“Una parola per non morire” di Sara Bonzi

Titolo: Una parola per non morire 
Autore: Sara Bonzi 
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni 
Data uscita: 29 Aprile 2025 
Pagine: 352 
Genere: Romanzo giallo 

La storia del quinto senso e mezzo era stata un gioco del vecchio caporedattore, appassionato lettore di Dylan Dog. Ma chi ha affiancato Elena negli anni sa che Carlo Bazzo aveva ragione. Il segreto del lavoro di Elena, infatti, non sta nella metodicità (anzi, quella non è proprio una sua caratteristica) bensì nelle sue intuizioni. E’ come se lei, di tanto in tanto, annusando l’aria, percepisse qualcosa alla quale razionalmente non sa dare un nome. Il suo cervello registra l’informazione, lavora sottobraccio e spinge Elena a dire cose o compiere azioni apparentemente senza senso o fuori contesto. 
Ma alla fine quell’intuizione iniziale, nove su dieci, si rivela giusta e l’accompagna, più o meno consapevolmente, alla soluzione del caso a cui sta lavorando. 

Nel primo volume “Nove giorni e mezzo” (Garzanti, 2022), abbiamo conosciuto e ci siamo affezionati alla protagonista Elena Donati, una giornalista con la passione per il mistero che la porta a investigare come una detective.
Ma se non avete ancora letto il primo volume “Nove giorni e mezzo”, vi consiglio di recuperarlo per comprendere meglio alcune dinamiche e l’indagine che aveva condotto Elena direttamente in ospedale. 

Ma siete pronti/e a conoscere il nuovo caso di Elena Donati? 
Il secondo libro “Una parola per non morire” di Sandra Bonzi, è il libro del momento con una protagonista brillante, intelligente, capace di trascinare il lettore nelle sue indagini.

Ma chi è Elena Donati?
Elena Donati è una giornalista di cronaca, per il principale quotidiano della città di Milano, che ha un nuovo caporedattore Giorgio Scotti, un trentenne che ha rivoluzionato completamente la redazione. 
Giorgio Scotti ha eliminato la versione cartacea, dato che la riteneva superata e obsoleta, creando una versione digitale, moderna e rivoluzionando le risorse umane, i contenuti, la deontologia e l’etica del giornalismo, oltre che l’aspetto degli uffici. 
Le tre parole al centro della linea editoriale di Scotti sono: storytelling, social ed interattività. Elena appartiene a quella generazione di giornalisti, che divulga la notizie, dopo avere verificato la veridicità della fonte, a differenza di Scotti, che ha come unico obiettivo: fare scoop, ottenendo il maggior numero di visualizzazioni e di mi piace. 

<<Sei fuori tempo massimo. Il giornale può brillantemente fare a meno di te, ma tu non lo vuoi ammettere. Sei incollata alla poltrona, incapace di cedere il passo a chi non può interpretare la realtà meglio di quanto tu possa anche solo immaginare. Sei legata a vecchi schemi di pensiero, a valori morali senza senso e metodi di lavoro che puzzano di archeologia industriale. Sei lenta, incapace anche solo di comprendere la velocità alla quale tu sei totalmente inadatta. Guardati allo specchio. Cosa aspetti a farti da parte? 

La violenza verbale con cui Scotti l’ha aggredita è un pugno allo stomaco che lascia Elena senza fiato. Vorrebbe saltare alla giugulare di quell’uomo così crudele, che purtroppo riesce a solleticare i suoi peggiori pensieri e liberare la voce interiore che anni di analisi sembrano non essere stati sufficienti a disinnescare o almeno a intercettare e annientare prima che dilaghi e affoghi. 
Quella maledetta voce che le sussurra che sì, il mondo è cambiato il suo tempo è finito. La velocità di cui parla Scotti lei l’ha sempre liquidata come superficialità, ma forse non è così, forse non è in grado di comprenderla e deve mettersi da parte. 

Da quando era arrivato Scotti, ad Elena era stato proposto il pensionamento anticipato, ma lei non si sente ancora pronta a lasciare la redazione, che considera a tutti gli effetti una seconda casa. 
E’ così che Elena, divide la sua vita, tra lavoro, indagini e casa. 
Elena ha due figli di vent’anni, di nome Anna e Marco, è sposata da trent’anni con Ettore, un professore universitario, che non vede l’ora (a differenza di Elena), di andare in pensione per trasferirsi nella casa di campagna tra le colline piacentine. 
Ma Elena, può contare sull’appoggio e il sostegno della sua migliore amica dai tempi della quarta ginnasio, Claudia Dal Pozzo. 
Claudia è una stimata magistrata della procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano. A differenza di Elena, Claudia è single, vive la vita con leggerezza e ha un aspetto molto femminile, proprio come Margherita, la madre della protagonista. 
Claudia e Margherita sono molto simili, pur appartenendo a due generazioni diverse, entrambe condividono la consapevolezza e l’uso manipolatorio del proprio fascino. 

Ma Claudia è molto più che un’amica. E’ sorella, anima gemella, compagna di vita. E’ la persona che la conosce meglio di chiunque altro e che, pur essendo a diecimila chilometri di distanza, ha le antenne per esserci quando lei ne ha bisogno e la capacità di unire i puntini, fare collegamenti e quindi comporre per approssimazione una foto parziale che, di solito, non è lontanissima dall’originale.

Sua madre e Claudia si erano intese fin da subito, fin dalla prima volta in cui era venuta a casa sua a studiare. Pur appartenendo a due generazioni diverse, condividevano la consapevolezza del proprio fascino e l’uso manipolatorio che ne facevano. Sua madre, ne è certa, avrebbe preferito avere lei come figlia.
Margherita e Claudia attraversavano la vita con la stessa leggerezza e determinazione, lo sguardo maschile sul loro corpo le rivitalizzava e il gioco della seduzione non aveva alcun segreto per loro. 
Tutta roba che invece lei, proprio perché figlia di Margherita, faceva fatica a maneggiare. Quella madre così femminile era stata, per Elena adolescente, molto faticosa, tanto che per sopravvivere e per trovare una sua identità si era inconsapevolmente allontanata da tutto ciò che era l’armamento classico del femminile, dalla scarpa con il tacco alla scollatura, al vestito che accarezza il corpo e al rossetto che sottolinea il sorriso. 
Era stato grazie a Claudia, alla complicità che le due ragazze avevano sviluppato, se poi negli anni Elena aveva recuperato qualche pezzo di quel bagaglio a lungo negato. 

Ma Elena deve fare i conti, anche con la separazione dei suoi genitori, Margherita e Mario, che all’età di ottant’anni, hanno capito di voler prendere due strade diverse. 
Da quel momento, Margherita vive insieme alle simpaticissime sorelle Giuffrida, che insieme al loro volpino, formano un gruppetto molto spiritoso, che farà divertire il lettore. 
Invece, Mario, dopo aver sofferto per l’allontanamento di Margherita, si è innamorato di Maria, la portinaia del suo palazzo. Mario e la Maria condividono molte cose, ad iniziare dall’amore e passione per i libri, che li ha spinti ad aprire Scenù, una sorta di biblioteca-bistrot, in cui è possibile leggere i libri in negozio o prenderli in prestito. Da Scenù, oltre a leggere i libri, c’è un bar gestito dall’agente Russo, che cerca di accontentare i clienti più esigenti, proprio come Margherita, che frequenta assiduamente il locale per trovare dei difetti. 

NoLo, North of Loreto. A Milano la densità media di pubblicitari, influenzerà e strateghi del marketing, ha prodotto un fiorire di nuovi quartieri. O meglio, loro sono sempre gli stessi ma, con quel nome lì che fa tanto NYC, sono diventati improvvisamente cool. 
Ed è qui in piazza Morbegno -che fino a qualche anno fa era periferia e nessuno voleva venirci a vivere e che invece adesso is the place to be e gli appartamenti hanno prezzi proibitivi- che Mario e la Maria hanno coronato il loro sogno e aperto un piccolo locale. 
E’ uno spazio molto gradevole, accolto con affetto dalla gente del quartiere. Qui hanno portato i loro libri e chiunque voglia può portare i propri e metterli a disposizione di chi entra in questo piacevole salotto dove i libri non si comprano né si vendono. Una sorta di bookcrossing, perchè il desiderio della coppia è che gli avventori condividano il loro amore per la letteratura. Quindi, qui si può chiacchierare, leggere, incontrare gli autori, assistere a piccole performance, partecipare a gruppi di lettura. 

Scenù è il luogo in cui ogni persona è libera di essere sé stessa, frequentato da persone appartenenti a estrazioni sociali diverse, dalla signora Rosetta Cerri, benestante e snob, che controlla a vista il figlio Valentino, soprattutto, quando incontrano da Scenù, Albachiara, una prostituta che grazie alla Maria, si è appassionata ai libri e alle storie d’amore. 

Sull’amore sono stati versati fiumi d’inchiostro, fin dai tempi antichi. L’amore è stato celebrato, reclamato, sbugiardato, esaltato e tradito da scrittori di tutte le epoche e di tutti i continenti.
E’ il tema per eccellenza per la letteratura alta e colta, ma anche per quella più popolare e d’intrattenimento. 
Anna sa che la Maria non fa differenza tra il feuilleton semplicistico e il grande romanzo. 
L’unica cosa che le interessa è che siano dei buoni libri.

Oltre alla signora Cerri e Albachiara, Scenù è frequentato da Tobia Weissburgunder, un signore di settant’anni, con un particolare accento su cui ha messo gli occhi Margherita, ma c’è anche Giorgio Bianchi, un ragazzo di trent’anni, con un fisico scolpito, che si reca al locale per prendere un libro per la sua ragazza. Maria aveva capito fin da subito, che Giorgio Bianchi si vergognava di dire che il libro era per lui, e grazie alla sua abilità, di far avvicinare le persone ai libri, era riuscita a far appassionare quel ragazzo alla lettura. 
E’ proprio questo il bello di Scenù, un locale frequentato da persone di estrazione sociale diversa, che condividono l’amore per i libri. 

Anna si guarda intorno. Come abbiano fatto il nonno e la Maria a mettere in piedi un posto dove mondi, linguaggi, riferimenti culturali così diversi, possono incrociarsi, lei proprio non se lo spiega, L’incontro tra la signora Cerri e il Bianchi potrebbe essere materiale di studio per una tesi di laurea in antropologia. Rappresentano due realtà che a Milano difficilmente incappano l’una nell’altra. La città apparentemente inclusiva e democratica, ha un radicato classismo che si declina nelle zone in cui è divisa. 
A Milano si nasce, si vive e si muore nella stessa zona. […]
Le contaminazioni arrivano solo dall’esterno, da coloro che a Milano non sono nati ma ci sono arrivati per studio o per lavoro, e prima di fare cuccia traslocano mille volte, girano per la città, cambiano zona, frequentano gruppi diversi, mischiano conoscenze. 
Contaminano per quanto gli è concesso. 

Ma un giorno, all’improvviso,  si registra la  scomparsa una ragazzina di nome Anna Maria Berceti, che dopo essere andata a danza non è più tornata a casa dai genitori. La polizia ha provato a cercarla ma nessuno, né genitori, né amici e insegnanti, sanno dove sia Anna Maria Berceti. 
Tutta la città di Milano è attonita e ferita, si è stretta in silenzio attorno ai genitori, che dal giorno della scomparsa di Anna, hanno smesso di vivere.
Elena, dato che è madre,  capisce i sentimenti dei genitori di Anna, lei stessa ha paura per Anna e Marco, che rientrano sempre più tardi a casa e hanno deciso di girare per il mondo tra ONG ed Erasmus vari.

<<Eddai, Elena… Perchè sei così in ansia?>> 
<<Perchè ho paura”, vorrebbe urlargli. 
Perchè Elena, e come lei qualsiasi altro genitore- sa che dare la vita a un figlio significa regalargli una valigetta che contiene cose belle e brutte, gioie e dolori, avventure e cadute, successi e malattie, amore e morte. Ma nessuno pensa che, un giorno, il proprio figlio possa essere ridotto in schiavitù ed essere assoggettato ai desideri di qualcuno che crede di possedere un altro essere umano. Perchè, escluso l’allontanamento volontario, la scomparsa di Anna Maria apre scenari inquietanti, uno peggiore dell’altro, dalla violenza al traffico internazionale di organi, fino al sequestro per lo sfruttamento della prostituzione. La necessità di capire qualcosa di più di quel mondo a lei incomprensibile, fatto di ferocia, ragazzine sparite e vite sospese, l’aveva spinta a cercare in rete. E lì aveva trovato l’indicibile. Spietatezza, desiderio di sopraffazione e possesso. E l’orrore l’aveva allagata.
Come spiegare tutto ciò a Ettore?

Per questo motivo Elena, quando legge il nuovo articolo del “suo” giornale, si arrabbia con Scotti per aver scritto delle notizie senza fondamento, non pensando a quei poveri genitori, devastati dal dolore. 
Elena cercherà di indagare sulla sparizione della ragazza, servendosi di Andrea, praticante giornalista-hacker e Giulia, la segretaria della redazione. 
Ma Elena, è stata soprannominata dal precedente caporedattore Carlo Bazzo “quinto senso e mezzo”,  per le sue brillanti intuizioni, ed è sicura che c’entri il femminicidio con la scomparsa della ragazza. 
Elena ha poco tempo a disposizione per presentare a Scotti il nuovo articolo, articolo che deve fare luce sulla scomparsa di Anna Maria. Come fare? 
Mentre Mario e la Maria si godono le loro vacanze alle terme, Scenù viene gestito da Anna e Marco, felici di aiutare il nonno. 
Ma un giorno, Anna decide di controllare tutti i libri presenti da Scenù, dopo che sua nonna Margherita, non aveva perso l’occasione per criticare Maria, accusandola di avere nel locale tutti i libri pieni di scritte. Anna voleva evitare che sua nonna Margherita, infastidisse per ogni singola cosa Maria, che aveva trasformato il nonno Mario in una persona felice e piena di vita. 
Sfogliando tutti i libri, Anna scopre che Margherita, aveva ragione: i libri presentano delle scritte. 
Ma non si tratta di scarabocchi… forse, quelle parole hanno un significato e sono state scritte da qualcuno/a che ha bisogno d’aiuto? 
Anna decide di contattare Albachiara, cliente abituale di Scenù e sua mamma per vederci chiaro. 

Ma ciò che aveva colpito Anna, a mano a mano che proseguiva con il lavoro, era stato rendersi conto che i segni proseguivano sempre lo stesso schema: non si trattava di parole sottolineate, ma di lettere cerchiate con una matita o carboncino. Ne aveva parlato con Albachiara che, dopo aver sentito il racconto, si era ricordata che anche lei, in un paio di libri che aveva preso in prestito, aveva notato qualche segno, ma non ci aveva dato troppo peso. Si era quindi proposta di aiutarla e, dopo aver controllato assieme, le due erano giunte alla conclusione che la mano, la tecnica e le lettere debolmente cerchiate erano sempre le stesse e mai nella stessa pagina, bensì sparse nel libro. 

E’ così che Elena, formerà una squadra improbabile, formata dalle simpaticissime sorelle Giuffrida, Andrea, l’agente Russo e i suoi figli Anna e Marco. 
Che cosa scopriranno? 
Che cosa nascondono questi libri?
Elena Donati è determinata a trovare la ragazza e a risolvere il nuovo mistero. 
Ci riuscirà?

La scrittrice e giornalista, in vetta alle classifiche, Sandra Bonzi, dopo il successo del primo volume “Nove giorni e mezzo” (Garzanti, 2022), torna in libreria con “Una parola per non morire”, con una nuova indagine condotta dalla brillante giornalista-detective Elena Donati. 
“Una parola per non morire” è un thriller contemporaneo, in cui il mistero e la vita quotidiana si fondono, creando una trama misteriosa, coinvolgente, ma anche divertente. 
I temi trattati sono il giornalismo, la separazione dei genitori, il cambiamento generazionale, la tecnologia, l’adolescenza, i misteri, l’amicizia, l’analisi, l’amore, la scomparsa, i pregiudizi, il femminismo, i rapporti tra colleghi, le indagini e i libri che tra le loro pagine, oltre a nascondere delle storie, nascondono un segreto, un mistero da scoprire. 

“Come dargli torto?” si domanda Elena. La velocità dei cambiamenti rende il mondo di oggi lontanissimo da quello vissuto da lei anche solo trent’anni prima, quindi incomprensibile per chi, come i propri figli, è cresciuto nel secondo millennio. Anche lei non aveva mai capito fino in fondo la paura vissuta dalla nonna durante la guerra e i ricordi della fame patita dal padre quando era piccolo. 
Ma la guerra era un tragedia che aveva travolto il mondo e stravolto la vita di milioni di persone, un’esperienza che ai suoi occhi di ragazzina era sempre apparsa così lontana da lei. 
Qui invece si tratta di trasformazioni epocali che hanno cambiato profondamente la vita quotidiana, le modalità di relazione tra persone.
Per comprendere serve fare esperienza. Ma è possibile fare esperienza del passato? 
Ovviamente no. 

Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, misterioso, intenso, magnetico e divertente, grazie alla bravura della scrittrice di inserire alcuni simpatici siparietti tra la protagonista e i genitori, ma anche per le sorelle Giuffrida. 
I personaggi sono strutturati benissimo, grazie alla penna inconfondibile di Sara Bonzi, che delinea ogni personaggio nei minimi dettagli, con ampie descrizioni molto reali, che permettono al lettore di affezionarsi all’imperfezione di Elena e degli altri personaggi. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro emozionante, misterioso e psicologico, che vi porterà a indagare insieme a Elena. 
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro con dei personaggi realistici, imperfetti, tanto da stringere un legame di amicizia con il lettore. 
Buona lettura 📚📚!!

“La metrica dell’oltraggio” di Michela Bilotta

Titolo: La metrica dell’oltraggio 
Autore: Michela Bilotta 
Casa Editrice: Independently published 
Data uscita: 24 Agosto 2023
Pagine: 258
Genere: Romanzo contemporaneo 
Acquista: https://www.amazon.it/metrica-delloltraggio-Michela-Bilotta/dp/B0CGGBNK8Q

Sono diretta verso un piccolo borgo della Basilicata, sulle tracce di una poetessa del Cinquecento. E’ stata uccisa dai fratelli perché accusata di intrattenere una relazione con un uomo sposato. […] 
Oggi un delitto del genere verrebbe definito femminicidio, senza dubbio. Ma all’epoca la violenza contro le donne, era quasi la normalità. Il fatto è che anche oggi tante donne sono vittime di violenza domestica, ma non hanno il coraggio di parlarne con qualcuno. Si vergognano, magari si sentono in colpa. Ma aprirsi con qualcuno è l’unico modo per salvarsi.

La protagonista del libro si chiama Beatrice De Sanctis, una giornalista che deve scrivere un articolo su Isabella Morra. Isabella era un’importante poetessa del Cinquecento, vissuta in Basilicata e uccisa dai suoi fratelli, perché accusata di avere una relazione con un uomo sposato. 
Allora, non esisteva la parola “femminicidio”, anche se molte donne venivano ammazzata dai propri mariti, fratelli… 
Beatrice si ritrova a compiere un lungo viaggio in macchina dalla Lombardia alla Basilicata, immergendosi totalmente nella storia di Isabella e assaporando i prodotti locali. 
La storia di Isabella e di molte altre donne vittime di violenza, toccherà nel profondo il cuore di Beatrice, tanto da ritrovarsi a pensare a tutte le donne che conosce… anche loro sono vittime di uomini violenti? E io, cosa ho fatto per aiutarle? Niente. Ogni giorno, siamo totalmente impegnati su noi stessi, che ci dimentichiamo di osservare e tendere una mano, a chi è in difficoltà. 
Ed è così che Beatrice, imparerà ad osservare le persone, imparerà che la nostra società utilizza un linguaggio scorretto. 

Il linguaggio è in continua evoluzione, ma spesso non riesce a stare al passo con i cambiamenti della società. Solo di recente è stato introdotto il triste neologismo “femminicidio”, ovvero un crimine commesso contro una donna in quanto donna, che si sottrae all’immagine che secondo l’uomo dovrebbe avere. Le cause dei femminicidio sono per lo più culturali, perché la nostra cultura ha insegnato agli uomini l’idea del possesso nei confronti della donna, un’idea che si ripercuote anche sul linguaggio. 

Beatrice conoscerà molte storie di donne, di donne che erano state internate in manicomi dai mariti, con il pretesto di una depressione, del dolore della perdita di un figlio; questi erano alcuni motivi per cui una donna, veniva rinchiusa in un manicomio e il marito poteva ricominciare la propria vita. 
Il viaggio di Beatrice tra la Lombardia e la Basilicata, si intreccerà tra il passato e il presente, riuscendo a catturare l’attenzione del lettore. 

La scrittrice Michela Bilotta con “La metrica dell’oltraggio”, racconta una storia avvincente, con grande sensibilità e delicatezza. 
I temi trattati sono la poesia, il giornalismo, l’amore, il linguaggio, la cultura e la violenza sulle donne. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, diretto ed emozionante, in grado di sensibilizzare e coinvolgere il lettore nella storia di Isabella Morra, ma anche della protagonista Beatrice De Sanctis, della direttrice Bersaglia e un simpatico stagista di nome Eugenio, che cerca di nascondere agli altri la propria solitudine e le insicurezze, con il proprio lavoro. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che vogliono conoscere la storia di Isabella Morra, ma anche chi vuole compiere un viaggio in alcune bellissime città, come Recanati, Lanciano, Termoli e Matera, insieme alla protagonista Beatrice. 
Ringrazio la scrittrice per avermi inviato il suo libro, che mi ha permesso di riflettere sul fenomeno sociale della violenza sulle donne, ma anche sull’importanza del linguaggio. 
E voi, conoscete Isabella Morra? 
Buona lettura 📚📚!!

“Splendi più che puoi” di Sara Rattaro

Titolo: Splendi più che puoi
Autore: Sara Rattaro
Casa Editrice: Garzanti 
Collana: Narratori moderni
Edizione: 2
Data uscita: 31 Marzo 2016
Pagine: 222
Genere: Romanzo contemporaneo/Narrativa di genere
Acquista: https://www.ibs.it/splendi-piu-che-puoi-libro-sara-rattaro/e/9788811672944?lgw_code=1122-B9788811672944&gad_source=1&gclid=CjwKCAiAvJarBhA1EiwAGgZl0EAZxDZMCZTZX4uCt-P5EsFyvqZB-X1OB9CaeTpGS2x1VYgxCYTymhoC01YQAvD_BwE

Fu lì la prima volta. Quella di cui ogni donna potrebbe parlare in eterno perché, anche se il livido passa, la ferita è destinata a rimanere. 
Lo fece con il bastone dell’ombrellone da spiaggia che avevo scelto proprio io. Sulle gambe e sulla testa. 
Senza spiegazione e senza motivo. 

Perché spiegazioni e motivi non esistono. Mai.

La protagonista del libro si chiama Emma, una donna che si innamora perdutamente di Tommaso. L’amore che prova per lui, è molto forte, tanto da farla allontanare dai suoi genitori, che non approvavano questo legame per la differenza d’età. 
Emma lascia gli studi all’università, e trova un lavoro, vivendo insieme a Tommaso per dieci anni.
La loro relazione sembrava perfetta, ma l’amore è un sentimento che cambia all’improvviso. 
E così è stato per Emma e Tommaso, che dopo dieci anni decidono di lasciarsi. Emma si ritrova da sola, senza forze e durante una cena con amici, incontra un ragazzo di nome Marco. 
Marco è un collezionista d’arte, che rivolge molte attenzioni a Emma, persuadendola con le sue parole e il suo sguardo affascinante.
Emma si consola con Marco, sperando di far ingelosire il suo ex; ma alla fine rimane affascinata dai gesti insistenti di Marco. I fiori, le attenzioni, i piccoli gesti del ragazzo, fanno innamorare Emma, tanto da decidere di sposare Marco, dopo sei mesi. 
Ma come si può conoscere veramente una persona?
Ben presto, Emma capisce di aver commesso uno sbaglio a sposarsi… ma ormai è troppo tardi per tornare indietro, e si ritrova a dover fare i conti con i continui sbalzi d’umore di suo marito. 

Durante il viaggio di nozze, il padre di Marco muore all’improvviso; da quel momento mostra il suo vero carattere aggressivo ad Emma, oltre a una gelosia ossessiva, maniacale. 
Emma giustifica il suo comportamento ossessivo, ma in realtà cosa conosce veramente di lui? 

Rimasi ghiacciata. Avrei voluto alzare la voce, dirgli che mi stava offendendo e che non lo potevo accettare, ma qualcosa mi fermò, forse l’istinto. Fu così da subito. 
Io ho sempre cercato di evitare lo scontro. Anche prima che tutto precipitasse, prima che fosse tutto chiaro, ma soprattutto prima di avere la peggio. 
Era come se l’avessi intuito, senza esserne consapevole. 

Marco sopprime ogni libertà di Emma, vietando le trasferte di lavoro, tanto da farla licenziare.

Ed è così, che un giorno, arrivano i primi calci, pugni, ed Emma non sa come comportarsi. 
Nel mentre, Emma scopre di essere incinta e adesso, deve pensare a come proteggere sua figlia. 
Sua figlia Martina, è la luce dei suoi occhi, ed è grazie a lei, che trova il coraggio e la forza di affrontare la vita. Emma trova il coraggio di affrontare la verità e di dire “basta” agli atteggiamenti violenti del marito. 

Si chiama femminicidio, e significa che ti uccidono perché sei donna. Non so se è il nome più corretto e nemmeno se un nome fosse davvero necessario per identificare un fenomeno che esiste da sempre. Quello che so è che, come tutte le cose che un nome lo possiedono, esiste, ha delle origini, una cultura, delle motivazioni, troppe vittime ma quasi mai una vera giustizia. 

La scrittrice Sara Rattaro con “Splendi più che puoi”, racconta una storia vera di una sua amica, ma è anche la storia di molte donne, che ogni giorno si ritrovano vittime di violenze. Ma non inizia subito con le botte, ma con “piccoli gesti”, con una parola cattiva, ma anche con una lite che si trasforma in violenza fisica e mentale. 
La violenza che è costretta a subire una donna, porta con sé delle conseguenze evidenti, come la bassa autostima e la vergogna. 

La vergogna è il peggiore dei sentimenti quando sei in pubblico. Finché rimanevo chiusa tra quattro mura sembrava più facile da sopportare, ma fuori c’erano gli sguardi che sanno chi sei e che sfuggono quando sei tu a cercarli. 
Dietro c’ero io, terrorizzata e con una bambina piccola da portare in salvo. Sono poche le parole che servono per spiegare questa situazione e può pronunciarle solo chi c’è passato. 

Ma ogni donna, deve trovare la forza, il coraggio di dire “BASTA”, perché ha bisogno di ricevere una carezza sul volto, e non un pugno, non un offesa. Una donna va amata ogni giorno, e non è di proprietà di nessuno, perché la donna appartiene solo a sé stessa. 
Il lettore si ritroverà a leggere una storia molto emozionante e riflessiva, perché ogni giorno purtroppo, accadono episodi di violenza sulle donne. 
I temi trattati sono la violenza sulle donne, sia fisica che psicologica, i rapporti famigliari e a come reagisce la società, di fronte alla violenza. 
Lo stile di scrittura è scorrevole, emozionante, delicato, profondo e autentico, grazie alla bravura della scrittrice Sara Rattaro, di riuscire a raccontare una storia vera, molto toccante, riuscendo a toccare il cuore e l’anima del lettore. 
I personaggi sono strutturati bene, in grado di far emozionare, arrabbiare, ma anche sperare il lettore. 
La storia viene raccontata attraverso alcuni salti temporali, che permettono al lettore di appassionarsi sempre di più della trama. 
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che vogliono leggere una storia forte, in grado di toccare il cuore e l’anima di ogni lettore, che si sentirà vittima della violenza, proprio come la protagonista. 
Ma alla fine, il lettore insieme a Emma, riuscirà ad uscire dal buio, dall’oscurità perché ogni donna deve ricordarsi di splendere e di volersi bene. 
Ringrazio la scrittrice Sara Rattaro, per aver raccontato questa storia vera, che sarà d’aiuto a molte donne vittime di violenza, ma anche per cercare di metterle in guardia. 
Mi auguro che questo libro, venga letto non solo da donne, ma anche dagli uomini, per capire che la donna non è come un trofeo, un oggetto da possedere, ma è una persona libera e come tale, va rispettata ogni singolo giorno. 
Buona lettura 📚📚!!