
Chi è che ha allagato di proposito la loro scuola? 
E che vantaggio ne avrebbe ricavato?

Viviamo in un mondo dove le persone hanno dimenticato che ci si deve comportare in modo educato.

 

Lo scrittore Joël Dicker, dopo aver venduto con i suoi romanzi più di 20 milioni di copie, come “La verità sul caso Harry Quebart” (La Nave di Teseo, 2013), “Gli ultimi giorni dei nostri padri” (La Nave di Teseo, 2015), “Il libro dei Baltimore” (La Nave di Teseo, 2016) e tanti altri, pubblica “La catastrofica visita allo zoo”, una storia speciale e piena di valori, di umanità, raccontata da dei bambini speciali. 
“La catastrofica visita allo zoo” è una storia universale, per i temi trattati come i pregiudizi, l’inclusione, la democrazia e la censura, i rapporti tra genitori e insegnanti e i bambini speciali. 

I genitori degli alunni normali hanno detto di essere molto preoccupati del fatto che i loro figli fossero a contatto con i bambini della scuola speciale. Alcuni avevano perfino paura che i figli venissero contagiati da noi, come se essere speciali fosse una malattia. La signorina Jennings si è innervosita molto, ci ha difeso e ha affermato che, al contrario, era una cosa molto importante che stessimo tutti insieme, soprattuto con dei genitori simili, e che questo si chiamava “inclusione e tolleranza”. 

Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, con parole molto semplici perchè la storia viene raccontata da una bambina. Ma è anche un romanzo molto divertente e commuovente, pronto a stupire e catturare anche i lettori più scettici. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere una storia scorrevole, speciale, emozionante, raccontata dai bambini speciali. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro, che desiderano investigare insieme alla simpatica squadra, composta da Joséphine e i suoi amici, capitanata dalla nonna di Giovanni. 
Lasciatevi travolgere dalla simpatia dei personaggi, ma riflettete molto sui temi che ricorrono nella storia, perchè lo scrittore Joël Dicker attraverso i dialoghi (a tratti) umoristici, desidera insinuarsi nella mente dei suoi lettori per farli riflettere sulla democrazia, sulle sensibilità dei bambini speciali, ma anche sul comportamento inadeguato e sbagliato, di molti genitori nei confronti di chi è diverso. 
Buona lettura 📚📚!!

“La morte non paga doppio” di Bruno Morchio

Titolo: La morte non paga doppio 
Autore: Bruno Morchio 
Casa Editrice: Rizzoli 
Collana: Nero Rizzoli 
Data uscita: 10 Giugno 2025 
Pagine: 240
Genere: Romanzo giallo 

<<Eh sì, morte non paga doppio.>>
Come un flash, la frase mi catapulta nel sogno del giorno prima. Senza saperlo, Anghel sta giocando con le parole sussurrate da Michelino, la frase pronunciata quando Milca stava per aprire la porta della camera da letto dove, quindici anni fa, ho trovato la mamma in un lago di sangue. 
Non sei contento? La morte paga doppio. 
<<Cosa vuoi dire?>> domando.
<<Anton è morto e nessuno può riportare lui in vita>> attacca, stringendosi nelle spalle e lasciando intendere che si aspetta un mio cenno di assenso. 
<<Lo so.>> 
<<Tu non hai ucciso Anton. […] Perciò puoi avere Alina e fare lei felice. […] Morte paga.>>

Dopo il successo di “La fine è ignota”, libro vincitore del Premio Giorgio Scerbenenco 2023, torna l’investigatore genovese Mariolino Migliaccio. 
Il protagonista Mariolino Migliaccio ha poco più di trent’anni, non è un poliziotto ed è un investigatore privato senza licenza, che riceve i suoi clienti in un bar situato nei carruggi. 
Mariolino conosce ogni angolo di Genova, individua tutti i pregi e i difetti di quella città, che contemporaneamente ama e odia. 

Provo a tendere l’orecchio, con la speranza di afferrare le note del magico violino di Anghel, ma non percepisco altro che il cicalare dei negozianti sulla soglia delle loro botteghe e il ronzio dei veicoli elettrici che raccolgono la aumenta nei carruggi. 
Le bancarelle di piazza Soziglia sono già state allestite, cappelli, borse e sciarpe colorate stanno lì in bella vista, ma non ci sono genovesi né foresti interessati ad acquistarli. Siamo in un periodo morto e la città vecchia può tirare il fiato dopo che torme chiassose di turisti vomitate dalle navi da crociera hanno imperversato nei vicoli durante il ponte dei Santi.

Mariolino è solo, un uomo ai margini, da quando ha perso la madre Wanda Lagomarsino, una prostituta, ammazzata probabilmente da un cliente. Da quel momento, Mariolino si è ritrovato solo, senza soldi e con un obiettivo preciso: trovare chi ha ammazzato sua madre. 
Grazie al suo informatore e amico Anghel, entra in contatto con un veggente, che gli consiglia di cercare una certa “Alice”, un’amica della madre e colei che le aveva procurato l’ultimo cliente. 

Una volta appurato che la Wanda Lagomarsino aveva buoni rapporti con tutti, non era coinvolta in giri criminali, lavorava in proprio senza farsi sfruttare da alcun pappone e non aveva nemici che la volessero morta, il magistrato inquirente ha concluso che si è trattato di un omicidio a sfondo sessuale perpetrato da un sadico la cui identità era destinata a restare sconosciuta. Queste conclusioni hanno determinato di fatto l’archiviazione del “caso”. 
Da quel momento non mi sono dato pace. Trovare l’uomo che mi aveva reso orfano è diventato lo scopo della mia vita. Così, dopo il diploma, non potendo permettermi di iscrivermi all’università, ho deciso di cominciare a lavorare e che il mio lavoro sarebbe stato questo: il detective privato. 

E anche se Mariolino ha perso tutto, possiede un fiuto straordinario, che gli aveva permesso di salvare Liveta, una delle “ragazze” del boss Luigi Il Vecchio. Luigi il Vecchio era una vecchia conoscenza della Wanda,  e nel volume precedente, aveva assoldato Mariolino per ritrovare Liveta. 
E’ così che Mariolino, salva una ragazzina albanese Milca Hoxha, venduta dalla famiglia alla mafia albanese e costretta per anni a prostituirsi e a subire violenze. 
Milca, grazie al protagonista, vive insieme a Soledad Mareira Flores, soprannominata da tutti “Sole”, l’amica ecuadorennia di Mariolino. Milca ha abbandonato per sempre la sua vecchia vita e frequenta il liceo turistico Edoardo Firpo, come tutti/e i/le ragazzi/e della sua età. 

Siamo arrivati alla fermata di San Giorgio e dobbiamo scendere. Usciti dalla metro la luce ci investe violenta. Qui fa meno freddo che in val Bisagno. Sbuchiamo in piazza Raibetta e ho la netta sensazione che entrambi abbiamo paura di approfondire. Se ci mettiamo a scavare chissà cosa potrebbe venir fuori. Siamo due orfani a cui la vita ha indurito il cuore perchè la nostra pelle è troppo sottile per proteggerci dal dolore: quindici anni fa, quando avevo la sua età, sono tornato da scuola e ho trovato mia mamma in un lago di sangue, assassinata da un cliente che non è mai stato identificato, quanto a Milca, i suoi l’hanno venduta per poche centinaia di euro alla mafia albanese. Con gente come noi parlare di sentimenti è come giocare alla roulette russa. 

Una mattina dopo scuola, Milca e Migliaccio si incontrano e la ragazza gli chiede di indagare sulla morte sospetta di Anton Mitrescu, un rumeno morto recentemente, Tutti i giornali e la polizia sono convinti, che Anton sia morto di overdose, ma la moglie Alina Mitrescu, nutre dei dubbi e chiede a Migliaccio di scoprire la verità. 
Mariolino non può tirarsi indietro e decide di “lavorare” gratuitamente per non appesantire le condizioni economiche della vedova rumena, che deve crescere da sola un figlio piccolo di nome Michelino. E’ così, che Mariolino scopre che la scena del crimine è contaminata e nasconde un muro di silenzi dietro cui si intravede un intreccio torbido di speculazioni edilizie, lavoro in nero e minacce. 
Con l’aiuto di un’ispettore scorbutico, Antonio Spaggiari, Migliaccio cerca di scoprire la verità. 
Ma il passato e la cicatrice della perdita della madre ritornano, Mariolino è sempre più determinato a scoprire chi ha ucciso sua madre. 
Tra i carruggi e i quartieri popolari della Superba, si svolge la nuova storia dell’investigatore Migliaccio, un uomo che inciampa, dubita, si sporca le mani ma non smette mai di cercare la verità, anche quando fa male. 

Entropia.

Ci sono nella vita circostanze in cui il cammino che ci aspetta sembra già segnato, tante sono le linee che convergono in uno stesso punto, che risulta difficile immaginare che le cose andranno in un altro modo rispetto all’esito prefigurato. Qualcuno le chiama calcolo delle probabilità, qualcun altro destino.

Lo scrittore, psicologo e psicoterapeuta Bruno Morchio, dopo il successo dei suoi libri con protagonista Bacci Pagano, torna in libreria con “La morte non paga doppio”, una nuova storia ambientata a Genova e con un nuovo protagonista, l’investigatore Mariolino Migliaccio. 
Il lettore, si ritroverà a percorrere i carruggi di Genova insieme al protagonista alla ricerca della verità. 
I temi trattati sono la prostituzione, l’amore, la violenza, la tossicodipendenza, l’amicizia, i pregiudizi, il lavoro in nero, le speculazioni edilizie, la mafia, i sogni, la morte e le cicatrici più profonde. 

<<Non sei contento? La morte paga doppio>> sussurrava Michelino nel sogno.
Ma perchè ho messo in bocca queste parole proprio a lui, un bambino di tre anni? E, soprattutto, come mai esse suonano come un invito ad aprire la porta sull’orrore?
Ho letto da qualche parte che nei sogni il nostro campo visivo si allarga. Secondo quell’articolo, contenuto in un libro raccattato al bookcrossing, durante il sonno allentiamo gli ormeggi del nostro controllo e questo ci permette di accedere a verità che nella veglia tendiamo a censurare. Se il tizio che l’ha scritto -di cui non ricordo il nome- ha ragione, dovrei prendere molto sul serio queste domande. 

Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, pieno di suspence. Ho apprezzato la scelta dello scrittore di inserire alcune parole dialettali genovesi, ma non condivido la scelta di riportare immediatamente la traduzione in italiano perchè rompe il ritmo, il pathos della lettura. In molti libri ambientati a Napoli e non solo, molti scrittori inseriscono parole dialettali ma raramente, riportano le traduzioni in italiano (e se avviene, viene inserita una nota a piè di pagina o alla fine del libro). 
I personaggi sono strutturati bene, dal protagonista ai personaggi secondari, grazie all’impostazione adottata dallo scrittore.
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro giallo, pieno di mistero e coinvolgente, ambientato nei carruggi genovesi. 
E’ arrivato il momento di percorrere i carruggi di Genova insieme all’investigatore Mariolino Migliaccio e di scoprire la verità!!
Buona lettura 📚📚!!

“Come l’arancio amaro” di Milena Palminteri

Titolo: Come l’arancio amaro 
Autore: Milena Palminteri 
Casa Editrice: Bompiani 
Collana: Narratori Italiani 
Data uscita: 4 Giugno 2024 
Pagine: 448 
Genere: Romanzo contemporaneo 

La data in cui lui è morto. La data in cui lei è nata. Lo stomaco di Carlotta va in frantumi per l’emozione, i battiti fuggono dal cuore, il sangue alle tempie pulsa, le sembra che suo padre sia tornato a cercarla. 
La lettura del verbale è immediata e sconvolgente, una verità sconosciuta le brucia gli occhi. Si ferma, prova a ritrovare la calma. Ma ha bisogno di capire, e quella verità è così lontana nel tempo che solo una persona ormai può sapere, spiegare, asserire o negare quello che lì dentro c’è scritto: lo zio Peppino. Ormai della sua famiglia nessuno è sopravvissuto se non lui, lo zio d’adozione, l’unico uomo a cui abbia mai consentito di occuparsi e preoccuparsi per lei. 

Il libro è ambientato in Sicilia a Saracca (frutto della fantasia della scrittrice Milena Palminteri), Agrigento e Palermo, negli anni ’20 e ’60. 
La protagonista del libro si chiama Carlotta Cangialosi, una donna di trentasei anni che vive ad Agrigento, dopo aver ottenuto con il massimo dei voti la laurea in Giurisprudenza, dirige l’Archivio notarile, dove sono conservati tutti gli atti dei notai che non praticano più la professione. 

Carlotta vive ad Agrigento dove dirige l’Archivio notarile, una sorta di ricovero che conserva gli atti quanto i notai smettono di essere tali. Fu proprio lo zù Peppino che la mandò a Roma a fare il concorso per quel posto. Un impiego statale sicuro, diceva lui; un ripiego, pensava lei. La laurea in Giurisprudenza a pieni voti, Carlotta l’aveva conseguita con il desiderio di fare l’avvocato, ma i tempi erano ancora ostili alle donne che certe professioni se le sentivano in animo. […] 
Ma arretrare davanti i maschi le pesò come una condanna. Senza gara, senza demerito non ci fu nemmeno il sapore amaro di una sconfitta. 

Un giorno Carlotta trova nell’Archivio, un documento pieno di polvere che sconvolgerà tutta la sua vita e le sue certezze. Questo documento, presentato dalla nonna paterna, accusava la madre Nardina Aricò e sua nonna materna Sebastiana, soprannominata da tutti “Bastiana” Aricò, di non aver partorito Carlotta, ma di averla comprata. 
Carlotta comincia un’indagine che la porterà a scoprire la sua vera identità. E’ così che il lettore si ritroverà a fare un tuffo nel passato nel 1924, l’anno in cui è iniziato tutto. 
Mentre Roma si prepara ad accogliere il fascismo a Sarraca, vive Nardina Aricò, una donna semplice e innamorata di suo marito, il nobile Carlo Cangialosi. Dopo il matrimonio, tutti si aspettavano che Nardina desse alla luce un erede ai Cangialosi… ma Nardina non riusciva a rimanere incinta e, sua madre Bastiana Aricò, decide di risolvere la situazione. 
E’ così’ che Bastiana attuerà un piano insieme al campiere Don Calogero, un mafioso, che conosce bene una ragazza di nome Sabedda, un’umile serva, che aspetta un bambino che non potrà sfamare e accudire. 
La vita e il destino di queste due ragazze si intrecceranno per colmare i pregiudizi, evidenziando tutte le fragilità dell’animo umano. 
“Come l’arancio amaro” con i suoi frutti asperrimi, è l’arbusto più fecondo su cui innestare i dolcissimi sanguinelli, e proprio come l’arancio amaro, questo libro evidenzia il corpo femminile sottomesso, usato, colpevolizzato e pieno di seduzione e procreazione. 

Sabedda tra le lacrime e il fumo del focolare che le bruciava gli occhi non vedeva più niente. Sconfortata, si sedette mentre i suoi pugni chiusi partivano carichi di rabbia e giungevano al ventre tramutati in carezze. In bocca la saliva e le lacrime erano fiele, i denti legati dall’acido che dallo stomaco voleva venire fuori. Era lei dunque l’arancio amaro, era lei la pianta ‘nzertata e dallo ‘nzerto dentro di lei il frutto più dolce… ora voleva solo che quel figlio fosse il più bello e il più forte di tutta quella malagrazia dei Damelio. 

La scrittrice Milena Palminteri esordisce con “Come l’arancio amaro”, ottenendo un’incredibile successo, da oltre 100 mila copie!! Il lettore durante la lettura, si ritroverà a sentire sulla propria pelle il sole, la salsedine, oltre a percepire l’odore degli agrumi e lasciarsi travolgere dagli intrighi e dall’amore. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, emozionante, classico, con molte parole dialettali in siciliano che possono essere un’ostacolo per alcuni lettori che non hanno dimestichezza con il dialetto. Per questo motivo, è stato inserito un glossario alla fine del libro per cercare di aiutare tutti/e coloro che non padroneggiano il dialetto siciliano. 
I temi trattati sono il corpo femminile, il matrimonio, le fragilità dell’animo umano, la mafia, la libertà, l’America, le donne e il mondo del lavoro, la verità aspra come l’arancio amaro. 
I personaggi sono strutturati bene, molto reali, intensi, in grado di emozionare e coinvolgere il lettore. 

Carlotta mia, 
io dell’arancio amaro conosco solo le spine e ormai non mi fanno più male. Ma il profumo del suo fiore bianco è il tuo ed è quello della libertà. 

Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano lasciarsi trasportare dalla bellezza e dai colori della Sicilia, una terra arida e ostile, in cui le donne come Bastiana, Nardina e Sabedda, hanno imparato a guardarsi le spalle da tutti, amici e nemici. 
Lasciatevi travolgere dalla storia di Sabedda, Nardina, Bastiana e Carlotta, sono sicura che non ve ne pentirete!!
Buona lettura 📚📚!!

“I rumori del cuore” di Rachele Vestri

Titolo: I rumori del cuore 
Autore: Rachele Vestri 
Data uscita: 7 Ottobre 2021 
Pagine: 353
Genere: Romanzo rosa 

<<Perchè continui a torturarti con questi pensieri idioti sulla normalità e sulla diversità?>>, i suoi occhi sono lucidi ma duri e ha la fronte increspata. 
Alzo le spalle. […]
<<Tu non riesci a capire quanto vali. Non lo vedi quante persone ti amano? Sei circondato di affetto!>>

Il protagonista del libro si chiama Sebastiano Ferraro, un ragazzo non udente che deve imparare ad accettarsi e ad affrontare i pregiudizi delle persone e della società. 
Sebastiano Ferraro, è cresciuto in una famiglia che lo ha sempre messo al centro dell’attenzione e ha un bellissimo rapporto con sua mamma. La mamma di Sebastiano si chiama Bianca, è una donna meravigliosa, molto forte e coraggiosa, che non si arrende mai, ed è in grado di fare qualsiasi cosa per i suoi figli. 
Sebastiano ha imparato a combattere e superare ogni difficoltà, grazie al sostegno e all’affetto della sua “straordinariamente mamma”, è così che Sebastiano la chiama. 

<<Straordinariamente mamma>> ricambio la sua stretta.
Ed eccomi qui, nel mio nascondiglio preferito, fra queste braccia sottili e guerriere che emanano un calore che spazza via ogni malessere. 

Sebastiano indossa i cocleari sin da bambino, e durante il periodo adolescenziale imparerà a sfruttare a suo vantaggio l’ausilio dei cocleari per non studiare. 
Sebastiano studia psicologia, laureandosi con il pieno dei voti ed è perdutamente innamorato di una ragazza, di nome Valeria. Valeria è la migliore amica di Sole, la sorella di Sebastiano, che conosce sin dai tempi dell’infanzia. 
Ma Sebastiano, dopo aver avuto diverse storie finite, per la sua sordità, ha paura a lasciarsi andare e non vuole essere un problema, un ostacolo per Valeria. 
Ma Sebastiano… riceve una proposta che potrebbe cambiare tutta la sua vita…
Un gruppo di medici gli propone un intervento per rimuovere i cocleari esterni; in questo modo non avrebbe più dovuto osservare le occhiate strane delle persone. 
Sebastiano decide di sottoporsi all’intervento e dopo l’operazione, inizia a sentire dei rumori strani… come un ticchettio molto fastidioso, associato ad altri suoni molto confusi, che non riesce a definire. 
Sebastiano si sottopone ad alcuni accertamenti ma i medici sostengono che l’operazione sia riuscita. 
Il ragazzo, arriva da solo alla conclusione che ciò che sente e percepisce, non sono i rumori, ma i sentimenti e le emozioni delle persone che lo circondano. 
Grazie a questo potere, Sebastiano si sentirà come un supereroe e salverà molte vite, come quella della madre. 
Ma Sebastiano continua a sentirsi un peso per la sua famiglia e per la ragazza che ama…
Riuscirà Sebastiano a lasciarsi andare, godendosi la sua nuova vita?
Che cosa accadrà?

Le parole di Margherita mi ronzano nei cocleari. 
Perchè la gente non va oltre la mia sordità? Il mio cuore non batte come quello di tutti? Nel mio corpo non scorre sangue? Perché gli altri si concentrano sul mio handicap e non mi giudicano per ciò che sono? […] 
Io sono davvero un peso? Vorrei prendere il mondo a pugni. 
Vorrei non essere mai nato.

La scrittrice Rachele Vestri pubblica “I rumori del cuore”, ispirandosi a suo figlio Simone, raccontando una storia d’amore che è capace di andare oltre i pregiudizi, le difficoltà e i suoni. 
I temi trattati sono l’emancipazione, la paura, la forza, i pregiudizi e le discriminazioni, il rapporto tra genitori, il rapporto tra madre e figlio, l’amicizia, imparare ad accettarsi e l’amore, il sentimento più forte di tutti, anche delle terapie. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, emozionante, profondo, ricco di temi importanti, affrontati con delicatezza e umanità dalla scrittrice. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alla scelta della scrittrice di inserire molte descrizioni sui loro sentimenti. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere una storia profonda, emozionante, commuovente, trattata con una delicatezza rara, come quella della scrittrice Rachele. 
Consiglio questo libro anche a chi desidera leggere una storia d’amore, in grado di superare le avversità della vita.
Ringrazio la scrittrice Rachele Vestri per avermi inviato la copia cartacea del suo libro, che mi ha permesso di conoscere la storia di Sebastiano, una storia di un ragazzo “speciale”, che affronta la vita con il sorriso, una storia piena d’amore e di sentimenti. 
Buona lettura 📚📚!!

“Tutta la vita che resta” di Roberta Recchia

Titolo: Tutta la vita che resta 
Autore: Roberta Recchia 
Casa Editrice: Rizzoli 
Collana: Scala Italiani 
Data uscita: 5 Marzo 2024 
Pagine: 400 
Genere: Romanzo contemporaneo

Già poco dopo le undici, la casa al mare degli Ansaldo era silenziosa. Dai bar e i ristoranti degli stabilimenti lungo la spiaggia arrivavano la musica, gli scoppi di risa sguaiate, di tanto in tanto squilli di campanelli di biciclette. 
Stelvio, in attesa di addormentarsi, si lasciava cullare dal respiro discreto di Marisa che, stesa al suo fianco, era caduta quasi subito in un sonno profondo. 
L’ultimo giorno della vita di prima era finito. 

“Tutta la vita che resta” racconta la storia di una famiglia, che dopo una vicenda tragica e dolorosa, ritrova la strada nella forza dei legami. 
La storia inizia a Roma negli anni Cinquanta, con Marisa Ansaldo e Stelvio Ansaldo che si innamorano a poco a poco nella bottega del sor Ettore, il padre di Marisa. 
Prima di conoscere Stelvio, Marisa si era fidata di Francesco, un ragazzo a cui aveva concesso il suo cuore e la sua virtù. Francesco, lavorava come cameriere presso un hotel in Svizzera, ben presto Marisa capì di essere stata un’ingenua a fidarsi di un ragazzo come Francesco. 
Poco dopo, Marisa scopre di essere incinta e i suoi genitori la convincono a fidanzarsi con Stelvio Ansaldo, un ragazzino che il sor Ettore aveva deciso di assumere nella sua bottega. Stelvio è un bravo ragazzo, sincero, discreto, affettuoso e riesce a conquistare il cuore di Marisa in poco tempo. 
Il loro amore è unico, forte, molto simile all’amore raccontato nei film in bianco e nero. 
Ma un evento imprevedibile e traumatico, rovina la quiete e l’amore nella famiglia Ansaldo. 
Come ogni estate, la famiglia Ansaldo si reca in vacanza sul litorale laziale, dove la loro bellissima figlia di sedici anni di nome Betta, viene violentata brutalmente e uccisa. 
La complicità, l’unione e la forza della famiglia Ansaldo vengono distrutti, Marisa e Stelvio sono in pena per la loro figlia persa per sempre. 
Nessuno sa, però, che insieme a Betta quella sera sulla spiaggia, c’era anche sua cugina Miriam. 
Miriam è una ragazza timida e introversa, appartiene alla famiglia Bassevi, molto potente e in vista. I  Bassevi fanno in modo di nascondere e “isolare” la figlia dalle notizie mediatiche sulla morte della cugina Betta. Ma anche Miriam quella notte era stata violentata, e si ritrova a dover affrontare il lutto della cugina e la violenza da sola. 
Il segreto di quella notte con il passare del tempo, è insostenibile come un macigno e Miriam, ricorre alla droga per dimenticare. Miriam è al limite, il dolore che prova è troppo forte e una sera, incontra Leo, un ragazzo di borgata, che porta un raggio di luce nella vita oscura di Miriam.
Miriam e Leo si innamorano, uniti dal dolore e da un passato burrascoso, che rischia di travolgerli. 
Sullo sfondo, il lettore assisterà alle indagini della morte di Betta, con notizie piene di pregiudizi e omissioni, che mostrano Betta come una ragazza facile. 
La morte di una ragazza, il dolore di Miriam e di Marisa, dimostrano al lettore la forza e la cura dei legami familiari. 

La scrittrice Roberta Recchia esordisce con “Tutta la vita che resta”, un romanzo potente, dentro cui si cade senza ritorno. Il lettore si ritroverà imprigionato nella storia, una storia dolorosa, traumatica e allo stesso tempo dolce e coraggiosa, dove la forza dei legami è più forte della violenza e del lutto. 
I temi trattati sono la violenza sessuale, la morte, la droga, la società, i pregiudizi, l’adolescenza, l’omosessualità , l’amore e la forza dei legami familiari. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, semplice, emozionante e doloroso, ogni parola arriva nel cuore del lettore. 
I protagonisti sono strutturati bene, incrociandosi tra di loro in modo naturale, spontaneo, permettendo il corretto funzionamento della narrazione.
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un romanzo emozionante, commuovente, che mette in luce la debolezza, la fragilità dell’animo umano e la forza dei legami. 
Buona lettura 📚📚!!

“La donna con gli occhi bianchi. Una storia di suoni, o meglio, di silenzi” di Gianluca Danieli

Titolo: La donna con gli occhi bianchi. Una storia di suoni, o meglio, di silenzi 
Autore: Gianluca Danieli 
Casa Editrice: Gruppo Albatros Il Filo 
Collana: Nuove voci. Strade
Data uscita: 26 Luglio 2022 
Pagine: 382 
Genere: Romanzo di formazione 
Acquista: https://www.ibs.it/donna-con-occhi-bianchi-libro-gianluca-danieli/e/9788830659476

C’è chi legge per capire meglio il mondo, chi per fuggirne. 
Nel mio caso: più per il secondo motivo. 
Si tratti anche di libri di storia, geografia, demo-etno-antropologia o qualsiasi altro argomento, ho sempre preferito frapporre fra me e la realtà una barriera. Una barriera di carta cosparsa di punti in rilievo su cui potevo, con calma, passare le dita per apprendere e scoprire qualcosa, senza dover necessariamente toccarla.

La protagonista del libro si chiama Luna Assante, una ragazza di diciassette anni, nel pieno dell’adolescenza che a differenza dei suoi coetanei, non può vedere tutto ciò che la circonda. Luna è cieca da quando aveva tre anni, vive con sua mamma Pamela e sua sorella Laura, con cui ha un rapporto molto difficile. Sua sorella Laura è sempre stata gelosa di Luna, soprattutto per le frequenti attenzioni che riceveva dalla loro mamma. 
Grazie a sua mamma, Luna ha un cane guida di nome Bianca, su cui può contare e rappresenta un elemento fondamentale nella storia e nella vita della protagonista. 
Per Luna, Bianca è il suo sostegno, la sua migliore amica con cui si ritrova a passeggiare per la strada. 
Un giorno, dopo l’ennesimo litigio con la sorella, Luna esce di casa con Bianca mentre indossa ancora il pigiama e ha il cellulare scarico, ma l’unica cosa che desidera è allontanarsi il più possibile dalla voce fastidiosa della sorella maggiore. 
Mentre Luna passeggia per la strada, incontra una baby-gang formata da alcuni ragazzini, che molestavano tutte le persone che incontravano in giro. La baby-gang era composta da quattro ragazzini, che si facevano chiamare “Sputacchio”, “Dito-Caldo”, “Fumetto” e “Maracas”. Luna era già stata infastidita in passato da questa banda per questo motivo, decide di cambiare il suo percorso abituale per allontanarsi il più possibile da quel gruppetto di criminali. 
E’ così che Luna si ritrova a percorrere strade sconosciute, rimanendo avvolta dal freddo e con solo una banconota da cinque euro, le viene in mente la sua infanzia, la sua amica Amina e il rapporto con Akira. 
Attraverso una serie di flashback, il lettore si ritroverà a compiere un vero e proprio viaggio fisico e mentale, alla scoperta del passato della protagonista. 

Lo scrittore Gianluca Danieli esordisce con “La donna con gli occhi bianchi”, un romanzo sorprendente che racconta la storia dal punto di vista della diversità, senza sfociare nel banale e nei soliti pregiudizi. Infatti, la protagonista del libro è una ragazza molto sveglia, testarda e simpatica che racconta il mondo come lo percepisce, trasmettendo al lettore ciò che prova dal camminare ore e ore per la strada, nonostante il freddo pungente, da come stringe forte il guinzaglio di Bianca, ma anche facendoci sentire il rumore del braccialetto di Maracas (uno dei componenti della baby-gang).
Il lettore si ritroverà a conoscere il mondo attraverso gli occhi di Luna, una ragazza cieca ma che desidera prendere in mano la sua vita e che per la prima volta si ritrova a fare i conti con l’amore.
I temi trattati sono molto importanti e sensibili, come l’amicizia, la cecità, l’adolescenza, il rapporto tra sorelle, il rapporto madre/figlia, la morte, le emozioni, le paure, le bande e la diversità, che non deve essere vista come un ostacolo, con la paura di non riuscire a vivere la vita, ma solo un modo per affrontare le proprie paure, imparando ad ascoltare il silenzio e il proprio cuore.
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole e molto emozionante, ogni parola utilizzata dallo scrittore all’interno del libro, non è casuale ma ha un ruolo ben preciso all’interno della storia.
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere una storia emozionante, piena di sentimento e di significato, a chi desidera leggere una storia sulla diversità senza pregiudizi.
Ringrazio lo scrittore Gianluca Danieli per avermi inviato la copia cartacea del suo libro, che mi ha permesso di guardare il mondo attraverso gli occhi della protagonista, al punto da farmi capire i suoi sentimenti e le sensazioni che prova.
Buona lettura 📚📚

“Ritratti di donne 2” a cura di Sara Rattaro

– Da Sibilla Aleramo a Tina Turner, 27 autrici raccontano 27 donne straordinarie.

Titolo: Ritratti di donne 2. -Da Sibilla Aleramo a Tina Turner, 27 autrici raccontano 27 donne    straordinarie. 
Autori: Vari 
Casa Editrice: Morellini Editore 
Genere: Narrativa 
Data uscita: 26 Aprile 2024
Pagine: 224 
Acquista: https://www.morellinieditore.it/books/ritratti-di-donne-2/

 

<<Una volta hai detto: per una donna è più difficile fare carriera, ma molto più divertente. Lo pensi davvero?>>
<<Sì, lo penso davvero. Tutti ti guardano come una mosca bianca, ma ti ascoltano. Mi chiedevi come si impara questo lavoro, secondo me come tutti. Ci sono due aspetti che mi hanno insegnato, soprattutto gli americani: programmare le cose da fare e motivare le persone. Tutte le attività di questo mondo si riducono a questi due ingredienti, apparentemente semplici, ma non facili da attuare.>>

Ritratti di donne 2 è una raccolta di 27 racconti incentrati su 27 donne straordinarie, che hanno lottato per emergere. Le donne menzionate nel libro, hanno passioni, sogni e vite diverse ma hanno in comune l’essere donna, considerata da tutti come l’angelo del focolare, come se i sogni fossero una prerogativa esclusivamente maschile. 
Le donne raccontate nel libro sono: Sibilla Aleramo (scrittrice, poetessa e giornalista italiana), Marisa Belisario (prima donna top manager in Italia), Nellie Bly ( prima giornalista d’inchiesta donna della storia), Anna Bolena (regina d’Inghilterra), Antonia Louise Brico (prima direttrice d’orchestra riconosciuta a livello internazionale), Claude Cahun (fotografa, scrittrice e attrice), Rachel Carson (biologa marina e pioniera nella divulgazione scientifica), Maria Costa (poetessa), Alba de Céspedes (scrittrice, poetessa, giornalista, autrice di testi per il cinema, il teatro, la radio e la tv), Isabella di Brienne (seconda moglie di Federico II di Svevia), Margherita Di Savoia (prima Regina d’Italia), Amelia Mary Eahart (aviatrice statunitense), Oriana Fallaci (giornalista e scrittrice), Anna Freud (psicologia infantile), Jane Goodall (etologa e primatologa), Margherita Hack (astrofisica), Rosemary Kennedy (terza figlia di Rose e Joe Kennedy), Anna Magnani (attrice), Maryam Mirzakhani (matematica), Dolores O’ Riordan (cantautrice e chitarrista islandese), Rosa Parks (narratrice), Beatrix Potter (scrittrice di letteratura per l’infanzia), Jill Robinson (ama gli animali, fondatrice dell’associazione “Dott.Dog.”), Ruth Handler (creatrice di Barbie), Alfonsina Strada (prima donna a competere in gare ciclistiche maschili), Wislawa Szymborska (poetessa) e Tina Turner (cantante). 

All’inizio di ogni racconto, il lettore troverà una piccola biografia della protagonista, oltre alle motivazioni di ogni autrice sulla scelta di raccontare quella donna, seguita dal racconto e da alcune informazioni sull’autrice. 
Ritratti di donne 2 nasce con l’intento di far conoscere la vita delle donne, donne poste ai margini o trascurate dalla società, che meritavano e meritano tutt’oggi di essere conosciute per la loro tenacia, forza, coraggio e determinazione. 
I temi trattati sono il sapere, la scienza, il mondo dello spettacolo, l’arte, il giornalismo e il mondo dell’editoria, la fatica di ogni donna, i pregiudizi, l’amore, essere madre, la forza, la libertà e le difficoltà che ogni donna ha dovuto affrontare per non rimanere schiacciata dai desideri maschili. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, ogni racconto è ricco di descrizioni molto realistiche e in grado di far entrare in empatia il lettore con le protagoniste. 
Le protagoniste sono strutturate bene, grazie alla loro forza e alla loro costanza, hanno lottato per far valere i propri diritti e per seguire le proprie aspirazioni. 
Ringrazio Sara Rattaro per avermi fornito la copia cartacea del libro, che mi ha permesso di conoscere la forza di queste 27 donne meravigliose. 
Complimenti alle 27 autrici (Loretta Ricchiuti, M.Cristina Bombelli, Linda Rossi, Giorgia Bassi, Evelina Proli, Piera Cavalieri, Lisa Carraro, Grazia Riggio, Maria Luisa Mosele, Annarita Ferraioli, Margherita Ciociano, Daniela Chemello, Jenni Lazzarin, Cristina Panigatti, Maria Cristina Perica, Veronica Favale, Patrizia Gariffo, Luisa Diaco, Giamila Zaghloul, Marinella Riccardi, Caterina Frecentese, Teresa Capezzuto, Francesca Granai, Cristiana Mantovani, Francesca Garda, Paola Maria Greco e Claudia Barrera), per l’ottimo lavoro. 
Buona lettura 📚📚📚!!

“La strada di Clara” di Diana Rosie

Titolo: La strada di Clara 
Autore: Diana Rosie
Traduttore: Francesca Toticchi 
Casa Editrice: Editrice Nord 
Collana: Narrativa Nord 
Data uscita: 14 Febbraio 2023 
Pagine: 348 
Genere: Romanzo contemporaneo 
Acquista: https://www.ibs.it/strada-di-clara-libro-diana-rosie/e/9788842934592?lgw_code=1122-B9788842934592&gad_source=1&gclid=Cj0KCQiA2KitBhCIARIsAPPMEhKU5_0nzjHJljiI1nRpQPQ0CXRCbmauz7bwROTptvMbGIUD3wsbnOoaAvLHEALw_wcB

La madre le mise il braccialetto al polso, facendolo girare due volte mentre ripeteva quelle parole misteriose. Quando ebbe finito, guardò la figlia negli occhi. 
<<E’ un cerchio d’amore, attraverso il quale resteremo sempre legati: io, tu, il papà e tuo fratello.>> Si girarono entrambe verso il bambino. <<Ovunque andrete, qualsiasi cosa farete, la vostra mamma e il vostro papà saranno sempre con voi. Anche quando non staremo al vostro fianco.>> La mamma parlava con voce commossa. 
<<E, se io non potrò, dovrai essere tu a prenderti cura di tuo fratello.>>

Il libro è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, e mostra un’Italia distrutta, straziata dalla guerra. I protagonisti del libro sono due fratelli: Clara e Filippo. 
Il loro papà era stato ucciso da alcuni fascisti, e la loro mamma aveva preparato un braccialetto rosso per i suoi figli. Questo braccialetto, rappresenta il legame tra la loro mamma, il papà, Clara e Filippo. Dopo la morte del padre, decidono di trasferirsi dalla campagna, e dopo un lungo e stancante viaggio, arrivano in città. L’appartamento è situato in un palazzo desolato, dove si trova un materasso per terra e molta puzza. Dato che è sera, Clara e Filippo sono molto provati dal viaggio e la loro mamma, li invita a riposarsi, mentre lei doveva incontrare una signora per aggiustare alcuni vestiti. 
La mattina seguente, Clara si sveglia per prima e scopre che la loro mamma non è ancora rientrata a casa. Clara decide di lasciare nel letto il suo fratellino, per andare a cercare la loro mamma. Fuori dal portone del palazzo, Clara è confusa, non conosce nessuna strada e ha due possibilità per ritrovare la sua mamma: andare a destra o a sinistra. 
Incuriosita dalla presenza di una fioraia, decide di andare a destra, dove incontra in un panificio una signora vestita in modo elegante, con un vestito verde che risalta il suo incarnato. 
Questa signora, decide di aiutare Clara a ritrovare la propria madre, ed insieme tornano nell’appartamento… ma non c’è nessuno, nemmeno il suo fratellino Filippo. 
Mentre Clara era scesa per cercare la sua mamma, il suo fratellino Filippo soprannominato da tutti “Pippo” o “passerotto chiacchierone”, perché parlava e poneva domande continuamente, si era svegliato e non trovando Clara e la mamma, aveva deciso di uscire di casa per cercarle. Ma a differenza di Clara, decide di girare a sinistra e si ritrova in una piazza piena di gente. Filippo ha paura, è spaventato e confuso, ma non si arrende e si arrampica su una cassetta di legno per cercare di distinguere le persone dall’alto. Ma vicino alla cassetta di legno, c’era un neonato (Gino) e la sua mamma Dora.
Dora è una donna molto dolce, gentile e sposata con Mario e vedendo questo bambino così spaventato ed indifeso, decide di aiutarlo a ritrovare la propria madre. 
Ed è così che Clara e Filippo si sono separati, seppure senza volere, il destino ha giocato un brutto scherzo, ma sono stati “fortunati” perché hanno incontrato due donne dolci e generose, pronte ad accoglierli in casa loro. 
La signora con il vestito verde è una benestante, sposata con il signor Salvadori in una bella casa e vivono insieme alla loro domestica Filomena. Il personaggio di Filomena conquisterà il cuore di tutti i lettori, con la sua cucina, con il suo carattere e la sua bontà, riuscirà a far sentire la giovane Clara parte integrante di quella famiglia. 
Il signor Salvadori ha un incarico prestigioso nel comune, oltre a essere un fedelissimo del regime fascista e del Duce. Dopo un’iniziale differenza del signore, la signora riesce a convincerlo ad accogliere questa bambina. Clara viene iscritta in una scuola fascista, dove incontra delle coetanee cattive che la insultano quotidianamente. 
Mentre Clara viene educata sul modello del Duce, suo fratello Filippo è stato accolto nella casa di Dora e Mario, delle persone umili, con un grande cuore. Dora e Mario hanno delle idee politiche completamente diverse da quelle del signor Salvadori, sono comunisti e antifascisti. 
Filippo crescerà con queste idee, aiutando Dora e Mario a collaborare segretamente con i partigiani. A Clara non manca niente, ha cibo a sufficienza e vestiti dignitosi, ma continua a pensare alla promessa che aveva fatto a sua mamma. A Clara manca molto il suo fratellino e spera di riuscire a incontrarlo. 
Chissà se Clara e Filippo riusciranno a ritrovarsi?? 
Chissà che cosa imparerà Clara? 
Può un legame di sangue andare oltre alle convinzioni politiche? 

La scrittrice Diana Rosie con “La strada di Clara”, racconta la storia di una famiglia divisa dalla guerra e dal destino. Racconta la storia di un fratello e di una sorella che si separano, che si perdono nel giro di pochi minuti… lei viene adottata da una famiglia fascista, mentre lui viene adottato da una famiglia di partigiani. 
E cosa accadrà?? 
I temi trattati sono l’amore, le amicizie, l’invidia, i favori, la generosità, il fascismo, l’educazione fascista, il primo amore, la guerra e i pregiudizi sugli ebrei, ma anche su tutti coloro che venivano etichettati come “diversi”: 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, serrato, toccante, profondo e coinvolgente, in grado di far emozionare il lettore fino alla fine della storia. 
I personaggi sono strutturati bene, grazie alla scelta narrativa della scrittrice di alternare i capitoli per permettere a Clara e Filippo di raccontarsi. All’interno della storia, il lettore incontrerà tanti personaggi molto importanti, la domestica Filomena, ma anche un bibliotecario ebreo di nome Leone che insegnerà la storia alla giovane Clara. 
Il lettore si ritroverà a leggere un libro con una storia originale, profonda e commuovente, una storia di una famiglia separata dalla guerra e dal destino. 
Consiglio questo libro a tutte/ i coloro che vogliono leggere un libro coinvolgente, pieno di sentimenti e toccante, in grado di catturare il cuore di ogni lettore, dall’inizio alla fine della storia!!
Buona lettura 📚📚!!

“Quando l’immaginazione diventa schizofrenia” di Poahf89

Titolo: Quando l’immaginazione diventa schizofrenia
Autore: Poahf89
Editore: Dantabus Edizioni
Data uscita: 25 Giugno 2022
Pagine: 128
Genere: Romanzo contemporaneo
Acquista: https://p-yo-www-amazon-it-kalias.amazon.it/Quando-limmaginazione-diventa-schizofrenia-POAHF89-ebook/dp/B0B8JXB97B

Da un certo punto di vista, sono solo un ragazzo qualunque a cui sono capitate cose terribili. Quindi mi considero una persona con un disturbo mentale, semplicemente, che riesco a tenere a bada egregiamente grazie alla terapia farmacologica. 

Il libro racconta l’esperienza dell’autore con lo pseudonimo di Poahf89 (Put on a happy face), raccontando in modo diretto e senza paure i problemi mentali. Lui soffre di una forma di schizofrenia di tipo bipolare, che si annida nella sua mente all’improvviso e ha sempre avuto paura di rivelare la propria malattia agli altri, per paura di essere giudicato. 
Per questo motivo ha deciso di scrivere questo libro, per eliminare tutti i pregiudizi rivolti a chi soffre di disturbi mentali. Il libro inizia con il racconto della sua infanzia, fino ad arrivare alla prima manifestazione di disagio, mentre stava facendo un bel bagno caldo.
I suoi genitori si erano separati, dopo numerose discussioni, riuscendo ad andare avanti e trovare una persona con cui condividere la propria vita. Entrambi, hanno paura dei disturbi mentali del loro unico figlio, il quale si ritrova solo all’età di diciotto anni con un borsone, con pochi soldi a pensare dove poter riposare e dovendo continuare a curarsi. 
E’ un ragazzo come tutti gli altri, molto socievole, intelligente e “vittima” di una società che non riesce ad accettare e includere le persone che hanno dei problemi. Ad iniziare dai luoghi di cura, che sembrano danneggiare ancora di più la salute, ma anche lo stato d’animo dei pazienti. 
Un altro problema che l’autore mette in luce è l’emarginazione sociale, che rischia di peggiorare la situazione, perché le persone che soffrono di disturbi mentali hanno bisogno di avere degli amici, di ricevere un abbraccio dai propri genitori e a sentirci inclusi nella società, proprio come tutti gli altri. 
L’autore riesce a riprendere in mano la sua vita, grazie all’amore di una ragazza speciale di nome Alice. Alice è riuscita a vedere in lui, tutto quello che le altre persone non avevano mai notato, nemmeno i suoi genitori, ovvero un ragazzo sensibile che aveva bisogno di una persona che lo sostenesse e lo amasse ogni giorno. 


L’autore Poahf89 con “Quando l’immaginazione diventa schizofrenia” tocca il cuore del lettore nel profondo, in modo diretto e crudo, riuscendo a far cadere tutti i pregiudizi che si annidano sulle malattie mentali. Perché in realtà ognuno di noi attraversa dei momenti fragili, dei momenti in cui tutto sembra perdere il controllo, e come dice l’autore “anche se vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”.
I temi trattati sono le malattie mentali, le paure, lo sfruttamento nel mondo del lavoro, i pregiudizi, i rapporti tra genitori, l’emarginazione sociale, la società, l’amicizia e l’amore. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che soffrono di disturbi mentali, perché si ritroverà a non essere più solo e ad avere un nuovo amico con cui andare avanti.
Consiglio questo libro anche a chi non soffre di disturbi mentali, perché ognuno di noi dovrebbe immedesimarsi e comprendere ciò che provano e le loro difficoltà.
Ringrazio l’autore Poahf89 per avermi inviato la copia cartacea del suo libro, che mi ha permesso di riflettere molto sulla società e sulle condizioni delle case di cura. 
Buona lettura 📚📚11