
Titolo: Aspettami al Caffè Napoli
Autore: Chiara Gily
Casa Editrice: Mondadori
Collana: Omnibus
Data uscita: 18 Marzo 2025
Pagine: 252
Genere: Romanzo contemporaneo
Arrivo in via dei Mille alle dieci spaccate. Sono venuta a piedi nonostante il caldo, costeggiando i palazzi del centro alla ricerca di un po’ d’ombra.
Stamattina papà mi ha proposto di fare colazione da lui, in negozio. Nel quartiere il suo caffè è una specie d’istituzione ed è da sempre l’elemento caratteristico della sua bottega. Per questo l’hanno ribattezzata Caffè Napoli.
Ogni mattina, subito dopo aver aperto, invece di mettere in ordine le vetrine o sistemare la cassa, papà accende il fornello a gas che ha allestito nel retro, e offre una tazzina a chiunque entri, anche se non compra nulla. Lo prepara con la cuccuma e ha un sapore inconfondibile, intenso e morbido, il cui profumo ti entra nelle narici e ti accompagna fino a quando nella tazzina non resta neppure una goccia.
La protagonista del libro è Lidia Gambardella, vive a Trieste da anni insieme al suo compagno Pietro e lavora come insegnante. Lidia, si era trasferita a Trieste da Napoli molti anni fa, una città che ha sempre amato per la sua allegria e metodicità, ma lei aveva bisogno di rompere ogni schema del passato, lontano dai suoi genitori per trovare la sua strada.
A Trieste, Lidia, dopo la laurea, ha iniziato a svolgere il lavoro d’insegnante con passione, cercando di trasmettere ai suoi alunni l’entusiasmo della sua materia, trascorrendo ogni sera a cercare dei nuovi libri da poter inserire nella biblioteca scolastica. Ma dopo anni, Lidia non riesce più a provare passione, entusiasmo per il lavoro d’insegnante, e proprio come i suoi alunni, attende il suono della campanella per essere libera e tornare a casa.
Poteva dipingerle il cielo, ma lei trovava sempre qualcosa da dire. Negli ultimi tempi, invece, neanche quello. Si limitava a fare spallucce.
Non che siano mai andati d’amore e d’accordo, credo di non essere mai stata testimone di slanci passionali, ma, chissà perchè, ho sempre pensato che con il mio trasferimento a Trieste si sarebbero riavvicinati. Forse inconsciamente ho scelto di andarmene così lontano proprio per questo. Perché in una casa senza amore si muore un poco alla volta.
Ho voluto iniziare daccapo, volevo una pagina bianca da riempire a modo mio, dove parole come astio, disistima e rassegnazione fossero vietate.
Solo di una cosa non potevo privarmi: del mare. E’ sempre stata la mia medicina, mi basta sentire il suo odore e guardare le onde che si infrangono sulla battigia che il magone si attenua. Il mare è capace di cancellare la malinconia come fa con le scritte sulla sabbia. Il motivo per cui ho scelto Trieste è stato questo, perchè davanti al mare le città si assomigliano un po’ tutte.
Volevo allontanarmi dal dolore, ma non da Napoli.
E io, questa cosa, non l’ho mai detta a nessuno.
Ma adesso, Lidia sta tornando nella sua città a Napoli, in occasione del terzo matrimonio di sua cugina con Gregorio. Alice, soprannominata da tutti “Cece”, ha scelto Lidia come damigella d’onore, regalandole un bellissimo vestito eseguito dal sarto Gennaro, conosciuto in tutta Napoli.
Lidia non ha scuse per evitare le nozze e il suo fidanzato Pietro, (come sempre) non riuscirà ad accompagnarla a Napoli, dato che dovrà partecipare all’ennesimo convegno di lavoro.
Per Lidia, tornare a Napoli sarà l’occasione per fare chiarezza sui suoi sentimenti, passioni, ma anche per ritrovare alcune amicizie d’infanzia.
Appena arriva a Napoli, Lidia rimane colpita dalla maestosità della stazione di Napoli Centrale, che non ricordava così bella, e osserva attentamente tutte le persone che la circondano.
Ad attenderla in stazione, c’è sua cugina Alice che l’accoglie calorosamente con un bel vassoio di frolle. Lidia è molto diversa da Alice, Alice riesce sempre a ottenere ciò che vuole da quando era piccola, ha sempre trovato con facilità degli uomini perfetti, anche grazie al suo bellissimo fisico slanciato.
Lidia invece, ha qualche chilo di troppo e si sente inadeguata, se paragonata alla perfezione di Alice.
Ma tra Lidia e Alice, c’è un bellissimo rapporto sin dall’infanzia, tanto che i famigliari le hanno sempre soprannominate “‘e sore cugine”.
Poche persone sono sorprendenti come mia cugina. Un giorno sembra una ragazzina viziata e capricciosa, un altro una donna capace di smuovere il mondo per ottenere quello che vuole.
Ancora non ci posso credere che abbia piantato il povero Gregorio da solo in viaggio di nozze per starmi vicino. Mi chiedo se una sorella lo avrebbe fatto.
Forse, quando fin da piccole ci hanno chiamato ‘e sore cugine (le cugine-sorelle) intendevano proprio questo: un rapporto più forte della sorellanza.
Il rapporto tra Lidia e Alice è uno dei temi nevralgici di questo libro, la scrittrice cerca di trasmettere al lettore l’importanza dei legami familiari.
Oltre ad Alice, Lidia a Napoli avrà modo di rivedere il padre Felice, con cui ha un bellissimo rapporto, addirittura “morboso”, secondo il suo fidanzato Pietro.
Il padre Felice è una persona molto buona, intelligente e ottimista, proprietario di una bottega in via Carovita, situata nel cuore della città.
La bottega Caravita, conosciuta da tutti come “Caffè Napoli”, è una vera istituzione nel borgo, un luogo caratteristico, dove è possibile sorseggiare un buon caffè preparato dal signor Felice con la sua cuccuma per 12 tazzine, senza dover obbligatoriamente acquistare qualcosa.
Il Caffè Napoli è una bottega di rigattiere originale, in cui è possibile trovare vecchi oggetti come pellicce, vestiti antichi, mobili, ma anche quadri meravigliosi, realizzati dal signor Felice.
Il signor Felice, non ha potuto studiare perchè la propria madre Lidia, aveva deciso la sorte di tutti i suoi figli, a lui era toccato lavorare come garzone nella bottega Caravita, per poter guadagnare i soldi necessari per l’università di suo fratello Gianni.
Felice ha imparato a poco a poco il mestiere, rifugiandosi in quelle quattro mura, perfette per dipingere i suoi quadri. L’arte per Felice, era la sua passione, il suo modo di vedere il mondo.
Caffè Napoli, del resto, è famoso in tutto il quartiere, anche se nessuno lo conosce con il suo vero nome. Da fuori può sembrare un anonimo robivecchi con le pareti scrostate, qualche mobile esposto sul marciapiede e l’insegna BOTTEGA CARAVITA ormai illeggibile. All’interno però l’atmosfera è speciale, sembra di essere in quei caffè di una volta, dove darsi appuntamento fra quadri e oggetti antichi per chiacchierare senza fretta, sorseggiando una bella tazzina fumante. Anni fa durante uno dei suoi giri per approvvigionare il negozio, in una casa da sgomberare, papà si era innamorato di una vecchia cuccuma di rame da dodici tazze.
La figlia della defunta, vedendolo così entusiasta per quell’oggetto che sicuramente lei non avrebbe mai utilizzato gliel’aveva regalata.
Mamma, appena l’aveva vista, aveva sentenziato: “‘Feli’ siamo già pieni, è roba inutile, e qui non la voglio”, e così lui se l’era portata in bottega.
Tutto il negozio si era impregnato dell’aroma di caffè, che papà amava triturare da solo con un macinino, bottino di qualche altro suo girovagare.
Altro che “caffè sospeso”, al Caffè Napoli ce n’era sempre uno per tutti. Era vietato entrare di cattivo umore o trafelati, papà faceva calmare chiunque con un sorriso e la sua famosa tazzulella. Il simbolo di quella lentezza era proprio quella caffettiera, ‘a cuccumella ‘e Felice, come ormai veniva soprannominata.
A Lidia era mancato molto il proprio padre, ed è grazie ad Alice se è ritornata un fine settimana nella sua terra. Il giorno del matrimonio di Alice e Gregorio si avvicina e Lidia sarà una bellissima damigella d’onore, grazie a sua cugina.
Ma dopo il matrimonio, accade un episodio che sconvolgerà la vita di Lidia e dei suoi familiari…
Durante il pranzo del matrimonio, all’improvviso Felice si sente male e dopo il tempestivo aiuto di Gregorio, che è un medico è stato portato d’urgenza in ospedale.
Lidia sente un vuoto dentro di lei, si sente in colpa per non aver trascorso più tempo con il proprio padre, da quando era tornata a Napoli.
Non sarà facile per Lidia, affrontare la perdita del proprio padre, l’unica persona che la supportava e amava veramente. Ma è con il dolore, che Lidia ritrova il legame con sua cugina Alice e una “vecchia” amicizia d’infanzia, Francesco. Francesco, adesso è diventato un brillante avvocato, ma quando lui e Lidia erano piccoli, si divertivano a essere una coppia con molti figli.
Il destino a volte è beffardo e ha in serbo per noi una strada, talvolta faticosa e in salita, ma con una vista meravigliosa. Ed è quello che accade a Lidia, che per caso, incontra Mila, una giovane fotografa che deve ritirare un quadro dipinto da Felice, commissionato da sua madre Adriana per l’anniversario di matrimonio.
Quel quadro, rappresenta una marina e ha un cielo spettacolare, pieno di sfumature tra il blu e il viola, lo stesso cielo che non convinceva il signor Felice.
Mi avvolgo nei colori di tutti quei dipinti ed è come se sentissi la carezza di papà. Il mio sguardo si posa infine su un quadro messo su un cavalletto. La sfumatura del cielo è incredibile, tra l’indaco e il blu. Ed è una marina. Mi viene un nodo alla gola fortissimo, sono sicura che è il dipinto di cui non era convinto e che voleva farmi vedere prima di venderlo. Papà era così, rinunciava anche ai soldi se una sua opera non gli piaceva.
Stavolta, però, faceva male a dubitare di se stesso: è uno dei quadri più belli che abbia mai realizzato.
Ed è pronto per far felice altre persone. Sapere che mio padre continuerà a vivere attraverso la sua arte, nelle case delle persone, mi dà sollievo.
Accettando i soldi di Mila, Lidia ha accettato automaticamente l’eredità del padre con l’ipoteca del negozio e un grosso debito da estinguere. Lidia è disperata, non sa come risolvere la situazione, ma una sera per caso, prende una decisione: Caffè Napoli ha bisogno di continuare a vivere.
E’ così che Lidia, insieme a sua cugina Alice e Mila, trasformano Caffè Napoli, e per fare soldi organizzano una mostra fotografica, vendono vestiti online sul loro sito.
Lidia è fortunata ad avere accanto persone come Alice, Mila e Francesco, che non esitano nemmeno un istante per aiutarla.
Ed è così che la bottega che tutti davano per persa si trasforma così nel sogno di tre giovani donne, determinate a farla rinascere dalle macerie.
Che cosa accadrà?
Riuscirà Lidia a ritrovare sé stessa e a ripagare i debiti del padre?
E che cosa accadrà tra lei Pietro e Francesco?
Non l’ho mai vista così felice, e dice che è il bambino a darle l’energia per lavorare al nostro progetto. Devo ammettere che è bravissima: tutti i corsi di design che ha frequentato nella vita- e che io ho sempre deriso perchè reputavo per gente ricca e annoiata- alla fine sono serviti. Senza tutta la sua preparazione questo posto assomiglierebbe ancora a un deposito di robe vecchie e cianfrusaglie. Ogni tanto il suo fare “comandino” viene fuori ma, se prima mi sarei innervosita, adesso la guardo, con gli occhi della tenerezza.
Si vede lontano un miglio che ci crede in questa nuova versione di Caffè Napoli. Se sin dall’inizio non ci fosse stato il suo entusiasmo, io avrei mollato.
Anzi, non avrei neppure cominciato.
Il merito è anche di Mila. Dispensa consigli, sistema gli oggetti -“scusa ma ho l’occhio fotografico e quando una cosa è storta la devo aggiustare”. Senza contare che grazie al sito che lei ha creato in tempi record, a fine giornata posso contare su un bell’incasso.
Tutta questa energia nuova è un balsamo sul cuore.
Non basta a farlo guarire, ma mi aiuta a districare almeno un po’ i nodi che ho dentro.
Papà c’è ancora in negozio, ma ho voluto cancellare la sua parte remissiva che gli faceva dire di sì a tutto quello che gli offrivano, che pagava più del dovuto e poi non riusciva a rivendere a un prezzo congruo.
La scrittrice e giornalista Chiara Gily, napoletana di nascita e triestina per scelta, ambienta la nuova storia del suo romanzo “Aspettami al Caffè Napoli”, nelle due città che ama.
“Aspettami al Caffè Napoli” è un romanzo intenso e pieno di calore, ambientato tra i vicoli colorati di Napoli.
I temi trattati sono la famiglia e le radici, le seconde opportunità, la solidarietà femminile, la morte, il matrimonio, la maternità, l’arte, le passioni, l’amicizia, il tradimento, la rinascita personale, la libertà, la felicità e l’amore.
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, intenso, caldo e dolce come una bella tazza di caffè ben zuccherato e frizzante come un calice di spritz.
I personaggi sono strutturati bene, grazie alle ampie descrizioni inserite dalla scrittrice, che permettono al lettore di entrare in empatia e affezionarsi a ognuno di loro.
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro piacevole, che scalda il cuore come una buona tazza di caffè.
Consiglio questo libro anche a tutte/i coloro che desiderano leggere una storia basata sui legami familiari, sull’amore, sul destino e sulle seconde possibilità.
Lasciatevi avvolgere dal profumo intenso del caffè, e preparatevi a leggere una storia profonda ed emozionante!!
Buona lettura 📚📚!!