
Titolo: La nebbia e il fuoco
Autore: Roberto Cotroneo
Casa Editrice: Feltrinelli Editore
Collana: I narratori
Data uscita: 15 Aprile 2025
Pagine: 144
Genere: Romanzo contemporaneo
La nebbia e il fuoco sembravano irreali.
Come se i colpi dei mitragliatori non potessero nuocere a nessuno, incapaci di attraversare la nebbia e anche di prendere qualche direzione. Persino le esplosioni sembrava avessero la sordina. Quel pomeriggio nessuno cadde ucciso. Risalita la nebbia si trovarono soltanto i bossoli. Erano una sessantina. I bambini nei giorni successivi li andavano a cercare e li mettevano dentro scatole di latta. Agitando le scatole diventavano strumenti musicali.
La nebbia spegneva il fuoco e la morte si allontanava come un’ombra.
Avete mai riflettuto sulla parola “insegnamento”?
Quanti di voi, hanno avuto un insegnante che svolgeva con passione il proprio lavoro?
Sì, perchè insegnare non è solo spiegare un concetto, non è solo interrogare e riempire di compiti i propri alunni; insegnare è un insieme di parole, di concetti, in grado di instaurarsi nella mente di bambini, di adolescenti, che determineranno i propri pensieri e il futuro.
Insegnare è un atto d’amore, è un fuoco che può bruciare subito, talvolta è necessario più tempo, anche anni, per capire a fondo le parole di un vecchio professore.
Le parole sono un po’ come delle radici profonde, si insinuano in un angolo della nostra testa e al momento opportuno si ripresentano per farci riflettere e ragionare.
Questo libro racconta la storia di un vecchio insegnate, diverso dagli altri, che ha fondato il suo insegnamento nella libertà, nella libertà di lasciare che i suoi studenti cercassero autonomamente gli autori, le citazioni che menzionava in classe.
Se tutti quegli autori che aveva tenuto in disparte era giusto vi rimanessero, o ce li lasciava invece per il nostro futuro. Ce li lasciava perchè quel sistema della libertà era fatto di silenzio, e poi di qualche parola per puntellarlo, certo non per riempirlo.
Sapeva non romperte l’equilibrio anche quando si metteva a spiegare per due ore.
“Il suono umano più perfetto è la parola; la letteratura, a sua volta, è la forma più perfetta di parola. E il cielo sceglie i più sensibili tra gli uomini e li fa risuonare.”
E’ così che il libro viene raccontato da un narratore, attraverso un flusso di pensieri che pensa al suo vecchio insegnate di inglese del liceo.
Tutto inizia, quando il narratore dopo quarant’anni ritorna ad Alessandria, il paese in cui è nato, ma che proprio per il suo cielo cupo e grigio, rende le persone e i legami diversi. E’ così che il narratore incontra un suo vecchio amico di nome Giuseppe detto “Gepi”, che con l’indifferenza che contraddistingue Alessandria, si avvicina con la sua bicicletta alla voce narrante per raccontare una vecchia storia dimenticata.
E’ così che il passato riemerge… In pochi minuti, Gepi racconta che il loro vecchio insegnante Aldo, aveva fatto parte della Resistenza.
“Era una testa calda”, “Si dice che partecipò a una spedizione dove venne ucciso da un colonnello. Anche se doveva essere solo un’azione dimostrativa. Le cose andarono diversamente. Aldo aveva diciannove anni.”
Dopo aver pronunciato queste poche parole, Gepi si era allontanato, quasi senza salutare, perchè ad Alessandria le persone non si salutano quasi mai.
Il narratore si ritrova a riflettere sulle parole di Gepi: come erano arrivati a parlare di Aldo? E perchè Gepi, in pochi minuti aveva recuperato dal suo cervello quella vecchia storia?
E’ così che il narratore si ritrova a compiere un viaggio nella memoria, storica e personale.
Si trattava di dare voce alla storia. E dare voce lascia sempre un residuo di emozione. Su quel residuo sto scrivendo questo libro. Ma so bene che non si tratta di un residuo. Possibile che io ricordi pochissime immagini dentro la classe? E che le parole che Aldo diceva siano entrate così in profondità nel mio modo di pensare la letteratura e la vita da impedirmi oggi di prenderle, isolarle, spostarle, farne un’immagine raccontabile?
Mi muovo per frammenti.
Un viaggio nella città in cui è nato, in cui non sente di essere mai stato felice, una città antieroica, quasi priva di misteri. Questa è Alessandria, con le vaste pianure pianeggianti, il cielo grigio pieno di nebbia, che appesantisce anche gli abitanti.
E’ così che il narratore racconta Alessandria, la descrive con parole dirette, delineando anche i suoi abitanti.
Alessandria non era una città per Aldo, c’è troppa pianura. Aldo era vissuto fino a sei anni in un luogo di montagne. Le montagne ti mettono di fronte a un problema da risolvere, varcano il tempo e ti rendono invulnerabile. Per questo la guerra partigiana è una storia di montagne, di una natura impervia che ti difende, ti nasconde. Le pianure al contrario sono spazi slavati, semplificano lo sguardo. Tutta Alessandria era uno spazio slavato, semplificato.
Aldo invece non aveva niente di semplice, niente di prevedibile.
Ma una cosa c’era, di Alessandria, che gli assomigliava: la nebbia. Anche la nebbia ti nasconde e ti difende.
Ma Aldo, il vecchio insegnante d’inglese, aveva fatto veramente parte della Resistenza?
E’ impossibile ricostruire con certezza, dato che ai suoi alunni non gliene aveva mai parlato, non ci sono nemmeno documenti scritti, che riportano il suo nome…
Ma ciò che importa, non è tanto arrivare a quella verità, quanto ripercorrere i luoghi della memoria per arrivare alla memoria dei luoghi.
E’ così che il narratore, racconterà della lotta partigiana, della costruzione del primo GAP (Gruppo d’azione patriottica) del Nord Italia, della piccola impresa del nonno a Cittadella, ma anche della Borsalino, un tempo il centro nevralgico della città per la produzione di cappelli in feltro.
E’ così che il narratore giunge al fuoco della nostra mente, delle nostre passioni e dell’insegnamento…. ma non solo, il narratore racconta un episodio molto importante avvenuto ad Alessandria, in cui il fuoco e la nebbia sono stati i protagonisti della guerra di liberazione dai nazifascisti.
Aldo è il silenzio, l’oblio che è un diritto di tutti. Non quello di essere dimenticati, ma quello di lasciarsi ricordare davvero.
E’ l’ultimo soldato, l’ultimo partigiano sulle montagne, che però sa bene che la guerra è finita.
Ma non vuole stare in prima fila.
Lo scrittore Roberto Cotroneo, autore di molti romanzi di successo come “Presto con fuoco” (1995, Premio selezione Campiello, Premio Fiesole), “Otranto” (1997), “Questo amore” (2006) e “Loro” (2021), giusto per citare qualche suo libro, torna in libreria con “La nebbia e il fuoco”.
Roberto Cotroneo in “La nebbia e il fuoco”, racconta la storia di Aldo, il suo insegnante d’inglese del liceo che ha alle spalle un passato da partigiano. Cotroneo ripercorre un viaggio, un viaggio alla riscoperta della storia e dell’insegnamento.
I temi trattati sono la storia, il GAP (Gruppo d’azione patriottica), l’importanza delle parole, il passato, il presente e il futuro, la scrittura, la libertà, Alessandria e l’insegnamento.
Lo stile di scrittura è scorrevole, piacevole, diretto; questo libro non è una biografia, è molte cose, un flusso di parole, di ricordi dello scrittore che ha deciso di raccontare l’importanza dell’insegnamento e come le parole si insediano nella mente.
Consiglio questo libro a tutte/i coloro che desiderano leggere un libro in cui l’insegnamento, le parole e la storia sono i protagonisti. E’ così che il lettore imparerà a conoscere Alessandria, ma anche il professore Aldo, un uomo che insegnava la letteratura tra i banchi, senza dare nessun voto.
Aldo, poneva delle domande ai suoi alunni su alcuni autori da Antonio Tabucchi a Javier Marías, lasciando che le loro parole entrassero nella loro mente, in modo libero.
Avete mai avuto un insegnante come Aldo?
Fatemelo sapere nei commenti!!
Buona lettura 📚📚!!